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1 DIETRICH BONHOEFFER LIBERTÀ, A LUNGO TI CERCAMMO... RESISTENZA E AMICIZIA Coordinamento Contenuti Emanuela Tangari Cristiana Amicozzi Eraldo Affinati Marilisa Castellano Emilio Baccarini Davide Cossu Giovanni Salmeri Lorenzo Echeoni Giulia Gaucci Noleggio della mostra Paola Mattavelli Associazione MondoDomani Vanessa Romani associazione@mondodomani.org Paolo Santori Tricia Scaccia Chiara Serangeli Chiara Stocco Ideazione grafica Gruppo 2duerighe Stampa pannelli Universitalia Editrice, Roma Allestimento Studenti di Filosofia di Roma Tor Vergata Si ringraziano Mostra realizzata per le iniziative culturali dell Università degli studi di Roma Tor Vergata

2 Sono effettivamente ciò che gli altri dicono di me? o sono solo ciò che io so di me stesso? UNA UNITÀ INDISSOLUBILE Dietrich Bonhoeffer nasce a Breslavia il 4 febbraio 1906, sesto di otto figli, in una famiglia della media borghesia prussiana tra le più in vista della Germania. Il padre Karl è professore all Università di Berlino e direttore dell ospedale psichiatrico della città; la madre, Paula, è imparentata con l alta borghesia e la nobiltà prussiana. Grande influenza esercita sul giovane Bonhoeffer il nonno Quando, al Liceo, il professore domandò agli studenti che cosa volessero fare all Università, rimase sorpreso da Bonhoeffer, che rispose di voler seguire Teologia, nonostante il suo evidente talento nel campo della musica. All opposizione e derisione dei fratelli, i quali consideravano la Chiesa un istituzione mediocre, Bonhoeffer era solito rispondere: «Ebbene, la riformerò». materno, Karl Alfred von Hase, pastore e cappellano di corte, discendente del celebre storico della Chiesa, Karl August von Hase. L infanzia e la giovinezza di Bonhoeffer sono caratterizzate da un ampio spettro di stimoli e di possibilità, sostenuti dagli interessi diversi della famiglia; in casa, nel quartiere Grunewald di Berlino, si respira aria di musica e letteratura, si discute di teologia e arte; non è raro che i figli siano coinvolti in conversazioni attente e profonde. È proprio la famiglia il primo ambito in cui Bonhoeffer sviluppa il suo fine senso musicale, la conoscenza della grande musica religiosa tedesca e il gusto sensibile per la liturgia. Il clima educativo è moralmente rigido e attento all obbedienza, al senso di responsabilità e al rispetto per gli altri. Quest ambiente familiare diventa spesso luogo di un salotto culturale, per via della vicinanza dei numerosi professori universitari, colleghi del padre, tra cui Adolf von Harnak, che sin da subito vuole avviarlo agli studi di storia del cristianesimo. È l immagine di una famiglia felice, fino al 1916 quando il fratello maggiore Walter, partito volontario, muore nella Grande Guerra. È questo il momento in cui matura in Bonhoeffer la vocazione al pastorato.

3 Nella primavera del 1923 inizia gli studi a Tubinga e nel giugno del 24 si iscrive alla Facoltà Teologica di Berlino, dove consegue la licenza il 17 dicembre Studia i grandi teologi del passato e la teologia liberale, tuttavia continua sempre di più a credere che essa non possa restare una pura ricerca accademica, ma debba incarnarsi in modo più preciso nella vita della Chiesa. In quegli anni segue il teologo svizzero Karl Barth, il cui pensiero sovverte le categorie classiche della disciplina attraverso una critica al tentativo religioso di raggiungere Dio dal basso verso l alto. Questa inversione di paradigma impressiona fortemente Bonhoeffer. Tra lui e Barth nasce un rapporto di amicizia che non si interruppe mai; il pensiero dell amico, l esigenza di una fede costituita dall incontro con un Dio che continua a venire, inaspettato, verso l uomo, sono fondamentali per la vita di Bonhoeffer. Se i fiori ai frutti o i frutti servano ai fiori chi lo sa? Non siate uomini ai margini della realtà, ma siate forti! LA FORMAZIONE E però sono dati ambedue. Il più prezioso, il più raro fiore nato in un ora felice dalla libertà dello spirito che gioca, che osa, che confida è all amico l amico. Vicino al conseguimento della libera docenza e dell abilitazione all insegnamento universitario, decide di interrompere la sua carriera. Non si tratta di una semplice irrequietezza giovanile, ma della convinzione che la forma della nuova teologia non poteva svilupparsi seguendo le vie sistematiche seguite nelle Università. Nel febbraio del 1928 si reca a Barcellona, come vicario della comunità tedesca della città; torna a Berlino l anno successivo per la nomina di assistente del professor Lütgert nella Facoltà di Teologia. Il 18 luglio 1930 ottiene l abilitazione all insegnamento, con una tesi dal titolo Atto ed essere; la sua prolusione da libero docente ha come argomento La questione dell uomo nella filosofia e nella teologia contemporanea. In questo stesso periodo sostiene l esame per la formazione ecclesiastica presso la Chiesa provinciale di Berlino Brandeburgo. Per l ordinazione dovrà però attendere ancora, prima di raggiungere l età canonica. In attesa di questo momento, Bonhoeffer accetta una borsa di studio annuale presso l Union Theological Seminary di New York, dove assimilerà la lezione del pacifismo ecclesiastico americano. Il 15 novembre 1931 è ordinato pastore nella Matthäuskirche.

