Incontro di consultazione pubblica Venezia, 6 luglio 2017

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2 L orientamento distre.uale per la formulazione di una proposta di deflusso ecologico

3 SoggeB isctuzionali coinvolc AdD Regioni e Province Autonome Agenzie di protezione ambientale Tavolo Tecnico Nazionale MATTM ISPRA CNR-IRSA ENEA ISS Autorità di Distretto Regioni Gruppi di Lavoro Distrettuali

4 Indicazioni operacve del Tavolo Tecnico Nazionale Necessaria l applicazione di metodologie uniformi sui territori distrettuali (rischio di valutazione negativa o interlocutoria da parte degli Uffici Europei Auspicabile un intesa metodologica tra le Autorità distrettuali all interno dei cui bacini si trovano i territori di una stessa regione Assicurato dal coordinamento MATTM il supporto di esperti ed Istituti che si occupano di biodiversità Necessario l avvio di procedimenti di informazione/ consultazione e partecipazione pubblica

5 ABvità e primi indirizzi operacvi del Gruppo di Lavoro distre.uale Disamina dei metodi già applicati nel territorio distrettuale in materia di deflusso minimo vitale finalizzati ad individuare elementi di convergenza e di divergenza Ricognizione delle iniziative già messe in atto dalle Regioni finalizzate a migliorare la preventiva conoscenza degli impatti delle derivazioni sull assetto idro-morfologico e sulle biocenosi acquatiche, e quindi per la più puntuale definizione delle misure di mitigazione Definizione delle strategie, a scala territoriale distrettuale, finalizzate a dare attuazione alle indicazioni europee e nazionali, nel rispetto delle scadenze indicate

6 Disamina dei metodi già applicac. Il deflusso minimo vitale rappresenta una portata di stretta attinenza al Piano di tutela (D.M. Ambiente 28 luglio 2004) La vigente disciplina del deflusso minimo vitale è su base territoriale amministrativa (Regioni e Province Autonome) Autorità di bacino A. A. PSRIP (1998->2007) Provincia Autonoma di Trento: PGUAP (2006) Regione Veneto: PTA (2009) Regione Autonoma FVG: progetto PTA (2012 ->) Provincia Autonoma di Bolzano: PGUAP (2017)

7 Disamina dei metodi già applicac. Tutti i metodi censiti sul territorio distrettuale sono di tipo idrologico: esprimono il DMV, esplicitamente o implicitamente, in funzione delle caratteristiche morfologiche ed idrologiche del bacino e sottobacino La maggior dei metodi prevedono una modulazione stagionale o sub-stagionale dei deflussi, correlata al regimo idrologico naturale Tutte le Amministrazioni si sono dotate di norme o regolamenti che disciplinano il monitoraggio idrologico e di qualità ambientale ex ante ed ex post e la valutazione di parametri di alterazione morfo-idrologica e di habitat

8 Percorso partecipa,vo per la determinazione del deflusso ecologico Incontro di consultazione pubblica Venezia, 6 luglio 2017 Provincia Autonoma di Trento Variabili che concorrono alla stima del DMV: Dimensione del bacino imbrifero Alimentazione idrica prevalente Altitudine media del bacino imbrifero Precipitazioni medie annue Struttura morfologica dell alveo Permeabilità del substrato

9 Provincia Autonoma di Bolzano Usi idroelettrici Usi irrigui 2 l/s per unità di superficie limitato nel tempo, di elevata importanza sociale Altri usi

10 Regione Veneto Bacino del Po: 4,2 l/s per unità di superficie Bacino del Piave: DMV = f (q media, S, K nat, K biol ) Territorio residuo: da 3 a 4 l/s per unità di superficie

11 Percorso partecipa,vo per la determinazione del deflusso ecologico Incontro di consultazione pubblica Venezia, 6 luglio 2017 Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia K livello di protezione T coefficiente temporale P tutela naturalistica e fruizione M modulazione stagionale

