Vita di Aristotele. Storia delle filosofia antica Maddalena Bonelli. Vita di Aristotele. Vita di Aristotele. Vita di Aristotele. Vita di Aristotele

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1 Vita di Aristotele Storia delle filosofia antica Maddalena Bonelli a.a Introduzione ad Aristotele Aristotele muore nell autunno del 322/1 a.c. Aveva sessantadue anni ed era nel pieno delle sue forze: studioso infaticabile, celebre filosofo e scienziato, maestro che aveva formato generazioni di allievi più o meno illustri era stato il precettore di Alessandro il Grande figura pubblica controversa. Vita di Aristotele Si sa molto poco della sua vita. Proveniva da famiglia ricca. A diciassette anni, nel 367/6, entrò nell accademia di Platone, dove studiò e poi insegnò fino al 348/7. Poi lasciò improvvisamente la città, non si sa bene per quale motivo, forse perché nel 348 ad Atene prese il potere Demostene con i suoi alleati antimacedoni. Vita di Aristotele Pare invece che Aristotele (sebbene la cosa sia controversa) ebbe per tutta la vita rapporti con la Macedonia (suo padre era medico alla corte di Macedonia e amico del padre di Filippo II; nel 343/2 Aristotele diviene precettore di Alessandro, e comunque fu sempre visto come amico dei Macedoni). Vita di Aristotele Come che sia, Aristotele con alcuni compagni fece vela verso est, si stabilì ad Atarneo città dell Eolide, in Asia minore), al cui governo si trovava Ermia, amico della filosofia e dei macedoni. Ermia diede ad Aristotele e ai suoi amici la città di Asso, dove A. restò per qualche anno. Vita di Aristotele Poi si spostò a Mitilene, nell isola di Lesbo, dove incontrò Teofrasto, che sarebbe divenuto il suo allievo più fedele e il suo assistente. 1

2 Vita di Aristotele Vita di Aristotele Infine tornò nella sua città natale, Stagira (cittàstato della Grecia settentrionale, situata nella parte alta della penisola Calcidica), dove rimase fino a quando non fu convocato da Filippo per diventare appunto precettore del figlio Alessandro. Nel 335/4 tornò ad Atene e fondò il suo Liceo, in cui insegnò fino al 322/1. Nella primavera del 322 dovette ripartirsene da Atene, ancora una volta probabilmente per i sentimenti antimacedoni che riacquistarono forza dopo la morte di Alessandro (nel giugno del 323). Morì pochi mesi dopo, a Calcide, nell isola di Eubea. Vita e filosofia Generalmente si ritiene che la vita di un filosofo sia scollegata dalla sua produzione filosofica. Nel caso di Aristotele, invece, tale separazione è stata messa in dubbio da un grande studioso, W. Jaeger, che nel 1923 scrisse una monografia su Aristotele (Aristoteles, Berlino 1923, trad. it. di G. Calogero, Aristotele, Firenze 1935 (varie ristampe)), in cui inaugurò il celebre metodo storico-genetico. Il metodo storico-genetico Il metodo storico-genetico, è descritto da un grande specialista di Aristotele, Enrico Berti (Profilo di Aristotele, p.10), come «la tendenza a ricostruire la genesi e lo sviluppo delle varie dottrine filosofiche in stretto collegamento con la vita, con l ambiente e in generale con la situazione storica». Il metodo storico-genetico Attraverso l impiego di tale metodo, Jaeger ottenne una serie di risultati, in parte accettati come dogmi da tutti gli studiosi di Aristotele, in parte rifiutati per la troppa radicalità. Uno dei risultati oramai accettati da tutti è la divisione in tre grandi periodi della vita di Aristotele, cui corrispondono, anche se non in modo rigido, tre diverse fasi della sua produzione filosofico-scientifica. Tre fasi della vita e della produzione filosofica (1) 367/6-348/7: il periodo accademico, in cui Aristotele studiò e insegnò nell Accademia di Platone, periodo caratterizzato da una sostanziale adesione (totale secondo Jaeger, critica secondo altri studiosi) alle dottrine platoniche, ma anche da una prima elaborazione di parti del suo sistema filosofico. 2

3 Tre fasi Tre fasi (2) 348/7-335/4: gli anni di viaggio, in cui Aristotele sviluppò soprattutto le sue ricerche scientifiche. (3) 335/4-322/1: gli anni del suo rientro ad Atene, in cui fondò il suo liceo, una scuola in evidente competizione con l Accademia di Platone, ma anche con altre celebri scuole più basate sulla retorica, come quella di Isocrate. In questo periodo Aristotele rimette le mani nella sua filosofia, completandone le parti antiche e elaborandone di nuove. 1) Cronologia 2) scritti aristotelici Problemi Cronologia Secondo tutti gli studiosi, le fonti per la conoscenza della sua vita sono poche e di dubbia credibilità. Sono considerati più attendibili alcuni documenti, e cioè il testamento di Aristotele, e alcune iscrizioni, che però danno delle indicazioni assai limitate. Cronologia Tra i biografi di Aristotele ricordiamo Diogene Laerzio (II-III d.c.), che scrive le sue Vite e dottrine dei filosofi illustri più di cinquecento anni dopo Aristotele, pur attingendo a una biografia più antica (del III secolo a.c.), e un certo Tolomeo (IV d.c.) dalla cui biografia sono state tratte una serie di biografie in greco, in latino, in siriaco e in arabo. Cronologia Diogene Laerzio è considerato non molto attendibile perché mescola notizie di varia provenienza, spesso di seconda mano, con intelligenza variabile. Tolomeo invece era filosoficamente viziato, poiché, essendo di tendenza platonizzante, ha mirato a mostrare la sostanziale concordanza tra Platone ed Aristotele. 3

