IL MERCATO DEL LAVORO IN LOMBARDIA

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1 IL MERCATO DEL LAVORO IN LOMBARDIA Nota congiunturale trimestrale Aprile 2010 In breve* Nel quarto trimestre 2009 e nei primi mesi dell anno in corso sono ancora pesanti le ripercussioni della crisi nel mercato del lavoro lombardo, nonostante qualche segnale di attenuazione delle tendenze negative. Nel IV trimestre 2009 continua la flessione del tasso di occupazione che scende al 65,3% (-1,3 punti percentuali rispetto al IV trimestre 2008), raggiungendo il livello più basso dalla fine del 2005 ad oggi. Anche il tasso di disoccupazione continua a crescere, attestandosi al 6,4%, il valore più alto dell ultimo decennio. Il numero degli occupati cala di 59 mila unità, -1,3% rispetto al IV trimestre 2008, che già presentava una forte flessione dell occupazione, pur registrando una variazione più contenuta rispetto a quella fatta segnare dall indicatore a livello nazionale (-1,8%). Ad essere maggiormente colpiti dalla riduzione occupazionale continuano ad essere, come nei precedenti trimestri, gli uomini (-1,7%, pari -43 mila unità) che si confermano la componente più colpita dalla recessione. Mentre si ridimensionano le ripercussioni negative della crisi sull occupazione dipendente che, in questo trimestre, sconta una riduzione tendenziale complessiva dello 0,1%, continua a ridursi l occupazione indipendente che registra nel IV trimestre 2009 un calo del 5,6%, superiore rispetto a quanto registrato in passato. L andamento negativo dell occupazione trova riscontro anche nei dati più recenti dell Indagine Unioncamere Lombardia che, nel I trimestre 2010, segnala ancora variazioni negative in tutti i comparti, con una preoccupante estensione ai servizi, che registrano la contrazione più intensa dal 2006 ad oggi (-3,2%). Nei primi tre mesi del 2010, a fronte di un rallentamento nella crescita delle ore autorizzate di CIGO, si intensifica il ricorso ai provvedimenti straordinari, legati a crisi strutturali e, soprattutto, alla cassa in deroga, che arrivano a rappresentare ben il 56,4% del totale dei provvedimenti autorizzati (pari a 100 milioni di ore). Per la prima volta, quindi, le ore di CIG straordinaria autorizzate superano quelle ordinarie a riprova che, a 18 mesi dall inizio della crisi, dalla cassa integrazione ordinaria, usata per compensare riduzioni congiunturali di produzione, si sta passando alla cassa straordinaria. Risulta sempre elevato anche il ricorso alla mobilità che continua a riguardare soprattutto i lavoratori delle piccole imprese. Nel complesso i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi sono circa 162 mila, pari al 4,9% dell occupazione dipendente lombarda. Le aspettative occupazionali delle imprese per il prossimo trimestre rimangono negative, seppure in miglioramento rispetto ai livelli dei precedenti trimestri, a riprova di una cautela generalizzata. L incertezza sulle prospettive della domanda interna e la necessità di recuperare competitività sui mercati internazionali portano a prevedere che difficilmente nel breve periodo si possa tornare sui livelli di impiego osservati prima della crisi. * Al momento della redazione di questa newsletter non sono ancora disponibili i microdati ISTAT sulla Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro per il IV trimestre 2009, e questo impedisce di effettuare le elaborazioni ed analisi più dettagliate che erano presenti nei precedenti numeri della newsletter.

2 Sezione 1 Tendenze del mercato del lavoro regionale 1.1 Le dinamiche di medio periodo Ancora pesanti le ripercussioni negative della crisi sull occupazione modo meno accentuato rispetto alla flessione maschile (Figura 2). Figura 2 Evoluzione del tasso di occupazione per genere in Lombardia serie ricostruite Nel quarto trimestre 2009, i dati ISTAT 1 segnalano che il mercato del lavoro lombardo è ancora molto debole, nonostante sia evidente qualche segnale di attenuazione delle tendenze negative osservate nel recente passato. Nell ultimo trimestre dello scorso anno, infatti, i principali indicatori del mercato del lavoro continuano a registrare variazioni negative, seppur meno marcate, rispetto a quanto osservato nel precedente trimestre. Tuttavia servirà ancora tempo per recuperare i livelli occupazionali che la Lombardia aveva prima della crisi. Nel IV trimestre 2009 il tasso di occupazione scende ancora, arrivando al 65,3%: il livello più basso raggiunto dalla fine del 2005 ad oggi (Figura 1). Figura 1 Evoluzione del tasso di occupazione in Lombardia serie ricostruite Tasso di occupazione 68,0 66,0 64,0 62,0 60,0 58,0 I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV Fonte: Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, Istat Per il tasso di occupazione maschile, sceso al 74,8%, la perdita rispetto al IV trimestre 2008 è di oltre 1 punto e mezzo. Non si registrava un valore così basso dell indicatore dal Si riduce anche il tasso di occupazione femminile (che arriva al 55,6%), pur se in 63,0 62,0 61,0 60,0 59,0 58,0 57,0 56,0 55,0 54,0 53,0 Femmine (scala sx) Maschi (scala dx) I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV Fonte: Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, Istat 77,5 76,5 75,5 74,5 73,5 72,5 71,5 70,5 69,5 68,5 Nel complesso, il numero degli occupati cala di 59 mila unità anno su anno, (-1,3%), registrando comunque una variazione più contenuta rispetto a quella fatta segnare dall indicatore a livello nazionale (-1,8%). Dal confronto con i dati del precedente trimestre, in cui il crollo degli occupati era stato pari a -101 mila unità (corrispondente ad una varizione del -2,3%), sono percepibili timidi segnali di rallentamento della caduta occupazionale. A livello settoriale continua la contrazione dell occupazione nell industia manifatturiera e nell agricoltura. Nel IV trimestre 2009 entrambi i comparti fanno segnare le peggiori variazioni tendenziali nel numero degli addetti dal 2004: rispettivamente di 11 mila e 84 mila unità (-15,2% e -5,4%). In controtendenza è invece il settore dei servizi che estende la propria base occupazionale di 36 mila lavoratori (+1,4%). La crisi dell industria si riflette sull andamento dell occupazione per genere: complessivamente, tra il II trimestre 2008 e il IV trimestre 2009 l occupazione maschile si è ridotta di 49 mila unità e quella femminile di 39 mila unità. 1 Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Sezione 1 Le tendenze del mercato del lavoro regionale 2