4 Ogni giorno porta al cristiano molte ore di solitudine in mezzo ad un mondo non cristiano. Questo è il tempo della verifica È il 30 gennaio 1933, Hindenburg chiama Hitler al potere come Reichskanzler. L IMPEGNO TOTALE Il 1º febbraio dello stesso anno Bonhoeffer tiene la sua le indicazioni dello Stato. Bonhoeffer la vive come una sconfitta personale: «La Chiesa è rimasta muta quando invece avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo». Nel 1939 prende contatto con un gruppo interno alla Wehrmacht di resistenza e cospirazione contro Hitler, costituito da Hans von Dohnanyi (cognato nonché funzionario dell ufficio esteri dell Abwehr), dall ammiraglio Wilhelm Canaris e dal generale Hans Oster. Agli amici più impegnati nella resistenza al nazismo dedicherà il saggio del Natale 1942, Dieci anni dopo: prima e ultima conferenza radiofonica al microfono della Berliner Funkstunde, dal titolo Il Führer e il singolo. È una chiara denuncia del rischio che il Führer possa diventare un Verführer, cioè un seduttore, «colui che travia» il popolo. L intervento viene sospeso durante la trasmissione, ma Bonhoeffer non smette di denunciare l obbedienza passiva del popolo tedesco. Con determinazione chiede un intervento solenne da parte di tutte le Chiese cristiane per porre all attenzione del mondo la necessità della pace. È il 28 agosto Il discorso che il giovane teologo tiene all incontro ecumenico nell isola danese di Fanø crea molto scalpore e rimarrà nella storia con il nome di Sermone sulla pace. Nell aprile 1935 Bonhoeffer torna in Germania per dirigere, prima a Zingst e poi a Finkenwalde, un seminario per la formazione dei pastori della Chiesa confessante. L accanimento della Gestapo culmina nell agosto 1937, quando il seminario viene chiuso e ventisette pastori vengono arrestati. Il 20 aprile 1938 il governo chiede a tutti i pastori un giuramento di fedeltà a Hitler. Dopo alcune iniziali titubanze, quasi tutti i pastori della Chiesa confessante accettano di giurare, in quanto ritengono impossibile disattendere «Chi resta saldo? Solo colui che non ha come criterio ultimo la propria ragione, il proprio principio, la propria coscienza, la propria libertà, la propria virtù, ma che è pronto a sacrificare tutto questo quando sia chiamato all azione ubbidiente e responsabile»

5 Solo chi grida per gli ebrei può anche cantare il gregoriano LE CHIESE E IL NAZIONALSOCIALISMO La Chiesa cattolica guarda in principio con diffidenza al movimento hitleriano. Nella conferenza episcopale tedesca del 32, i vescovi interdicono ai cattolici, pena la scomunica, l iscrizione al partito nazionalsocialista, in quanto contraria «alle dottrine fondamentali ed agli indirizzi della Chiesa cattolica». Lo stesso Mein Kampf viene messo all indice. Gli indirizzi della gerarchia cattolica non vengono però seguiti dai fedeli, che in larga parte votano per il NSDAP. Il divieto di iscrizione al partito viene revocato nel luglio del 33. Inizia così una fase di appeasement tra cattolicesimo e nazismo, a partire dalla firma del Concordato tra il Vaticano e il nuovo governo tedesco. Si tenta di mettere in luce gli aspetti meno negativi del nazionalsocialismo, Münster Clemens August von Galen proclama in una serie di omelie lo sdegno per la campagna nazista denominata Aktion T4, volta a eliminare circa tra disabili, malati psichici e portatori di handicap. Fatte salve queste sparute prese di coraggio, il panorama della Chiesa cattolica ufficiale si rivela di una passiva acquiescenza durante tutto il periodo del regime nazista; si stagliano solitarie alcune figure di martiri come il gesuita Alfred Delp, impiccato il 2 febbraio 1945, il quale aderì alla Resistenza e denunciò lo sterminio di polacchi ed ebrei, e il movimento antinazista dei giovani studenti cattolici noto come La Rosa Bianca, fondato dai fratelli Hans e Sophie Scholl, catturati dalla Gestapo e giustiziati il 22 febbraio del ossia la comune avversione al bolscevismo, al liberalismo e al relativismo ateo. Ciononostante, il governo nazista viola apertamente durante tutto il decennio i termini del Concordato; nel 36 ogni movimento giovanile esterno all apparato nazista scompare, per confluire poi nella Hitlerjugend. Nel 37 il Vaticano prende apertamente posizione contro la politica religiosa del Terzo Reich con l enciclica Mit brennender Sorge (Con viva ansia), in cui Papa Pio XI denuncia il nazionalsocialismo nella sua pretesa di imporre una Weltanschauung totalizzante e aliena ai dettami del cristianesimo. Quattro anni dopo, il cardinale di

6 Voglio vivere questi giorni con voi CAPARBI, LIMPIDI E SALDI Ancor più lacerante è il dissidio all interno della Chiesa evangelica luterana, dove fin dal 32 si forma la corrente filonazista dei Cristiani tedeschi (Deutsche Christen). Nelle loro dichiarazioni il paradigma superomistico del Führer viene di fatto affiancato alla rivelazione cristiana, come recita la seguente confessione di fede dell 11 dicembre 1933: «Come per ogni popolo, anche per il nostro Insieme a Barth, Bonhoeffer è uno dei pochi all interno della Chiesa confessante che sia deciso a trasferire l opposizione teologica al nazismo nel campo politico; rimane famosa la frase, disperata e profetica, che Bonhoeffer pronunciò dopo la notte dei cristalli del 9 novembre 1938: «solo chi grida per gli ebrei può anche cantare il gregoriano». l Eterno ha creato una Legge conforme alla specie, che ha preso aspetto nel Führer Adolf Hitler e nello stato nazionalsocialista da lui formato. Questa Legge ci parla attraverso la storia del nostro popolo sgorgata dal sangue e dalla terra». Lo stesso sterminio degli ebrei viene vissuto e accettato dai Cristiani tedeschi come «provvidenziale» e necessario affinché la Germania sopravviva nell unione indissolubile di «razza, nazione e popolo». A opporsi ad essi si leva la voce di alcuni dei più autorevoli teologi tedeschi, tra i quali spicca quella di Karl Barth. Lo scontro è inizialmente più teologico che politico, come nella dichiarazione del Sinodo di Barmen del maggio 1933, in cui Barth e i pastori luterani contrari ai Cristiani tedeschi respingono «la falsa dottrina per cui la Chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere come rivelazione divina e fonte della sua predicazione, oltre e accanto a questa sola parola di Dio, anche altri avvenimenti, potenze, figure e verità». Coloro che accettano altre forme di rivelazione non fanno parte della «vera chiesa», e pertanto rinnegano la fede tramandataci dal Vangelo. Gli oppositori degli evangelici filonazisti si danno quindi il nome di Bekennende Kirche, Chiesa confessante. Barth viene costretto ad abbandonare la Germania nel 1935, in seguito al suo rifiuto di piegarsi al giuramento di fedeltà al Führer richiesto ai docenti universitari.