4 Cronologia Sistema di datazione Comunque, la cronologia di cui si tiene conto per stabilire i tre periodi della vita di Aristotele è quella riportata da Diogene Laerzio e risalente alle cronache di Apollodoro, storico ateniese del II secolo a.c. Da notare: il sistema di datazione dell epoca non era un sistema di cifre (giorno, mese, anno) come il nostro, ma si basava sugli arconti che si succedevano regolarmente ad Atene (come in Apollodoro), e in seguito sui giochi olimpici, che si succedevano ogni quattro anni. Sistema di datazione Come avrete notato, le date contemplano una forchetta di due anni (es. Aristotele nasce nel 384/383), perché di fatto l anno veniva calcolato a partire dal solstizio d estate (un po come i nostri anni accademici). Gli scritti Diogene Laerzio fornisce un elenco di scritti aristotelici notevole, qualcosa come 150 titoli che, riuniti e pubblicati con gli standard attuali, equivarrebbero più o meno a cinquanta grossi volumi. Gli scritti L elenco non include tutti gli scritti di Aristotele: per esempio, non include la Metafisica (che di fatto è una riunione di vari trattati di Aristotele attribuita a un editore del I a.c., Andronico di Rodi), né l Etica Nicomachea, che sono tra le opere più studiate di Aristotele. Gli scritti Si tratta di un elenco che mostra una quantità di interessi smisurata: sulla giustizia, sulla ricchezza, sull anima, sui pitagorici, sugli animali, su Omero, sui proverbi, sulla fisica, sul linguaggio, ecc. ecc. 4

5 Gli scritti Dei suoi scritti ne è sopravvissuto solo un quinto, anche se piuttosto rappresentativo delle sue straordinarie capacità. Le sue opere vengono tradizionalmente divise in opere esoteriche (o interne) ed essoteriche (o destinate alla pubblicazione). Opere essoteriche e esoteriche Le essoteriche (dialoghi di stile platonico) sono andate tutte perdute, tranne qualche frammento. Noi possediamo gran parte delle opere esoteriche, cioè di trattati dedicati all insegnamento e comunque al Liceo (e forse, nelle loro parti più antiche, dedicati all insegnamento nell Accademia platonica). Opere esoteriche Proprio perché opere di scuola, le opere esoteriche sono difficili da leggere perché scritte non per la pubblicazione (cioè, per la circolazione pubblica e ufficiale), quindi con uno stile poco accurato, e anche perché sono state chiaramente rimaneggiate, o da Aristotele o anche dai suoi allievi. Lo stile però c è, e anche l eleganza e la potenza di ragionamento: ne vedremo parecchi esempi. Platone e Aristotele Fin dall antichità molto si è dibattuto sul rapporto tra i due grandi filosofi, e a questo proposito sono state assunte posizioni molto varie, che vanno dal sostenere un aperta ostilità tra i due a sostenere una sostanziale conciliazione. Platone e Aristotele Nell Etica Nicomachea si trova una frase che più tardi ha dato luogo alla celebre frase medievale, attribuita appunto ad Aristotele che dice Amicus Plato, sed magis amica veritas. Questa frase significa che Platone è e resta un amico, ma che l amicizia per lui non può impedire ad Aristotele di criticare le sue dottrine, qualora sia necessario per palesare la verità. Platone e Aristotele E indubbio che Aristotele, allievo ma anche collega di Platone, pur dichiarandosi a volte platonico (per esempio nel libro Alpha della Metafisica), ha criticato spesso, e a volte molto aspramente, il suo maestro. Anzi, un luogo comune afferma che Aristotele abbia elaborato gran parte delle sue teorie in opposizione a quelle di Platone. 5

6 Platone e Aristotele In realtà, come molti studiosi riconoscono (vedi anche il secondo capitolo del libro in programma, Vegetti-Ademollo), in Aristotele c è molto Platone, anche se ovviamente Aristotele progressivamente si è staccato da Platone per elaborare delle dottrine personali. Platone ha influenzato Aristotele in almeno cinque aspetti. Esempi di platonismo in Aristotele i) Platone ha riflettuto molto sull unità delle scienze. Ha concepito la conoscenza come un sistema almeno potenzialmente unificato, che rifletteva un mondo organizzato in maniera coerente. Aristotele accoglie questa visione di una teoria unificata della scienza, anche se se ne distaccò sulla maniera di concepirla. Esempi di platonismo in Aristotele ii) Platone era in certo qual modo un logico perché ereditò e sviluppò la confutazione socratica, inserendola in una dialettica che era anche esercizio di ragionamento, come dialoghi quale il Parmenide o il Sofista mostrano chiaramente. Esempi di platonismo in Aristotele Così facendo ha preparato il terreno ad Aristotele che, pur dichiarandosi a ragione l inventore della logica (Confutazioni Sofistiche, cap. 34), ha potuto esserlo proprio per il retroterra dialettico dell Accademia Platonica. Esempi di Platonismo in Aristotele iii) Platone si è occupato di problemi ontologici, cioè ha indagato su quali enti esistono realmente. A causa di un percorso suo, è giunto alla conclusione che le vere realtà esistenti sono le idee, cioè gli universali astratti (non Socrate, ma l uomo; non Bucefalo ma il cavallo). Aristotele criticherà aspramente la dottrina delle idee, ma molti dei suoi sforzi saranno rivolti a costruire un ontologia alternativa. Esempi di platonismo in Aristotele iv) Platone concepiva la conoscenza scientifica come una ricerca delle cause e delle spiegazioni delle cose. Per lui le nozioni di scienza e conoscenza sono intimamente associate ed esaminano i tipi di spiegazioni possibili anche per i fenomeni. Aristotele fece interamente suo questo punto di vista, come avremo modo di vedere. 6

