08 Intelligenza Emotiva ed Empatia. Massimo Panzica

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1 08 Intelligenza Emotiva ed Empatia

2 Intelligenza Emotiva Daniel Goleman, riprendendo la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, aggiunge all intelligenza intrapersonale ed a quella interpersonale due sottocategorie: le competenze personali e quelle sociali. INTELLIGENZA EMOTIVA: capacità di identificare e regolare le emozioni proprie ed altrui autovalutazione obiettiva per scegliere traguardi realistici Autocontrollo delle emozioni, senza negarle, soffocarle o farle esplodere Automotivazione e reazione agli insuccessi Sviluppo con allenamento, cogliendo le emozioni e guidandole costruttivamente

3 Approccio Centrato sulla Persona Carl Rogers, con la sua psicoterapia centrata sul cliente, introduce la figura del facilitatore, che sostiene la crescita della persona con accettazione e comprensione empatica. Il facilitatore è un terapeuta che deve mostrarsi: comprensivo sicuro di sé affidabile senza esprimere giudizi praticando l ascolto attivo, per cui riflette il pensiero dell altro senza dare giudizi (a differenza dell intervento diretto dove conta la personalità del terapeuta)

4 Insegnanti Efficaci Thomas Gordon, riprendendo la psicoterapia centrata sul cliente di Carl Rogers, definisce insegnanti efficaci quei docenti che fondano la loro azione sulla qualità del rapporto docente-studente, ritenendolo determinante per potere insegnare qualunque cosa. Gordon suggerisce diverse tecniche contro particolari comportamenti inadeguati. Ascolto attivo, se il comportamento causa danni allo studente stesso Messaggio-Io, che descrive allo studente il sentimento del docente senza esprimere giudizi (altrimenti si parla di messaggio-tu che può causare un atteggiamento di difesa e chiusura dello studente) Problem Solving, utilizzando il metodo scientifico per risolvere conflitti confrontandosi alla pari (cooperazione e non competizione), sfruttando il rispetto reciproco e stimolando il pensiero creativo

5 Empatia L empatia è una dimensione dell intelligenza emotiva. Essa si sviluppa man mano che la persona cresce. I anno di vita empatia quasi egocentrica (Hoffman): il bambino scopre che gli altri hanno emozioni proprie III anno di vita empatia veridica: centrata sull esperienza interna dell altro IV anno role taking: mettersi nei panni dell altro Adolescenza possibili decentramento ed allocentrismo (altruismo) EMPATIA MATURA: insieme di quei processi cognitivi che permettono la condivisione emotiva in modo vicario (sostitutivo) delle emozioni di un altro IMMEDESIMAZIONE e NON IDENTIFICAZIONE: consapevolezza che si tratta di emozioni altrui

6 Sguardo Empatico Lo sguardo empatico: dispone l altro a rivelarsi con veracità esplora il sé autentico dell altro con verità necessita della disposizione educativa autorevole che suscita la docilitas, in particolare: controllo minimo: custodisce, non incatena emotività massima: amorevolezza educativa che accoglie ed ascolta autenticità: comunicazione trasparente

7 Dialogo Esistenziale Centrato sull Empatia Il dialogo esistenziale centrato sull empatia rappresenta una tipologia di relazione d aiuto, in quanto la sintonizzazione sulla stessa lunghezza d onda permette: il riorientamento dell intelligenza e dei voleri la conquista di significati condivisi e valori comuni Le persone cariche di significato ci influenzano e, condividendo con noi i loro valori, ci aiutano a crescere verso la maturità, acquisendo competenze cognitive, affettive e relazionali.

8 Empatia ed Insegnamento «Un clima di simpatia, affetto, intimità è come la buona terra dove tutto cresce senza sforzo.» Isabelle Allende «Una parte del mio mestiere consisteva nel persuadere i miei studenti più abbandonati a loro stessi che la gentilezza più del ceffone invita alla riflessione, che la vita in comunità ha delle regole, che il giorno e l ora della consegna di un compito non sono negoziabili, che un compito malfatto è da rifare per l indomani, che questo, che quello ma che mai e poi mai né i miei colleghi né io li avremmo abbandonati in mezzo al guado. Affinché avessero una possibilità di farcela, occorreva reinsegnare loro il concetto stesso di sforzo, restituire loro il piacere della solitudine e del silenzio, e soprattutto il controllo del tempo, quindi della noia.» Daniel Pennac, «Diario di Scuola»

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