Uno dei principali ostacoli

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1 Dieta con meno azoto risparmio e minor impatto Riducendo il contenuto proteico con la sostituzione totale o parziale della soia l alimentazione è più cara ma diminuiscono i costi di spandimento dei liquami di Eugenio Corradini Uno dei principali ostacoli alla sopravvivenza degli allevamenti suinicoli intensivi è rappresentato dal loro impatto ambientale sul territorio, in particolare nelle zone dichiarate vulnerabili nelle quali la quantità d azoto che può essere distribuita sui terreni è limitata a 170 kg/ha. Per contenere il problema, una strada che gli allevatori possono percorrere è l adozione di diete alimentari a ridotto contenuto d azoto, per diminuire l azoto escreto e di conseguenza la hanno un contenuto proteico del 13-14%. Per quantificare gli effetti ambientali dell adozione proteico dell 11-12%, attraverso la sostituzione parziale della soia con lisina e triptofano, ed una seconda dieta al 9% di proteina ottenuta con la sostituzione integrale della soia con lisina e altri aminoacidi essenziali, il Crpa e il Cra-Unità di ricerca per la suinicoltura di Modena hanno impostato due prove sperimentali, i cui risultati sono stati pubblicati nell articolo Interventi sulla dieta per ridurre l azoto escreto nei suini pesanti in fase di finissaggio, ap- L autoreèdelcrpaspadireggioemilia quantità dell elemento da distribuire al campo. Attualmente, nella fase di finissaggio del suino pesante dai 100 ai 165 chilogrammi vengono adottate diete alimentari che normalmente Tab. 1 - Confronto dei costi di produzione con l adozione di una dieta all 11% di azoto Campione Gruppo dieta 11% azoto Peso alla macellazione kg 166 kg 164 Terreno necessario per lo spandimento ha 121 ha 99 Costo di produzione /capo cent/kg /capo cent/kg Alimentazione 123, ,5 94,3 Altri costi 17, ,11 13,4 Gestione liquame 12,41 9,4 8,43 6,5 Magroncello 69,65 18,8 69,65 19,2 Interessi ammortamenti 16,36 12,5 17,16 13,3 Costo totale 239,03 147,7 233,85 146,7 26 Suinicoltura n. 9 settembre 2009

2 parso sul n. 4/2009 della rivista di Suinicoltura. La sperimentazione è stata realizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge 28/98 e del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), all'interno del progetto Renai. Oltre ai benefici ambientali descritti nel precedente articolo, l adozione di diete a basso contenuto proteico può avere positivi riscontri economici, con una riduzione dei costi di produzione. Questi sono stati valutati dal Crpa con una simulazione, i cui risultati vengono presentati in questo articolo. Metodologia La metodologia utilizzata per la simulazione economica si basa sul confronto tra allevamenti di suini all ingrasso che adottino le diete a basso contenuto d azoto ricordate in precedenza rispetto a un allevamento campione che utilizzi la più diffusa razione al 13-14% di proteina. Le caratteristiche dell allevamento preso a riferimento sono le seguenti: dimensione 2mila capi all ingrasso orientati verso la produzione del suino pesante di oltre 160 kg, destinato alla produzione del prosciutto crudo e per questo allevato con una dieta rispettosa del disciplinare di produzione del prosciutto tipico partendo da un magroncello di 35 kg; produzione annua media di tonnellate di carne; porcilaia del tipo a pavimento parzialmente fessurato e gestione dei liquami di Suinicoltura n. 9 settembre

3 tipo agronomico dopo il semplice stoccaggio di 180 giorni. L allevamento scelto ricade in una zona vulnerabile ai nitrati, che utilizza per lo spandimento dei liquami una superficie di terreno di oltre 100 ettari; di questi, 80 ettari sono di proprietà dell allevatore, mentre i rimanenti, ubicati a una distanza media di km 5 dall allevamento, sono presi in concessione pagando un diritto di spandimento pari a 250 /ha. La prima prova sperimentale è stata caratterizzata dall introduzionediunadietaconuncontenuto proteico dell 11-12%; mentre nella seconda prova si è sperimentata una dieta con il 9% di proteina. Tab. 2 - Confronto dei costi di produzione con l adozione di una dieta al 9% di azoto Dieta con l 11% d azoto A seguito dell introduzione della dieta con l 11% di proteina nella fase di finissaggio dai 98,6 kg alla macellazione si sono registrati i seguenti parametri tecnici: incremento di peso giornaliero 717 g; indice di conversione degli alimenti 3,98; azoto al campo -18%. Il campione di controllo presentava i seguenti parametri: incremento di peso giornaliero 746 g, indice di conversione degli alimenti 3,86. Campione Rispetto al campione si nota un peggioramento degli indici tecnici di produzione per la razione con l 11% di proteina; ciò comporta un incremento del costo della alimentazione, nonostante che il costo medio della miscela utilizzata dai circa kg 100 alla Gruppo dieta 9% azoto Peso alla macellazione kg 161 kg 160 Terreno necessario per lo spandimento ha 116 ha 81 Costo di produzione /capo cent/kg /capo cent/kg Alimentazione 119,92 94, ,3 Altri costi 15,4 12,2 15,54 12,4 Gestione liquame ,92 3,1 Magroncello 69,65 19,5 69,65 19,8 Interessi ammortamenti 16,69 13,1 16,75 13,4 Costo totale , Ditta CIMA macellazione sia stato pari a 226 /t contro quello della miscela utilizzata dal campione pari a 230 sempre per tonnellata. Il maggiore costo dell alimentazione per chilogrammo di carne prodotta è però compensato da una riduzione dell azoto escreto del 18%, che comporta una diminuzione degli oneri relativi dalla gestione dei liquami. Il terreno necessario per lo spandimento scende infatti di 22 ettari, passando da 121 a 99 ettari. Questo calo comporta un minore costo per i diritti di distribuzione oltre che contenere i costi di trasporto. Benefici operativi In base ai risultati ottenuti dalla sperimentazione (Tab. 1) si notacheilcostodiproduzionedel chilo di carne si è ridotto di 1 centesimo, passando da 147,7 a 146,7 centesimi/kg. Si tratta di un valore molto contenuto conseguito con la riduzione del costo della distribuzione del liquame che compensa il mag- 28 Suinicoltura n. 9 settembre 2009