7 Esempi di Platonismo in Aristotele Metodo v) Infine, la questione della conoscenza stessa. Platone si è variamente interrogato su come si può conoscere, su questioni epistemologiche. E anche in questo caso, Aristotele ha seguito le orme del suo maestro. Per affrontare il pensiero di Aristotele, ho deciso di procedere in questa maniera: trattare una serie di argomenti, con una parte introduttiva raccontata e un testo significativo da leggere assieme. (1) La filosofia e le scienze Il primo argomento che affronteremo riguarda il rapporto tra la filosofia e le altre scienze. I testi principali a riguardo sono: Metafisica A; Analitici Secondi. Dopo aver introdotto l argomento, leggeremo una parte di testo tratto dal secondo capitolo del primo libro degli Analitici Secondi. La distinzione tra i diversi tipi di conoscenza Come osserva giustamente James Lennox (autore della parte su Aristotele in La filosofia antica), Aristotele distingue consapevolmente aree diverse di indagine e conoscenza, basate su metodi diversi e principi diversi (p. 273). Ci sono sicuramente stati dei precedenti a questo approccio, come attestato da osservazioni sulla scienza medica e sulla matematica. La distinzione tra i diversi tipi di conoscenza 1) Il corpus hippocraticum (una settantina di testi non attribuibili solo a Ippocrate ma a autori diversi tra il V e il IV secolo a.c.) mostra già, in alcuni scritti, il tentativo di considerare salute e malattia sulla base dell osservazione empirica e del ragionamento. La distinzione tra i diversi tipi di conoscenza 2) A partire dal IV secolo a.c. i matematici cercano di riflettere sulla differenza tra scienze come geometria e astronomia, ottica e meccanica, aritmetica e armonia. Tracce di queste riflessioni si trovano in riferimenti fatti innanzitutto da Platone e Aristotele. Platone stesso inizia a cercare di distinguere la filosofia (basata sulla dialettica) dalla filosofia della natura e dalla matematica (vedi Repubblica e Timeo). 7

8 La distinzione aristotelica delle scienze E tuttavia Aristotele che si sforzerà in tutte le sue opere di definire e differenziare forme diverse di conoscenza, spiegando anche il tipo di relazione che esse hanno tra loro. Opportunamente Lennox ha discusso la filosofia di Aristotele proprio a partire dal suo sistema di classificazione delle scienze, che troviamo nel libro Epsilon della Metafisica (Vedi anche Vegetti-Ademollo, terzo capitolo). Il libro Epsilon della Metafisica Nel primo capitolo del libro Epsilon della Metafisica (da considerare assieme al primo capitolo del libro Gamma della Metafisica) Aristotele si pone come obiettivo quello di individuare una nuova scienza: la scienza dell ente in quanto ente, chiamata anche «filosofia prima» e «teologia». Il libro Epsilon della Metafisica Come si dice sia in Epsilon (1025b3-9) che in Gamma (1003a22-26: leggeremo il passo prossimamente) questa scienza è distinta dalle altre scienze poiché essa è universale (si occupa di tutto l ente in quanto ente) mentre le altre scienze sono parziali: o si occupano di una parte di ente, es. la zoologia, oppure di tutti gli enti ma sotto determinate proprietà, es. l aritmetica, che si occupa di tutti gli enti in quanto numerabili. I tre tipi di conoscenza Allo scopo di individuare questa nuova scienza Aristotele distingue tre tipi di conoscenza (e relative scienze), distinzione basata su tre obiettivi diversi che le tre conoscenze perseguono: 1) La conoscenza teoretica (theoretiké); 2) la conoscenza produttiva (poietiké) 3) La conoscenza pratica (praktiké) La conoscenza teoretica La conoscenza teoretica è ricercata in quanto tale, è lei il suo proprio obiettivo. Della conoscenza teoretica fanno parte: la matematica, la filosofia della natura (chiamata, come oramai sappiamo, fisica (physiké), la teologia. La conoscenza produttiva La conoscenza produttiva è perseguita ai fini di produrre qualcosa (un risultato pratico). Tra le scienze produttive troviamo: la medicina, le belle arti (tragedia, poesia, pittura, scultura), e le varie arti tecniche (la costruzione di navi, case, templi, la coltivazione dei campi, la pesca, la caccia, ecc.). Ma anche la retorica, che è vista da Aristotele come l arte del discorso persuasivo. 8

9 La conoscenza pratica La conoscenza pratica La conoscenza pratica è quella che riguarda l azione umana (la famosa praxis) e i suoi risultati. Esempi di tale conoscenza sono la gestione della famiglia, e in generale l etica e la politica. Aristotele ha scritto opere su molte delle discipline rientranti in questa tripartizione: l etica e la politica, la poesia e la retorica, la fisica e l astronomia. Quanto alle matematiche, sebbene Aristotele non abbia dedicato ad esse dei trattati, ne parla moltissimo, e sicuramente ne era esperto, come qualunque allievo platonico doveva essere. Per una problematizzazione della tripartizione, vedi Lennox, op. cit., p.274. La conoscenza teoretica La conoscenza teoretica merita un posto a parte. Essa è superiore alle altre precisamente perché il fine è la conoscenza per se stessa, cioè non è strumentale a nessuna produzione (né comportamentale, né tecnica). La conoscenza teoretica La sua superiorità si basa su un opinione che probabilmente Aristotele riteneva universale e condivisa da tutti, e cioè che «tutti gli uomini per natura tendono a conoscere» (Metafisica Alpha, 980a1. Si tratta dell inizio di quello che è considerato il primo libro della Metafisica). La conoscenza teoretica Su cosa si basa l opinione secondo cui tutti gli uomini tendono per natura a conoscere? Proprio sulla natura dell uomo. Aristotele riteneva platonicamente che l uomo dovesse essere precipuamente identificato con l intelletto (nous), la cui attività fondamentale è pensare e conoscere (vedremo a questo proposito ciò che dice sull Etica Nicomachea a proposito della felicità umana). Tre tipi di conoscenza teoretica Nel libro Epsilon della Metafisica (1026a18-19) Aristotele distingue tre tipi di conoscenza teoretica: 1) La matematica (o meglio, le matematiche, aritmetica, geometria, ecc.); 2) La fisica, che sarebbe meglio chiamare filosofia della natura, oppure scienza naturale (e che comprende zoologia, psicologia, meteorologia, chimica e «fisica» propriamente detta, che si occupa degli enti fisici in movimento); 3) La teologia, termine che però dev essere utilizzato con cautela, perché non riguarda gli enti divini come i nostri, ma di fatto è l astronomia. 9