3 Ad essere maggiormente colpiti dalla riduzione occupazionale sono, anche in questo trimestre, gli uomini: rispetto al IV trimestre 2008 l occupazione maschile si riduce dell 1,7%, -43 mila unità, mentre per quella femminile la flessione è dello 0,9%, complessivamente pari a 17 mila lavoratrici in meno. Continua a registrarsi una variazione tendenziale negativa dei lavoratori indipendenti (-5,6%), superiore rispetto a quanto registrato in passato (Figura 3). Figura 3 Andamento degli Occupati dipendenti e indipendenti in Lombardia Figura 4 Andamento del tasso di disoccupazione in Lombardia serie ricostruite Maschi Femmina Totale 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV I II IIIIV Dipendenti (scala sx) Indipendenti (scala dx) Fonte: Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, Istat I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV Fonte: Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, Istat Si ridimensionano invece le ripercussioni negative della crisi sull occupazione dipendente che, in questo trimestre, sconta una riduzione tendenziale complessiva dello 0,1% (nel III trimestre 2009 la variazione anno su anno era stata pari a -1,6%) grazie alla tenuta dell occupazione dipendente femminile che compensa il calo di quella maschile (-6 mila occupati). La caduta dell occupazione e la tenuta della partecipazione al lavoro (che cresce dello 0,1% su base annua) spiegano la sensibile crescita riportata dal tasso di disoccupazione (Figura 4). Dal 4,3% del IV trimestre 2008, il tasso di disoccupazione arriva al 6,4%, il valore più alto dal Il numero di disoccupati nell ultimo trimestre dell anno sale a quota 294 mila unità, rispetto alle 197 mila dello stesso periodo del 2008 (+49,1%), quando già si era entrati in recessione. La crescita della disoccupazione continua a concentrarsi tra gli individui che hanno perso la precedente occupazione, che rappresentano l 80% dell incremento complessivo rispetto al 20% di chi è alla ricerca del primo impiego. Sommando ai lavoratori in cerca di occupazione i lavoratori in CIG equivalenti a 0 ore 2, a forte rischio di esclusione dal processo produttivo, il tasso di disoccupazione nel IV trimestre salirebbe di ben 3 punti percentuali, attestandosi al 9,4% (con riferimento alla media 2009 l incremento sarebbe di 2 punti percentuali e l indicatore salirebbe al 7,5%) Anche in questo trimestre è la componente maschile che registra il più consistente incremento rispetto al IV trimestre 2008, aumentando di oltre 60 mila unità. L incremento delle donne in cerca di occupazione si attesta invece a poco più della metà (36 mila unità), anche per la minore crescita della partecipazione al lavoro, che aumenta di circa 20 mila unità sul IV trimestre 2008, rispetto alla crescita di oltre 60 mila unità per gli uomini. I dati medi per l anno 2009 della Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, recentemente diffusi a livello provinciale, mostrano come, sia Varese la provincia più colpita dalla crisi. il tasso di occupazione si è ridotto rispetto al 2008 di ben 2,8 punti percentuali (più del doppio della flessione registrata a livello regionale) 2 La stima dei lavoratori in CIG equivalenti a 0 ore tiene conto dell effettivo tiraggio delle ore di cassa integrazione autorizzate. Si veda la Nota metodologica Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 3

4 mentre il tasso di disoccupazione ha registrato un incremento di 2,8 punti percentuali su base annua (oltre un punto percentuale superiore alla variazione media lombarda) arrivando al 6,3% (Tabella 1). Le province meno industrializzate di Sondrio e Pavia registrano invece aumenti del tasso di occupazione e solo lievi incrementi nel tasso di disoccupazione. Rispetto al 2008 registrano flessioni dell occupazione superiori alla media regionale anche Como, Milano, Cremona e Lecco; Como Milano e Brescia presentano una maggiore crescita del tasso di disoccupazione rispetto alla media lombarda. Questi dati confermano come le ripercussioni occupazionali della crisi siano più pesanti in quelle province caratterizzate da un sistema produttivo più industrializzato e dipendente dalla domanda estera. Tabella 1 Tassi di occupazione, disoccupazione, attività Regione Lombardia Anni 2007, 2008, 2009 Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Tasso di attività LOMBARDIA 66,7 67,0 65,8 3,4 3,7 5,4 69,2 69,6 69,6 Varese 67,9 66,0 63,2 2,9 3,5 6,3 69,9 68,5 67,5 Como 65,8 66,3 64,2 3,9 4,2 5,7 68,6 69,3 68,1 Sondrio 65,7 64,2 66,0 4,4 4,3 4,4 68,7 67,2 69,1 Milano 68,3 68,7 66,9 3,8 3,9 5,7 71,0 71,4 71,0 Bergamo 64,7 65,0 64,4 2,6 3,0 3,7 66,4 67,0 66,9 Brescia 64,2 65,3 64,8 3,2 3,1 5,3 66,4 67,4 68,5 Pavia 64,0 65,2 66,4 3,7 4,9 5,5 66,5 68,6 70,3 Cremona 68,2 66,8 65,1 3,1 4,0 5,5 70,3 69,7 69,0 Mantova 67,2 68,4 67,9 3,4 4,1 4,8 69,6 71,4 71,4 Lecco 66,5 67,6 66,3 2,6 3,2 4,5 68,3 69,9 69,5 Lodi 65,5 66,9 66,9 4,1 3,7 5,4 68,3 69,5 70,8 Fonte: Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, Istat 1.2 Le dinamiche congiunturali e i flussi Si attenuano le ripercussioni negative della crisi nell industria, ma si estendono ai servizi I dati disponibili sulle Comunicazioni Obbligatorie aggiornati al IV trimestre 2009 sono coerenti con quanto emerge dai dati di stock della Indagine Istat sulle Forze di Lavoro. Continua il calo degli avviamenti (Figura 5) seppure in misura attenuata rispetto a quanto registrato nel precedente trimestre: anno su anno si rileva una contrazione del 2,6%, per un totale di avviamenti in meno (nel III trimestre 2009 la variazione era stata pari a -22,5%). Le cessazioni, mostrano invece una leggera crescita tendenziale (+0,9%), che si accompagna ad una sensibile crescita congiunturale (+18%), ascrivibile alla conclusione d anno che, per i contratti a termine, coincide spesso con la conclusione di molti rapporti di lavoro. Figura 5 Le Comunicazioni Obbligatorie - Regione Lombardia Avviamenti Cessazioni I II III IV I II III IV I II III IV Fonte: Osservatorio Federato del Mercato del Lavoro Regione Lombardia Alcuni segnali di inversione di tendenza sono tuttavia percepibili dall analisi della somma di avviamenti e cessazioni (Figura 6): anche se ancora lontano dai livelli pre-crisi di inizio 2008, il turnover lordo, continua a crescere (rispetto al III trimestre 2009 si contano circa 67 mila movimenti), evidenziando una ripresa, seppur di modesta entità, del dinamismo del mercato del lavoro lombardo. Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 4

