Le prospettive dell efficienza energetica al 2020 in Italia: analisi della proposta di Confindustria di Andrea Barbabella I

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1 Le prospettive dell efficienza energetica al 2020 in Italia: analisi della proposta di Confindustria di Andrea Barbabella I Nel settembre di quest anno Confindustria ha presentato un documento di analisi e proposte per un piano straordinario sull efficienza energetica in Italia, che dovrebbe integrare il Piano d Azione per l Efficienza Energetica del 2007 (PAEE) in funzione degli obiettivi di risparmio energetico al Lo studio conferma innanzitutto come gli investimenti nella promozione di tecnologie e misure per l efficienza energetica presentino un saldo positivo, anche in termini strettamente economici. Secondo le stime di Confindustria la realizzazione delle iniziative contenute nel documento porterebbe tra il 2010 e il 2020 ad un aumento della produzione industriale di 238 mld e oltre 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro (unità di lavoro standard): questo a fronte di circa 24 mld di incentivi da parte dello Stato, che sarebbero ampiamente compensati dai risparmi derivanti dalla riduzione della bolletta energetica e dall acquisto evitato di crediti di carbonio. Oltre a questo risultato di carattere generale, il lavoro di Confindustria è ricco di spunti e informazioni utili ad alimentare l attuale dibattito sulla transizione verso un sistema energetico sostenibile in Italia. Di seguito si affrontano tre aspetti toccati dal documento, e che possono essere condensati in altrettanti interrogativi, tra di loro direttamente connessi: qual è l obiettivo nazionale in materia di efficienza energetica al 2020? a carico di chi? e con quali costi? L obiettivo di risparmio al 2020 A differenza delle fonti rinnovabili e delle emissioni serra, nell ambito della strategia energetica/climatica definita dall Unione Europea con orizzonte al 2020, il target sull efficienza non è ancora stato reso vincolante né è stato ripartito tra gli Stati membri secondo i classici meccanismi del burden sharing. Attualmente ogni Stato Membro può quindi applicare volontariamente a scala nazionale il criterio fissato a livello europeo, che prevede una riduzione del 20% al 2020 dei consumi energetici tendenziali, calcolati su base 2005: facendo riferimento allo studio Primes del 2007, per l Italia questi sono stati stimati in 166,5 Mtep (usi finali). L applicazione del criterio europeo si traduce quindi in una riduzione di 33 Mtep rispetto ai consumi finali attesi al 2020, che dovrebbero attestarsi pertanto a 133 Mtep. Questo valore è stato recentemente confermato dallo Piano d Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili del giugno 2010 (PAER). Confindustria propone uno scenario efficiente con consumi maggiori, anche se di poco: 135,8 Mtep al Si tratterebbe quindi di mettere in campo tra il 2005 e il 2020 misure di efficienza in grado di portare ad una riduzione dei consumi finali all incirca compresa tra 31 e 33 Mtep. Questo naturalmente a prescindere dalla crisi economica. La cosa che più colpisce osservando l andamento dei consumi finali di energia in Italia, è la netta inversione di tendenza a partire dal Questa data è peraltro indicata da alcuni autori come quella in cui le politiche di efficienza nazionali hanno iniziato a funzionare più o meno a regime. Solo due anni più tardi gli effetti della crisi si sarebbero fatti sentire sulla crescita del PIL (si osservi il cambio di passo registrato proprio negli ultimi due anni dalla serie storica dei consumi). Il risultato finale è che in appena quattro anni i consumi finali si sono ridotti di oltre l 11%, riportando il Paese ai livelli della fine anni 90, e naturalmente ben al di sotto dell obiettivo indicato al 2020 sia nel PAER che da Confindustria. In questo contesto per poter quantificare la misure di efficienza da mettere in campo (e quindi da finanziare) diventa necessario valutare proprio l impatto che crisi economica ha avuto sui consumi energetici nazionali. Questo nella interpretazione, condivisa dai due documenti, che l obiettivo europeo vada calcolato sui valori assoluti dei consumi finali (133 Mtep), che devono quindi rimanere inalterati indipendentemente dalla