10 La teologia E la filosofia? Gli esseri divini di cui si occupa la teologia aristotelica sono infatti astri e motori immobili. Queste entità, per Aristotele, sono senza mutamento o quasi. Gli astri, infatti, sono costituiti di una materia quasi immateriale, l etere, e si muovono di movimento circolare, il più perfetto. I motori immobili sono entità appunto immobili, puramente immateriali, che pensano se stesse. Dipende da cosa si intende per filosofia. Normalmente, si fa coincidere la filosofia aristotelica con la metafisica, termine che però non è aristotelico né dal punto di vista editoriale (titolo del trattato Metafisica ), né dal punto di vista del contenuto (Aristotele non ha mai usato questo termine per fare riferimento alla sua filosofia). E la filosofia? Inoltre, come sappiamo, la Metafisica non è un trattato unitario (e non compare come tale nelle lista delle opere di Aristotele): essa non si occupa di una disciplina unica, ma comprende trattati diversi (i vari libri della Metafisica) che hanno a che fare con argomenti metafisici relativamente poco unificati: scienza delle cause (libro Alpha), scienza dell ente in quanto ente (libro Gamma), scienza della sostanza (libri Zeta, Eta, Theta), e finalmente scienza delle sostanze divine o teologia. E la filosofia? Sta di fatto che, con qualche difficoltà, Aristotele cercherà di far rientrare tutti questi soggetti metafisici nella teologia. Nel libro Epsilon della Metafisica (1026a30-31), Aristotele afferma che la teologia (che abbiamo visto essere l astronomia, una sorta di super-fisica), occupandosi delle sostanze divine, che sono principi e cause prime di tutte le altre cose, si occupa anche di tutte le altre cose, perché per Aristotele, occuparsi delle cause prime e dei principi delle cose significa occuparsi anche delle cose di cui essi sono cause prime e principi. E la filosofia? Torneremo più avanti su questa gerarchia, per ora possiamo ricapitolarla: 1) sostanze divine 2) sostanze fisiche. E la filosofia? In alcuni passi Aristotele sembrerebbe aggiungere un livello intermedio tra 1) e 2), e cioè 3) gli enti matematici. Stabilirebbe così una gerarchia tra le tre scienze teoretiche distinte in Epsilon 1026a

11 E la logica? E la logica? E cosa ben conosciuta (e ricordata da Lennox, op. cit., p. 274) che un certo numero di trattati aristotelici non rientra in nessuna di queste categorie. Si tratta dei trattati di logica, raggruppati sin dall antichità come Organon: Categorie, De interpretatione, Analitici Primi, Analitici Secondi, Topici, Elenchi sofistici. Perché sono stati raggruppati in una categoria detta Organon? Perché la logica fu considerata da Aristotele non una parte della filosofia (come sarà invece per gli Stoici), ma come uno strumento (organon, appunto) per qualunque ricerca seria. L organon Come osserva giustamente Lennox (p. 274), a rigore solo l opera chiamata Primi Analitici si configura come un trattato di quella che noi oggi chiamiamo logica. In effetti, essa è il primo trattato di logica formale (la famosa sillogistica), e Aristotele dichiara esplicitamente che è stato il primo a trattare questa disciplina (vedi Elenchi sofistici 183b34-184b9). L organon La cosa importante da sottolineare è che Aristotele, almeno nella Metafisica, presuppone una trattazione preliminare circa la conoscenza. E afferma che gli Analitici, sia Primi che Secondi, forniscono proprio tale trattazione. Lo statuto delle scienze Quando Aristotele definisce le scienze (Analitici Secondi, I 2, 71b9-72b4), egli ha in mente (come vedremo tra poco) un sistema assiomaticodeduttivo di tipo geometrico (si pensi per esempio alla geometria di Euclide, che parte da elementi per dimostrare). Secondo questo modello, si parte da assiomi (principi e cause prime) per dedurre delle conseguenze. Lo statuto delle scienze Una questione naturale da porsi è quindi la seguente: le scienze che Aristotele menziona e pratica (le teoretiche, le pratiche e le poietiche) devono avere, e nelle sue intenzioni hanno, questa struttura? 11

12 Statuto delle scienze pratiche e poietiche E difficile sostenere questa tesi per le scienze poietiche come la poetica e la retorica, malgrado il fatto che Aristotele mostri sempre un grande interesse per le definizioni, che sono il punto di partenza e, per così dire, gli assiomi di qualunque scienza, e malgrado il fatto che vi sia un sillogismo tipicamente retorico, chiamato entimema. Statuto delle scienze pratiche e poietiche E difficile sostenere questa tesi anche per le scienze pratiche, nonostante il fatto che ci sia una grande discussione ancora in corso per l etica, tant è vero che alcuni parlano di sillogismo pratico. Ci occuperemo anche di questa questione nella seconda parte del corso, dedicato all etica di Aristotele. Statuto delle scienze teoretiche Cosa dire delle scienze teoretiche, tra cui, come abbiamo visto, si colloca con qualche difficoltà anche la filosofia? Ovviamente le matematiche possiedono questa struttura, e per questo sono state prese a modello sia da Platone che da Aristotele, proprio perché all epoca rappresentavano le scienze più evolute. Statuto delle scienze teoretiche Le scienze della natura possono essere concepite come scientifiche, anche se Aristotele a loro proposito parla di conclusioni che valgono per lo più, cioè ammettono delle eccezioni (laddove le deduzioni scientifiche sono universali e necessarie). Statuto della filosofia: dialettica Qui da sempre si fronteggiano due schieramenti opposti: alcuni ritengono che la filosofia, almeno quella che si trova nella Metafisica, abbia un andamento dialettico (in senso quasi socratico), cioè cerchi di stabilire, sulla base di opinioni autorevoli (endoxa) contrapposte, i principi da cui partire per i propri argomenti, scartando quelle che si mostrano insostenibili perché contraddittorie. Vedi a. esempio Metafisica Beta. o scientifica? Altri, sulla base di esplicite affermazioni di Aristotele ritengono invece che Aristotele abbia quanto meno l intenzione di organizzare il sapere filosofico, una volta scoperto, in sequenze scientifiche. L obiezione seria a questa teoria è che nella Metafisica (come del resto nemmeno nella Fisica) non si trovano mai argomenti di tipo assiomatico-deduttivo. 12

