Il ruolo del Servizio nazionale della protezione civile nell attuazione della Direttiva Alluvioni Bolzano, 21 Novembre 2013

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1 Il ruolo del Servizio nazionale della protezione civile nell attuazione della Direttiva Alluvioni Bolzano, 21 Novembre 2013

2 Il piano di gestione del rischio di alluvioni Autorità di bacino distrettuali Regioni (in coordinamento tra loro) nonché con il DPC

3 Il piano di gestione del rischio di alluvioni Competenze amministrative Art.3, comma 2: Le regioni, in coordinamento tra loro e con il Dipartimento nazionale della protezione civile, provvedono, [ ] alla predisposizione ed all'attuazione del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile [ ] Autorità di bacino distrettuali 3. Sulla base delle mappe di cui all'articolo 6: b) le regioni, in coordinamento tra loro, nonché con il Dipartimento nazionale della protezione civile, predispongono, ai sensi della normativa vigente e secondo quanto stabilito al comma 5, la parte dei piani di gestione per il distretto idrografico di riferimento relativa al sistema di allertamento, nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile [ ] Regioni (in coordinamento tra loro) nonché con il DPC

4 I contenuti dei piani di gestione Perlapartedicuialcomma3,letterab),i piani di gestione contengono una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché della normativa previgente e tengono conto degli aspetti relativi alle attività di:

5 I contenuti dei piani di gestione Perlapartedicuialcomma3,letterab),i piani di gestione contengono una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché della normativa previgente e tengono conto degli aspetti relativi alle attività di: 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; 2 presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti regionali e provinciali; 3 regolazione dei deflussi posta in laminazione; essere anche attraverso i piani di 4 supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e della normativa previgente.

6 Piani di gestione contenuti sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza PERCHÉ PIANIFICARE L EMERGENZA Prepararsi, durante il periodo ordinario, a fronteggiare l emergenza, sin dalle prime fasi, in modo da favorire l intervento delle forze provenienti dall esterno a livello provinciale, regionale e nazionale. Ottimizzare la gestione delle risorse disponibili in emergenza, anche se limitate.

7 D.Lgs 112/98 Pianificazione di emergenza: le competenze sono attribuite alle province le funzioni relative alla predisposizione dei pianidiemergenza provinciali sulla base degli indirizzi regionali. sono attribuite ai comuni le funzioni relative alla predisposizione dei piani di emergenza comunali e/o intercomunali sulla base degli indirizzi regionali. L. 225/92 modificata dalla L. 100/2012 Il Comune approva con deliberazione consiliare,., il piano di emergenza comunale le Regioni possono approvare il piano regionale di protezione civile. Il Prefetto assume, coordinandosi con il Presidente della Giunta regionale, la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale coordinandoli con gli interventi dei Sindaci. L. 401/2001 (art. 5 comma 2) Il Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero il Ministro dell'interno da lui delegato, predispone gli indirizzi operativi dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché i programmi nazionali di soccorso ei piani per l'attuazionedelle conseguenti misure di emergenza, di intesa con le regioni e gli enti locali.

8 Pianificazione di emergenza: la struttura per fronteggiare una situazione di emergenza (obiettivi) STRATEGIE OPERATIVE SCENARIO riguardante le aree interessate anche potenzialmente dal rischio MODELLO DI INTERVENTO definisce il sistema di coordinamento e le attivazioni organizzate in fasi operative connesse alle fasi di allerta correlate ai livelli di allertamento per rischio idraulico ed idrogeologico delle Direttive regionali.

9 Piani di gestione contenuti sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza SCENARIO DI RISCHIO ELEMENTI FONDAMENTALI SISTEMA DI ALLERTAMENTO CENTRI OPERATIVI AREE DI EMERGENZA RISORSE Indicazioni per inserimento sintesi piani emergenza nei piani di gestione Programma nazionale di soccorso per il rischio idraulico

10 Piani di gestione contenuti Per la parte di cui al comma 3, lettera b), i piani di gestione contengono una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché della normativa previgente e tengono conto degli aspetti relativi alle attività di: 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; 2 presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti regionali e provinciali; 3 regolazione dei deflussi posta in laminazione; essere anche attraverso i piani di 4 supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e della normativa previgente.

11 Piani di gestione contenuti 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; Stato dell arte della rete dei Centri Funzionali Dir.P.C.M.27/02/ D.P.C.M.03/12/2008 Sintesi direttive regionali allertamento 11 CFD autonomi meteo+idro 4 CFD autonomi solo idro 2 CFD in fase di attivazione 4 CFD non autonomi

12 Piani di gestione contenuti 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; Tabella livelli criticità condivisa a livello nazionale

13 Piani di gestione contenuti 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; Predisposizione portale del Dipartimento per pubblicazione dei Bollettini

14 Piani di gestione contenuti 1 previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali; Predisposizione portale del Dipartimento per pubblicazione dei Bollettini

15 Piani di gestione contenuti 2 presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti regionali e provinciali; Stato dell arte presidi Inserimento nel piano di gestione di una sintesi sui presidi a livello di bacino

