Il sistema educativo e il sistema socioassistenziale, il principio che regola la loro integrazione. Insegnamento di Didattica A a.a.

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1 Il sistema educativo e il sistema socioassistenziale, il principio che regola la loro integrazione Insegnamento di Didattica A a.a

2 Dove si colloca l azione educativa che si realizza in campo formale? nell asilo nido 0-3 anni servizio sociale affidato, fin dalla sua prima costituzione, all Ente Locale nella scuola dell infanzia 3-6 anni primo segmento del sistema educativo nazionale, la sua frequenza non è obbligatoria nel sistema educativo nazionale governato dallo Stato anni è composto dal Primo ciclo di istruzione (scuola dell infanzia scuola primaria scuola secondaria di I grado) e dal Secondo ciclo di istruzione (Licei- Istituti tecnici Istituti professionali). L obbligo di istruzione è di 10 anni. nel sistema di Istruzione e formazione professionale governato dalla Regione ha caratteristiche diverse a seconda delle Regioni. In Lombardia offre corsi triennali che con si concludono con la qualifica professionale oppure permettono la frequenza di un quarto anno (III livello EQF) che dà accesso alla Formazione Superiore regionale

3 Il nostro fuoco di attenzione sarà solo su alcuni di questi segmenti l asilo nido (servizi per la prima infanzia) la scuola dell infanzia il primo ciclo con attenzione particolare alla scuola primaria. Il nostro obiettivo sarà evidenziare le loro particolarità per capire quali caratteristiche può avere l azione educativa e didattica che vi si svolge. Per tutti quanti evidenzieremo il cambiamento determinato dalla prospettiva di sussidiarietà sancita dalla Legge costituzionale n 3/2001.

4 OSSERVIAMO L ASILO NIDO

5 Il concetto di asilo nido si afferma con la Legge 6 dicembre 1971 n Piano quinquennale per l istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato Questa legge, di poco successiva alla L 444 del 1968 che aveva istituito la scuola materna statale (oggi scuola dell infanzia), fu fortemente voluta dai movimenti sindacali e, soprattutto, dai movimenti femminili, attraverso i quali le madri lavoratrici rivendicavano il diritto di proseguire l attività lavorativa pur in presenza di un figlio piccolo. L asilo nido è affidato alla gestione del Comune che riceve finanziamenti dedicati dallo Stato e regola il proprio servizio in ottemperanza a questa legge e alle direttive che la Regione ne dà.

6 Le caratteristiche principali dell asilo nido previsto dalla Legge n. 1044/71 E un servizio sociale di interesse pubblico Ha lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare l accesso della donna al lavoro Viene realizzato in modo da rispondere, sia per localizzazione, sia per modalità di funzionamento, alle esigenze delle famiglie E gestito con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali organizzate nel territorio E dotato di personale qualificato sufficiente ed idoneo a garantire l assistenza sanitaria e psico-pedagogica del bambino Possiede requisiti tecnici, edilizi ed organizzativi tali da garantire l armonico sviluppo del bambino.

7 Segna un significativo punto d interesse la Legge 285/97 Disposizioni per la promozione dei diritti e di Opportunità per l infanzia e l adolescenza Questa norma istituisce il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e della adolescenza. Il Fondo finanzia, tra gli altri, progetti che presentino innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia, non sostitutivi degli asili nido, che possono essere così caratterizzati: a) servizi con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale per bambini da zero a tre anni, che prevedano la presenza di genitori, familiari o adulti che quotidianamente si occupano della loro cura, organizzati secondo criteri di flessibilità; b) servizi con caratteristiche educative e ludiche per l'assistenza a bambini da diciotto mesi a tre anni per un tempo giornaliero non superiore alle cinque ore, privi di servizi di mensa e di riposo pomeridiano.

8 Dopo la Legge Costituzionale n 3/2001 «Gli asili nido, quali strutture dirette a garantire la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi e i tre anni ed a sostenere le famiglie ed i genitori, rientrano tra le competenze fondamentali dello Stato, delle regioni e degli enti locali» Così recita la legge 448/2001, che recepisce i cambiamenti avvenuti con la modifica costituzionale, e apre alla normativa regionale in tema di servizi per la prima infanzia. Per la Regione Lombardia il riferimento normativo è il seguente Deliberazione Giunta Regionale Lombardia, 11 febbraio 2005 n.vii/20588 Definizione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi di autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per la prima infanzia.

