DIRETTIVA ATEX (CLASSIFICAZIONE E ANALISI LUOGHI PERICOLOSI)
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1 DIRETTIVA ATEX (CLASSIFICAZIONE E ANALISI LUOGHI PERICOLOSI) Massimo Rizzo, Ingegnere - U.F. TAV e Grandi Opere, Azienda sanitaria 10 Firenze Il titolo XI del D.Lgs. 81/08 contiene le disposizioni relative all implementazione delle misure per la tutela e la salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive. Nel caso in cui avvenga un esplosione, l effetto e la propagazione incontrollabile delle fiamme e della pressione, uniti all eventuale sviluppo di prodotti di reazione nocivi e dal consumo dell ossigeno presente nell atmosfera, costituiscono un elevato rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, tale da rendere necessarie misure di prevenzione e protezione appositamente dedicate. In questi ultimi anni è in corso un aggiornamento della normativa relativa alla classificazione delle aree a rischio di esplosione per la presenza di gas, vapori, nebbie e polveri, compreso un aggiornamento sulle norme che regolamentano gli impianti da installare in tali aree. A tal proposito, facciamo il punto della situazione, tenendo sempre conto che il processo di identificazione e classificazione delle aree a rischio di esplosione, la conseguente valutazione dei rischi e la definizione delle misure da implementare, risultano procedimenti complessi e, soprattutto, estremamente contestualizzati all interno della realtà lavorativa in cui sono applicati. INTRODUZIONE La presenza di atmosfere esplosive all interno dei luoghi di lavoro è spesso sottovalutata e trascurata in quanto associata esclusivamente alla manipolazione e all utilizzo di sostanze infiammabili e/o esplosive. Al contrario, lo sviluppo di un atmosfera esplosiva può avvenire in gran parte degli ambienti lavorativi esistenti, durante i processi di lavoro più differenti e frequenti, basta pensare allo sviluppo di idrogeno durante la ricarica delle batterie di un carrello elevatore elettrico o alla semplice esistenza di una rete del metano o gas naturale, contraddistinta dalla presenza di numerosi giunti flangiati o filettati, valvole e riduttori situati in ambiente aperto o chiuso che, in caso di guasto, provocherebbero la fuoriuscita di gas in atmosfera. Perché avvenga un esplosione è necessaria la contemporanea presenza di un combustibile, di un comburente (generalmente l ossigeno contenuto nell aria), miscelati tra loro all interno dei limiti di esplosione, e di una fonte d innesco (fonte di ignizione). Avvenuta un esplosione, la combustione può propagarsi anche a miscele incombuste (è il caso tipico degli strati di polvere infiammabili che, sollevati da una prima esplosione, generano ulteriori atmosfere esplosive); anche questa tipologia di esplosione rientra nella definizione di cui sopra. La protezione dei lavoratori dalla presenza di atmosfere esplosive è tutelata dal titolo XI del D.Lgs. 81/08; è importante subito evidenziare che tale titolo non si applica: a) alle aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei pazienti, nel corso di esse; b) all uso di apparecchi a gas di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996, n. 661(N); c) alla produzione, alla manipolazione, all uso, allo stoccaggio ed al trasporto di esplosivi o di sostanze chimicamente instabili; d) alle industrie estrattive a cui si applica il Decreto Legislativo 25 novembre 1996, n. 624(N); e) all impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale e aereo per i quali si applicano le pertinenti disposizioni di accordi internazionali tra i quali il Regolamento per il trasporto delle sostanze pericolose sul Reno (ADNR), l Accordo Europeo relativo al trasporto internazionale di merci pericolose per vie navigabili interne (ADN), l Organizzazione per l Aviazione civile internazionale (ICAO), l Organizzazione marittima internazionale (IMO), nonché la normativa comunitaria che incorpora i predetti accordi. Il presente Titolo si applica invece ai veicoli destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva. Prima di esaminare il processo di classificazione delle aree a rischio di esplosione e la successiva valutazione dei rischi, è bene definire chiaramente cosa viene considerata atmosfera esplosiva : per atmosfera esplosiva, il titolo XI del D.Lgs. 81/08 definisce una miscela con l aria, a condizioni atmosferiche (concentrazione di ossigeno approssimativamente del 21 per cento, pressione pari a Pa, temperatura pari a 293 K), di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga nell insieme della miscela incombusta. EVOLUZIONE NORMATIVA Per effettuare la classificazione delle aree a rischio di esplosione, sono disponibili le specifiche norme e guide tecniche CEI, attualmente in fase di aggiornamento. La logica di realizzazione delle norme, che è Pagina 1 di 5