crisi, e non sulla quota di riduzione dei consumi che le misure di efficienza dovrebbero produrre (31-33 Mtep). Lo studio di Confindustria stima l impatto della crisi economica sui consumi finali in Italia in circa 10,1 Mtep al Questo valore si basa sull aggiornamento post-crisi dello studio Primes, che individua un nuovo scenario tendenziale al 2020 per il consumo finale di energia in Italia pari a 145,6 Mtep, 20,9 in meno dello scenario Come riportato nello stesso PAER, lo scenario Primes tiene conto dell effetto della crisi economica e delle misure di contenimento dei consumi programmate all atto della sua pubblicazione. Secondo Confindustria la differenza tra i due scenari è da ricondurre unicamente alla somma di due componenti: la piena realizzazione degli obiettivi al 2016 del PAEE, pari a 10,8 Mtep, e gli effetti della crisi. 1

2 Da ciò sia il PAER che lo studio di Confindustria stimano rispettivamente in 12,5 e 9,8 Mtep le ulteriori misure di efficienza da dover attivare per traguardare l obiettivo europeo a scala nazionale. Andamento storico dei consumi finali di energia in Italia e scenari al 2020, in ktep (Fonte: elaborazione Susdef su dati Eurostat II ) Primes'07 Ipotesi Confindustria Crisi economica Primes' Conf' PAER' PAEE' Ulteriori misure Conf' Proprio su questo passaggio, assolutamente rilevante nella definizione degli impegni in materia di efficienza da qui al 2020, andrebbero forse proposti maggiori approfondimenti. In particolare per verificare che il nuovo scenario da un lato non sopravvaluti la ripresa dei consumi, dall altro non sottostimi l effetto dei miglioramenti in materia di efficienza. Il tasso di crescita medio annuo dei consumi finali ipotizzato dallo scenario aggiornato Primes tra il 2010 e il 2020 è pari a circa l 1,5%: si tratta di un valore molto vicino all 1,6% registrato tra il 1990 e il 2005 in un contesto economico decisamente più favorevole, e addirittura superiore a quello dello stesso scenario Primes pre-crisi (e pre-intervento), nel quale fino al 2020 si ipotizzava un tasso di crescita medio dei consumi dell 1,3%. Questo aspetto andrebbe anche messo in relazione alle certamente difficili previsioni sulla crescita economica, che di recente sembrano rivedere al ribasso le stime almeno per il prossimo biennio. Per quanto riguarda i miglioramenti nel campo dell efficienza, secondo stime dell ENEA, tra il 2007 e il 2009 sarebbe stato conseguito circa il 74% dell obiettivo intermedio 2010 del PAEE, pari a 3 Mtep III. Ampliando l orizzonte temporale, tra il 2005 (anno base per l obiettivo di efficienza energetica) e il 2009 solo i Certificati verdi e le detrazioni fiscali hanno contribuito ad una riduzione dei consumi finali che può essere stimata attorno ai 4 Mtep IV. Sembrerebbe insomma alla portata il conseguimento degli obiettivi del PAEE al Ma è difficile pensare che gli interventi previsti dal PAEE esauriscano i miglioramenti effettivi in materia di efficienza che sono stati e verranno conseguiti in Italia da qui al Ad esempio nei trasporti certamente vi sono altri fattori, oltre all emissione specifica dei veicoli monitorata nel PAEE, che possono portare ad aumenti anche importanti di efficienza. Secondo l analisi svolta nell ambito del progetto Odyssee, sempre a cura dell ENEA V, e basata sull andamento effettivo dei consumi energetici a partire dal 1990, l aumento dell efficienza in questo settore ha contribuito almeno quanto quella connessa ad interventi sull edilizia. Oltre a questo si possono citare quegli interventi che, pur avendone diritto, non si sono appoggiati al sistema degli incentivi (e quindi non rientrano nella valutazione degli impatti del PAEE), oppure quelli, sembrerebbe sempre più diffusi, che non riguardano innovazioni tecnologiche quanto scelte individuali e stili di vita. Una ultima considerazione, ancora di carattere generale, riguarda l effettiva cumulabilità della proposta di Confindustria VI con le misure del PAEE, aspetto questo che ci porta a rispondere al quesito successivo. 2