9 Attuali tipologie di servizio in Lombardia NIDO Servizio di tipo diurno, pubblico o privato, di capacità ricettiva da 11 a massimo 60 bambine/i dai tre mesi ai tre anni, con finalità educative e sociali assicurato in forma continuativa attraverso personale qualificato, presso strutture, anche aziendali (Nido Aziendale). Collabora con le famiglie alla crescita e formazione dei minori, nei rispetto dell identità individuale, culturale, religiosa. Svolge anche servizio di mensa e riposo. MICRONIDO Servizio di tipo diurno, pubblico o privato, oltre che promosso e gestito da associazioni di famiglie, di capacità ricettiva massima di 10 bambine/i dai tre mesi ai tre anni, con finalità educative e sociali assicurato in forma continuativa attraverso personale qualificato, presso strutture, anche aziendali (Micro nido Aziendale). Collabora con le famiglie alla crescita e formazione dei minori, nel rispetto dell identità individuale, culturale, religiosa. Svolge anche servizio di mensa e riposo.

10 CENTRI PRIMA INFANZIA Strutture similari all Asilo Nido che offrono un servizio temporaneo di assistenza educativa e di socializzazione, accogliendo in maniera non continuativa, bambine/i e da zero a tre anni in numero non superiore a 30 eventualmente con la presenza di genitori e/o adulti di riferimento, e per un massimo di quattro ore consecutive. Non possono fornire servizio di somministrazione dei pasti. NIDO FAMIGLIA Nido domiciliare, con finalità educative e sociali per un massimo di 5 bambine/i da zero ai tre anni, svolto senza fini di lucro, promosso da famiglie utenti associate/associazioni familiari, scegliendo il modello educativo e gestionale ritenuto più idoneo nel rispetto dell identità individuale, culturale, religiosa.

11 Qualche dato nazionale a.a. 2009/10 (ISTAT) Bambini (0-2 anni) totale iscritti negli asili nido comunali negli asili nido convenzionati Nel 2009 la spesa effettuata per gli asili nido da parte dei Comuni o, in alcuni casi, di altri Enti Territoriali delegati dai Comuni, è di circa 1 miliardo e 182 milioni di euro. Il numero di comuni virtuosi che sono riusciti a offrire il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o di trasferimenti alle famiglie che usufruiscono delle strutture private, ha registrato un progressivo incremento: dal 32,8% del 2003/2004 al 48,3% del 2009/2010. Rimangono nette differenze territoriali: - i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai Comuni variano dal 3,4% al Sud al 16,4% al Nord-est, - la percentuale di Comuni che offrono il servizio varia dal 21,2% al Sud al 77,3% al Nord-est.

12 COME E INTERVENUTO IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA?

13 Centralità del passaggio del 2001 con la Riforma del Titolo V della Costituzione Il principio di sussidiarietà prevede che le funzioni amministrative siano realizzate al livello prossimo al controllo a favore del cittadino, sempre che tali funzioni siano esercitate in modo adeguato dall amministrazione ricevente (Comune, Provincia, Regione, Stato,) che deve possedere una struttura organizzativa idonea. E questa la sussidiarietà verticale. L autonoma iniziativa del cittadino singolo o associato è, invece la chiave per capire la sussidiarietà orizzontale. Proporre la fruizione di un asilo nido può essere una funzione esercitata dall autonomia dei singoli o di persone associate, espressa, ad esempio, da un impresa sociale.

14 Sussidiarietà verticale Art.114, comma 1 La Repubblica è costituita da Comuni, Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni altra materia non espressamente riservata alla Legislazione dello Stato. La materia dei servizi pubblici locali e la legislazione in tema di servizi rivolti alla prima infanzia sono materie sottoposte alla potestà legislativa esclusiva delle Regioni, fatta salva la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere dati dallo Stato e garantiti su tutto il territorio nazionale.

15 Art.114, comma 2 L ordinamento degli enti locali I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. E perciò fondamentale conoscere lo Statuto di un Comune per verificare lo spazio che attribuisce ai Servizi pubblici locali, come li organizza e quali tipologie gestionali prevede. Lo Statuto potrebbe occuparsi dei servizi sociali elencandoli e descrivendoli in poche righe e, tra questi, i servizi rivolti alla prima infanzia, mentre il Regolamento potrebbe contenere le questioni fondanti l organizzazione di un asilo nido.