2 anche la logica con la quale deve essere effettuata la classificazione delle aree e la successiva valutazione dei rischi, prevede la distinzione tra atmosfere esplosive generate dalla presenza di gas, vapori e nebbie e atmosfere esplosive generate dalle polveri, in quanto il processo di classificazione e le problematiche da affrontare sono differenti. Nello specifico, le norme tecniche relative alla classificazione delle aree, suddivise per tipologia di sostanza analizzata, sono le seguenti: CEI EN (CEI 31-87): Classificazione dei luoghi. Atmosfere esplosive per la presenza di gas, vapori o nebbie. Sostituisce la norma CEI EN (CEI 31-30); la vecchia norma rimane in vigore, in parallelo con la nuova, fino al 01 marzo 2012; CEI 31-35: Guida all applicazione della Norma CEI EN (CEI 31-30) Classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas, vapori o nebbie infiammabili; CEI EN (CEI 31-88): Classificazione dei luoghi - Atmosfere esplosive per la presenza di polveri combustibili. Sostituisce la norma CEI EN (CEI 31-66); la vecchia norma rimane in vigore, in parallelo con la nuova, fino al 01 giugno 2012; CEI 31-56: Guida all'applicazione della Norma CEI EN (CEI 31-66) "Classificazione delle aree dove sono o possono essere presenti polveri esplosive". Esistono anche delle norme che regolamentano la scelta e l installazione degli impianti elettrici all interno delle zone classificate, nello specifico: CEI EN (CEI 31-33): Progettazione, scelta e installazione degli impianti elettrici. Tale norma accorpa e sostituisce le due precedenti norme che si occupavano di impianti elettrici in aree con atmosfere esplosive per la presenza di gas, vapori, nebbie (CEI EN ) e impianti elettrici in aree con atmosfere esplosive per la presenza di polveri (CEI EN ). DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI Per valutare e implementare le misure a protezione dei lavoratori esposti ad atmosfere esplosive, il datore di lavoro deve prima di tutto identificare le sostanze e individuare le aree in cui possono formarsi tali atmosfere esplosive; ripartite queste in zone, deve valutare i rischi derivanti dalla loro presenza, studiare ed implementare le misure di prevenzione e protezione. Al termine di questo processo, per assolvere a tale obbligo, il datore di lavoro deve elaborare un documento denominato Documento sulla protezione contro le esplosioni. Quanto esposto rappresenta, a grandi linee, il percorso da seguire per ottemperare alle indicazioni contenute nel Titolo XI del D.Lgs. 81/08; esaminiamo adesso nel dettaglio tale percorso, ponendoci nell ottica dell organo di vigilanza che deve esaminare e valutare quanto implementato in un azienda al fine di valutare il rischio legato alla possibile presenza di atmosfere esplosive e successivamente implementare le misure di prevenzione e protezione. Classificazione dei luoghi nelle zone di cui all ALLEGATO XLIX del D.Lgs. 81/08. Testualmente, il termine classificazione identifica l operazione di dividere in classi ; relativamente alle atmosfere esplosive, con tale termine viene indicato il processo di identificazione delle eventuali atmosfere esplosive presenti o che possono generarsi e la loro successiva suddivisione in zone, valutando alcune variabili quali la frequenza e la probabilità con cui possono generarsi, il tempo di persistenza ecc... Il decreto suddivide le aree a rischio di esplosione in tre zone per la presenza di gas, vapori o nebbie (Zona 0, Zona 1 e Zona 2) e tre zone per la presenza di polveri (Zona 20, Zona 21 e Zona 22). Nello specifico: Zona 0: area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia; Zona 1: area in cui la formazione di un atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività; Zona 2: area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata; Zona 20: area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell aria; Zona 21: area in cui la formazione di un atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell aria, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività; Zona 22: area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata. Pagina 2 di 5
3 Nel processo di classificazione, il primo passo da eseguire è quello di identificare tutte le sostanze presenti in azienda che, per manipolazione, utilizzo, trasformazione ecc possano dare origine ad un atmosfera esplosiva. Successivamente, esaminando nello specifico ogni sostanza, devono essere identificare tutte le possibili sorgenti di emissione (identificate con l acronimo SE) dalle quali possono essere immesse nell ambiente le sostanze stesse. Senza addentrarci troppo nella norma, in quanto questa vuole essere sono una panoramica generale sul processo di classificazione, è bene evidenziare che devono essere considerate sia le sorgenti di emissione che emettono in atmosfera la sostanza durante il normale funzionamento e le normali lavorazioni, sia le sorgenti che possono emettere in atmosfera la sostanza solo in caso di malfunzionamento o guasto. Le sorgenti di emissione possono essere di grado continuo (emissione che può avvenire per lunghi periodi), di primo