4 giore costo per l alimentazione. La riduzione degli oneri relativi alla gestione dei liquami dipende dal contenimento della superficie di terreno necessaria per il loro spandimento e dal calo dei costi di trasporto a seguito della diminuzione delle RIDUZIONE DEL 30% DELLE AREE DI SPARGIMENTO Oltre ai benefici d ordine ambientale per la riduzione dell azoto escreto, la somministrazione ai suini nella fase di finissaggio di diete a basso contenuto proteico produce anche vantaggi dal punto di vista economico. Lo ha verificato il Crpa, che nel corso di una sperimentazione condotta da Crpa e Cra-Unità di ricerca per la suinicoltura di Modena sull uso di due diverse diete ipoproteiche(all 11 e al 9% di proteina) ha calcolato i costi di produzione di un azienda con 2mila capi all ingrasso, in confronto con la dieta testimone generalmente somministrata contenente il 13% di proteine. Tra le spese sostenute aumenta il costo per l alimentazione a causa di un peggioramento degli indici tecnici di produzione. Diminuiscono invece le spese di gestione dei liquamiperunariduzione(finoal30%nelcasodella tesi con il 9% di proteina) delle superfici necessarie per lo spandimento. distanze da percorrere con il carro botte; si ritiene infatti che i primi terreni ad essere esclusi dall utilizzo siano quelli che si Ciò potrebbe dare agli allevamenti medio-piccoli l opportunità di realizzare efficaci economie di scala, incrementando il numero di capi a parità di superficie. La sperimentazione ha avuto il contributo della Regione Emilia-Romagna e del Ministero delle politiche agricole. trovono alle maggiori distanze dall allevamento. I benefici prospettati, pur essendo modesti economicamente, sono da considerarsi interessanti da un punto di vista operativo, data la difficoltà e i costi crescenti per ottenere terreni in concessione per lo spandimento dei liquami. Dietaconil9%d azoto In questa seconda prova si è proceduto con l introduzione proteico pari al 9%. Con questa dieta ipotizzata somministrata nella fase di fissaggio dai 102,9 kg alla macellazione si sono registrati i seguenti parametri tecnici: incremento peso giornaliero 755 g; indice di conversione degli alimenti 4,05; azoto al Suinicoltura n. 9 settembre

5 campo -30%. Il campione di controllo presentava i seguenti parametri: incremento di peso giornaliero 773 g, indice di conversione degli alimenti 3,96. Anche in questo caso rispetto al campione si nota un peggioramento dell indice di conversione degli alimenti, che comporta un incremento del costo dell alimentazione, aggravato in questo caso da un maggiore costo medio della miscela utilizzata dai 100 kg alla macellazione dei suini. Tale costo, infatti, è stato pari a 241 /t contro il costo della miscela utilizzata dal campione di 230 sempre per tonnellata. Spesa compensata Anche in questo caso il maggiore costo dell alimentazione per chilogrammo di carne prodotta è compensato da una riduzione dell azoto, che permette un contenimento degli oneri relativi dalla gestione dei liquami. La diminuzione delle superfici necessarie per lo spandimento ottenibile attraverso l applicazione pari al 9% di proteina è stata calcolata essere non inferiore al 30%; nel caso in esame si passa da 116 a 81 ha, con una riduzione di 35 ha. Ciò comporta un minore costo per i diritti di distribuzione oltre che un contenimento delle spese di trasporto. In sintesi, l introduzione della dieta al 9% di azoto comporta una riduzione dei costi di produzione (Tab. 2) di 4,98 per capo prodotto, passando da 232,66 a 227,68 ; sul costo del chilo di carne prodotto si ha invece una differenza di 2,2 centesimi per chilogrammo, passando da 148,2 a 146,0 centesimi/kg. Conclusioni Fra le tecniche di gestione dei liquami lo spandimento agronomico rimane sempre la più conveniente e la più facile da applicare. Per questo, l adozione di diete alimentari tendenti a ridurre la quantità di azoto escreto è elemento di grande interesse strategico ancor più che economico. L analisi condotta dal Crpa evidenzia che un corretto razionamento permette di ottenere non solo benefici di ordine tecnico, quali la riduzione delle superfici di terreno a disposizione, ma anche di ordine economico. Da notare, inoltre, che fra i benefici considerati non ne è stato preso in esame un altro di grande interesse derivante dalle diete proposte, che è la possibilità di incrementare il numero di animali allevati mantenendo inalterata la superficie di terreno che si ha a disposizione per effettuare lo spandimento agronomico dei liquami. Quest ultima possibilità è particolarmente interessante per gli allevamenti medio-piccoli, nei quali le economie di scala sono facilmente percorribili è più incisive rispetto ai grandi allevamenti. 30 Suinicoltura n. 9 settembre 2009

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