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1 GESTIONEE ACQUE Inquinamento marino Scarichi Sos stanze

2 ATTI COMUNITARI Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000,recepita il che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Atti modificativi: Decisione 2455/2001/CE del GU L 331 del Direttiva 2008/32/CE del GU L 81 del Direttiva 2009/31/CE del , da recepirsi entro il GU L 140 del

3 Perchè? L'Unione europea (UE) ha definito un quadro comunitario per la protezione e la gestione dell acqua. In primo luogo, gli Stati membri devono identificare e analizzare le acque europee, classificate per bacino e per distretto idrografico di appartenenza. Successivamente, adottano piani di gestione e programmi di misure adattati a ciascun corpo idrico. Salvatore Vicidomini Progetto Elios 2013

4 In quale campo? L'Unione europea (UE) istituisce un quadro per la protezione: delle acque interne superficiali, delle acque sotterranee, delle acque di transizione, delle acque costiere. La direttiva quadro persegue molteplici obiettivi, quali la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, la promozione di un utilizzo sostenibile dell acqua, la protezione dell'ambiente, il miglioramento delle condizioni degli ecosistemi acquatici e la mitigazione dei nefasti effetti idrici come inondazioni e siccità. Il suo obiettivo ultimo è raggiungere entro il 2015 un buono stato ecologico e chimico di tutte le acque comunitarie.

5 Terminii Chiave Acque interne: tutte le acque superficiali correnti o stagnanti, e tutte le acque sotterranee all'interno della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali. Acque superficiali: le acque interne tranne le acque sotterranee; le acque di transizione e le acque costiere tranne pe er quanto riguarda lo stato chimico, in relazione al quale sono incluse anche le acque territoriali. Acque sotterranee: tutte le acque che si trovano sotto la superficie del suolo, nella zona di saturazione e a contattoo diretto con suolo o sottosuolo.

6 Terminii Chiave Acque di transizione: i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente influenzati dai flussi di acquaa dolce. Acque costiere: le acque superficiali situate all'interno rispetto a una rett ta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico pari a 1852 m di media ( m) [ sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendonoo eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione. Salvatore Vicidomini Progetto Elios 2013

7 Scarichi Le fonti di inquinamento sono molteplici, ed ognuna contribuisce in quantità maggiore o minore al suo aumento. In ordine di priorità, le principali fonti di inquinamento sono: a) Scarichi fognari diretti nei fiumi, nei laghi e nel mare; b) Scarichi di rifiuti civili, industriali e agricoli; c) Scarichi di oli combustibili provenienti da raffinerie, lavaggio dellee cisterne di petroliere, scarico di sentine [ delle navi, perdite accidentali di idrocarburi. Salvatore Vicidomini Progetto Elios 2013

8 Scarichi di oli combustibili E' un tipo di inquinamento presente quasi esclusivamente nelle acque marine, esso è dovuto agli idrocarburi sversati in mare accidentalmente o per dolo. Le cause permanenti di questo tipo di inquinamento sono: porti, punti di carico e scarico, cantieri di demolizioni navali. Spesso gli idrocarburi vengono versati in mare dalle raffinerie situate in vicinanza delle coste, a causa di piccole ma incontenibili perdite che diventa ano ingenti se si protraggono nel tempo. Anche alcune navi cisterna inquinano volontariamente perché scaricano a mare le acque di lavaggio delle cisterne che spesso eseguono noncuranti della vicinanza dalle coste. Un altro grave problema, motivo di preoccupazione, è il rischio incidenti che queste navi possono subire, perché fanno riversare in mare grandi quantitativi di petrolio greggio; talvolta questi incidenti avvengono sulle cosiddette superpetroliere.

9 Una strategia per l ambiente marino La Direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio [ del 17 giugno 2008, istituisce un quadro per l azione comunitaria nel campo della politica per l ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l ambiente marino). Essa stabilisce dei principi comuni sulla base dei quali gli Stati membri devono elaboraree le proprie strategie, in collaborazione con gli Stati terzi, per il raggiungimento di un buono stato ecologico nelle acque marine di cui sono responsabili. Tali strategie mirano a garantire le protezione e il risanamento degli ecosistemi marini europei e ad assicurare la correttezza ecologica delle attività economiche connesse all ambiente marino.

10 Perchè? L ambiente marino rappresenta un capitale prezioso. I mari e gli oceani annoverano il 99 % dello spazio vitale disponibile sul nostro pianeta, coprono il 71 % della superficie terrestre e contengono il 90 % della massa della biosfera. Essi rappresentano quindi un importantissimo serbatoio di biodiversità à. L ambiente marino è un elemento indispensabilee alla vita sulla terra (in particolare in quanto principale fonte di ossigeno) e svolge un ruolo determinante sul clima. Esso è inoltre un importante fattore di prosperità economica, di benessere sociale e di qualità della vita.

11 Classificazione delle acque marine Le acque marine europee si dividono in quattro regioni (con due eventuali sottoregioni): Mar Baltico, Atlantico nord-orientale, Mar Mediterraneo, Mar Nero. In ogni regione ed eventualmente nelle sottoregioni alle quali appartengono, gli Stati membri devono coordinare i propri interventi fra di loro e con gli Stati terzi interessati. A questo fine essi possono avvalersi dell esperienza e dell efficienza delle organizzazioni regionali esistenti.

12 Strategie marine a livello regionale Gli Stati devono anzitutto valutare lo stato ecologico delle loro acque e l impatto delle attività umane mediante: un analisi delle caratteristiche essenziali di tali acque (caratteristiche fisiche e chimiche, tipi di habitat, popolazioni animali e vegetali...); un analisi di impatti e pressioni principali, dovuti in particolare alle attività umane che incidono sulle caratteristiche di tali acque (contaminazione da pr rodotti tossici, eutrofizzazione, soffocamento o ostruzione degli habitat dovuti a costruzioni, introduzione di specie non indigene, danni fisici causati dalle ancore delle imbarcazioni...); un analisi socioeconomica dell utilizzo di queste acque e dei costi del degrado dell ambiente marino. Questa prima valutazione permette di sviluppare le conoscenze sulle acque europee.

13 Strategie marine a livello regionale Gli Stati devono poi stabilire il «buono stato ecologico» delle acque tenendo conto ad esempio della diversità biologica, della presenza di specie non indigene, della salute degli stock, della rete trofica, dell'eutrofizzazione, del cambiamento delle condizioni idrografiche e delle concentrazioni di contaminanti e/o inquinan nti, della quantità di rifiuti o dell'inquinamento acustico. Sulla base della valutazione delle acque, gli Stati definiscono gli obiettivi e gli indicatori necessari per raggiungere il suddetto buono stato ecologico.

14 Un quadro comune di azione Gli Stati devono redigere un programma di misure concrete diretto al raggiungimento degli obiettivi. Tali misure devono essere elaborate tenendo conto delle conseguenze che avranno sul piano economicoo e sociale. Gli Stati devono precisare le ragioni che impediscono la realizzazione di talune di queste misure (azione o inazione di un altro Stato, forza maggiore, ecc.). Prima della loro attuazione, le misure adottate dagli Stati membri devono essere oggetto o di studi di impatto e di analisi costi/benefici. Gli Stati devono inoltre elaboraree dei programmi di vigilanza coordinati, allo scopo di procedere a valutazioni regolari dello stato delle acque di cui sono responsabili e della realizzazione degli obiettivi da essi definiti. Ogni sei anni si procede ad un riesame degli elementi delle strategie, mentre ogni tre anni vengono redatte delle relazioni intermedie.

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