grado (emissione che può avvenire periodicamente o occasionalmente durante il funzionamento normale) o di secondo grado (emissione non prevista nel funzionamento normale e che se avviene è solo per brevi periodi e poco frequentemente). Il datore di lavoro deve valutare quante e quali sorgenti di emissione possono essere eliminate, in modo da limitare notevolmente la probabilità di formazione dell atmosfera esplosiva. L identificazione delle sorgenti di emissione permette di calcolare la portata con la quale emettono in atmosfera la sostanza infiammabile/esplosiva, durante il normale funzionamento, in caso di malfunzionamento o di guasto. Tale portata deve essere successivamente confrontata con la tipologia e la quantità di ventilazione presente nel luogo di lavoro; questi due parametri concorrono ad identificare il tipo di zona. La ventilazione è una variabile estremamente importante, da valutare con estrema cura e correttezza, che può portare a migliorare o a peggiorare il tipo di zona con cui viene classificata l area a rischio di esplosione. La ventilazione viene valutata attraverso due parametri: il grado e la disponibilità presente nell ambiente. Il grado può essere alto (quando la ventilazione è in grado di ridurre la concentrazione in prossimità della sorgente di emissione in modo praticamente istantaneo limitando la concertazione al di sotto del LEL), medio (quando la ventilazione è in grado di influire sulla concentrazione, determinando una situazione stabile in cui la concentrazione oltre il limite della zona è inferiore al LEL mentre avviene l emissione e dove l atmosfera esplosiva non persiste eccessivamente dopo l arresto dell emissione) e basso (quando la ventilazione non è in grado di controllare la concentrazione mentre avviene l emissione); la disponibilità può essere buona (quando la ventilazione considerata è presente in pratica con continuità quando la SE è attiva; possono essere ammesse, a volte, brevissime interruzioni), adeguata (quando la ventilazione considerata è presente in funzionamento normale quando la SE è attiva; sono ammesse delle interruzioni purché siano brevi e poco frequenti) o scarsa (quando la ventilazione considerata non risponde ai requisiti di buona o adeguata; tuttavia non sono previste interruzioni per lunghi periodi quando la SE è attiva). Inoltre, la ventilazione può essere naturale (ambiente aperto o generata da aperture in ambienti chiusi) o artificiale (sistemi di aspirazione semplici o complessi, distribuiti o localizzati ecc ). Nel valutare la ventilazione, deve essere tenuta in considerazione anche la presenza di eventuali ostacoli che potrebbero diminuirne l efficacia. La combinazione tra quantità di atmosfera esplosiva rilasciata in atmosfera, quantità e qualità della ventilazione presente dove viene rilasciata, determina il tipo di zona che le sostanza genera nell ambiente, nonché la sua estensione intorno alla sorgente di emissione. Il processo di classificazione deve concludersi con l identificazione grafica delle zone, su appositi elaborati, evidenziando il tipo e l estensione, utilizzando la simbologia prevista nella norma specifica di riferimento. La descrizione del processo di classificazione e le considerazioni fatte finora sono semplificate e riportano a grandi linee le tappe da seguire; in realtà all interno del processo devono essere valutate numerose variabili, selezionati coefficienti caratterizzanti e compiute scelte tecniche che influenzano notevolmente i risultati ottenuti, portando a modifiche sostanziali nell identificazione della zona pericolosa o dell estensione della stessa. Pertanto, tenuto conto degli elevati rischi in gioco, la classificazione delle aree è un attività tecnica che deve essere effettuata da un tecnico specializzato in materia e non improvvisata. Pagina 3 di 5
4 Identificazione e la valutazione dei rischi di esplosione. Alla luce dei risultati emersi in fase di classificazione, conclusa con l individuazione delle zone di cui al paragrafo precedente, il datore di lavoro deve intervenire per valutare e ridurre i rischi generati dalla presenza di un atmosfera esplosiva. In questa fase, devono essere presi in considerazione almeno i seguenti aspetti: probabilità e durata della presenza di un eventuale atmosfera esplosiva; presenza di fonti d innesco, in particolare quelle di origine elettrica o meccanica, comprese le scariche elettrostatiche e l elettricità statica. Il primo passo che il datore di lavoro deve compiere è valutare se esiste la possibilità di eliminare l atmosfera esplosiva o di ridurne la probabilità, la frequenza e l estensione, intervenendo su quei parametri che concorrono a generarne la presenza (sostituzione della sostanza utilizzata, eliminazione o riduzione delle sorgenti di emissione, incremento del grado e della disponibilità di ventilazione ecc ). Nel caso in cui non fosse possibile eliminare tutte le atmosfere esplosive, fermo restando che per far avvenire un esplosione