13 Una risposta Una risposta Una risposta plausibile è quella data da alcuni studiosi recenti, secondo i quali nei trattati di Metafisica, così come in quelli appartenenti alla scienza della natura, Aristotele è ancora impegnato a trovare le conoscenze, e in particolare i principi da cui partire per poi organizzare i saperi filosofici. D altro canto, Aristotele sembra pensare che qualunque principio, anche il più scientifico, si costituisca a partire da opinioni autorevoli (endoxa) (quelle opinioni condivise da tutti o da uomini sapienti) messe alla prova (vedi Topici A, 101a35-101b5). Testo: Analitici secondi I 2 Analitici Secondi I 2, 71b9-13: «Noi crediamo di comprendere ogni cosa in modo assoluto, e non in modo sofistico secondo accidente, quando crediamo di conoscere la causa per cui la cosa è, che essa è causa della cosa, e che la cosa non può essere altra da ciò che è. E quindi evidente che la comprensione è qualche cosa di questo tipo». Forma dell argomento La forma dell argomento è la seguente: 1) noi crediamo 2) quindi Rapporto 1) e 2): 1) noi crediamo x 2) quindi: x. Forma dell argomento A chi si riferisce questo noi? Ci sono tre possibilità: i) io, Aristotele (plurale maiestatis); ii) noi, i filosofi (nel senso degli aristotelici); iii) noi, tutto quanto il genere umano. Opinione concettuale Ma di quale credenza generale si tratta? Di una credenza concettuale, che si basa sul concetto che noi abbiamo di uomo. Aristotele sembra dire: visto che noi consideriamo l uomo come animale razionale, allora crediamo che la conoscenza razionale sia così e così. Il che rende l argomento meno assurdo di quello che sembrerebbe a prima vista. In generale, comunque, Aristotele pensa che le nostre credenze concettuali universali (cioè, condivise da tutti) siano una garanzia di verità. 13

14 Opinione concettuale Contenuto dell argomento Es.: noi tutti crediamo che il sole giri intorno alla terra, quindi il sole gira intorno alla terra. Questo come sappiamo è risultato falso, ma prima di Galileo tutti pensavano che questa fosse una verità. Qual è il contenuto di questa credenza universalmente condivisa? Si tratta di una credenza relativa alla conoscenza scientifica (si noti il verbo epistasthai, da cui deriva episteme, termine greco per scienza ). Aristotele non nega che vi siano altri modi di conoscere, ma qui è impegnato a fornire una sorta di definizione appunto della conoscenza scientifica, assoluta e non sofistica (si noti il riferimento polemico ai sofisti. Si tratta di una finta conoscenza, accidentale e non scientifica). Conoscenza scientifica Secondo Aristotele, perché vi sia conoscenza scientifica, devono essere soddisfatte tre condizioni: a conosce scientificamente X (dove X è una proposizione) se e solo se (sse = usato per definire, segnala un equivalenza) (i) a conosce Y (una o più proposizioni) (ii) a sa che Y è la causa di X (iii) a sa che X non può essere altrimenti, ovvero che la proposizione X è vera e necessaria. Senso di Causa (aitia) In che senso Aristotele parla di causa, o più precisamente di aitia? Aristotele afferma che c è conoscenza scientifica solo in questo caso: Y X cioè Y, dunque X. Ma che significa? Senso di causa (aitia) Consideriamo l esempio seguente: a) 3 2 è maggiore di 2 2 Perché b) 3 è maggiore di 2. L esempio mostra chiaramente che la ragione della verità di a) risiede nella conoscenza di b). La conoscenza scientifica Un altro modo per mostrare che cos è la conoscenza scientifica per Aristotele è il seguente P 1 P 2 P 3. Q Q deriva da una serie di premesse precedenti, che sono a loro volta conclusioni di ragionamenti successivi, fino a quando si arriva ad una premessa non ulteriormente dimostrabile, autoevidente. Questa è un assioma. 14