5 Figura 6 Turnover lordo e incidenza sull occupazione- Regione Lombardia Turnover lordo (scala sx) Turnover/Occupati* , , , , , ,0 osserva un sostanziale riallineamento ai valori di luglio 2008 (le variazioni congiunturali sono rispettivamente pari a -0,3% e 0,1). Nel settore terziario si assiste invece ad un peggioramento rispetto agli ultimi mesi del In particolare, nel comparto dei servizi si registra la variazione negativa più intensa dal 2006 ad oggi pari a - 3,2%. Più contenuta la flessione nel commercio (-0,6%) (Figura 7 e Figura 8) I trim II trim III trim IV trim I trim II trim III trim IV trim ,0 - Figura 7 - Indagine trimestrale - Variazione congiunturale del numero di occupati Industria e artigianato Fonte: Osservatorio Federato del Mercato del Lavoro Regione Lombardia Complessivamente, nel 2009, i movimenti legati alle comunicazioni obbligatorie, ammontano ad oltre 3 milioni di eventi (avviamenti, cessazioni, proroghe, trasformazioni). Complessivamente, nel corso del 2009 gli avviamenti registrano un calo rispetto al 2008 di quasi il 30% per un totale di movimenti in meno. Oltre il 70% degli avviamenti ha riguardato forme contrattuali flessibili (tempo determinato, somministrazione, lavoro a progetto), in crescita rispetto al 67% del Tale incremento è dovuto soprattutto ad un maggiore utilizzo del lavoro a progetto che passa da una quota pari a circa il 10% del 2008, al 14% del 2009, oltre che ad un minore utilizzo del tempo indeterminato, che dal 27% del 2008, scende al 25% degli avviamenti complessivi del E l industria che sconta, anno su anno, la più consistente riduzione degli avviamenti (-49%) pari a oltre 194 mila avviamenti in meno. Seguono le costruzioni (-40%), l agricoltura (-29%) e il commercio e servizi (-25%) Per il I trimestre 2010, dall Indagine condotta da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria presso un campione di imprese dell industria e dei servizi, emergono variazioni negative dell occupazione meno marcate rispetto a quanto osservato nei precedenti trimestri. Gli effetti occupazionali della crisi sembrano però estendersi al settore dei servizi. I risultati dell indagine mostrano un miglioramento delle condizioni occupazionali nell industria e nell artigianato in cui si 0,40 0,20 0,00-0,20-0,40-0,60-0,80-1,00-1,20-1,40-1,60 Mediamobile di 3 termini Industria Artigianato apr-03 lug-03 ott-03 gen-04 apr-04 lug-04 ott-04 gen-05 apr-05 lug-05 ott-05 gen-06 apr-06 lug-06 ott-06 gen-07 apr-07 lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia Nell industria e nell artigianato, i dati occupazionali di flusso segnalano una generale tendenza al miglioramento, comprovata da una sensibile riduzione, in entrambi i comparti, dei saldi tra ingressi e uscite negativi registrati nei precedenti trimestri. Figura 8 Indagine trimestrale - Variazione congiunturale del numero di occupati Commercio e servizi 1,50 1,00 0,50 0,00-0,50-1,00-1,50-2,00-2,50 Commercio Mediamobile di 3 termini apr-06 lug-06 ott-06 gen-07 apr-07 lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 Servizi Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 5

6 Nel comparto industriale (Figura 9) il tasso di ingresso sale all 1,4%, mentre il tasso di uscita cala all 1,7%, rispetto all 2,4% del trimestre precedente, riportandosi sui livelli del II trimestre 2009; il saldo tra ingressi e uscite (-0,3%), pur rimanendo negativo, a riprova dell impatto ritardato sull occupazione degli andamenti produttivi, risulta meno consistente rispetto a quanto registrato nel trimestre precedente (-1,5%). Figura 9 Indagine trimestrale Unioncamere Lombardia - La dinamica occupazionale dell industria - 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00-0,50-1,00-1,50-2, II III IV Saldo Tasso di ingresso Tasso di uscita 2006 II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia Nelle imprese artigiane (Figura 10). i livelli occupazionali risultano invariati, frutto di un incremento del tasso di ingresso che raggiunge l 1,7% (1,2% nel IV trimestre 2009) e una diminuzione del tasso di uscita, che scende all 1,7% (-1,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) Figura 10 Indagine trimestrale Unioncamere Lombardia -La dinamica occupazionale nell artigianato 2010 Rallenta l utilizzo della CIGO, ma aumenta molto il ricorso alla cassa integrazione straordinaria Nei primi tre mesi del 2010 le ore di Cassa Integrazione complessivamente autorizzate in tutto il territorio regionale superano i 100 milioni, di cui oltre 43 milioni a carattere ordinario e ben 56 milioni a carattere straordinario, registrando un aumento complessivo del 191% rispetto al I trimestre 2009 quando le ore autorizzate già ammontavano, in totale, a oltre 34 milioni (Figura 11). Per la prima volta, quindi, gli interventi straordinari superano, in numero di ore autorizzate, quelli ordinari, a riprova che, a 18 mesi di distanza dall inizio della crisi, dalla cassa integrazione ordinaria, usata per compensare riduzioni congiunturali di produzione, si sta passando alla cassa straordinaria. Nel I trimestre 2010 le ore di CIGO aumentano di circa l 80% sullo stesso periodo dell anno precedente, arrivando a rappresentare il 43,6% delle ore autorizzate totali (nel I trimestre 2009 tale percentuale si attestava al 70,8%). La CIGS, invece, fa segnare la più elevata crescita tendenziale da quando è iniziata la crisi, pari a +463%, arrivando a rappresentare ben il 56,4% del totale dei provvedimenti autorizzati. Figura 11 Cassa Integrazione Guadagni Ore Autorizzate Regione Lombardia Ordinaria Industria Ordinaria Edilizia Straordinaria Media mobile centrata di 3 termini Saldo Tasso di ingresso Tasso di uscita II III IV 2006 II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia Fonte: elaborazioni Irs su dati INPS Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 6