7 Il documento in cui Bonhoeffer esprime meglio la scissione lancinante all interno della Chiesa è datato 1940; uno spietato e lucido j accuse, in cui il teologo vive dentro di sé il senso di colpa di un intera nazione: «La Chiesa confessa di non aver annunciato con sufficiente sincerità e chiarezza l unico Dio che si è rivelato una volta per sempre in Gesù Cristo e che non tollera altri dèi accanto a sé. Essa confessa la sua pusillanimità, le sue deviazioni, i suoi pericolosi compromessi. Spesso è venuta meno alla sua missione di vigilare e di consolare. Così facendo ha «Sul nostro sangue ci sarà il peso di una nostra grande colpa» sovente rifiutato ai reietti e ai disprezzati la misericordia di cui era loro debitrice. È stata muta quando avrebbe dovuto LA CHIESA CONFESSA gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo. Non ha trovato la parola giusta nel modo giusto e al momento giusto. [ ] La Chiesa confessa di aver usato invano il nome di Gesù Cristo perché se ne è vergognata dinanzi al mondo e non si è opposta con sufficiente energia all abuso che si faceva di quel nome a fini iniqui: ha permesso che il nome di Cristo servisse a coprire la violenza e l ingiustizia. Ha persino tollerato senza protestare l aperto scherno rivolto al più santo dei nomi rendendosi così colpevole di favoreggiamento. La Chiesa riconosce che Dio non lascerà impunito chi usa invano il suo nome, come essa ha fatto. [ ] La Chiesa confessa di aver visto l uso arbitrario della forza brutale, di aver osservato la sofferenza fisica e morale di innumerevoli innocenti, l oppressione, l odio, l assassinio, senza elevare la sua voce e senza trovare il modo di correre al soccorso. Si è resa colpevole della morte dei più deboli e indifesi tra i fratelli di Gesù Cristo. [ ] La Chiesa si è resa colpevole di aver favorito, con il suo silenzio, un minor senso di responsabilità nella condotta, un minor coraggio nella difesa di una causa e una minore disposizione a soffrire per ciò che si sa essere giusto. Si è resa colpevole della defezione delle autorità da Cristo.»

8 Siamo entrati in un tempo nel quale il pensiero non può più essere il lusso dello spettatore, ma deve porsi interamente al servizio dell azione LA NATURA CORROTTA DEL POTERE TOTALITARIO Nel 1934, la dichiarazione di Barmen afferma il Vangelo di Cristo come fondamento intoccabile della Chiesa evangelica tedesca e viene rimproverato ai Cristiani Tedeschi e alla dirigenza ecclesiastica del Reich il rischio di distruggere tale fondamento; la Chiesa Confessante riconosce perciò di non potersi sottomettere a nessun altra autorità che non sia quella di Cristo, e di non accettare alcun condizionamento ideologico o politico: «Respingiamo la falsa dottrina, secondo cui ci sarebbero settori della nostra esistenza nei quali non apparterremmo a Gesù Cristo ma ad altri signori». di mera propaganda politica, bensì di una rieducazione totale ad una nuova Weltanschauung, una visione del mondo che coinvolgesse tutta la persona in quel progetto ideologico. Nella sua denuncia vi è l eco delle riflessioni dell esperto di diritto costituzionale Leibholz, marito della sorella Sabine: lo Stato assuma un carattere mitico, pericoloso per il dogma religioso e per la Chiesa evangelica, poiché tende «ad ampliare progressivamente le sue competenze sovrane e a inglobare per quanto possibile tutti gli ambiti dell esistenza nella sfera statale-politica». Sebbene all inizio Bonhoeffer non attribuisse all opposizione religiosa un significato politico di resistenza al regime nazista, egli non condivideva l apoliticità della chiesa confessante e l illusione di «convertire Hitler». Il 26 febbraio del 1933, quando un predicatore aveva esaltato la schiera di bandiere con la croce uncinata attorno all altare del duomo di Magdeburgo come simbolo di una rinnovata speranza per la Germania, Bonhoeffer ribadisce che nella Chiesa c è un solo altare e chi si affi- La questione si sposta così dal piano teologico a quello politico: ogni cristiano, oltre alla condanna esplicita del regime nazista, ha il dovere di resistere all ideologia e di opporsi a ogni tentativo di lesione della libertà umana. Non vi è realizzazione, per Bonhoeffer, in un percorso solitario, mediante una perfezione personale; l unità piena, l umanità, si compie nell essere con gli altri e nell assumere su di sé le sofferenze degli altri. da a un altro altare non può considerarsi membro della casa di Dio: «nella chiesa abbiamo un solo pulpito e da questo pulpito si parla della fede di Dio e di nessun altra fede e nessun altra volontà, per buona che sia». Il nazionalsocialismo aveva la pretesa di recare all umanità una sorta di nuova religione: non si trattava più

