NATALE 2016 MESSA DI MEZZANOTTE
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- Norberto Arena
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1 NATALE 2016 MESSA DI MEZZANOTTE Qualche settimana fa mi trovavo in Sicilia, in un bar, con alcuni cari amici. Da un tavolo a fianco del nostro, si alzò un tale, un bravo signore, sconosciuto a tutti noi, il quale ci chiese se conoscessimo il paese e, ricevutane affermativa risposta, disse che stava cercando una statuina del presepe nei vari negozi, senza trovarla: la statuina che stava cercando era quella del Meravigliato. Questo breve colloquio accese una luce in me e ringraziai quel signore sconosciuto perchè -come gli dissi- mi aveva dato lo spunto per l'omelia di Natale. La statuina del Meravigliato in effetti lui si lamentava che non l'aveva trovata nei tanti negozi di Santo Stefano che vendevano presepi di ceramica. A ben pensarci, qualche Meravigliato c'è sempre nei nostri presepi: innanzittutto c'è Maria che dal suo sguardo adorante verso il piccolo Gesù, lascia
2 trasparire tutto lo stupore e la meraviglia nella quale è entrata la sua vita con questa stupefacente maternità. Della meraviglia di Maria davanti al Figlio nella mangiatoia, ne abbiamo testimonianza dal vangelo di Luca dove, parlando della visita dei pastori nella notte santa, l'evangelista annota il sentimento di Maria, la quale «...da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19), una espressione che ci lascia intuire la meraviglia di Maria, mentre contempla il mistero adorabile del Natale. Pur non sapendo nulla di particolare su di lui, certamente lo stupore e la meraviglia hanno abitato anche il cuore di Giuseppe nel contemplare il Natale, l'incarnazione dell'eterno nella storia; ed i pastori sono anch'essi dei meravigliati, perchè vivono nello stupore l'annuncio degli angeli nella notte, il cammino verso la mistica grotta e la visione gioiosa del bambino nella mangiatoia. Eppure, a ben pensare, quel tizio incontrato al bar aveva ragione: nonostante il gruppo di meravigliati che abbiamo appena citato, ai nostri presepi, fatti nelle nostre case, nelle nostre chiese, nelle nostre piazze, manca qualcosa. Maria, Giuseppe, i pastori, sono sì dei meravigliati, ma hanno già un ruolo ben definito nel 2
3 presepio e quello è il ruolo principale per loro nella storia del Natale infatti Maria è innanzittutto la Madre, Giuseppe il Custode di Gesù e i pastori sono i primi destinatari dell'annuncio evangelico della notte santa. Il ruolo del meravigliato, vero e proprio, nel presepio manca, ommeglio, ne manca e -direi- ne deve mancare il personaggio specifico: perchè il vero meravigliato deve restare al di fuori del presepio ed è un ruolo che spetta a ciascuno di noi. Siamo noi che dobbiamo assumerci questo compito: quello di meravigliarci, di stupirci, davanti al dono del Natale che si manifesta nella fragile carne di un bambino, povero ed indifeso, il quale nasconde in sè la pienezza della divinità e il più sconvolgente gesto di prossimità, di solidarietà, di vicinanza, di Dio con gli uomini. Egli, infatti, è l'emmanuele, il Dio-con-noi, e questo suo nome, che non è il nome proprio di Gesù, ma deriva dalle profezie che nei secoli hanno annunciato l'evento della nascita del Messia, rappresenta proprio il punto di tangibilità tra Dio e gli uomini: in Gesù che nasce l'uomo e Dio si toccano, e da quel momento il contatto di Dio si è irrradiato nell'umano, lo ha assunto in sè e lo ha redento. 3
4 Ecco perchè in questo giorno, la terra accoglie il cielo e Dio si riconcilia con l'uomo peccatore. E l'unico modo per fare Natale oggi è ritrovare in noi la somiglianza con Cristo, attraverso una vita che sia imitazione della sua, a partire dalla semplicità della sua infanzia, dal suo divenire bambino nella storia, fino a raggiungere anche in noi stessi la pienezza della sua umanità: non è facile, lo so, ma Natale è accogliere Cristo in noi integralmente e forse, nonostante i tanti natali che abbiamo vissuto, non lo abbiamo ancora fatto. Questo pensiero che rivolgo a voi, lo ha rivolto tre giorni fa il Santo Padre alla Curia Romana, durante il tradizionale scambio di auguri per il Natale, citando un monaco teologo copto-ortodosso contemporaneo, Matta El Meskin, scomparso nel 2006, il quale -rivolgendosi a Gesù bambino- si esprimeva con queste belle parole: «Se per noi l esperienza dell infanzia è cosa difficile, per te non lo è, Figlio di Dio. Se inciampiamo sulla via che porta alla comunione con te (...), tu sei capace di togliere tutti gli ostacoli che ci impediscono di fare questo. Sappiamo che non avrai pace finché non ci troverai secondo la tua somiglianza (...). Permettici oggi, Figlio di Dio, di avvicinarci al tuo cuore. Donaci di non crederci grandi 4
5 nelle nostre esperienze. Donaci, invece, di diventare piccoli come te affinché possiamo esserti vicini e ricevere da te umiltà e mitezza in abbondanza. Non ci privare della tua rivelazione, l epifania della tua infanzia nei nostri cuori, affinché con essa possiamo curare ogni orgoglio e ogni arroganza. Abbiamo estremo bisogno ( ) che tu riveli in noi la tua semplicità avvicinando noi, anzi la chiesa e il mondo tutto, a te. Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. ( ). Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme». Tornare ad incontrare il Figlio di Dio nella mangiatoia di Betlemme, sentirci, appunto, noi stessi, personaggi importanti di quel presepio che ruota attorno ad un bambino dato alla luce, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (cf Lc 2, 7): per stare anche noi lì, con Maria, Giuseppe, i pastori, a contemplare. Il significato più profondo del Natale dovrebbe restituirci un po' di quella meraviglia che quel signore cercava da mettere nel suo presepio, alla smaniosa ricerca di un personaggio che la raffigurasse. 5
6 Ma la meraviglia, il Meravigliato, non può avere spazio solo nel volto di cartapesta o di ceramica dei personaggi dei nostri presepi, ma piuttosto in noi, che dobbiamo riappropriarci, come cristiani, del vero, unico, significato del Natale. Se davvero Natale diventasse, per noi, il centro, il punto di partenza della nostra storia d'amore con Dio, allora riusciremmo a capirne in profondità il senso ed il mistero, e il sentimento che predominerebbe nel nostro cuore non potrebbe essere altro che la meraviglia. E allora anche il nostro presepe avrebbe il suo Meravigliato. 6
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