3 La ripartizione settoriale degli impegni Confindustria quota 9 tipologie di intervento che possono contribuire alla riduzione dei consumi energetici VII. L articolazione settoriale è diversa rispetto a quella prevista dal PAEE, e questo rende difficile verificarne la effettiva complementarità delle due proposte. A ciò si aggiunge il fatto che non sempre lo studio di Confindustria descrive in modo esplicito gli interventi quotati. A prescindere da queste difficoltà, il rischio di sovrapposizione tra le due proposte appare concreto, e andrebbe verificato con cura. A titolo di esempio si possono citare: nei trasporti il potenziale è calcolato sulla base dell adeguamento al 2020 delle emissioni del parco veicolare ai 130 g/km, ma già il PAEE prevedeva una conversione importante a 140 g/km: 10 g/km di differenza non possono giustificare 2,5 Mtep di ulteriore risparmio, e inoltre già l efficienza attuale del nuovo sul mercato italiano è vicino al target 2020; nell edilizia residenziale il potenziale (1,1 Mtep) viene calcolato nella ipotesi di mantenere le detrazioni del 55%, che naturalmente sono parte integrante degli strumenti del PAEE (almeno fino al 2016) e che rappresentano i driver anche per gli impianti di riscaldamento/raffrescamento quotati a parte da Confindustria; nella illuminazione, limitatamente ai settori industriale e terziario, si prevede di sostituire apparecchi standard con altri efficienti invertendo il rapporto da 84/16 a 27/71: già il PAEE prevedeva una forte penetrazione al 2016 delle tecnologie efficienti (60% nel terziario, 100% nella illuminazione pubblica +60% di regolatori di intensità, 50% nell industria); le riduzioni dei consumi stimate da Confindustria, inoltre, sono più del doppio di quelle previste dal PAEE. A prescindere dal fatto che le due proposte siano effettivamente cumulabili, è interessante verificare per quali tipologie di intervento si indicano i potenziali maggiori. Riorganizzando le iniziative del PAEE secondo lo schema di Confindustria, si nota innanzitutto una buona coerenza tra le due proposte che verrà confermata anche nel seguito, ma con alcune differenze non secondarie, come il maggior ruolo nella stima confindustriale dei trasporti e dell illuminazione (anche tenendo conto di quanto detto sopra) e quello ridimensionato degli impianti di riscaldamento/raffrescamento (caldaie a condensazione pompe di calore). Potenziali di risparmio energetico al 2020 per ambito di intervento, in Mtep (Fonte: elaborazione su dati Confindustria e Ministero dello Sviluppo Economico) Confindustria PAEE* Trasporti 2,5 2,0 Motori e inverter 0,4 0,84 Illuminazione (industria e terziario) 1,6 0,67 Edilizia** 1,56 1,18 Caldaie a cond. 1,1 Pompe di calore 1,3 4,29 Elettrodomestici 0,88 0,65 UPS (gruppi stat. cont.) 0,07 - Cogenerazione 0,46 0,54 * sono riportate oltre il 93% delle misure previste, eccetto illuminazione residenziale e compressione vapore ** solo isolamento pareti e vetrature Da una analisi comparativa per settori aggregati VIII, come già anticipato, si conferma la coerenza tra le due proposte, più di quanto forse ci si aspetterebbe ad una prima lettura. In proporzione i potenziali indicati per il terziario e il residenziale sono all incirca equivalenti, mentre le stime di Confindustria tendono a valutare potenziali maggiori per i trasporti a scapito dell industria. Osservando la ripartizione per usi finali (trasporti, elettrico e calore) si nota come, oltre ai consumi per i trasporti, Confindustria ipotizzi maggiori risparmi negli usi elettrici. Anche il PAER fornisce una disaggregazione per usi finali: rispetto al PAEE ridimensiona i risparmi che possono essere conseguiti sul 3

4 lato calore e in particolare, ancor più che nella proposta di Confindustria, valorizza i risparmi che possono essere conseguiti nel settore dei trasporti. Ripartizione dei potenziali di riduzione dei consumi energetici finali per settore e per tipo di utilizzo (Fonte: elaborazione su dati Confindustria e Ministero dello Sviluppo Economico) Industria 1,16 1,85 Confindustria'10 PAEE'07 PAER' Terziario 1,77 2,12 Confindustria' Residenziale 4,44 4,89 Trasporti 2 2,5 PAEE Mtep 0% 20% 40% 60% 80% 100% Elettrico Calore Trasporti In linea generale le due proposte di Confindustria e del PAER risultano maggiormente in linea con i risultati effettivamente conseguiti con le politiche generali di efficienza messe in atto fino ad oggi. Come accennato infatti i trasporti sembrerebbero aver contribuito in misura importante alla riduzione dei consumi