7 L incremento fatto segnare dalla CIGS in questo ultimo periodo è dovuto anche alle crescenti domande di cassa in deroga da parte delle imprese che, grazie alla nuova normativa nazionale, hanno avuto maggiori possibilità di utilizzare questo ammortizzatore sociale. Il tiraggio della cassa integrazione straordinaria (ore utilizzate su ore autorizzate) è però inferiore rispetto al passato: a livello nazionale, in tutto il 2009, sono stati effettivamente utilizzati il 64,6% degli interventi straordinari e in deroga autorizzati, una percentuale inferiore rispetto a quanto registrato nel 2008 (80,3%). Per quanto riguarda la Lombardia, l indagine Unioncamere Lombardia mostra una diminuzione della percentuale di ore di cassa integrazione utilizzate dalle imprese interessate, sul monte ore complessivo trimestrale rispetto al IV trimestre: si passa infatti dal 5,1% al 4,6%. Continua inoltre a diminuire il numero di imprese che ricorre alla CIG, che passano dal 34,5% del IV trimestre al 33,1%. I settori che richiedono maggiormente la CIG si confermano, come anche per tutto il territorio nazionale, quello meccanico, seguito, in Lombardia, dal tessile, dal metallurgico e dal chimico. Nel comparto industriale, nel complesso fra il IV trimestre 2009 e il I trimestre 2010 il ricorso alla CIGS registra una variazione congiunturale positiva pari al 43,4% a fronte di una riduzione della CIGO di oltre 23,2 punti percentuali. La Figura 12 mette a confronto le variazioni congiunturali delle ore autorizzate di CIGO e CIGS per settore rapportandole alla variazione media registrata dall intero comparto industriale. I settori in cui l aumento della CIGS risulta particolarmente rilevante in questo trimestre sono quello dell artigianato edile, della metallurgia e della meccanica. Figura 12 - Variazioni congiunturali della CIG tra IV e III trimestre 2009 (CIGO e CIGS) Confronto rispetto alle media Variazione congiunturale CIGS (variazione media industria 43,4%) Metallurgiche Lav. min non 50 metalliferi Installazione Legno impianti edilizia Chimica,etc Abbigliamento -10 Meccaniche Carta stampa editoria Tessili Servizi e varie Industria edile Artigianato Edile -30 Trasporti e comunicazioni Alimentari -50 Variazione congiunturale CIGO (variazione media industria -23,2%) Fonte: elaborazioni Irs su dati INPS e continua a crescere il numero di lavoratori nelle liste di mobilità In Lombardia, nei primi tre mesi del 2010, gli ingressi in mobilità (Figura 13), a seguito dell approvazione della sottocommissione permanente, ammontano a Rispetto al I trimestre 2009, che già presentava una forte crescita della mobilità rispetto all anno precedente, si registra complessivamente un incremento del 4,9% e il ricorso alla mobilità continua ad interessare in misura preponderante le aziende di piccole dimensioni. Figura 13 I lavoratori approvati nelle liste di mobilità Regione Lombardia /91 236/91 Totale I trim 2008 I trim 2009 I trim Fonte: Osservatorio Federato del Mercato del Lavoro Regione Lombardia Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 7

8 Oltre il 65% dei lavoratori coinvolti proviene infatti da aziende con un organico inferiore ai 15 dipendenti e risulta pertanto approvato nelle liste ex l. 236/93, che non prevede l erogazione dell indennità di mobilità (Figura 14). Figura 14 Andamento cumulato dei lavoratori approvati in lista di mobilità per mese e tipologia di lista Regione Lombardia Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio 223/91 236/93 giugno Luglio Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Fonte: Osservatorio Federato del Mercato del Lavoro Regione Lombardia Complessivamente i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi (stimati considerando i lavoratori in CIGO, CIGS e mobilità), nel I trimestre 2010, sono circa 162 mila, pari al 4,9% dell occupazione dipendente lombarda (Figura 15). Figura 15 I lavoratori coinvolti in situazioni di crisi Incidenza sull occupazione dipendente - Regione Lombardia Confronto I trim 2008, I trim 2009, I trim ,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 - I trim 2008 I trim 2009 I trim ,8 1,0 0,3 0,5 0,5 0,5 0,2 0,3 Mobilità CIGO CIGS Totale 2,6 0,8 1,9 4,9 Marzo Tra questi, i lavoratori in CIG equivalenti a zero ore 3 arrivano a rappresentare oltre il 4,4% dell occupazione dipendente per un totale di lavoratori equivalenti a 0 ore. In termini assoluti è Milano la provincia che conta il maggior numero di lavoratori coinvolti in situazioni di crisi (44.902), seguita da Brescia (31.921) e Varese (24.487) (Figura 16a). Considerando l incidenza sull occupazione dipendente, sono Varese, Como, Brescia, nell ordine, le province dove la crisi si è fatta maggiormente sentire. Varese si conferma la città a cui spetta il primato negativo (in linea con quanto evidenziato nel 2009), con l 8,6% dei lavoratori alle dipendenze coinvolti in situazioni di crisi aziendale. Seguono Como con l 8,1% di lavoratori coinvolti e Brescia con il 7,5%, mentre in Provincia di Milano i lavoratori coinvolti in incidono per 3,3%, un dato inferiore alla media regionale (Figura 16b). Figura 16 - Lavoratori coinvolti in situazioni di crisi Incidenza sull occupazione dipendente (Gennaio - Marzo) a) Stima lavoratori Mobilità CIG Milano Brescia Varese Bergamo Como Lecco Cremona Pavia Mantova Lodi Sondrio Fonte: elaborazioni Irs su dati Osservatorio Mercato del Lavoro- Regione Lombardia (Mobilità), INPS (CIG) e Istat (n. occupati). 3 La stima dei lavoratori in CIG equivalenti a 0 ore tiene conto dell effettivo tiraggio delle ore di cassa integrazione autorizzate. Si veda Nota metodologica Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 8