9 La sequela garantisce in effetti che il cristianesimo non si trasformi in poesia, mitologia, in idea astratta IO TI CHIAMO, QUESTO È TUTTO La sequela non è un concetto filosofico derivato da un sistema di morale; Bonhoeffer riflette su un fatto storico, dal valore eterno. Dio si è fatto uomo: questa la verità del fatto cristiano. Gesù «chiama alla sequela in quanto Figlio di Dio e non come maestro e modello». Bonhoeffer vive una costante contemporaneità con Cristo: con questo animo si affaccia, tra il 1935 e il 1937 a Finkenwalde per dirigere il seminario. Cinque corsi di sei mesi ciascuno sull esegesi di alcuni passi sinottici e testi corrispondenti al discorso della montagna, che egli ritiene decisivo per la sua vita e per la vita di ogni cristiano. Il discorso della Montagna è una delle parti più generative dell insegnamento di Gesù. Nei passi del Vangelo di Matteo dedicati a questa vicenda (Mt 5,1-7,28) vi sono temi cardine del cristianesimo: le beatitudini, il rapporto tra la legge antica e la nuova, il cammino dell uomo verso la salvezza. Bonhoeffer sa che, prima ancora di un insieme di dottrine, nel discorso della Montagna Gesù sta raccontando sé stesso, perché la legge si incarna nella sua persona. Da qui la grande attenzione esegetica al testo, la cura necessaria per far sì che la radicalità del messaggio non venga tradita dalle intenzioni degli uomini. Anni fondamentali, accolti controvoglia, come una «perdita di tempo», nei quali però sperimenta il passaggio da un ambiente accademico ad uno pastorale, un passaggio dallo studioso che vuole comprendere Cristo al teologo che vuole vivere e seguire Cristo, perché l incontro cristiano avviene tramite una parola viva che rende vivi. L opera Sequela, terminata nel 1937, viene pubbli- «Dove la chiamata alla sequela condurrà coloro che la accolgono? Che decisioni e divisioni ne conseguiranno?» cata con il titolo originale Nachfolge, «imitazione», inteso come il seguire. Il pensiero di Bonhoeffer si sviluppa negli anni in cui la minaccia del nazionalsocialismo trascina l individuo a dissolversi nella massa, a seguire ideologie illusorie. La necessaria solitudine della sequela è di contro la forza stessa del singolo, a cui «è data in dono la comunione della comunità. Egli si ritrova in una fraternità visibile, che lo ripaga cento volte di ciò che ha perduto». La chiamata alla sequela «crea subito una nuova situazione. La permanenza nella vecchia situazione e la sequela si escludono a vicenda». La chiamata di Cristo è insieme «morte e vita». Alla sequela sembra sempre opporsi la razionalità, l attrattiva di una vita tranquilla, talvolta la legge; lo stesso io dell uomo vi si oppone, ogni volta che crede di conoscersi, di sapersi e farsi. Eppure, scrive Bonhoeffer, «vorrei per una volta non essere al sicuro». Solo nella sequela è «ristoro e pace per l anima», «la gioia più alta» che libera dal giogo e inscrive l uomo in Chi lo conosce e lo precede. «La voglia di essere tutto quel che si è per merito di sé stessi è un falso orgoglio. Anche ciò che si deve agli altri appartiene a sé stessi ed è una parte della propria vita. Sii un tutto, in cui si è compreso ciò che si è e ciò che si riceve dagli altri.»

10 Sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo chiedere LA GRAZIA A CARO PREZZO L 11 settembre 1934 Bonhoeffer confida a Erwin Sutze: «Sono di nuovo nella nostra comunità [a Londra] e mi tormento nel tentativo di decidere se devo rientrare in Germania, per dirigere un seminario di predicazione che si deve creare, se devo rimanere qui o se vado in India. All Università non credo più, anzi non ci ho mai creduto davvero, con Suo grande scandalo. Tutta la specializzazione della nuova generazione teologica oggi spetterebbe a scuole di carattere ecclesiastico-conventuale, in cui vengano presi sul serio la vera dottrina, il a cui aderire, ma di una relazione d amore. La semplice obbedienza alla persona di Cristo comporta per colui che accoglie la chiamata il passaggio «dalla relativa insicurezza della vita alla piena insicurezza (ma in effetti alla assoluta sicurezza ), dal controllabile e calcolabile (ma in effetti del tutto sfuggente) al totalmente incontrollabile e contingente (ma in effetti all unica realtà necessaria e di cui si possa tener conto), dal campo delle possibilità finite) al campo delle possibilità infinite (ma in effetti all unica realtà liberante)». discorso della montagna e il culto: nessuno dei tre lo è all università e sarebbe impossibile che fosse diverso, date le circostanze». Rispondere alla vocazione, vale a dire alla responsabilità, al compito personale, è anche il modo per vivere in comunione, scevri dalle tentazioni di un legalismo e dalla schiavitù per le proprie stesse convinzioni. Dal discorso della montagna in poi «tutto è cambiato. L ho avvertito chiaramente e anche altri intorno a me. Fu una grande La grazia a caro prezzo implica un adesione responsabile, nel «giusto rapporto con il mondo», dentro il mondo e non fuori: «Ognuno è chiamato da solo. Da solo deve seguire». Chi è chiamato «non trova riparo né nel padre né nella madre, né nella moglie né nei figli, né nel popolo né nella storia. Cristo vuol mettere l uomo nella considerazione di solitudine, perché questi deve poter vedere soltanto colui che l ha chiamato». liberazione. Allora mi divenne chiaro che la vita di un servitore di Cristo deve appartenere alla Chiesa». Questa è la strada sulla quale si sperimenta ciò che egli chiama «grazia a caro prezzo», come a caro prezzo è la Il «caro prezzo» sarà «il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva» stessa incarnazione di Dio. È questa grazia che chiama alla sequela di Cristo incarnato, vivo, anche nella croce, e che «costa all uomo il prezzo della vita». Cristo chiede una sequela autentica ma mai prima o fuori dal sì di ogni uomo. La proposta cristiana non è quella di una via alla Bonhoeffer non vuole seguire la «grazia a buon mercato», che abbaglia ma non sostenta, non costa nulla, lascia inalterata la vita del peccatore, giustificando il peccato, e non offre all uomo l autentica libertà a cui aspira. fede, di un programma di vita da realizzare o un ideale

