SOCIOLOGIA. Il lavoro delle donne. Caratteristiche della partecipazione. Conciliazione tra lavoro e famiglia

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1 SOCIOLOGIA Il lavoro delle donne I nodi della partecipazione Il lavoro delle donne Caratteristiche della partecipazione Conciliazione tra lavoro e famiglia Caratteristiche dell occupazione femminile I differenziali i di reddito di genere 2 1

2 La partecipazione 3 La cornice europea Gli obiettivi di Lisbona: dal tasso di disoccupazione al tasso di occupazione. Target ambizioso: per le donne tasso di occupazione pari al 60% entro il Nuova condizione della donna nella società non più modello del breadwinner. Primato della società del lavoro e importanza del lavoro femminile sia per motivazioni economiche, sia per motivazioni socio-culturali. 4 2

3 Caratteristiche della partecipazione Una forte crescita, ma ancora insufficiente. Un gap tra uomini e donne che si riduce, ma che rimane tra i più alti in EU27. Consistenti disuguaglianze territoriali, per età e per titolo di studio. Importanza del ruolo del part-time, ma scarsa diffusione. 5 Una forte crescita Il ritorno delle donne al lavoro extra-familiare e retribuito. Declino della presenza femminile nel mercato del lavoro dal dopoguerra fino ai primi anni 70. A partire dagli 70 ripresa del tasso di occupazione: dapprima lentamente (dal 1972 al 1992: + 7 punti percentuali), poi più rapidamente (dal 1995 al 2007: +9,2 punti percentuali, dal 37,5% al 46,6%). 6 3

4 ma ancora insufficiente Forte distanza dall obiettivo di Lisbona. Tasso di occupazione tra i più bassi d Europa: penultimo posto nella classifica EU27. Minore crescita rispetto agli altri paesi caratterizzati da scarsa partecipazione femminile: Spagna e Irlanda punti percentuali. 7 Il gender gap si riduce Diminuzione nel tempo della penalizzazione delle donne nell accesso al mercato del lavoro: rapporto donne/uomini da 0,57 nel 1995 al 0,66 nel Esito simile per il tasso di disoccupazione: da 1,90 a 1,61, anche se questo va per lo più imputato ad una diminuzione del tasso di attività tra le donne del meridione. 8 4

5 ma resta tra i più alti in EU27 Il rapporto tra il tasso di occupazione femminile e maschile in Europa è decisamente meno sfavorevole: in EU27 è pari a 0,80 e nei paesi scandinavi sale fino a 0,95 (contro lo 0,66 italiano). Stesso discorso se si considera il tasso di disoccupazione: media EU27 pari a 1,17 (contro 1,61 italiano). Fanno peggio solo Grecia e Spagna. 9 Disuguaglianze territoriali (1/2) Le disparità territoriali nei tassi di occupazione sono tra le più alte d Europa e negli ultimi anni sono aumentate. Nel nord sono occupate 57 donne su 100; nel sud appena 31. Dal 1995 al 2007 il tasso è cresciuto di punti percentuali nel centro-nord, di 4,5 punti nel mezzogiorno. 10 5

6 Disuguaglianze territoriali (2/2) Le disparità territoriali nei tassi di disoccupazione di riducono nel tempo, ma ciò dipende dalla diminuzione del tasso di attività nel mezzogiorno. Dal 1995 al 2007 il tasso è diminuito di circa 5 punti percentuali nel nord e di 10 punti nel mezzogiorno. Dal l 2003 al 2007 il tasso di attività i si riduce di più di 3 punti percentuali nel mezzogiorno; in queste regioni aumentano le donne disposte a lavorare ma che non cercano attivamente un lavoro. 11 Disuguaglianze per livello di istruzione Come in ogni paese sviluppato, le donne istruite sono più inserite nel mercato del lavoro. Le disparità in Italia sono tra le più alte tra tutti i paesi OCSE. Negli ultimi 10 anni si è ridotta la disparità tra laureate e diplomate (da 15 a 12 punti), ma è aumentata quella tra diplomate e donne con licenza media (da 29 a 31 punti). 12 6

7 Disuguaglianze per età (1/2) L aumento Laumento del tasso di occupazione si concentra nelle classi di età centrali (30-59 anni). Il tasso cresce di punti per le donne da 45 a 54 anni. Cresce di 6 punti quello delle 20enni. La crescita dipende quindi da una maggiore permanenza delle donne in età adulta, più che ad un maggiore ingresso di donne giovani. 13 Disuguaglianze per età (2/2) La crescita dell occupazione delle donne mature dipende da: diffusione di donne con alti titoli di studio che non abbandonano il lavoro, anche grazie al ricorso di forme di aiuto retribuito; maggiore disponibilità di lavori a tempo parziale. 14 7

8 Combinando le disuguaglianze Il tasso di occupazione delle donne italiane va da un massimo di 80-90% per le laureate adulte (35-54 anni), senza distinzioni territoriali, a un minimo del 12-20% per le 20enni e le over 50 anni poco istruite nel mezzogiorno. 15 Il ruolo del part-time Una discussione «al femminile»: e per i maschi è trascurabile ab (paesi Ue non oltre 6%) e riguarda solo giovani «in entrata» e anziani «in uscita» Due modi di definire il part time: - l'auto-classificazione delle lavoratrici oppure -la soglia delle 30 ore (Oecd). Netta differenza nei livelli di instabilità: - ove è più diffuso, è quasi sempre permanente; - ove è meno diffuso, un'alta quota è a tempo determinato 16 8

9 Status giuridico e contrattuale Gran Bretagna e Germania: spesso escluso dall'accesso a prestazioni previdenziali e assicurative; Paesi nordici e Italia: piena parità con tempo pieno; La discrezionalità dell'impresa nel mutare l'organizzazione dell'orario. 17 Le due vie del part time: per far lavorare le donne: attività stabili e non disagiate (il pubblico impiego nei paesi nordici); per assicurarsi basso costo del lavoro e alta flessibilità: attività mal pagate e precarie (la deregolazione inglese). 18 9

10 Part-time e partecipazione femminile Nei 14 paesi vecchi membri del EU esiste un apprezzabile relazione positiva tra tasso di occupazione delle donne e quota di lavoro part-time. Tuttavia, il part-time ha un ruolo molto importante in una fase di transizione della ripresa dell occupazione, ma poi sembrerebbe ridimensionarsi. 19 Il caso italiano (1/2) Per tutti gli anni Settanta e Ottanta l'occupazione cresce, ma la quota di part-time rimane stabile. Si ha una svolta negli anni 90: la quota di part-time comincia a crescere dall'11% al 26,7% nel Quasi il 45% della nuova occupazione dal 1995 al 2007 è a tempo parziale: nuovi posti di lavoro su Nonostante la crescita la diffusione del part-time rimane inferiore a quella di tutti i paesi europei (tranne Grecia, Portogallo, Finlandia e Spagna)

11 Il caso italiano (2/2) E cresciuto particolarmente nelle regioni settentrionali: dal 22% nel 1995 al 28% nel 2007 contro un aumento dal 20% a poco più del 23% nel mezzogiorno. E diffuso soprattutto tra le donne meno istruite (nel 2006 oltre il 30% contro meno del 20% per le più istruite) Per la diffusione dell occupazione tra le meno istruite il part-time potrebbe avere un ruolo determinante

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