9 b) Incidenza % su occupazione 1.3 Le prospettive Varese 8,6 Grande incertezza sugli sviluppi futuri Como 8,1 A livello internazionale, continuano, nei primi mesi del Brescia Lecco Bergamo 5,7 6,1 7,5 2010, i segnali di ripresa iniziati negli ultimi mesi del Cremona Milano Mantova Pavia Lodi Sondrio 1,5 2,3 2,8 3,3 3,2 4, Fonte: elaborazioni Irs su dati Osservatorio Mercato del Lavoro- Regione Lombardia (Mobilità), INPS (CIG) e Istat (n. occupati). In riferimento alla CIGS in deroga, i dati aggiornati a dicembre 2009, pubblicati da Italia Lavoro SPA, mostrano, per la Lombardia, un numero massimo di lavoratori, al momento della firma del Decreto di Concessione, pari a Rispetto al 2008, in cui il numero dei lavoratori beneficiari dell ammortizzatore in deroga ammontava a 6.405, si registra una crescita dell 879%, a conferma dell ampia diffusione di utilizzo di questo ammortizzatore sociale anche in Lombardia in linea con quanto verificatosi a livello nazionale. In termini assoluti sono le province di Brescia, Milano e Bergamo a farne maggiore ricorso (Figura 17). Figura 17 Cigs in deroga alla normativa Numero massimo di lavoratori alla firma del Decreto di Concessione ( ) Brescia Milano Bergamo Varese Como Mantova Lecco Cremona Monza e Brianza Pavia Lodi Sondrio Fonte: Italia Lavoro Spa, Sistema di Monitoraggio Provvedimenti in deroga alla normativa. Così come per l area euro, anche in Italia, i dati più recenti sulla produzione industriale e i risultati delle indagini congiunturali mostrano un incremento dell attività produttiva in risposta alla ripresa degli ordinativi dall estero. L incremento della domanda estera ha influenzato positivamente i giudizi delle imprese sull andamento degli ordini e sulle attese della produzione. Il clima di fiducia dei consumatori è invece peggiorato in conseguenza delle accresciute preoccupazioni sulla situazione e le prospettive del mercato del lavoro. Le aspettative delle imprese industriali e artigiane, lombarde, seppure in miglioramento rispetto ai trimestri precedenti, rimangono però negative, a riprova di una cautela generalizzata (Figura 18). Se fino ad oggi la CIG ha consentito a imprese e lavoratori di assicurare continuità e flessibilità ai rapporti di lavoro, l incertezza sulle prospettive della domanda interna e la necessità di recuperare competitività sui mercati internazionali portano a prevedere che difficilmente nel breve periodo si possa tornare sui livelli di impiego osservati prima della crisi. Figura 18 - Indagine trimestrale Unioncamere Lombardia - Prospettive dell occupazione per il trimestre successivo Saldo tra aumento e diminuzione Industria e artigianato 15,00 10,00 5,00 0,00-5,00-10,00-15,00-20,00-25,00 Mediamobile di 3 termini Industria Artigianato gen-01 apr-01 lug-01 ott-01 gen-02 apr-02 lug-02 ott-02 gen-03 apr-03 lug-03 ott-03 gen-04 apr-04 lug-04 ott-04 gen-05 apr-05 lug-05 ott-05 gen-06 apr-06 lug-06 ott-06 gen-07 apr-07 lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 9

10 Figura 19 - Indagine trimestrale Unioncamere Lombardia - Prospettive dell occupazione per il trimestre successivo Saldo tra aumento e diminuzione - Commercio e Servizi 15,00 10,00 5,00 0,00-5,00-10,00-15,00-20,00-25,00 Commercio Mediamobile di 3 termini Servizi apr-06 lug-06 ott-06 gen-07 apr-07 lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 Fonte: Indagine trimestrale, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Confindustria Lombardia Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 10