11 Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo «etsi deus non daretur» IL MONDO DIVENTATO MAGGIORENNE La vera domanda è «che cosa sia veramente per noi, oggi, il cristianesimo, o anche chi sia Cristo». «Indipendentemente dall esistenza di Dio», secondo la formula ripresa da Grozio: questo è l orizzonte in cui il cristiano compie la propria missione. Bonhoeffer si rende conto che «gli uomini così come ormai sono, semplicemente non possono più essere religiosi». Nasce così l esigenza di un cristianesimo non-religioso, attribuendo all aggettivo «religioso» l interpretazione classica superata dall Incarnazione. La debolezza dell uomo trova nella religione una comoda scappatoia dalle proprie fragilità. «diventato adulto» (mündige Welt). Ciò non significa relegare Dio nell irrilevanza. Al contrario, si restituisce Dio in tutta la sua potenza alla vita dell uomo, il quale, invece di usarlo come strumento delle proprie fragilità, lo accoglie assumendosi la piena responsabilità delle proprie azioni. La salvezza si esplica così nella teologia della croce, poiché «solo il Dio sofferente può aiutare». Il cristiano per Bonhoeffer non è un uomo religioso perché contesta la pretesa di collocare Dio dove si ritiene che debba stare: ma Dio sempre eccede questa forma. La religione è il tentativo di andare dall uomo verso Dio, mentre la rivelazione cristiana è l esperienza di un Dio che continuamente si rivela all uomo e scardina, rompe «Per me scrive il 29 maggio 1944 è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a Dio il ruolo di il paradigma entro cui l uomo religioso cerca di trattenerlo, senza incontrarlo: tappabuchi nei confronti dell incompletezza delle nostre conoscenze [ ]Dio non deve essere riconosciuto ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell agire, e non solamente «È al centro della nostra vita che Dio è aldilà. La Chiesa non sta lì dove vengono meno le capacità umane, ai limiti, ma sta al centro del villaggio» nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto venuto apposta per rispondere a questioni irrisolte.» Il mondo adulto diventa la via attraverso cui la fede cristiana riscopre le sue autentiche radici, rigetta la falsa immagine di Dio e ritorna, in definitiva, alla sua scandalosa e invincibile potenza. Dio non è un semplice deus ex machina; Egli non è qui per noi, ma con noi, si rivela sofferente, impotente. Nella lettera del 30 aprile 1944 Bonhoeffer dichiara l unico, possibile e concreto progetto di fede in un mondo ormai

12 Come posso salvare il mio io? come posso diventare libero? Queste domande assumono in Bonhoeffer il senso di un movimento dell anima che non vuole essere taciuto con l abitudine. La disponibilità alla responsabilità è condizione necessaria per agire: «Voi oggi siete talmente assorbiti dal presente, da avere poca voglia, ma forse poca forza, di pensare al futuro, di progettare. L irresponsabilità di fronte al futuro è nichilismo, l irresponsabilità di fronte al presente è esaltazione» «Fare e osare non qualunque cosa, ma la cosa giusta; non restare sospesi nel possibile, ma afferrare arditi il reale; non nella fuga dei pensieri, ma nell azione soltanto è libertà» Libertà e responsabilità permettono di ricercare la qualità; la persona deve lottare contro ogni forma di massificazione che si nutre esclusivamente di quantità attraverso la qualità: LIBERTÀ VA CERCANDO «quando vien meno il senso per la qualità dell uomo e la forza di mantenere le distanze, allora si è a un passo dal caos [ ] La qualità è il nemico più potente di qualsiasi massificazione. [ ]. Le quantità si contendono l un l altra lo spazio, le qualità l un l altra si completano». L obbedienza senza libertà è schiavitù e la libertà senza obbedienza è arbitrio; tuttavia è riduttivo concepire la libertà e la responsabilità nell alveo dell azione e dell obbedienza. La vita di Bonhoeffer è una testimonianza di unità totale, in cui ogni particolare è illuminato dalla verità: «Se vuoi andare verso la luce, ma non l hai ancora trovata, fai la verità, e allora vi sarai condotto» «Fare la verità» è la domanda e il travaglio della libertà, dell autentica responsabilità che chiede un continuo cambiamento, poiché nulla nella vita resta fermo. *** L obbedienza segue ciecamente, la libertà ha gli occhi ben aperti. L obbedienza agisce senza domandare, la libertà vuol sapere il perché. L obbedienza ha le mani legate, la libertà è creativa. Nell obbedienza l uomo osserva i comandamenti di Dio, nella libertà l uomo crea comandamenti nuovi. Nella responsabilità trovano realizzazione entrambe, l obbedienza e la libertà.

13 Programmi grandiosi ci portano solo al punto raggiungibile per conto nostro, e invece dovremmo soltanto trovarci là dove Egli è L ETICA «L etica si riferisce a un tempo e luogo determinati, per il fatto che l uomo è una creatura vivente e mortale in un mondo finito e fragile» Tra il 1940 e 1943 Bonhoeffer inizia l elaborazione dell Etica, tra le opere più significative, pubblicata dopo la sua morte dall amico Bethge. Scrivere di morale in quegli anni era un impresa temeraria, per la pesante diffidenza sollevata dalla teologia di Barth nei confronti del tema etico. Bonhoeffer offre ad essa un doppio fondamento, antropologico e cristologico. L origine dell etica risiede e va cercata nell essere umano come persona libera, autonoma e responsabile dei propri atti. Etica e cristologia interagiscono e convergono su un unico piano: l azione responsabile a favore della dignità degli esseri umani. Bonhoeffer pensa la crisi senza mai cedere alla tentazione di trasformarla in una posizione alla maniera dialettica, senza ridurla ad un tema vuoto e astratto. L Etica non ha al proprio centro un sistema teoricamente compiuto, ma sempre una domanda: che cosa dobbiamo fare? L etica deve proporre la soluzione del vivere insieme (Mit-leben), per uscire da una dimensione puramente privatistica; questo Mit-leben è inserito nella dimensione del dovere, ma non imposto; attraverso il vivere-insieme l umanità emerge dalla pienezza della vita, dalla totale naturalità e da un libero atteggiamento. «Non esiste sentimento che renda più felici di sentire che possiamo essere qualche cosa per gli altri. Non conta il numero, ma l intensità. In fin dei conti sono proprio i rapporti umani il fatto più importante della vita, e neppure l uomo moderno, l uomo della prestazione può cambiare questa realtà, né tanto meno i semidei o i folli che nulla sanno dei rapporti umani. Dio stesso si fa servire da noi nell umano. L attenzione ai rapporti umani non implica la scarsa considerazione per il mondo delle cose e della prestazione materiale.» Ogni discorso etico privo di riferimento al tempo e al luogo manca di concreta autorevolezza; l etica perciò è legata ad una posizione oggettiva del mondo. Nell ultima lettera alla fidanzata Maria, Bonhoeffer scriverà: «io credo che i cristiani che vivono con un solo piede nella terra, vivranno con un solo piede anche in paradiso». Per lui non è pensabile un modo diverso di essere cristiani se non l impegno nella storia in cui si è collocati.