15 Un precedente platonico Continuazione del testo E interessante notare che questa definizione di conoscenza scientifica, che si trova in altri luoghi aristotelici (Analitici secondi 94a20; Fisica 184a12-14; 194b18-20; Metafisica Alpha, 983a25-26; alpha elatton 994b29-30) richiama l idea platonica espressa nel Menone (98A) secondo cui la conoscenza (episteme) stabile consiste nell opinione legata con il ragionamento della causa. 71b16-18: «Considereremo più tardi se, d altra parte, c è un altro modo di comprendere (epistasthai), ma qui noi affermiamo che si può anche conoscere (eidenai) per dimostrazione. Chiamo dimostrazione un sillogismo comprensivo (epistemonikon); chiamo comprensivo un sillogismo secondo il quale, grazie al fatto di possederlo, comprendiamo (epistametha) qualche cosa». La frase iniziale probabilmente allude alla conoscenza dei principi immediati delle scienze, quelli cioè la cui causa non è conoscibile perché non c è: gli assiomi (cf. Analitici secondi, I 3, 72b18-25 e soprattutto II 19. Vedi anche la Generazione degli animali, II 6, 742b29-33). Aristotele rimanda la considerazione di questo tipo di conoscenza, e si concentra sulla conoscenza dimostrativa. Afferma che si ha dimostrazione quando si ha un sillogismo dimostrativo, cioè quella sequenza P.Q che abbiamo appena visto. Aristotele però dice qualcosa di più, e cioè che la dimostrazione deve avere andamento sillogistico, cioè presumibilmente deve avere una struttura basata sulla sillogistica sviluppata negli Analitici primi. Questo ovviamente ha costituito un problema per i seguaci di Aristotele, che per esempio si sono sforzati di mettere sotto forma sillogistica celebri argomenti scientifici, come la transitività di Euclide (vedi per esempio Alessandro di Afrodisia, noto commentatore aristotelico del II- III d.c.). Devo dire con risultati non molto convincenti. 15

16 Continuazione del testo 71b19-23: «Se quindi la comprensione è come noi abbiamo stabilito, è necessario che la comprensione dimostrativa proceda a partire da premesse vere e prime e immediate e più conosciute e anteriori e cause delle conclusioni; così infatti saranno anche i principi propri a ciò che è dimostrato». Aristotele qui non si concentra sulla dimostrazione, ma sui punti di partenza delle dimostrazioni, cioè sulle premesse assiomatiche. Nel passo visto, egli individua sei caratteristiche delle premesse in senso stretto, cioè di quelle premesse che non possono anche fungere da conclusioni. Queste caratteristiche sono tradizionalmente divise in due gruppi: A) le prime tre riguardano le premesse considerate in se stesse (vere, prime, immediate); B) le altre tre riguardano le premesse in relazione alle loro conclusioni (più note, anteriori e cause delle conclusioni). Nella continuazione del testo, Aristotele spiega in maniera più o meno comprensibile queste sei caratteristiche: 1) verità: una premessa deve dire come stanno le cose, non come non stanno. L esempio è il seguente: Non si può avere conoscenza scientifica del fatto che la diagonale è commensurabile con il quadrato (infatti, la diagonale non è commensurabile con il quadrato, come tutti sappiamo). 2) e 3) primitività e immediatezza: A. sembra dire che essere primo e immediato significa essere primo e indimostrabile, e sembra poi far coincidere la primitività appunto con l indimostrabilità (vedi continuazione del passo, inizio alla riga 25). 16

17 Infatti, osserva Aristotele, in caso contrario esisterebbero delle verità precedenti da cui potrebbero essere derivate le proposizioni in questione, che quindi non sarebbero principi primi o assiomi. 4) più conosciuto: nella misura in cui la nostra conoscenza dei teoremi dipende dagli assiomi, è ragionevole affermare che gli assiomi debbano essere più noti dei teoremi; 5) e 6) anteriorità e causa: questa duplice caratteristica si collega più direttamente alla concezione aristotelica della conoscenza. La nostra conoscenza abbiamo visto che implica la conoscenza delle cause, e la conoscenza dei teoremi implica la conoscenza delle cause. Di conseguenza, gli assiomi devono individuare le cause ultime (le spiegazioni, possiamo dire alla luce di quanto visto in precedenza) che spiegano i contenuti espressi dai teoremi. Per capire cosa vuol dire, facciamo un esempio tratto dalle Parti degli animali 664a8-11; 674b5-14. Perché le mucche hanno le corna? Perché non hanno i denti (la materia che avrebbe formato i denti va a formare le corna). Perché non hanno i denti? Perché hanno quattro stomaci (e quindi possono digerire il cibo masticato). Perché hanno quattro stomaci? Perché sono ruminanti. Perché sono ruminanti? Perché sì. 17

18 spiegazione spiegazione Cioè, semplicemente perché sono mucche. Non ci sono ulteriori caratteristiche, al di là del loro essere mucche, che spieghi perché le mucche sono ruminanti. Che le mucche siano ruminanti e auto esplicativo. Di solito Aristotele dice che tali fatti auto esplicativi sono definizioni o parti di definizioni. Le definizioni per Aristotele esprimono l essenza della cosa; e Aristotele concepisce la scienza come un metodo che partendo dalle caratteristiche essenziali di certe entità deduce caratteristiche essenziali ma non definizionali. spiegazione Per esempio, dal fatto che il triangolo abbia tre angoli, si deduce che la somma interna degli angoli è di 180 gradi. Continuazione e fine del passo 71b23-25: «In effetti, ci sarà un sillogismo senza queste condizioni, ma non sarà dimostrativo, perché non sarà produttivo di comprensione». spiegazione Aristotele conclude il passo affermando che con queste caratteristiche, le proposizioni saranno dei principi appropriati alle dimostrazioni. Aristotele non esclude che ci siano sillogismi senza premesse di questo tipo (ho già fatto l esempio dei sillogismi pratici o degli entimemi); semplicemente, non saranno dimostrativi, perché non produrranno una conoscenza scientifica. (2) La scienza per Aristotele si presenta, come abbiamo visto, come un sistema assiomaticodeduttivo. Negli Analitici secondi egli, tra le altre cose, presenta le caratteristiche che devono avere i principi primi o assiomi delle scienze. 18