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15 Indirizzi operacvi per dare a.uazione alle linee guida europee e nazionali Il rispetto delle scadenze individuate dalla LG nazionale impone di fare riferimento alla concreta attuale disponibilità dei dati E opportuno porsi in continuità metodologica rispetto agli approcci già applicati dalle Regioni e Province Autonome (verificare in primis la loro adeguatezza) E opportuno enfatizzare gli elementi di omogeneità e coerenza dei diversi metodi elaborati dalle Regioni e Province Autonome alla scala territoriale distrettuale E opportuno impostare un approccio a due velocità, per dare sia risposte immediate (BREVE TERMINE) e risposte gradualmente affinate nel tempo (MEDIO TERMINE)

16 Le tappe del percorso Fase di BREVE PERIODO SCOPO: Fornire una prima efficace risposta alla Commissione Europea di recepimento delle indicazioni comunitarie in tema di flusso ecologico, anche tenuto conto dei rilievi sollevati nell ambito della procedura Pilot 6011/14/ENVI Fase di MEDIO PERIODO SCOPO: Provvedere all ulteriore affinamento dei metodi, sulla base di nuovi dati ed evidenze sperimentali ovvero in base all utilizzo delle nuove metriche biologiche (NISECI) 31/12/

17 Fase di breve periodo (dicembre 2017) METODO DI RIFERIMENTO: Individuazione di un metodo di riferimento distrettuale per l omogenea individuazione dei deflussi ecologici, costituente la termine di confronto rispetto al quale valutare l adeguatezza dei metodi regionali già applicati ed individuare (se necessario) le eventuali correzioni PROCEDURE CONDIVISE: Definizione di regole e procedure condivise a scala distrettuale per affinare la qualità dell informazione a supporto dei procedimenti autorizzativi, tenuto conto delle nuove metodiche (NISECI, mesohabsim) anche sulla base di condizioni sito-specifiche (idrologia-morfologiahabitat) PROGRAMMAZIONE ATTIVITA CONOSCITIVE: Auspicabile definizione, da parte delle Regioni, di un programma di attività conoscitive e di sperimentazione, da realizzare nella seconda metà ( ) del ciclo pianificatorio in corso

18 Metodo di riferimento distre.uale Cos è? Metodo di tipo idrologico (dunque della stessa famiglia dei metodi regionali), fondato quindi sui parametri idrologici fondamentali (portata e regime stagionale) che tiene conto delle esigenze di tutela legate agli aspetti morfologici, naturalistici e di fruizione turistico-sociale Rappresenta dunque i requisiti minimi, in termini di flusso ecologico, che devono essere rispettati sul reticolo idrografico del territorio distrettuale, nel rispetto dei principi generali stabiliti in sede europea e nazionale Il metodo distrettuale di riferimento non comporta dunque l automatico superamento dei metodi regionali già applicati ma ne costituisce semmai strumento di validazione a scala distrettuale, perché alla taratura dei parametri (che sarà necessariamente sviluppata alla scala di macrocategorie di corpi idrici ) concorrono le esperienze sviluppate da parte di tutte le Amministrazioni (studi, sperimentazioni, )

19 Metodo di riferimento distre.uale Come sarà tarato? Sulla base dei dati o indicatori di carattere idro-morfologico, biologico ed idraulico-habitat già disponibili che siano idonei a misurare l impatto delle alterazioni idromorfologiche. In particolare: Applicazione del nuovo indicatore della fauna ittica (N.ISECI) ai campionamenti eseguiti nel I ciclo di pianificazione Esiti di protocolli sperimentali sviluppati sul reticolo idrografico (Sperimentazione FVG su Alto Tagliamento,.) Studi recenti condotti sul reticolo idrografico distrettuale Indice IARI (solo alterazione idrologica!) Primi esiti applicativi della metodologia mesohabsim

20 Fase di medio periodo (2018 ->) Ulteriore affinamento del metodo di riferimento distrettuale ed eventualmente dei metodi regionali in base all integrazione del quadro conoscitivo. Ad esempio: Applicazione del nuovo indicatore della fauna ittica (N.ISECI) ai campionamenti eseguiti nel I ciclo di pianificazione Applicazione campionaria dei metodi idraulico-habitat (p.e. mesohabsim) Adeguamento, qualora necessario, dei metodi e delle discipline regionali (inclusi gli aspetti procedurali)

21 Percorso di a.uazione delle misure in materia di DE e percorso di implementazione della DQA Piena operatività delle misure in materia di deflusso ecologico Attuazione delle misure in materia di deflusso ecologico Adozione delle misure in materia di deflusso ecologico

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