14 La mia vita è al di fuori di me LA FEDELTÀ ALLA TERRA Il problema etico del bene si situa e si comprende nella vita stessa. Quest ultima è buona nella sua realtà, nella sua origine e nel suo scopo. La responsabilità è essenzialmente un rapporto da persona a persona, l uomo responsabile si rivolge al prossimo così come esso è, compiendo un azione che è conforme alla realtà e accettando il rischio della libertà. La fonte di un azione conforme alla realtà si trova in Gesù Cristo che è Dio fatto uomo, che ha accolto l uomo e ha amato, giudicato e riconciliato non solo l uomo ma il mondo. «Ne deduciamo che un azione conforme a Cristo è anche conforme alla realtà. [ ] L azione conforme a Cristo è conforme alla realtà perché lascia che il mondo sia mondo, e tuttavia non dimentica mai che in Gesù Cristo il mondo è amato, giudicato e riconciliato da Dio» Perciò l azione responsabile è un rischio liberamente assunto, che nessuna legge giustifica, che si compie rinunciando a qualsiasi valida autogiustificazione, e rinunciando a qualsiasi pretesa di avere la suprema conoscenza del bene e del male. Con il termine conformazione Bonhoeffer definisce un azione radicale: solo essendo conformati a Colui che è divenuto Uomo, l uomo può essere realmente uomo. Qualsiasi idea di superuomo ne diventa la definitiva negazione. Conformazione non è riproduzione: l uomo non è trasformato in una forma a lui estranea. La differenza sostanziale con le altre tipologie di etica è che Dio non diviene un principio, una legge, un ideale, ma un uomo; non si interessa dell universalmente valido ma di ciò che serve all uomo concreto. Per questo Bonhoeffer afferma che la sua etica non si affanna intorno ai problemi tipici dopo Kant, nelle dottrine morali dei principi e delle norme, ma vuole restituire all etica una dimensione storica e vitale.

15 Sarebbe perduto quel tempo in cui non avessimo vissuto da uomini, imparato, gioito e sofferto PENSARE E AGIRE: UN NUOVO RAPPORTO L essere-di-cristo si traduce nell essere-per-l altro. Non può sussistere l idea di un uomo astratto così come non è possibile concepire l idea di un bene indipendente dalla vita: nella vita cristiana il dissidio tra realtà ultime (la realtà di Dio) e realtà penultime (la realtà umana, storica) si ricompone. Se dopo Cristo non ha più senso un concetto di Dio in sé, è anche vero che non ha più senso una relazione alla vita in sé: «un preteso Dio puro come un preteso uomo puro sono due astrazioni vuote». Solo ora, nell ambito di questo spazio liberato da Cristo si può presentare la questione dell azione umana concreta, cioè cosa debbo fare e come lo debbo fare. Bonhoeffer la chiama la questione della responsabilità (Verantwortung), o, nel senso più etimologico del termine, la questione della risposta. La struttura della vita responsabile è determinata da due fattori: dal vincolo della vita con l uomo e con Dio, e dalla libertà della vita personale. Quel vincolo dà origine alla libertà della vita del singolo. Non esiste responsabilità al di fuori di quel vincolo e di quella libertà. «Nella vita di un uomo dieci anni sono un periodo lungo. Poiché il tempo, per la sua irrecuperabilità, è più prezioso dei beni di cui disponiamo, ogni volta che guardiamo indietro ci turba il pensiero del tempo perduto. Sarebbe perduto quel tempo in cui non avessimo vissuto da uomini, non avessimo accumulato esperienze, non avessimo imparato, fatto qualcosa, gioito e sofferto. Perduto è il tempo non riempito, vuoto. Tali non sono stati certo gli anni passati. Le nostre perdite sono tante, incalcolabili, ma il tempo non lo abbiamo perduto. È vero bensì che le conoscenze ed esperienze acquisite, di cui ci si rende conto a posteriori, non sono che astrazioni del vero e proprio accaduto, della Per responsabilità egli intende la totalità ed unità della risposta alla realtà donataci in Cristo, di natura diversa da tutte quelle risposte parziali e frammentarie dell uomo. vita vissuta; ma se poter dimenticare è senza dubbio una grazia, ricordare, ripetere insegnamenti ricevuti, fa parte dell esistenza responsabile.»

