DEMENZE E DEFICIT COGNITIVI NELL ANZIANO
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- Franca Mancini
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1 DEMENZE E DEFICIT COGNITIVI NELL ANZIANO INTRODUZIONE ALL ARGOMENTO Dott.ssa Emanuela Menichetti Psicologa-Psicoterapeuta IRSM
2 Introduzione Il termine neuropsicologia cognitiva viene applicato all analisi delle disfunzioni cognitive. Per funzione cognitiva si intende l abilità ad utilizzare o a integrare capacità di base quali: percezione, linguaggio, azione, memoria pensiero e pianificazione. La neuropsicologia cognitiva focalizza l attenzione sui diversi tipi di compromissioni della funzione cognitiva.
3 L osservazione e lo studio della compromissione della funzione cognitiva in cerebrolesi ha una lunga tradizione nella pratica clinica, tuttavia come campo di studi sistematizzato e coerente ha una storia relativamente breve. Alcune descrizioni della perdita di linguaggio sono rintracciabili già in un papiro del 3500 A.C., così come deficit nel riconoscimento di volti sono stati descritti in scritti dell antica Roma. Tuttavia dobbiamo aspettare l inizio del XIX secolo per avere studi che considerassero tali disturbi legati a malattie encefaliche. Grazie agli studi di Broca del 1861 le osservazioni e le considerazioni sui casidivennero più specifiche.
4 Dalla diagnosi al trattamento il ruolo dello psicologo Le funzioni dello psicologo che lavora nel contesto delle demenze varia a seconda dei contesti e delle realtà in cui si trova, tuttavia in un percorso ideale per il paziente e per la famiglia attraversa le tappe dalla valutazione alla restituzione, agli interventi di supporto al malato e alla famiglia, così come agli operatori.
5 LE AREE DELL INDAGINE NEUROPSICOLOGICA MEMORIA (AMNESIA) ATTENZIONE LINGUAGGIO (AFASIA) GESTUALITA APPRESA (APRASSIA) SINTOMI NON COGNITIVI (BPSD) FUNZIONI VISUO PERCETTIVE (AGNOSIA)
6 MEMORIA La memoria è quella funzione psichica volta all'assimilazione, alla ritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante l'esperienza. Non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria. Il processo mnestico si configura dunque come un percorso dinamico di ricostruzione e connessione di rappresentazioni, piuttosto che come un semplice "immagazzinamento" di dati in uno spazio mentale statico.
7 ATTENZIONE L attenzione non deve essere vista come funzione unitaria. Vengono individuate diverse dimensioni dell attenzione. 1. AUTOMATICA non necessita di un controllo spontaneo (spostamento del peso da un piede all altro quando si sta in piedi) 2. VOLONTARIA necessita di un controllo costante (scrivere a macchina la prima volta) 3. ATTENZIONE SELETTIVA UNICANALIZZATA (attenzione rivolta ad un solo compito) 4. DISTRIBUITA (attenzione rivolta a più compiti stabilendo le priorità) 5. MOMENTANEA (attenzione fugace. Stabilire ad es. se una cosa è pericolosa o no)
8 6. SOSTENUTA ( attenzione costante nel tempo = concentrazione) 7. AFFERENTE (attenzione a stimoli corporei e ambientali) 8. EFFERENTE (controllare quanto stiamo producendo in atti verbali e corporei) 9. COPERTA (avviene senza che gli altri se ne accorgano) 10. SCOPERTA (il mio atto attentivo è evidente agli altri) Pandiani Gorini-indicazioni per la valutazione neuropsicologica nell anziano
9 LINGUAGGIO AFASIE Nell anziano esistono diverse cause che possono causare deficit del linguaggio da incidenti cerebro-vascolari a sindromi degenerative. Esistono diversi tipi di compromissione linguistica: Disturbo del linguaggio verbale o Afasie: disturbo dei sistemi preposti alla comprensione e formulazione linguistica Disturbo della parola:dislalie (alterazioni anatomiche), disartrie (lesioni SNC), disfemie (Disturbi nevrotici come balbuzie) Disturbi della voce o Disfonie Nel linguaggio dell anziano divengono frequenti le Anomie e l uso di parole passe-partout (cosa, roba ). Un esame rapido dell eloquio spontaneo, della ripetizione e comprensione è sufficiente a discriminare le principali sindromi afasiche.
10 GESTUALITA APPRESA APRASSIA E raro che un paziente o la sua famiglia portino a conoscenza il proprio medico di un disturbo della gestualità appresa ovvero di APRASSIA. Il paziente aprassico può fare ciao con la mano al nipotino ma non riuscire a rifare lo stesso gesto su richiesta. L aprassico ha un disturbo primitivo del gesto volontario appreso, ovvero non compie intenzionalmente gesti motori, simbolici o non, precedentemente acquisiti.