11 Box 1 Gli effetti della crisi nel mercato del lavoro: un confronto tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna Dal confronto fra i dati medi per gli anni 2008 e 2009 della Rilevazione Istat sulle Forze di Lavoro emerge come gli effetti della crisi siano stati differenziati a livello territoriale. Rispetto all Italia Meridionale, in cui l aumento del tasso di disoccupazione è stato contenuto da un forte effetto di scoraggiamento, il Nord, caratterizzato da un tessuto industriale più sviluppato, è stato più duramente colpito dalla crisi che ha portato a ingenti perdite occupazionali. Gli indicatori occupazionali delle quattro principali Regioni industriali del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), registrano fra il 2008 e il 2009, variazioni negative spesso superiori rispetto a quelle riportate dall indicatore medio nazionale. La Regione più colpita dalla crisi è il Piemonte, ma anche in Lombardia le ripercussioni occupazionali della crisi risultano significative se si considera la crescita della disoccupazione e la stima complessiva dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi che, sommati alle persone in cerca di occupazione, portano ad un incremento del tasso di disoccupazione ben più consistente di quello fatto segnare dalle altre due Regioni. Se il tasso di occupazione in Piemonte e Lombardia è calato anno su anno di 1,2 punti percentuali in linea con la flessione a livello nazionale, per il Veneto e l Emilia Romagna la variazione è stata più marcata (rispettivamente -1,8 e -1,7 punti percentuali). Tasso di occupazione (15-64) - Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna anni 2008, ,0 70,0 68,0 66,0 64,0 62,0 60,0 67,0 65,8 65, ,0 66,4 64,6 70,2 68,5 Lombardia Piemonte Veneto Emilia Romagna Fonte: Istat Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro In tutte le quattro Regioni la contrazione del tasso di occupazione ha interessato soprattutto la componente maschile dell offerta di lavoro, anche se con un intensità maggiore in Veneto ed Emilia Romagna dove il tasso di occupazione maschile si riduce rispettivamente di ben 1,9 e 2,7 punti percentuali, variazioni superiori sia alla variazione media nazionale (-1,7) che a quelle riportate in Lombardia e Piemonte (rispettivamente -1,4 e -1 punto percentuale). Sono i giovani a pagare il prezzo più alto della crisi in tutte le Regioni analizzate: il tasso di occupazione giovanile (15-24 anni) subisce flessioni decisamente più marcate di quelle riportate dalla media nazionale (-2,7 punti percentuali anno su anno). I più colpiti sono i giovani del Piemonte (-4,3) e dell Emilia Romagna (-4,1), ma anche in Lombardia (-3,7) e Veneto (-3) la popolazione giovanile si conferma la più colpita dagli effetti della crisi. Invertendo una tendenza declinante decennale, la disoccupazione è tornata a crescere in tutti i territori considerati e in maniera più marcata rispetto al dato medio nazionale (+1,1). E il Piemonte che sconta la crescita più consistente della disoccupazione (+1,8) raggiungendo il più alto valore dell indicatore (6,8%) seguito da Lombardia (+1,7), Emilia Romagna (+1,6) e Veneto (+1,3). Tasso di disoccupazione - Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna anni 2008, ,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 3,7 5,4 5, ,8 3,5 4,8 4,8 Lombardia Piemonte Veneto Emilia Romagna Fonte: Istat Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Un altro dato che mette in luce le conseguenze della crisi in maniera trasversale alle Regioni considerate, riguarda l intensificarsi del ricorso agli ammortizzatori sociali. Considerando i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi (CIGO, CIGS e Mobilità)* e calcolandone l incidenza 3,2 Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 11

12 sull occupazione dipendente, si stima che la Regione più colpita nel 2009 sia stata il Piemonte con il 5,8% dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi, seguita dalla Lombardia (4,5%), dal Veneto (3,8%) e dall Emilia Romagna (3,5%), tutte percentuali significativamente superiori rispetto a quelle registrate nel Sommando ai lavoratori in cerca di occupazione di ogni Regione i lavoratori in CIG equivalenti a 0 ore, a forte rischio di esclusione dal processo produttivo, il tasso di disoccupazione in Piemonte salirebbe al 9,7%, quello della Lombardia al 7,5%, quelli di Veneto ed Emilia al 6,1% e al 5,9% I lavoratori coinvolti in situazioni di crisi incidenza sull occupazione dipendente - Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna anni 2008, ,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0-1,4 4,5 2,1 5, Lombardia Piemonte Veneto Emilia Romagna Fonte: elaborazioni Irs su dati INPS (CIG) e Istat (n. occupati), regione Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna (mobilità). 1,6 3,8 1,4 3,5 * La stima dei lavoratori in CIG equivalenti a 0 ore tiene conto dell effettivo tiraggio delle ore di cassa integrazione autorizzate. Si veda Nota metodologica Sezione 1 L andamento degli indicatori congiunturali 12

13 IL MERCATO DEL LAVORO IN LOMBARDIA Approfondimento I GIOVANI E LA CRISI Mese di Aprile 2010 La situazione attuale e le tendenze di medio periodo In Italia e in Lombardia, i giovani costituiscono tradizionalmente una componente debole del mercato del lavoro. Alle difficoltà di accesso al lavoro si sono aggiunte, nel tempo, quelle legate all ottenimento di un lavoro stabile adeguatamente remunerato e tutelato. Il problema dell inserimento lavorativo dei giovani non riguarda solo la popolazione lombarda ma caratterizza anche il mercato del lavoro europeo: con riferimento ai dati medi sulle forze di lavoro sintetizzati nella Tabella 1, si può osservare come la popolazione giovanile (15-24 anni) sconti tassi di occupazione molto inferiori rispetto a quelli della popolazione adulta (25-54 anni) non solo in Lombardia ma anche in Italia ed Europa. Tabella 1: Tasso di occupazione per sesso e classi di età dei giovani per EU15, Italia e Lombardia Maschi Femmine Maschi Femmine EU15 39,8 36,5 81,5 71,8 ITALIA 26, ,7 59,1 LOMBARDIA 33,1 24,3 92,1 71,0 Fonte: Eurostat, Population and Social Conditions; Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Nel confronto maschi/femmine, i tassi di occupazione mostrano un sensibile vantaggio maschile per entrambe le classi di età in Lombardia così come in Italia e in Europa. Ma il gap di genere è molto più elevato in Lombardia che nella EU15. Anche il gap generazionale è molto più elevato in Lombardia che nella media della EU15. Con riferimento al tasso di disoccupazione giovanile, la Figura 1 mostra per il 2009 un tasso di disoccupazione medio annuo del 18,5%, molto elevato anche se inferiore a quello medio nazionale del 25,4%. Le province con il tasso più elevato risultano essere Milano, Cremona e Varese, mentre quelle che hanno avuto un impatto minore della crisi sulla disoccupazione giovanile sono Bergamo, Brescia e Mantova. La distinzione per sesso proposta in Figura 2 evidenzia che generalmente il tasso maschile è molto più contenuto rispetto a quello femminile, con alcune importanti eccezioni provinciali rappresentate da Cremona, Bergamo e Sondrio, dove sono i maschi a presentare tassi di disoccupazione più elevati anche per effetto della bassa partecipazione femminile. Inoltre, il divario di genere nei tassi di disoccupazione in provincia di Milano è quasi nullo, in controtendenza rispetto al sensibile differenziale che si registra per le altre province. I Giovani e la crisi 1