è necessaria la contemporanea presenza di un combustibile, di un comburente e di una fonte d innesco (fonte di ignizione) e che la miscela di combustibile e comburente è identificata nella zona classificata, non resta che intervenire sulle fonti d innesco. Per questo motivo, il datore di lavoro deve identificare e valutare tutte le possibili fonti d innesco presenti all interno delle zone classificate, siano esse di tipo meccanico, elettrico, termico ecc...; una volta identificate, deve applicare tutte le misure necessarie per eliminare la possibilità che inneschino l atmosfera esplosiva, sempre in relazione al tipo di zona dove sono presenti (corretta progettazione, installazione e manutenzione degli impianti elettrici, controllo delle temperature superficiali, utilizzo di apparecchi di classe adeguata alla zona in cui sono installati ecc ). Infine, nel caso in cui non sia possibile eliminare né l atmosfera esplosiva né le fonti d innesco presenti all interno, il datore di lavoro deve intervenire per limitare le conseguenze di un eventuale esplosione realizzando misure costruttive efficaci contro l esplosione stessa (costruzione resistenti alle esplosioni; dispositivi di scarico della pressione di esplosione; isolamento dell esplosione per impedirne la propagazione ad altre parti dell impianto). Corretta progettazione, realizzazione, installazione, impiego e manutenzione dei luoghi e delle attrezzature di lavoro. La scelta corretta degli impianti e delle attrezzature di lavoro da installare e utilizzare all interno di aree a rischio di esplosione è un aspetto fondamentale per limitare i rischi di esplosione. In tutte le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive devono essere installati e utilizzati apparecchi e sistemi di protezione conformi alle categorie di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 126 del 23 marzo 1998 (recepimento della direttiva comunitaria di prodotto 94/9/CE). La tabella sottostante mette in correlazione le zone in cui sono identificare le aree con presenza di atmosfera esplosiva con le categorie degli apparecchi utilizzabili: Tipo di zona Categorie apparecchi Zona 0 e Zona 20 Apparecchi di categoria 1 Zona 1 e Zona 21 Apparecchi di categoria 1 o 2 Zona 2 e Zona 22 Apparecchi di categoria 1, 2 o 3 Inoltre, il datore di lavoro deve provvedere affinché gli impianti elettrici installati nelle aree classificate come zone 0, 1, 20 o 21 siano sottoposti alle verifiche periodiche con le modalità e i tempi previsti dalla legge (capi III e IV del decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462), annotando le verifiche in appositi verbali. Provvedimenti organizzativi Parallelamente alla realizzazione delle misure tecniche, il datore di lavoro deve implementare una serie di misure organizzative la cui tipologia dipenderà dagli esiti della classificazione e della valutazione dei rischi, dal tipo di lavorazioni eseguite, dalle sostanze trattate ecc In particolare, è bene evidenziare alcuni provvedimenti organizzativi che non possono essere assolutamente esclusi o trascurati: la formazione dei lavoratori che si trovano ad operare all interno delle aree dove sono presenti o possono formarsi atmosfere esplosive e che con i loro comportamenti lavorativi possano influenzarne la presenza (vedi, ad esempio, l implementazione di una sistema di pulizia periodica programmata per limitare il pericolo di esplosione per presenza di strati di polvere); Pagina 4 di 5
5 l implementazione di un sistema di autorizzazioni per l effettuazione di lavorazioni pericolose all interno delle aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive (ad esempio lavori con fiamme libere o con produzione di scintille), che devono essere rilasciate prima dell inizio delle lavorazioni da una persona abilitata a svolgere tale compito; la segnalazione delle aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive mediante l apposizione di idonea cartellonistica in conformità all allegato LI del D.Lgs. 81/08. CONSIDERAZIONI FINALI Quanto esposto sopra vuole essere una panoramica sulle misure da implementare per la tutela e la salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive. Essendo la materia molto complessa e articolata, ogni singola fase del processo di classificazione delle aree a rischio di esplosione e della successiva valutazione dei rischi richiederebbe una trattazione specifica per poter esaminare tutte le variabili in gioco. Punto fermo di tutta la gestione, da parte del datore di lavoro, risulta essere il documento sulla protezione contro le esplosioni che, se correttamente elaborato ed aggiornato, permette di gestire in modo completo il rischio legato alla presenza di atmosfere esplosive, partendo dalla loro individuazione, dalla valutazione dei rischi generati dalla loro presenza, fino all individuazione e all attuazione delle misure di prevenzione, protezione e gestione. Pagina 5 di 5
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