19 Negli Analitici primi, invece, Aristotele presenta le regole di deduzione, cioè la forma che devono possedere tutte le deduzioni. Questo insieme di regole costituisce il primo trattato di logica formale, che avrà enorme influenza sulla logica successiva fino alla fine dell 800. La logica di Aristotele si basa su un preciso concetto di proposizione. Nel De interpretatione, testo dell Organon dedicato appunto alla teoria dell enunciato o proposizione, Aristotele per prima cosa osserva che molti sono gli enunciati significanti, ma non tutti costituiscono delle enunciazioni. Sono enunciazioni solo quelle in cui si trovano verità o falsità (De interpretatione, 16b33-17a3), e sono le uniche proposizioni a cui il logico si interessa. Ordini, domande, esortazioni e simili sono anch essi significativi, ma sono oggetto di studi di altre discipline, come la retorica o la linguistica. Un altra distinzione che si trova nel De interpretatione (17a20-22) è quella tra enunciazione semplice, che afferma o nega qualcosa di qualcos altro, e enunciazione composta, costituita da enunciazioni semplici. Le enunciazioni semplici, osserva Aristotele, affermano o negano qualcosa di qualcosa, e in questo Aristotele è erede di Platone, che nel Sofista aveva affermato che il discorso minimo, e come tale soggetto a verità o falsità, è costituito da nome e verbo (262c-263b). Tuttavia, in molti aspetti Aristotele supera ampiamente le osservazioni platoniche. Per prima cosa egli chiama le enunciazioni semplici di cui si serve la logica proposizioni (protasis, termine greco che significa anche premessa ). 19

20 Inoltre, le proposizioni vengono analizzate nei termini (termine: oros) di soggetto (S) e predicato (P), nel senso che, se una proposizione dice o nega P di S, allora S e P sono i suoi termini. Le proposizioni semplici, poi, vengono divise in universali o particolari, cioè in proposizioni che affermano o negano P o di ogni S o di qualche S. Per esempio, tutti gli uomini sono mortali afferma l essere mortale di tutti gli uomini; alcuni animali non hanno sangue nega l avere sangue di alcuni animali. Ci saranno così quattro tipi di proposizioni semplici: universali affermative (AaB), che affermano B di tutti gli A (es: tutte le mucche hanno quattro stomaci); particolari affermative (AiB), che affermano B di qualche A (es. qualche fiore è blu); universali negative (AeB), che negano B di qualunque A (es. nessun uomo ha quattro stomaci); particolari negative (AoB) che negano B di qualche A (es: alcuni animali non hanno sangue). La notazione AaB; AiB; AeB; AoB; è medievale e utilizza le vocali a, i del verbo latino adfirmo per le affermative (rispettivamente universali e particolari), e, o di nego per le negative (universali e particolari). Va notato che le lettere B (predicato) e A (soggetto) vengono da Aristotele utilizzate al posto di S e P. Inoltre, Aristotele usa spesso, al posto di è copulativo, il verbo appartenere, che assume così una funzione quasi-tecnica, pur essendo un verbo mutuato dal linguaggio ordinario. Usa anche il verbo predicare (kategorein), il cui significato originario è accusare (termine giuridico) 20

21 Il sistema logico di Aristotele (conosciuto come teoria del sillogismo) si basa sulla teoria delle proposizioni vista. Negli Analitici primi Aristotele definisce il sillogismo come «un argomento in cui, assunte certe cose, qualcosa di differente dalle cose assunte segue di necessità per il loro stesso porsi» (Analitici primi, 24b18-20). Il greco un po contorto è dovuto alla difficoltà di esprimere concetti logici in un linguaggio ordinario, ma mette in luce il fatto che il sillogismo è un inferenza in cui, poste delle premesse, segue di necessità la conclusione per il solo fatto di aver posto le premesse. Aristotele considera solo argomenti a due premesse e a una conclusione, e queste tre proposizioni sono tutte e tre semplici, cioè affermano o negano un predicato di un soggetto. La prima osservazione da fare è che Aristotele voleva dare alla logica un carattere assolutamente generale, voleva cioè che le regole logiche si applicassero a qualunque argomento, per non far dipendere la validità dal contenuto proposizionale. E per questo che ha utilizzato le lettere A, B, C, etc., proprio a garanzia della generalità. Se in un argomento del tipo: ogni uomo è un animale; ogni animale è mortale; quindi ogni uomo è mortale sostituisco uomo con lupo, l argomento resta comunque valido. Di conseguenza, esso può essere reso così: ogni A è B; ogni B è C; ogni A è C. Questo è il primissimo argomento considerato da Aristotele negli Analitici primi. Esso risulta formalmente valido, come lo sono tutti gli argomenti di questa forma. 21

22 Proprio perché Aristotele apre la strada alla generalizzazione, si pone la questione di come distinguere tra buoni e cattivi argomenti. La sua definizione di sillogismo risponde a questa questione, stabilendo che un buon argomento è quello in cui la conclusione segue di necessità dall aver posto delle premesse. Aggiungiamo che, secondo la definizione, la conclusione che segue dalle premesse è diversa dalle premesse. La teoria sillogistica del buon argomento si trova nei primi sette capitoli degli Analitici primi (negli Analitici primi si trova anche una parte che verte sui sillogismi modali, cioè sui sillogismi che riguardano le proposizioni che esprimono ciò che vale necessariamente o ciò che vale possibilmente (Analitici primi, 25a1-2), ma è decisamente la parte più debole della teoria del sillogismo). La teoria del buon sillogismo si occupa di proposizioni della forma i) AaB; ii) AiB; iii) AeB, iv) AoB. Essa funziona sulla base di un certo numero di stipulazioni: le due proposizioni che fungono da premesse devono appunto avere la forma a-e-i-o; le due premesse devono avere un termine comune, chiamato medio. Questa stipulazione è necessaria per trarre la conclusione dalle premesse; gli altri termini (chiamati estremi) delle proposizioni che fungono da premesse devono essere diversi; la conclusione deve contenere i termini estremi e non il medio. 22