14 Figura 1: Tasso di occupazione (15-24) per provincia, Regione Lombardia (anno 2009) Milano 23,2 Cremona 21,6 Varese 20,1 Pavia Lombardia 18,6 18,5 Como Lecco Sondrio Lodi Mantova 17,6 17,2 16,6 16,1 15,3 Brescia 14,2 Bergamo 11, Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Figura 2: Tasso di disoccupazione (15-24 anni) per genere e per provincia, Regione Lombardia (anno 2009) maschi femmine 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Le Figure 3 e 4 mostrano rispettivamente l evoluzione del tasso di occupazione e del tasso di attività distinti per sesso in un confronto giovani/adulti per Lombardia, Italia ed EU15. I tassi di occupazione e partecipazione risultano in continua flessione a partire dal Il tasso di occupazione maschile della coorte anni passa dal 37.9% nel 2007 al 33.1% nel 2009 per la Lombardia, dal 29.6% al 26.1% per l Italia e dal 43.8% al 39.8% per l EU15. Per la coorte degli adulti, i tassi di occupazione lombardi superano per tutte le categorie considerate sia il dato italiano che quello europeo, con l eccezione del solo tasso di occupazione 2009 delle donne adulte, che risulta essere del 71% per la Lombardia e del 71.8% per l EU15. Per la coorte dei giovani la Lombardia presenta invece tassi di occupazione molto inferiori a quelli europei e in forte declino per la componente femminile. Con riferimento alla partecipazione al mercato del lavoro, la Figura 4 mostra una tendenziale caduta dei tassi. Unica eccezione risulta essere quella delle donne adulte, la cui partecipazione al mercato del lavoro è aumentata leggermente dal 77.8% nel 2008 al 78.2% nel I Giovani e la crisi 2

15 Anche per i tassi di partecipazione le differenze per età e genere sono molto rilevanti: mentre per gli adulti la Lombardia presenta tassi superiori (per gli uomini) o vicini (per le donne) a quelli europei, per i giovani i tassi lombardi sono molto inferiori a quelli europei e in forte calo per le giovani donne. Figura 3: Tasso di occupazione per genere e classe di età: confronto Lombardia, Italia, EU15 (anni ) Tasso di occupazione maschile (15-24 anni) Tasso di occupazione maschile (25-54 anni) EU15 Italia Lombardia EU15 Italia Lombardia Tasso di occupazione femminile (15-24 anni) Tasso di occupazione femminile (25-54 anni) EU15 Italia Lombardia EU15 Italia Lombardia Fonte: Eurostat, Population and Social Conditions; Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro; elaborazioni IRS su microdati Istat Rilevazione continua sulle forze di lavoro, serie ricostruite Figura 4: Tasso di attività per genere e classi di età: confronto Lombardia, Italia, EU15 (anni ) Tasso di attività maschile (15-24 anni) EU15 Italia Lombardia Tasso di attività maschile (25-54 anni) EU15 Italia Lombardia I Giovani e la crisi 3

16 Tasso di attività femminile (15-24 anni) Tasso di attività femminile (25-54 anni) EU15 Italia Lombardia EU15 Italia Lombardia Fonte: Eurostat, Population and Social Conditions; Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro; elaborazioni IRS su microdati Istat Rilevazione continua sulle forze di lavoro, serie ricostruite L offerta e la domanda di lavoro dei giovani Il ruolo della scolarizzazione Come si spiega una così bassa partecipazione/occupazione dei giovani al mercato del lavoro? La bassa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro lombardo ha una natura anzitutto fisiologica dovuta al fatto che una quota rilevante della popolazione giovanile svolge come unica attività quella di studente. La bassa e calante partecipazione è infatti riconducibile al prolungamento degli studi, dovuto a mutamenti istituzionali come le riforme del sistema scolastico attuate negli ultimi 15 anni che hanno innalzato l obbligo scolastico portando, di fatto, a ritardare l ingresso nel mercato del lavoro 1. Inoltre, la crisi economica, riducendo le opportunità occupazionali, ha certamente rappresentato un ulteriore incentivo per i giovani nel proseguire gli studi, in mancanza di soddisfacenti prospettive occupazionali. In Lombardia, il tasso di scolarità, ovvero la percentuale della popolazione in età anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, è passato dal 73,1% nell anno scolastico , al 78% dell anno scolastico 2007/2008. Lo studio costituisce un investimento formativo che sottintende una volontà futura di lavorare. L inattività rispetto al mercato del lavoro dovuta a motivi di studio deve essere, quindi, valutata diversamente rispetto all inattività di chi non lavora e non studia. Calcolando i tassi di attività e di occupazione del 2009 considerando la popolazione giovanile al netto degli studenti, si osserva in Figura 5 una sensibile riduzione nei differenziali fra i tassi riferiti ai giovani e agli adulti, rispetto a quelli che si ottengono tenendo conto anche degli studenti, ed emerge l elevata partecipazione al mercato del lavoro dei giovani che non studiano. 1 Il miglioramento di istruzione in Europa nei passaggi tra coorti e tra generazioni successive è un fenomeno evidente, anche se i dislivelli tra paesi sono ancora notevoli. In particolare, il Rapporto ISAE Lo stato dell Unione Europea (2009) mette in evidenza come l Italia sia ancora fortemente in ritardo, così come gli altri paesi detti Meridionali (Cipro, Spagna, Portogallo, Grecia ai quali viene aggiunta l Irlanda) nel passaggio ad un livello di istruzione secondario (sia superiore che inferiore) per tutti. Inoltre, il tasso di mobilità assoluta intergenerazionale dei titoli di studio, ovvero la percentuale di soggetti che ha un titolo diverso dal padre, per l Italia è ancora al 70%, mentre lo stesso indicatore oscilla tra il 47 e il 58% per i paesi più virtuosi (Danimarca, Norvegia, Austria, Germania). I Giovani e la crisi 4