16 Piani di gestione contenuti 3 regolazione dei deflussi posta in essere anche attraverso i piani di laminazione; Indirizzi operativi per l istituzione dell Unità di Comando e Controllo del bacino del fiume Po ai fini del governo delle piene, nonché modifiche ed integrazioni alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 e successive modificazioni. Disposizioni inerenti l'attività di protezione civile nell'ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe Modifiche Dir.27/02/2004 Tavoli Tecnici (con presenza AdB) per individuazione degli invasi utili alla laminazione Tevere, Liri Garigliano Volturno,

17 Piani di gestione contenuti 3 regolazione dei deflussi Disposizioni inerenti l attività di protezione civile nell ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe. decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici art.43,comma12 Entroseimesidall'emanazionedelpresentedecretoilMinisterodelle infrastrutture e dei trasporti procede, d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, alla revisione dei criteri per l'individuazione delle "fasi di allerta" di cui alla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n , del 13 dicembre 1995, al fine di aggiornare i documenti di protezione civile per le finalità di gestione del rischio idraulico a valle delle dighe. FASI DI ALLERTA RELATIVE AL RISCHIO IDRAULICO PER I TERRITORI A VALLE DELLE DIGHE PIANO DI LAMINAZIONE ADOTTATO La definizione delle fasi di allerta è stabilita nel Piano di laminazione ASSENZA DI ADOZIONE DEL PIANO DI LAMINAZIONE PREALLERTA PER RISCHIO IDRAULICO ALLERTA PER RISCHIO IDRAULICO Proposta di Direttiva: Commissione speciale protezione civile

18 Piani di gestione contenuti 4 supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e della normativa previgente. Gruppo di lavoro Stato Regioni omogeneizzazioni fasi di allerta Associare in modo biunivoco codici colore (giallo/arancione/rosso) ai Livelli di Criticità, in quanto maggiormente rappresentativi dello scenario di rischio atteso e in quanto risultano di immediata lettura. Criticità Ordinaria GIALLO Criticità Moderata ARANCIONE Criticità Elevata ROSSO

19 Piani di gestione contenuti 4 supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di protezione civile ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e della normativa previgente. Gruppo di lavoro Stato Regioni omogeneizzazioni fasi di allerta In caso di allerta gialla/arancioattivazione almeno della FASE DI ATTENZIONE In caso di allerta rossa attivazione almeno della FASE DI PREALLARME. In ogni caso, sia la Regione che i sistemi territoriali, ciascuno per l ambito di propria competenza, valutano l opportunità di attivare direttamente o successivamente, all approssimarsi dei fenomeni una Fase di Preallarme o di Allarme. All esito del lavoro di omogeneizzazione in corso, quindi, si vorrebbe arrivare a condividere un modello di informazione alla popolazione, ai giornalisti, ai tecnici chevedatuttii livelli (Comuni, Province, Regioni e Province Autonome e DPC) utilizzare un linguaggio condiviso per fornire ognuno i contenuti di propria competenza.

20 La valutazione preliminare del rischio di alluvioni Art.4 b) descrizione delle alluvioni avvenute in passato che hanno avuto notevoli conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali e che, con elevata probabilità, possono ancora verificarsi in futuro in maniera simile, compresa l'estensione dell'area inondabile e, ove noti, le modalità di deflusso delle acque, gli effetti al suolo e una valutazione delle conseguenze negative che hanno avuto; c) descrizione delle alluvioni significative avvenute in passato che pur non avendo avuto notevoli conseguenze negative ne potrebbero avere in futuro;

21 GLI SCOPI Da 2011 in poi Aggiornamento piano di gestione Creazione di un catasto ufficiale, certificato e condiviso ai diversi livelli territoriali Mappatura pericolosità/rischio Pianificazione PC

22 PROPOSTE

23 Evento Sardegna 18 Novembre 2013

24 Bollettini emessi domenica 17/11/2013

25 Avvisi emessi domenica 17/11/2013 Avviso di criticità idrogeologica e idraulica

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28 Cumulate max 12h Orgosolo (NU) Villagrande Strisaili (OG) Onanì (NU) 454mm/12h 294mm/12h 287mm/12h Cumulate max 24h

29 Comune di Orgosolo(NU)

30 Comune di Villagrande Strisaili (OG)

31 CEDRINO FLUMENDOSA

32 Comune di Orgosolo(NU)

33 Cedrino onda di piena

34 Flumendosa onda di piena PICCO a 2,3m, max caso studio: 2m (2009) TRAVERSA Ponte S.Vito incremento di 3,5m

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36 Localizzazione principali effetti al suolo del 18 novembre 2013

37 Fasce Fluviali del fiume Posada

38 Diga di Cumbidanovu (NU) sul Cedrino

39 Diga di Maccheronis (NU) sul Rio Posada

40 Rio Posada Torpè Diga di Maccheronis Mappa aree inondate Immagine radar CSK Ore 17:20 UTC

41 Fiume Cedrino Mappa aree inondate Immagine radar CSK Ore 17:20 UTC

42 Pianificazione di emergenza Il piano di emergenza sarà efficace se la popolazione ha la percezione del rischio con cui deve convivere e ciò si raggiunge applicando, nelle comunità locali, i seguenti concetti: Consapevolezza del rischio Autoattivazione Autoprotezione RESILIENZA

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