23 Sillogismi di prima figura Nel corso della trattazione Aristotele prende in esame tutte le possibili coppie di proposizioni semplici e individua da quali coppie può venire inferita correttamente la conclusione e da quali no. Divide gli accoppiamenti in tre gruppi o figure (una quarta verrà aggiunta nel Medio Evo) sulla base della posizione del termine medio: 1) AxB, BxC, dunque AxC Qui il termine medio compare come predicato in una premessa e come soggetto nell altra. Esempio in Barbara (premesse universali affermative): AaB, BaC, dunque AaC. Sillogismi di prima figura - tutti gli uomini sono animali; tutti gli animali sono mortali, tutti gli uomini sono mortali. Il termine medio è animali e compare come predicato nella prima premessa e come soggetto nella seconda premessa. Naturalmente ci saranno sillogismi di prima figura in cui compaiono anche universali negative o particolari affermative o negative. Sillogismi di seconda figura 2) AxB, CxB, dunque CxA Qui il termine medio compare come predicato in entrambe le premesse. Esempio in Camestres (univ. affermativa, univ. negativa, univ. negativa): Sillogismi di seconda figura AaB, CeB, dunque CeA - Tutti gli uomini sono animali, tutte le pietre non sono animali, tutte le pietre non sono uomini. Il termine medio è animale e compare come predicato in entrambe le premesse. Anche qui ci saranno sillogismi (di seconda figura) che contengono premesse particolari affermative e particolari negative. Sillogismi di terza figura 3) AxB, AxC, dunque CxB. Qui il termine medio compare come soggetto in entrambe le premesse. 23

24 Sillogismi di terza figura Sillogismi Esempio in Darapti (due premesse universali affermative, una conclusione particolare affermativa): AaB, AaC, CiB tutti gli uomini sono animali, tutti gli uomini sono razionali, alcuni animali sono razionali. Qui il termine medio è uomini e compare in entrambe le premesse come soggetto. Dopodiché Aristotele procede al loro esame rigoroso e ordinato. Dei 192 (4 3 X3) sillogismi possibili ne risultano validi solo quattordici (per l elenco vedi p. 70 libro Vegetti-Ademollo). E importante sottolineare il fatto che Aristotele afferma che «qualunque dimostrazione e qualunque sillogismo devono procedere secondo le tre figure che abbiamo descritto» (Analitici primi, 41b1-3). Questa affermazione è sicuramente falsa: basti pensare a moltissimi teoremi dell aritmetica e della geometria, che non si presentano in forma sillogistica pur essendo delle deduzioni valide. Il fatto è che la teoria del sillogismo si basa sul concetto di proposizione intesa come soggettopredicato. Dove non c è questa proposizione, non può esserci neanche il sillogismo, ed è chiaro che molte proposizioni geometriche e aritmetiche sfuggono a questa forma (si pensi per esempio alla transitività di Euclide: a = b; b = c; dunque a = c). Resta però il fatto che la logica aristotelica costituisce un primo geniale tentativo di formalizzare gli argomenti scientifici. Una seconda osservazione si impone. Aristotele presenta la sua definizione di sillogismo non solo negli Analitici primi, ma anche nei Topici (100a25-27), il trattato in cui Aristotele cerca di regolamentare le discussioni dialettiche (di origine socratico-platonica) tra due interlocutori. 24

25 Nei Topici Aristotele distingue anche tra il sillogismo dimostrativo (che parte da premesse vere, indimostrabili, insomma, dagli assiomi) e il sillogismo dialettico, che invece parte da opinioni autorevoli, quelle condivise universalmente o propugnate dai sapienti. Ciò significa che la formalizzazione degli argomenti non è riservata solo alle scienze come aritmetica e geometria, ma che in linea di principio tutte le discipline possono sillogizzare, e in special modo la filosofia: cambierà solo lo statuto dei principi delle dimostrazioni. Testo: Analitici Primi I 2, 25a1-36 Questo testo si divide in due parti: A) programma che annuncia i risultati in modo informale; B) regole ed argomenti che giustificano il programma. Testo: 25a1-13 righe 25a1-13 (vedi testi di Aristotele distribuiti in fotocopia e messi sul sito): «Poiché ogni proposizione non appartenga a qualche uomo)». Aristotele enuncia i diversi tipi di proposizione semplice, quelle che abbiamo visto l altra volta: i) assertive/apodittiche (cioè necessarie)/problematiche (cioè possibili); Testo: 25a1-13 ii) affermative/negative; iii) universale/particolari/indefinite (di queste ultime però non vi è scienza). Egli poi afferma che poiché ogni proposizione è bla bla, è necessario che la proposizione privativa (cioè, negativa) universale si converta. Testo: 25a1-13 Aristotele non spiega il termine conversione, ma ne dà subito un esempio: se nessun piacere è un bene, nessun bene è un piacere. Convertire, quindi, significa cambiare i termini (il verbo greco antistrepho significa cambiare direzione, voltare dalla parte opposta ) 25

26 Testo: 25a1-13 Testo: 25a1-13 (i) nessun S è P si converte in (i*) nessun P è S. Aristotele afferma che se (i) è vera, anche (i*) è vera. Ed è questo ciò che Aristotele intende per convertire. Quindi (1) SeP PeS. Poi Aristotele considera il caso della proposizione predicativa (cioè affermativa) universale, e osserva che essa può convertirsi non universalmente, ma particolarmente. Es: se ogni piacere è un bene, qualche bene è un piacere. Cioè (2) SaP PiS. 25a1-13 Poi stabilisce che la proposizione particolare affermativa si converte: Se qualche piacere è un bene, qualche bene è un piacere (3) SiP PiS. 25a1-13 Infine stabilisce che la particolare negativa non si converte: se qualche animale non è uomo, non ne consegue che qualche uomo non è animale. (4) SoP non si converte in PoS. Aristotele non stabilisce la verità di queste conversioni, forse perché le riteneva evidenti (nel senso che basta riflettere un po per vedere che sono vere). 26

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