COMUNICAZIONE E RELAZIONE

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1 COMUNICAZIONE E RELAZIONE LA COMUNICAZIONE È UNO SCAMBIO DI INFORMAZIONI IN UN CONTESTO DI INFLUENZAMENTO RECIPROCO (CI SI INFLUENZA RECIPROCAMENTE). PERTANTO, GLI ATTI COMUNICATIVI HANNO SEMPRE UN OBIETTIVO, E TALVOLTA ESSO È INCONSAPEVOLE. IN UN CONTESTO FORMATIVO L'OBIETTIVO DELLA COMUNICAZIONE DEVE ESSERE SEMPRE CONSAPEVOLE E DEVE ESSERE ESPLICITATO. QUALE È IL MESSAGGIO DELLE FORZE DELL'ORDINE A SCUOLA?

2 Siamo qui (ci siamo) per parlare con voi di un argomento di cui si può parlare: il bullismo. Siamo interessati al vostro benessere. Vogliamo aiutarvi a stare bene a scuola e fuori. Possiamo essere per voi un punto di riferimento. Non siamo qui per dare soluzioni, ma insieme, con il vostro aiuto, possiamo pensare soluzioni possibili.

3 COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE L'essere umano comunica con tutto il corpo. Alcune ricerche hanno messo in luce che l'incidenza di un messaggio è imputabile per il 7% alla componente verbale, per il 38% a quella paraverbale (come diciamo le cose) e per il 55% alla componente non verbale (ciò che il nostro corpo comunica mentre parliamo)e Oltre a quello che si dice, occorre prestare attenzione a come lo si dice. Per questo motivo, è bene essere consapevoli degli elementi della comunicazione non verbale

4 COMUNICAZIONE NON VERBALE Espressione del volto per creare un clima cooperativo, occorre prestare attenzione alle emozioni che comunica il nostro volto. (comunichiamo gioia, paura o rabbia?) Più i bambini sono piccoli e più essi danno peso a questo aspetto della comunicazione.

5 Sguardo Lo sguardo veicola l'interesse per l'altro; se rivolgiamo lo sguardo a una persona mentre le parliamo o mentre l'ascoltiamo, le comunichiamo attenzione, rispetto e valorizzazione; è come se dicessimo che quello che ci sta comunicando «ci interessa».

6 Postura Con la postura possiamo manifestare un comportamento di inferiorità o di superiorità. E' utile adottare una postura aperta e leggermente inclinata in avanti, indicando così disponibilità verso l'altro, evitando una postura chiusa (braccia incrociate, gambe chiuse), che solitamente indica un atteggiamento difensivo, poco incline ad accettare davvero quello che viene detto dall'interlocutore.

7 La distanza La distanza interpersonale in termini propriamente spaziali viene utilizzata generalmente per regolare il grado di intimità delle persone. In generale, è bene posizionarsi né troppo lontani né troppo vicino.

8 Segnali paralinguistici Occorre inoltre prestare attenzione agli indicatori paralinguistici, cioè a tutto quello che accompagna il linguaggio, come il timbro della voce, il tono di voce, le pause

9 Il POTERE DELLE PAROLE Negli anni 60 P. Watzlawick e la scuola di Palo Alto analizzarono gli effetti pragmatici della comunicazione. La Pragmatica è lo studio del linguaggio in rapporto all'uso che ne fa il parlante in situazioni concrete. La pragmatica si occupa degli aspetti relazionali della comunicazione e degli effetti che questa genera sul comportamento altrui. La pragmatica si occupa di fare cose con le parole : a seconda delle cose dette e di come si dicono, l'altro crederà certe cose, proverà determinate emozioni.

10 Austin (1962), usa il termine atti linguistici: gli atti linguistici hanno delle conseguenze psicologiche, comportamentali, relazionali. Parlare significa cambiare. Si tratta di strutturare un discorso efficace, che sfiori le corde delle emozioni.

11 La parola infatti crea immagini mentali che, a loro volta, attivano sensazioni ed emozioni, cioè suggestionano l'interlocutore. Molte parole hanno un potere di suggestione, sono cioè in grado di colpire la nostra mente in senso positivo o negativo..

12 In linea generale è bene non utilizzare parole che suscitano emozioni negative (come ad es la paura), bensì parole ed espressioni dotate del potere di suggestionare gli interlocutori in modo positivo. L'obiettivo è quello di generale nell'ascoltatore la fiducia che il problema bullismo può essere risolto

13 LA COMUNICAZIONE EFFICACE E' fondamentale per prima cosa sapere ascoltare. Ciò significa dare la possibilità all'altro di esporre il proprio pensiero o problema senza essere interrotto.

14 E' importante un ascolto attivo: vale a dire dare un rimando diretto o indiretto (un sorriso, uno sguardo) per comunicare all'altro il nostro interesse per quello che sta dicendo. L'ascolto attivo comunica attenzione e comprensione per i vissuti dell'altro.

15 L'ascolto attivo significa ascoltare con partecipazione, cercando di capire quello che l'altra persona sente o vorrebbe esprimere. Se una persona ha la possibilità di parlare fino in fondo e si sente compresa, è più disposta ad ascoltare con attenzione gli altri e a mostrare comprensione.

16 Facilitano la comunicazione: L'ascolto attento e rispettoso dei vissuti dell'altro. L'utilizzo consapevole del canale non verbale. L'utilizzo di espressioni e di parole con suggestioni positive (obiettivo comune; sviluppo; cambiamento; opportunità). L'utilizzo dei verbi al presente e al futuro limitando il condizionale

17 Non facilitano la comunicazione: La critica, il giudizio, un atteggiamento moralizzante o giudicante. Un atteggiamento inquisitorio. Etichettare e giudicare le persone (per es. X è un bullo, Y è una vittima) In particolare, è da evitare l etichettamento dell'alunno come soggetto negativo, mentre è giusto, anzi doveroso, sanzionare i suoi comportamenti scorretti.

18 Un atteggiamento risolutivo: viene proposta subito la soluzione del problema. Meglio un atteggiamento collaborativo (insieme ai tuoi compagni e ai tuoi insegnanti è possibile ridurre ed eliminare le prepotenze. Dobbiamo allearci e agire insieme).

19 BIBLIOGRAFIA Anolli L. (2006); Fondamenti di psicologia della comunicazione; Il Mulino. Palmonari; Cavazza; Rubini (2002); Psicologia Sociale; Il Mulino Watzlawick P. (1971); Pragmatica della comunicazione umana; Astrolabio. Corrieri F.; Università di Pisa; Elementi di psicologia della comunicazione.

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