LA STRATEGIA DI LISBONA E I MODELLI SOCIALI EUROPEI DI SOSTENIBILITA

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1 9 CONVEGNO INTERNAZIONALE IN RICORDO DI MARCO BIAGI Modena, marzo 2011 EUROPA 2020: PROSPETTIVE COMPARATE E AZIONE TRANSNAZIONALE Exit strategies per i mercati del lavoro, le relazioni industriali e la gestione delle risorse umane LA STRATEGIA DI LISBONA E I MODELLI SOCIALI EUROPEI DI SOSTENIBILITA Prof. Paola Bertolini (Università di Modena e Reggio Emilia e CAPP) paola.bertolini@unimore.it Dott. Francesco Pagliacci (Università di Bologna) francesco.pagliacci2@unibo.it 1

2 La STRATEGIA DI LISBONA La Strategia di Lisbona è stata varata nel marzo 2000 con l obiettivo di rendere l Europa, entro il 2010: l economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale La strategia si articola su tre pilastri: 1. sociale (strategie per l occupazione e promozione delle risorse umane; aumento della coesione sociale; investimenti in istruzione e formazione e economia della conoscenza); 2. economico (maggiore integrazione tra i mercati; promozione della competitività; promozione dell innovazione e della R&S per favorire la transizione verso l economia della conoscenza); 3. ambientale (aggiunto nel giugno 2001 al Consiglio Europeo di Göteborg: maggiore attenzione all impatto che la crescita economica esercita sull uso delle risorse). 2

3 Il cammino delle strategie europee attraverso la formulazioni degli obiettivi Strategia di Lisbona (2000) - Tasso occupazione totale = 70%; tasso occupaz. femminile = 60%; tasso occupaz. lavoratori anziani = 50%; - Completare il mercato unico europeo; - Creare un ambiente favorevole per le PMI; - Mercati finanziari efficienti e integrati; - Corretto mix di politiche macroeconomiche; - Maggiori investimenti in risorse umane; Crescita intelligente Crescita sostenibile Crescita inclusiva Strategia Europa 2020 Tasso di occupazione della popolazione (20-64) al 75%; Investire il 3% del Pil in R&S; creare un nuovo indicatore per monitorare i progressi in materia di innovazioni; Migliorare i livelli d istruzione (tasso di abbandono scolastico sotto il 10% e almeno il 40% dei giovani con istruzione terziaria); Ridurre le emissioni di gas del 20%; migliorare del 20% l efficienza energetica e portare al 20% la quota di utilizzo di fonti rinnovabili; Ridurre i tassi di povertà della popolazione Strategia di Göteborg (2001) - Affrontare il tema della sanità pubblica; - Gestire le risorse naturali in maniera responsabile; - Affrontare i cambiamenti climatici; - Garantire la sostenibilità dei trasporti; 3

4 I modelli sociali europei: la proposta di Sapir All interno della UE, esiste una grande eterogeneità tra i diversi modelli di sviluppo economico (Sapir, 2006). Ipotesi: esiste un trade-off tra efficienza economica ed equità sociale. Equità Fonte: Sapir [2006] Alta La gerarchia è evidente: il modello nordico è vincente. Sarebbe auspicabile un processo di convergenza verso di esso (attraverso l MCA). Alcuni limiti dell analisi proposta: Efficienza Bassa Alta Nordico Continentale Bassa Anglo-sassone Mediterraneo 1. Considera la sola UE-15 e non i paesi entrati nel 2004 e nel Manca ogni riferimento alla dimensione ambientale (sempre più rilevante a seguito del lancio della nuova Strategia Europa 2020). 4

5 La short list degli indicatori Nel 2001, gli indicatori strutturali definiti per la UE-15 erano 35. Oggi sono ben 79 (contesto economico; occupazione; innovazione e ricerca; riforme economiche; coesione sociale; ambiente). Nel 2004, è stata fissata una short list di 14 indicatori strutturali: Contesto economico generale PIL pro capite in PPS produttività del lavoro per occupato Innovazione e ricerca spesa interna lorda per R&S livelli d istruzione dei giovani Indicatori sociali tasso disoccupazione lunga durata povertà dopo i trasferimenti sociali dispersione tassi di occupazione regionale Indicatori economici Occupazione tasso di occupazione tasso di occupazione lavoratori anziani Riforme economiche livelli comparativi di prezzo attività d investimento Indicatori ambientali emissioni di gas a effetto serra intensità energetica nell economia volumi del trasporto di merci rispetto al Pil Dall analisi di questi indicatori è possibile osservare i differenti modelli di sviluppo (e i relativi livelli di performance) dei singoli paesi europei. 5

6 L ambiente economico: un netto divario tra Est e Ovest Est Europa Paesi scandinavi Fonte: elaborazione personale 6

7 Istruzione e formazione: l obiettivo delle spese in R&S ancora molto lontano Fonte: elaborazione personale 7

8 Inclusione sociale: una scarsa equità sociale in alcuni Paesi dell Est ma non solo Fonte: elaborazione personale 8

9 Sostenibilità ambientale: il dominio dei Paesi scandinavi Fonte: elaborazione personale 9

10 L analisi in componenti principali (PCA) Metodologia Per osservare l esistenza di diversi modelli sociali europei (estendendo l analisi anche ai paesi dell Europa dell Est) è stata applicata la metodologia della Principal Component Analysis [Pearson, 1901; Hotelling, 1933]. Date p variabili, osservate su n unità statistiche, si individua un numero k < p di indicatori in grado di spiegare una elevata proporzione della variabilità complessiva contenuta nei dati di partenza. Dataset 20 variabili: agli indicatori della short list sono stati aggiunti: tasso di occupazione femminile; livello di istruzione terziaria, quota di energie generate da fonti rinnovabili, quota di elettricità generata da fonti rinnovabili, emissioni di gas a effetto serra pro capite, popolazione totale. Unità osservate: tutti i paesi della UE-27, ad eccezione di Grecia, Malta (dati mancanti) e Lussemburgo (outlier). A questi 24 paesi è stata aggiunta la Norvegia. Fonte: Eurostat [anno 2008]. 10