17 Figura 5: Tassi di attività e occupazione dei giovani in Lombardia, inclusi ed esclusi gli studenti (anno 2009) inclusi gli studenti esclusi gli studenti tasso di attività tasso di occupazione Fonte: Elaborazioni IRS su microdati Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro Nel mercato del lavoro giovanile non solo la condizione di studente, ma anche il titolo di studio gioca un ruolo di primo piano. Come mostra la Figura 6, i giovani laureati (della classe 15-24) presentano tassi di occupazione inferiori a quelli dei laureati della classe Questo risultato evidenzia come nel tempo la laurea assicuri migliori prospettive occupazionali rispetto ai titoli di studio inferiori. Figura 6: Tasso di occupazione dei giovani in Lombardia per titolo di studio e classi di età (anno 2009) 90, anni anni totale 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Obbl. scolastico o qual. professionale Diploma SMS Titolo Universitario Totale Fonte: Elaborazioni IRS su microdati Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro I NEET L evidenza empirica mostra una consistente percentuale di giovani che non sono né occupati, né impiegati in percorsi di istruzione e formazione: la quota dei cosiddetti NEET, ovvero di coloro che sono Not in Employment, Education or Training, è in aumento. In particolare la Tabella 2 mostra come la percentuale dei NEET sul totale della popolazione giovane sia aumentata sia in Lombardia che in Italia negli ultimi anni. La quota dei NEET sul totale della popolazione tra i 15 ed i 24 anni è passata per la Lombardia dall 11,4% del 2004 al 13,2% del 2009, mentre quella sui I Giovani e la crisi 5

18 giovani tra i 25 e i 29 anni è passata dal 14,3% al 16,6%. I dati lombardi sono comunque inferiori rispetto alla media nazionale e presentano una stazionarietà della componente più giovane (15-24 anni). L incidenza dei NEET è molto elevata tra le ragazze nella fascia di età anni. Tabella 2: I NEET in Lombardia e in Italia NEET % NEET NEET % NEET Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Lombardia anni ,7 12, ,5 14, anni ,9 20, ,2 23,2 Totale ,5 15, ,7 17,5 Italia anni ,8 19, ,4 19, anni ,9 33, ,2 33,8 Totale ,4 25, ,1 24,6 Fonte: Elaborazioni IRS su microdati Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro L elevata quota di NEET è particolarmente preoccupante se si considera che questi giovani sono ad elevato rischio di marginalizzazione nel mercato del lavoro: per i giovani è cruciale ricevere un aiuto nella ricerca del lavoro appena lasciano la scuola o che venga loro offerta la possibilità di partecipare ad un programma formativo che consenta loro di ottenere un diploma o una qualifica riconosciuta. L alternativa è rappresentata dal rischio di rimanere intrappolati in condizioni di inattività e disoccupazione di lungo periodo, che implicano difficoltà individuali considerevoli e costi sociali durevoli 2. Il 43 Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese/2009, fa riferimento, a questo proposito, alla forza perduta dell istruzione. Lo studio mette in evidenza come tra i giovani dominino disincanto e scetticismo: il 92,6% dei giovani in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado ritiene che il lavoro sia sottopagato anche per chi ha un titolo di studio elevato e circa l 80% dei giovani tra i 15 ed i 18 anni si chiede che senso abbia stare a scuola o frequentare corsi di formazione professionali. Anche il 63,9% degli occupati giudica inutile quanto studiato a scuola per il proprio lavoro, mentre il 75% dei laureati e l 85% dei non laureati pensa che in Italia le possibilità di trovare lavoro grazie alla propria preparazione siano scarse. Questo pessimismo generalizzato condiziona senz altro le scelte dei giovani, ma riflette anche le difficoltà di accesso al lavoro e le condizioni di lavoro che penalizzano i giovani in Italia più che negli altri Paesi europei. Ad esempio le attese di remunerazione per un laureato in economia o ingegneria in Italia, con riferimento al primo stipendio annuo atteso, sono minori rispetto a quelle della media europea rispettivamente del 20,2% e del 21,4% 3. I contratti di lavoro Con riferimento alla domanda di lavoro, la Figure 7 e 8 mostrano la distinzione contrattuale per sesso e per classe di età anni, anni e oltre i 30. Per quanto riguarda maschi, per tutte le classi di età la percentuale maggiore di occupati è con contratti a tempo indeterminato, ma quasi un terzo dei giovani anni è occupato a tempo determinato rispetto al solo 9,6% dei giovani compresi fra i anni e al 3,1% 2 Scarpetta, S., Sonnet, A. and Manfredi, T. (2010) Rising youth unemployment during the crisis: how to prevent negative long-term consequences on a generation? OECD SOCIAL, EMPLOYMENT AND MIGRATION PAPERS, NO Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese/2009 Capitolo La società italiana al I Giovani e la crisi 6

19 degli adulti over 30 L aumentare dell età sembra essere un buon indicatore anche del livello di stabilità nel lavoro, infatti passando dalla prima alla terza classe di età, diminuiscono i maschi occupati a tempo determinato e aumentano invece quelli a tempo indeterminato. Non si riscontra invece una variazione sensibile per le categorie Collaboratori, Professionisti, mentre aumenta il numero dei contratti definiti nella categoria residuale. La situazione per età appare simile con riferimento alle donne, anche se, in questo caso, i contratti a tempo determinato sono più diffusi e nella classe di età anni ben il 45% delle ragazze è occupato con contratti a tempo determinato. L elevata incidenza dei contratti a termine tra i giovani acuisce i rischi di perdita del lavoro nelle fasi recessive, come quella che stiamo attraversando. Figura 7: Composizione % degli uomini impiegati in Lombardia per tipo di contratto (anno 2009) Tempo determinato Tempo indeterminato Collaboratori Professionisti Altro ,7 72,7 67, ,3 26, ,1 7,5 9,6 2,4 1,0 2,9 0,7 3,1 1,3 1, anni anni over 30 Fonte: Elaborazioni IRS su microdati Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro Figura 8: Composizione % delle donne impiegate in Lombardia per tipo di contratto (anno 2009) Tempo determinato Tempo indeterminato Collaboratori Professionisti Altro 80 77, , ,8 46, ,0 14,5 8,5 4,8 3,8 4,1 5,3 0,5 0,9 1,8 1, anni anni over 30 Fonte: Elaborazioni IRS su microdati Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro I Giovani e la crisi 7

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