11 BPSD I sintomi non cognitivi hanno particolare importanza nelle demenze. Possiamo suddividerli: SINTOMI AFFETTIVI (depressione e ansia) SINTOMI PSICOTICI (deliri e allucinazioni) DISTURBI DELLA CONDOTTA (sonno, alimentazione e sessualità) ALTERAZIONI DELLA PERSONALITA (irritabilità, apatia, disinibizione) COMPORTAMENTI SPECIFICI (vagabondaggio)
12 FUNZIONI VISUO PERCETTIVE Le abilità visuo-percettive consistono in un processo dinamico e attivo di elaborazione degli stimoli sensoriali che procede attraverso l analisi delle informazioni visive e culmina con l attribuzione di significato. AGNOSIA è il deficit del riconoscimento limitata ad un canale sensoriale (vista) Prosopagnosia Simultagnosia
13 Si può parlare di Demenza quando la perdita delle funzioni cognitive coinvolge la memoria e le altre funzioni (parlare, muoversi, pensare e ragionare, riconoscere ed orientarsi) ed è così severa da interferire con in modo significativo con le attività lavorative, sociali, relazionali e con la qualità della vita.
14 Classificazione delle demenze Esistono varie classificazioni delle demenze: in base alla sede della lesione Corticali/Sottocorticali Demenze primarie/secondarie
15 Demenze primarie o degenerative A) Demenze corticali 1) demenza di Alzheimer (AD) 2) demenze fronto-temporali 3) malattia di Pick B) Demenze sottocorticali 1)Parkinson-demenza 2) Demenza con corpi di Lewy 3) Atrofia multisistemica 4) Paralisi sopranucleare progressiva 5) Degenerazione cortico-basale 6) Malattia di Huntington 7) Idrocefalo Demenze secondarie A) demenza vascolare ischemica B) disturbi endocrini e metabolici ( ipo e iper-tiroidismo, ipo e iper-paratiroidismo, malattie dell asse ipofisi-surrene -s. di Cushing, m. di Addison-, encefalopatia portosistemica in corso di epatopatia, insufficienza renale cronica, ipoglicemia, disidratazione)
16 C) malattie metaboliche ereditarie D) malattie infettive ed infiammatorie del SNC (meningiti ed encefaliti - batterica, neurosifilitica, micotica, virale - sclerosi multipla e m. demielinizzanti, connettiviti, m. di Creutzfeld-Jakob, AIDS dementia complex) E)stati carenziali F)Sostanze tossiche (alcol, metalli pesanti, farmaci) G) Processi espansivi intracranici H) Miscellanea (traumi cranici, sindromi paraneoplastiche)
17 UN PO DI DATI L età media della popolazione italiana si sta alzando progressivamente e oggi gli over 65 sono oltre 12 milioni, circa il 20% della popolazione, mentre gli over 80 sono ben 3 milioni. Numeri destinati a crescere: nel 2050 la percentuale di persone over 65 supererà il 30% della popolazione italiana
18 La malattia di Alzheimer e le sue fasi
19 Prima fase (demenza lieve) La memoria inizia a svanire, soprattutto per gli eventi recenti Ripetitività Tendenza a perdersi in ambienti nuovi Dimenticanze Disorientamento temporale Pensiero impoverito con ridotta capacità di ragionamento logico Diminuzione della capacità di giudizio Ridotto rendimento lavorativo Incapacità di affrontare e risolvere problemi anche semplici relativi ai rapporti interpersonali o familiari Apatia: il paziente perde interesse per l'ambiente e per gli altri, richiudendosi in se stesso Labilità emotiva e mutamento della personalità
20 Seconda fase (demenza moderata) Grave deterioramento intellettivo non più attribuibile al normale invecchiamento La persona diventa incapace di apprendere nuove informazioni, spesso si perde, anche in ambienti a lui familiari La memoria remota è compromessa, anche se non totalmente persa, si aggravano i disturbi della memoria di eventi recenti o nomi delle persone, che vengono confusi o dimenticati; anche per questo vengono poste domande in maniera ripetitiva
21 Terza fase (demenza grave) Totale dipendenza e inattività Memoria a breve e lungo termine totalmente perse Compaiono incontinenza urinaria e fecale Incapacità di svolgere qualsiasi attività della vita quotidiana Grosse difficoltà a riconoscere parenti amici ed oggetti noti Difficoltà a capire o interpretare gli eventi
22 Incapacità a riconoscere i percorsi interni alla propria casa, difficoltà a camminare/spostarsi Difficoltà ad alimentarsi, problemi di nutrizione (può essere necessaria alimentazione artificiale) Elevato rischio di: malnutrizione, disidratazione, malattie infettive (soprattutto polmoniti), fratture, piaghe da decubito
23
24 Ciascun individuo può ridurre il rischio di sviluppare la demenza adottando un corretto stile di vita: Fare regolare esercizio fisico Seguire una dieta sana Allenare la mente Controllare il cuore Mantenere attività sociali
25 La rete dei servizi formali Assistenza Domiciliare Assistenza Domiciliare Distrettuale (CAD) Assistenza Protesica Assistenza Domiciliare del Comune (SAISA) Programma di Dimissione Protetta (Assistenza Domiciliare Integrata) Assistenza domiciliare per i pazienti con Demenza (SADISMA) Sportello Alzheimer Assistenza Semiresidenziale Centro Diurno Anziani Fragili, Centro Diurno Alzheimer. Residenzialità Protetta Residenzialità temporanea Casa di Riposo, Casa Famiglia Residenza Sanitaria Assistenziale. Lungodegenza Hospice. Tutela Sociale e Legale Invalidità ed Accompagno Amministratore di sostegno
26 Grazie per l attenzione
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