16 Cristo non crea in noi un tipo di uomo, ma l uomo senz altro ESSERE PER L ALTRO Come l uomo può sviluppare la propria autonomia, se dal crocifisso giunge un messaggio di mortificazione e rinnegamento? Proprio lì è invece per Bonhoeffer la possibilità di valorizzarsi, di inverarsi. Nel crocifisso Dio si depotenzia per lasciare all uomo la sua potenza. I caratteri tipici della dimensione metafisica passano alla dimensione antropologica, connotata teologicamente. Bonhoeffer non propone una filosofia eversiva dal cristianesimo, ma una prospettiva teologica di rinnovamento, senza la soluzione della teologia in antropologia. Non c è più posto per un Dio metafisico e religioso, ma Constatare che non c è altra via per passare all altro se non attraverso Cristo significa oltrepassare «l abisso che ci separa dall altro uomo, l insuperabile distanza, l insuperabile diversità, l insuperabile estraneità dall altro uomo»; neppure la più avveduta psicologia, neppure la più convinta strategia relazionale, neppure la più sincera disponibilità riescono a raggiungere l altro uomo. L ipotesi di una immediatezza psicologica è svanita con la venuta di Cristo: «solo attraverso di lui passa la via che conduce al prossimo. Perciò l intercessione è la strada più promettente per raggiungere l altro». solo per un Dio cristiano che, con la sua crocifissione, proclama il «senza Dio» in funzione della potenza umana: «Davanti a Dio e con Dio noi dobbiamo vivere senza Dio» Nella religione si ha una concezione trionfalistica di Dio: potente lui, impotente il mondo; nel cristianesimo, nella teologia della croce, vi è un inversione. Per questo il cristianesimo non è religione: per Bonhoeffer l essenza del «La libertà non è una qualità che possa essere scoperta, o un possesso, qualcosa di dato, di oggettivo, neppure una forma per un dato, ma è un rapporto. È in effetti un rapporto tra due. Essere libero significa essere-libero-per-l altro, perché l altro mi ha legato a sé. Solo in rapporto all altro sono libero» cristianesimo risiede nella profonda umanità del crocifisso. L uomo cristiano è l uomo stesso, che partecipa alla vita di Cristo e, quindi, del mondo.

17 Nel settembre del 37, dopo la chiusura di Finkenwalde da parte della Gestapo, Bonhoeffer si rifugia nella casa dei genitori a Berlino. Nel 39, gli viene proposto la tua luce arde nella notte di tornare negli Stati Uniti, dove riprende ad insegnare nello Union Theological Seminary. La permanenza però L ARRESTO sarà breve. Dopo poche settimane Bonhoeffer sale sull ultima nave diretta in Europa prima dell inizio della guerra: «Ho commesso un errore venendo in America. Non avrò diritto di partecipare alla ricostruzione della vita cristiana in Germania dopo la guerra se non condivido con la mia gente le prove di questi anni. I cristiani della Germania si troveranno davanti la terribile alternativa tra augurarsi la sconfitta della loro nazione, perché la civiltà cristiana possa sopravvivere, o augurarsi la vittoria della loro nazione e dunque la distruzione della nostra civiltà». Nel settembre del 39 Hitler invade la Polonia: inizia la seconda guerra mondiale. Bonhoeffer si unisce al cognato nel complotto contro Hitler. Come membro della Abwehr, il servizio segreto della Wehrmacht, inizia a viaggiare con la motivazione ufficiale di raccogliere informazioni militari mediante le relazioni ecumeniche; sfrutta invece l occasione per incontrare amici e conoscenti e diffondere i dettagli del complotto contro Hitler. Il 5 aprile 1943 la Gestapo arresta Bonhoeffer insieme ad altri cospiratori, tra cui il cognato Dohnanyi. Prelevato dalla casa dei genitori, in Marienburger Allee, e portato nel carcere militare di Berlino Tegel, viene rinchiuso in isolamento. È accusato di aver partecipato alla fuga di un gruppo di ebrei, di viaggi all estero slegati dalle funzioni dell Abwehr e di aver sostenuto alcuni esponenti della Chiesa confessante. Chi lo incontra amici e conoscenti, estranei e medici del carcere rimane sorpreso dalla sua positività, dalla capacità di «sperare contro ogni speranza». Ripete a tutti che «è persa solo quella battaglia che diamo per persa». In carcere Bonhoeffer venne a sapere, la sera stessa, che l attentato del 20 luglio contro il Führer era fallito. Il suo destino è segnato. Il giorno dopo scrive all amico Bethge: «Più tardi ho appreso, e continuo ad apprenderlo anche ora, che si impara a credere solo nel pieno essere-aldiquà della vita, in questo vivere nella pienezza degli impegni, dei problemi, dei successi e degli insuccessi, delle esperienze, delle perplessità allora ci si getta completamente nelle braccia di Dio, non si prendono più sul serio le proprie sofferenze, ma le sofferenze di Dio nel mondo [ ] e io credo che questa è fede, e così si diventa uomini».

18 Io non voglio un amore qualsiasi, e nemmeno l amore, ma voglio il tuo amore, che è così come sei tu MIA CARISSIMA MARIA in un autentico rapporto: desiderare l altro più di quanto si desideri che l altro sia in un certo modo: Alla fine del 1942 Bonhoeffer conobbe Maria von Wedemeyer, dell aristocrazia luterana. Fu un amore profondo e importante, decisivo per la vita di entrambi. La madre di Maria si oppone alla nascita di questo rapporto a «Non parlarmi dell immagine sbagliata che potrei avere di te. Non voglio un immagine, voglio te, così come ti prego di tutto cuore di non volere un immagine di me, ma me, e devi sapere che sono due cose diverse». causa della differenza di età: quando si incontrano per la prima volta Maria ha diciotto anni, Dietrich trentasei. «Alla tua età, a vent anni, io scrivevo libri, mentre tu fai, sai, scopri, riempi con la vita vera ciò di cui io ho solo sognato. Conoscere, volere, fare, sentire, in te non Quando Bonhoeffer verrà arrestato e condotto alla prigione militare di Tegel, Maria non ne sarà subito a conoscenza. Sarà lo zio a comunicarle l arresto dell amato. Egli potrà scriverle direttamente solo tempo dopo, dalla sua cella 92: sono divisi, ma formano un grande tutto, e una cosa viene rafforzata dall altra. Ciò che ho trovato in te, ciò che amo il tutto, l indiviso, di cui ho nostalgia e desiderio Ogni volta mi stupisco di trovare in te solo gioia, amore, pazienza e forza. Non riesco a comprendere.» La madre di Maria avverte i pericoli a cui va incontro Bonhoeffer a causa del suo impegno nella Resistenza e spera che i contatti con la figlia si interrompano. Ma il «Mia carissima, buona Maria! Non è meraviglioso che adesso possa scrivere anche a te direttamente? Come ho desiderato questo momento. [ ] non sono abbastanza allegro e altruista, e questa è colpa proprio dell odiosa prigione; ma tutto questo lo sai bene, e se parlo troppo di me stesso, tu devi sapere che sei sempre totalmente inclusa nel mio io» legame è così forte che il 13 gennaio 1943 Maria ottiene il permesso di scrivergli. Dietrich conferma il suo reciproco amore e sottolinea ciò che egli considera decisivo

