Identità del bambino identità dei servizi?
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- Olivia Grilli
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1 Identità del bambino identità dei servizi? Ricerca interprovinciale Bologna, Rimini, Cesena II anno Cristina Chiari, Università di Parma
2 obiettivo Esplorare la rappresentazione dell identità del bambino di alcuni testimoni esperti (che lavorano a livello di progettazione e coordinazione dei servizi) dell area sanitaria-educativa-sociale Questi testimoni esperti hanno arricchito la d i s c u s s i o n e i n t r o d u c e n d o i l l i v e l l o d i rappresentazione personale ma anche il livello di rappresentazione degli operatori del proprio servizio
3 Alcune osservazioni Difficoltà a stare sul tema identità del bambino per allargare il fuoco alla connessione fra identità del bambino-identità del servizio-identità delle famiglie dei bambini La necessità di uno sguardo globale è connessa ai cambiamenti storici dei servizi: Scotomizzazione dei servizi di primo e secondo livello Scissione fra gestione e programmazione Scissione fra prevenzione e cura Mandato di integrazione fra servizi socio-sanitario-educativi
4 necessità Di ripensare ad un nuovo modo di connettersi (alleanza fra servizi) al fine di progettare e realizzare pratiche più efficaci, crearsi una nuova identità per sé e il bambino che ciascuno incontra nella specificità del settore di intervento
5 Quale bambino La visione cambia a seconda del servizio Il mondo pedagogico tende a vedere un bambino attivo, con risorse, più o meno legato alla famiglia di cui si riconosce l importanza ma che non è pensata come totalizzante per il bambino I servizi sociali/sanitari tendono ad avere un immagine di bambino come vittima da proteggere spesso da relazioni famigliari inadeguate
6 Quale bambino Prodotto di molteplici relazioni fra adulti in primis genitori e famigliari È emozione allo stato puro, in contatto con il sacro È un essere plurale, complesso, costituito da elementi cognitivi, emotivi e affettivi È da proteggere, una vittima passiva, poco stimolato a fare esperienze È una voce di diritto che gli adulti non ascoltano Competente, attivo, pieno di risorse Tecnologici, competenti, autonomi Pieno di attività, che deve imparare Fragile, con un identità da ri-costruire
7 Assi semantici Attivo/passivo Sano/malato Bloccato/in movimento
8 Quale famiglia Famiglia sola, spaesata, senza riferimenti culturali Insicuri, che si colpevolizzano, che pensano di non sapere fare Più attenta alla sensibilità e ai bisogni dei bambini, con molte risorse Desiderose di un confronto con gli operatori, alla ricerca di un dialogo per capire meglio il bambino Paura di mettersi in gioco di esplorare e fare esplorare Pretenziosi: vogliono dei bambini perfetti, competenti Sono iperprotettivi, fino a diventare castranti Passive nei confronti degli interventi dei servizi
9 Quali servizi? Stato di confusione che i servizi per l infanzia stanno vivendo: identità molto frammentata, in via di definizione A volte ci si trova a lavorare con bambini che neanche si vedono, necessità di un lavoro di rete per avere uno sguardo complesso e non parziale del bambino Pressione a lavorare sempre di più, sempre meglio, con poche risorse I servizi sono un punto di riferimento per le famiglie e la società sull infanzia
10 Limiti delle pratiche Troppe energie investite per la valutazione delle competenze non solo dei bambini ma anche delle famiglie Inerventi adulto-centrici: spesso noi adulti abbiamo la tendenza a fare le cose che a noi piace fare con i bambini, che secondo noi sono belle belle per i bambini, più difficilmente ci mettiamo in ascolto ASIMMETRIA FRA OPERATORE E UTENTE (bambino e famiglia)
11 Buone pratiche Interventi di ascolto del bambino (una progettazione che parta dal basso) e di lavoro con il bambino anche indipendentemente dalla famiglia Interventi di comunità con le famiglie per lavorare sull isolamento e la privatizzazione Creare dei ponti fra sanitario/sociale ed educativo per offrire non solo interventi di valutazione (necessari) ma anche occasioni di restituire normalità e amplificare le competenze Costruzione di pratiche di condivisione fra servizi diversi e fra colleghi
12 Quali interventi Emergono tipologie di interventi diversi (a seconda dei servizi coinvolti nel focus) Facilitaiozne Controllo-tutela (valutazione) Sostegno Mediazione Sostituzione ( portiamo via con troppa facilità i bambini, come le voci di bilancio di mostrano )
13 Guardando al futuro Frustrazione degli operatori che lavorano in servizi la cui mission non è quella della facilitazione Vissuto di solitudine e iperresponsabilizzazione connessi ad una visione diadica (servizioa-utente) e non triadica (ServizioA-servizioB-Utente) Necessità di una coordinazione fra servizi Necessità di una condivisione fra servizi per creare fiducia, che a volte manca
14 Diade-triade? Sembra che molta della frustrazione e della difficoltà degli operatori al lavoro di rete sia connessa ad una visione della relazione fra sé e l utente. Allargare il fuoco alla relazione fra servizi molteplici e utente e pensarsi come una squadra può favorire l integrazione fra servizi e la costruzione di interventi complessi evitando competizioni, sovrapposizioni, ambiguità
15 Necessità di maggiore integrazione fra servizi che svolgono funzioni genitoriali nei confronti dell utente diverse, e che devono coordinarsi e sintonizzarsi fra loro Questo però necessità lo sviluppo di un epistemologia triadica e di competenze relazionai triadiche fra servizi che come genitori (separati?) svolgono funzioni genitoriali nei confronti dell utente
16 Come fare? Quali bisogni formativi? Buon lavoro
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