energetici, con valori paragonabili a quelli raggiunti da certificati bianchi e detrazioni fiscali. D altro canto i certificati bianchi, che hanno fatto il grosso del risparmio esclusi i trasporti, hanno visto una ampia maggioranza, ben il 75%, di interventi sulle utenze elettriche. Se da un lato questi elementi sembrerebbero giocare a favore delle proposte successive al PAEE, dall altro bisogna tener conto anche della progressiva saturazione dei margini di efficientamento che potrebbero favorire in una fase successiva proprio gli interventi sul lato calore. I processi di modernizzazione del parco veicolare e la sostituzione di elettrodomestici e sistemi di illuminazione con tecnologie ad alta efficienza sono infatti giunti a buon punto, e le evoluzioni successive difficilmente potranno garantire gli stessi incrementi unitari di efficienza. Ripartizione per tipologie di intervento dei risparmi conseguito con il meccanismo dei Certificati Bianchi, in %, e con le Detrazioni Fiscali del 55%, in valore assoluto (Fonte: AEEG, ENEA) Naturalmente il mix degli interventi dipende da una serie di fattori, a cominciare dai potenziali tecnici teorici per arrivare alla redditività degli interventi, cosa che porta a rispondere all ultimo dei quesiti formulati. 4

5 Costi e i benefici dell efficienza In premessa è stato osservato come uno dei principali meriti dello studio di Confindustria sia stato proprio quello di aver confermato come le misure di risparmio energetico presentino un bilancio costi-benefici largamente positivo, sia dal punto di vista economico che occupazionale. È importante precisare a questo proposito come il bilancio proposto non abbia incluso la monetizzazione delle esternalità negative, che avrebbero ulteriormente inciso in senso positivo. Si tratta di una analisi basata su flussi monetari reali, pur se stimati, inclusi quelli relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra, che evita al Paese di ricorrere all acquisto di permessi di emissione nell ambito delle politiche di lotta al cambiamento climatico. In termini ambientali il bilancio non può che essere positivo, ma per alcuni versi l impatto delle misure di efficienza potrebbe sorprendere per rilevanza. Al 2020 la realizzazione del piano di Confindustria porterebbe alla riduzione delle emissioni di gas serra di oltre 39 MtCO 2 eq, a cui andrebbero aggiunte le circa 34 MtCO 2 eq derivanti dalle misure del PAEE. Nella ipotesi, da confermare, di cumulabilità dei due Piani sarebbe quindi possibile attribuire alle misure di efficienza un potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra di 73 MtCO 2 eq tra il 2005 e il Si tratta di circa il 13% delle emissioni nazionali registrate nel 2005 e del 21% di quelle del solo settore ETS, ben oltre quindi gli obiettivi stabiliti per l Italia. A titolo di confronto la riduzione attesa dalla promozione delle fonti rinnovabili elettriche nello stesso periodo è poco superiore ai 20 MtCO 2 eq. Tornando all analisi più strettamente economica, naturalmente non tutte le componenti del Paese presentano singolarmente un bilancio positivo. In particolare al settore pubblico viene richiesto un impegno notevole, con oltre 24 mld di incentivi da distribuire in dieci anni, e un saldo negativo per le casse dello stato di circa 16 mld, a fronte di 31 mld risparmiati dal sistema energetico nazionale (riduzione della bolletta+emissioni serra evitate). Sarebbe peraltro interessante chiarire meglio quanto dell onere complessivo degli investimenti sia a carico dell utente finale, nonché quali siano i ritorni economici diretti per questo particolare soggetto (che ad esempio guadagnerà dai risparmi in bolletta ma di certo non risentirà direttamente del mancato acquisto di permessi di emissioni). Certo sembrerebbe il beneficio diretto per il settore produttivo, che potrebbe contare su una nuova domanda di beni efficienti pari a 130 mld. Di estremo interesse, infine, risulta la possibilità di confrontare, sulla base di una unica metodologia, le prestazioni stimate nei diversi ambiti di intervento, come si vedrà tutt altro che omogenee. A tale scopo le performance sono state valutate in termini di risparmio conseguito, di riduzione delle emissioni di gas serra e di nuova occupazione generata; questi parametri