16 Art.118, comma 1 Cost. Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che per assicurare l esercizio unitario siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato sulla base del principio di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza. Il principio di sussidiarietà prevede che le funzioni amministrative siano realizzate al livello prossimo al controllo a favore del cittadino, sempre che tali funzioni siano esercitate in modo adeguato dall amministrazione ricevente che deve possedere una struttura organizzativa idonea. Esempio: non sempre nei piccoli Comuni la gestione ottimale di un servizio può essere proposta a livello comunale, ma può funzioanre meglio a livello sovrastrutturale (gestione di servizi a livello associato:convenzioni, consorzi, unione di Comuni)

17 La sussidiarietà orizzontale L autonoma iniziativa del cittadino singolo o associato prevista dall art.118 è la chiave per capire la sussidiarietà orizzontale. Proporre la fruizione di un asilo nido può essere una funzione esercitata dall autonomia dei singoli o degli associati, espressa, ad esempio, da un impresa sociale. Il ruolo del Comune, in questo caso, è quello di acquistare posti nido per le famiglie che ne hanno la necessità, svolgendo in questo modo l azione sussidiaria orizzontale.

18 Domanda centrale: per noi, che guardiamo all istituzione del servizio socio-educativo asilo nido, con interesse pedagogico didattico, che cosa significa comprendere il senso di una prospettiva sussidiaria? Quale legame esiste con lo scenario antropologico ( la persona umana) che abbiamo posto come fondamento di questa nostra riflessione?

19 Passaggio centrale della sussidiarietà per il sistema educativo nazionale: dal centralismo alla poliarchia STATO STATO REGIONI e EETT esecutività FAMIGLIA ISTITUZIONI SCOLASTICHE AUTONOME progettualità

20 Norme generali di riferimento Art 21 della L59/97 DPR 275/99 Autonomia didattica Autonomia organizzativa Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo Nuovo Titolo V della Costituzione L3/01 Legge 53/03 e decreti legislativi (Dlgs 59/04) D.M. n.139/07 obbligo scolastico Regolamenti Secondo ciclo 15 marzo 2010 DM 254/12 Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell infanzia e del primo ciclo d istruzione

21 Osserviamo la scuola dell infanzia

22 L. 18 marzo 1968 n. 444 Ordinamento della scuola materna statale Finalità: educazione, sviluppo della personalità infantile, assistenza e preparazione alla scuola dell obbligo. All insegnante è garantita la piena libertà didattica nell ambito degli Orientamenti educativi. Organizzazione: sezioni divise per età dei bambini con un min. di 15 e un max. di 30 allievi. L orario non può essere inferiore alle 7 ore settimanali. Tutte le scuole materne statali non possono essere aperte per un periodo inferiore ai 10 mesi.

23 Il personale educativo coinvolto Ispettrici esercitano funzioni organizzative e di vigilanza delle scuole materne Direttrici sovrintendono al funzionamento ed alle attività delle scuole materne statali del rispettivo circolo. Insegnanti hanno la responsabilità educativa della sezione che ad esse è affidata Assistenti coadiuvano le insegnanti nella vigilanza e nell'assistenza dei bambini

24 Orientamenti educativi del 1969 L'attività educativa della scuola materna si configura in forme che non possono essere distinte e distribuite in settori rigidi e indipendenti e in appositi orari. l'educatrice deve approfondire e svolgere consapevolmente quanto affiora dalla molteplicità delle esperienze quotidiane e dagli atteggiamenti spontanei o indotti del bambino; a tal fine si auspicano procedimenti didattici che rispettino l'unita integrale dello sviluppo infantile. L educazione del bambino deve muovere dai suoi bisogni e interessi stimolando esperienze e assecondando i ritmi di vita che gli sono propri, senza reprimere e mortificarne lo sviluppo con impazienze e anticipazioni dannose. Le esperienze ed attività devono essere promosse e guidate secondo una didattica generale ispirata ai criteri dell'individualizzazione e della partecipazione alla vita di gruppo.