19 Speriamo nell ora in cui condivideremo tutto non solo col pensiero, ma nella realtà NEI MIEI PENSIERI TI CERCO «Adesso sta suonando il segnale per coricarsi, la lettera partirà domattina presto. Non c è dentro molto, ma Il 19 dicembre 1944 Dietrich scrive l ultima lettera che ella riceverà: il cuore pieno d amore, quello è sempre qui e sempre con te, anche senza tanti pensieri. Stai bene, mia carissima Maria. Continua ad essere serena, paziente e forte e non dimenticarti di me, così come io non mi dimentico mai di te, dal mattino fino alla sera, e la notte, quando mi sveglio.» Il carcere e la prigionia non sembrano impedire ai due fidanzati il desiderio di progettare la vita futura. Maria non sapeva che la prigionia sarebbe durata ancora più di un anno e che mai più si sarebbero rivisti in libertà. «È come se nella solitudine l anima sviluppasse dei sensi che nella vita quotidiana non conosciamo. Così non mi sono mai sentito solo e abbandonato nemmeno per un istante. Tu, i genitori, voi tutti, gli amici egli allievi al fronte mi siete sempre presenti. [ ] Dunque non devi pensare che io sia infelice. E poi che significa felice o infelice? Dipende così poco dalle circostanze, ma soltanto da quello che avviene nell uomo. Io sono ogni giorno contento di avere te, voi, e ciò mi rende felice». Una corrispondenza di vita desiderata, di una appartenenza vissuta, seppur nella distanza: «Non vedere le Maria verrà a conoscenza della morte di Bonhoeffer solo mesi dopo, con la fine della guerra, nell estate del lettere inanimate, ma vedi dietro di esse ti prego un cuore per molti versi imperfetto, egocentrico, goffo *** e debole, che però crede di poter trovare ancora pace sulla terra solo se il tuo cuore si aprirà a lui». Nonostante la sua detenzione, e la consapevolezza di non esser rilasciato dal carcere, Bonhoeffer rivolse sempre parole di conforto a Maria e alla famiglia, ai genitori: L amore può attendere, attendere a lungo, attendere fino all ultimo. Non diventa mai impaziente, «È il rischio implicito in ogni grande amore, quello di non vuole affrettare né forzare nulla. Conta sui tempi lunghi. smarrirvi. L immagine della polifonia continua a perseguitarmi. Oggi, quando il pensiero di essere lontano da voi mi faceva un po male, mi è venuto in mente che gioia e dolore fanno anch essi parte della polifonia dell intera vita e possono coesistere, l una accanto all altro, indipendenti».

20 Libertà, a lungo ti cercammo RESISTENZA E RESA Nei mesi seguenti intrattiene una significativa corrispondenza con la famiglia, con l amata Maria ed Eberhard Bethge, trasmessa clandestinamente con l aiuto del sergente Holzendorf: «Vi ringrazio molto per le vostre lettere; sono sempre troppo brevi per me, ma lo capisco benissimo! È come se per un momento la porta della prigione si aprisse e si vivesse un pezzo della vita di fuori» Si interroga sulla fede e sulla ragione, sull azione nel mondo, sul rapporto tra resistenza e resa: «Spesso qui ho pensato a dove passino i confini tra la necessaria resistenza alla sorte e l altrettanto necessaria resa». Morte Vieni, ora, festa suprema sulla via verso la libertà Morte, rompi le gravose catene e le mura del nostro effimero corpo e della nostra anima accecata. Perché finalmente vediamo, ciò che qui c è invidiato di vedere. Libertà, a lungo ti cercammo nella disciplina, nell azione e nella sofferenza. Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio. *** Il 3 aprile viene portato su un autobus al campo di concentramento di Flossenbürg, nella foresta bavarese. Il Il 12 settembre 1944 la Gestapo scopre, nel quartier generale di Zossen, i documenti dell Abwehr che mostrano il coinvolgimento di Bonhoeffer nell attentato del 20 luglio. Hitler ordina la morte di tutti i membri della congiura. L 8 ottobre viene trasferito da Tegel alla prigione sotterranea di Prinz-Albrecht-Straße; il 2 febbraio 45 è condannato a morte, e dopo cinque giorni viene trasferito a Buchenwald. Alla domanda, da parte dei compagni di prigionia, su come sia possibile che un teologo evangelico abbia sostenuto un progetto omicida contrario ai comandamenti cristiani, Bonhoeffer risponde: giorno della domenica in albis, su richiesta dei compagni, Bonhoeffer guida una breve meditazione, interrotta dall irruzione di due civili: «Prigioniero Bonhoeffer, prepararsi a venire via!». Con lui vanno al patibolo il cognato Dohnanyi, l ammiraglio Canaris, il colonnello Oster. Qualche giorno dopo tocca a Klaus Bonhoeffer, a Rüdiger Schleicher e a molti altri ancora. All alba del 9 aprile Bonhoeffer lascia in cella i suoi due libri, la Bibbia e Goethe, e viene impiccato all età di 39 anni. Poco prima di morire, Bonhoeffer afferma: «Questa è la fine, ma per me è l inizio della vita» «Se un pazzo guida l auto sul marciapiede della Kurfürstenstraße, da pastore non posso solamente seppellire i morti e consolare i parenti: se mi trovo in quel posto io devo fare un salto e strappare l autista dal volante».

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