11 Le componenti estratte (I) Sono state individuate 4 componenti principali, che spiegano il 76% della varianza complessiva. In tabella, è riportato il peso che ogni variabile di partenza ha sulle componenti estratte. Compon.1 Compon.2 Compon.3 Compon.4 PIL pro capite Produttività del lavoro Livello istruzione secondaria R & S Costo della vita Attività investimento imprese Tasso occupazione totale Tasso occupazione lav.anziani Povertà dopo i trasferimenti Disoccupazione lunga durata Aumento emissione gas serra Consumo energetico dell'economia Trasporto merci Inuguaglianza distribuzione redditi Tasso occupazione femminile Livello istruzione terziaria % elettricità generata fonti rinnovabili % energia generata fonti rinnovabili Popolazione Emissioni gas serra pro capite Fonte: elaborazione personale 11

12 Le componenti estratte (II) CP 1 (40,3% della varianza complessiva spiegata): positivamente correlata a PIL p.c., produttività del lavoro, costo della vita e all aumento delle emissioni di gas a effetto serra rispetto al Sviluppo economico e importanza della manifattura CP 2 (15,5% della varianza): positivamente legata a tasso di occupazione totale, femminile e dei lavoratori anziani e al livello di istruzione terziaria. Negativamente correlata al tasso di disoccupazione di lunga durata. Occupazione e istruzione CP 3 (11,1% della varianza): correlata positivamente al rischio di povertà dopo i trasferimenti sociali e alle ineguaglianze nella distribuzione del reddito. Esclusione sociale CP 4 (9,0% della varianza): positivamente legata alla quote di energie rinnovabili e all elettricità generata da fonti rinnovabili; negativamente correlata alle emissioni pro-capite di gas a effetto serra in atmosfera. Sostenibilità ambientale 12

13 Una nuova classificazione dei Paesi membri (I) Le componenti estratte permettono di sintetizzare il comportamento dei 25 paesi analizzati, identificandone il posizionamento relativo. La componente economica (CP1) e quella ambientale (CP4) Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat [2010] 13

14 Una nuova classificazione dei Paesi membri (II) La componente occupazione/istruzione (CP2) e quella legata all esclusione sociale (CP3) Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat [2010] 14

15 Una nuova classificazione dei Paesi membri: l introduzione della dimensione ambientale La PCA conferma la classificazione dei modelli sociali europei. L introduzione degli indicatori ambientali modifica in parte i risultati ottenuti. I. Paesi della UE-15: Il modello nordico rimane quello di riferimento rispetto a tutte le componenti (spicca la scarsa attenzione ambientale dei Paesi Bassi). Il modello mediterraneo è agli ultimi posti nelle componenti economiche e sociali ma non nella componente ambientale. L efficienza economica del modello anglosassone (a scapito dell equità) viene confermata. In tema ambientale, molto scarsi sono i risultati ottenuti da questo gruppo di paesi. Il modello continentale non presenta risultati univoci. In tema economico e sociale, questi paesi si collocano in posizioni intermedie; rispetto alla componente ambientale i risultati sono divergenti (con l Austria molto vicina ai paesi nordici). 15

16 Una nuova classificazione dei Paesi membri: l allargamento dell analisi ai paesi dell Est II. Paesi dell Europa dell Est: È confermato il forte gap che i Paesi orientali ancora scontano in termini di sviluppo economico. Buona è la performance economica di Slovenia e Repubbliche Baltiche. Nonostante le comuni difficoltà economiche, non si osserva l esistenza di un unico modello sociale orientale. Al tempo stesso, non emergono neppure due modelli ben distinti: da una parte, Paesi Baltici, Slovacchia, Romania e Bulgaria (potenzialmente più affini al modello anglosassone); dall altra Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovenia (più affini al modello continentale). 16

17 Conclusioni Rispetto agli obiettivi della Strategia di Lisbona, emergono grandi differenze tra i paesi. Neppure il metodo di coordinamento aperto (MCA) è riuscito a stimolare la convergenza verso il modello migliore. Le cause di queste difficoltà: i)incapacità della UE di definire obiettivi intermedi, facili da monitorare ed in grado di indirizzare effettivamente verso i traguardi finali; ii)differenze iniziali tra le economie europee troppo marcate; iii)mancanza di coordinamento tra il livello regionale, nazionale, UE; iv)mancato coordinamento tra gli obiettivi della SL e della SDS. Quali insegnamenti dai punti deboli emersi: a) con l avvento della nuova strategia Europa 2020, è necessario che tutti gli organi europei risultino più coinvolti. b) rispetto alle differenze ancora esistenti tra i singoli paesi, occorre procedere lungo la strada di una progressiva convergenza dei risultati a livello nazionale. 17

18 Grazie per l attenzione! 18

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