25 L'opera educativa della scuola materna si svolge nelle forme di: - Educazione religiosa; - Educazione affettiva, morale e sociale; - Gioco ed attività costruttive e di vita pratica; - Educazione intellettuale; - Educazione linguistica; - Libera espressione grafico pittorica e plastica; - Educazione musicale; - Educazione fisica; - Educazione sanitaria.

26 Ordinamenti dell attività educativa nelle scuole materne statali Decreto ministeriale 3 giugno 1991 Al modello tradizionalmente prevalente della scuola materna vanno subentrando più esplicite connotazioni di scuola in una visione complessivamente unitaria del bambino, dell'ambiente che lo circonda e delle relazioni che lo qualificano. Viene introdotta l espressione di scuola dell infanzia che si ritiene «più rispondente alla evoluzione che caratterizza l'istituzione allo stato attuale». Tuttavia, nel testo si utilizzano indifferentemente le espressioni scuolamaterna, scuola dell infanzia, scuola del bambino.

27 Finalità Promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini dai tre ai sei anni di età, nella prospettiva della formazione di soggetti liberi, responsabili ed attivamente partecipi alla vita della comunità locale, nazionale ed internazionale. Favorire l'acquisizione di capacità e di competenze di tipo comunicativo, espressivo, logico ed operativo, sia una equilibrata maturazione ed organizzazione delle componenti cognitive, affettive, sociali e morali della personalità apportando con questo il suo specifico contributo alla realizzazione della uguaglianza delle opportunità educative.

28 Testo programmatico Il testo programmatico nazionale esplicita e motiva le finalità della scuola materna, richiama le modalità e le dimensioni dello sviluppo infantile, evidenzia gli apprendimenti congruenti con l'età e con il contesto culturale, propone i criteri metodologici e didattici dell'attività educativa;

29 Programmazioni e curricolo le programmazioni ne contestualizzano le indicazioni in riferimento alle specifiche esigenze di educazione e di apprendimento dei bambini ed alle domande formative delle diverse comunità. L'indicazione dei criteri assunti, delle procedure impiegate, delle scelte responsabilmente effettuate e delle azioni intraprese determinano il curricolo le cui caratteristiche sono pertanto costituite dalla specificità degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi, dalla molteplicità delle sollecitazioni educative e dalla flessibilità nell'applicazione delle proposte programmatiche.

30 La logica del curricolo è caratterizzata da una razionalità forte. Il percorso di insegnamentoapprendimento viene interamente formalizzato a tavolino. Tutti devono raggiungere i medesimi obiettivi, ma i tempi e i modi possono essere diversi (principio di uguaglianza, modalità di insegnamento: cfr. individualizzazione) L attenzione si focalizza sull insegnamento, si lavora per unità didattiche.

31 La legge 53/03 e la dimensione sussidiaria La L.53/2003 inserisce, a pieno titolo, la scuola dell infanzia nel sistema di istruzione e formazione e ne detta le norme generali con il Dlgs 59/04. L identità pedagogica è data dalla fondatività di questa scuola nel processo di formazione. L identità didattica è data dal suo qualificarsi come ambiente di apprendimento educativo di vita, di relazione e di scambi, nel quale il bambino ha la possibilità di sviluppare la sua creatività e i propri talenti.

32 Di quale bambino si parla? Il bambino emerge come persona che deve essere valorizzata nella propria unicità e irripetibilità. Si riconosce il diritto della persona alla conoscenza, all apprendimento, all istruzione negli spazi del dialogo e della reciprocità. Si riconosce alla famiglia il primato nelle scelte educative. Si rende paritario il legame tra famiglia e scuola perché la personalizzazione dei processi di apprendimento può attivarsi solo se la scuola è in grado di instaurare un rapporto di cooperazione con la famiglia e con il territorio.

33 Dalla Programmazione ai Piani personalizzati delle attività educative Nelle Indicazioni per i Piani di Studio Personalizzati sono delineati sia gli obiettivi generali sia OSA. Spetta agli insegnanti operare affinché obiettivi generali e OSA si trasformino in obiettivi formativi per ogni singolo soggetto. Gli obiettivi formativi sono elementi base per la progettazione di Unità di Apprendimento: l insieme di UA effettivamente svolte costituisce il Piano Personalizzato delle Attività Educative che, a sua volta, è il riferimento di base per la compilazione del Portfolio delle competenze individuali.

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