sono stati rapportati sia al volume degli incentivi erogati dallo Stato che al costo stimato per gli interventi. Per quanto riguarda il risparmio energetico conseguito al 2020, la massima efficienza economica in relazione all investimento risulta garantita dalle pompe di calore, con quasi tep risparmiati al 2020 per ogni M di investimento. Anche caldaie a condensazione e illuminazione presentano valori elevati, tra 400 e 500 tep/m, seguiti dalla sostituzione dei motori e inverter a più di 100 tep/m. Tutti gli altri interventi si posizionano decisamente più in basso, tra 40 e 50 tep/m. Rapportando il risparmio all incentivo statale le cose cambiano un pò, anche se non sostanzialmente: naturalmente migliorano nettamente le prestazioni di quegli interventi per i quali sono indicati da Confindustria bassi contributi rispetto all aumento della domanda previsto, come nel caso di UPS e illuminazione. Le prestazioni in termini di abbattimento di gas serra sono naturalmente strettamente correlate ai risparmi conseguiti, anche se il rapporto tra i due termini può variare anche in maniera significativa, principalmente in funzione della componente elettrica del consumo. Le misure più efficienti per la riduzione delle emissioni sono quindi le stesse indicate per l abbattimento dei consumi, con un maggior peso della cogenerazione. È interessante notare come i trasporti e l edilizia risultino gli ambiti di intervento meno convenienti in questo senso. Diversa la valutazione se si misurano gli effetti occupazionali degli investimenti. In questo caso l edilizia si dimostra il settore a maggiore intensità di manodopera per euro investito: oltre 17 unità lavorative standard per M investito. Il dato risulta peraltro in linea con studi analoghi sull efficienza in edilizia IX. Gli altri settori risultano tutti abbastanza vicini, con quello dell illuminazione che viceversa presenta valori inferiori alla media di quasi un ordine di grandezza. I risultati cambiano anche in modo sostanziale rapportando l occupazione ai contributi statali. Come per gli altri casi ciò dipende ovviamente dalle ipotesi di Confindustria sui meccanismi adottati per le varie misure: in questo senso appare evidente come quelle in 5

6 detrazione risultino decisamente le più svantaggiate. Nell ultima colonna è riportato il numero di nuovi occupati per ogni t di CO 2 abbattuta, confermando il cospicuo vantaggio degli interventi in edilizia. Caratterizzazione degli interventi previsti da Confindustria in termini di efficienza economica (Fonte: elaborazione Susdef su dati Confindustria) Ripartizio ne del risparmio energetico al 2020 tep risparmiati al 2020 Emissioni in t CO 2 eq. evitate al 2020 Unità di lavoro standard cumulate per M di incentivo per M investito per M di incentivo per M investito per tep risparmiato per M di incentivo per M investito per t CO 2 evitata Trasporti X 25,3% 45, ,0 11,3 83,3 Motori e inverter 4,1% , ,7 124,3 11,8 23,0 Illuminazione 16,2% , ,7 15,5 1,8 0,8 Edilizia 15,8% , ,3 37,2 17,1 153,7 Caldaie a cond. 11,1% , ,3 13,3 11,0 10,6 Pompe di calore 13,2% , ,3 4,4 13,1 0,7 Elettrodomestici 8,9% , ,7 57,0 11,3 52,8 UPS 0,7% , ,0 154,5 11,3 48,6 Cogenerazione 4,7% , ,4 105,8 12,0 27,3 Totale/Media 100,0% , ,0 68,0 12,6 41,5 Analisi di questo tipo potrebbero dare alcune indicazioni utili nella pianificazione del mix di interventi, selezionando le misure in funzione delle politiche che si intende perseguire (almeno nel breve o medio termine): nel caso in cui si ricerchi principalmente il massimo risultato ambientale, saranno privilegiati interventi come le pompe di calore o l illuminazione, che viceversa sono i meno indicati nell ottica delle politiche di occupazione, maggiormente favorite da edilizia e trasporti. La proposta di Confindustria, se misurata attraverso questi due metri di giudizio, risulta abbastanza equilibrata, con il 40% del risparmio concentrato sui settori labour intensive, e un altro 40% su settori con elevati impatti ambientali (illuminazione, pompe di calore e caldaie a condensazione). NOTE I Ricercatore presso la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, barbabella@susdef.it II Il dato 2009 è stimato; si rimanda alla pagina web della sezione Energia del Comitato scientifico della Fondazione sviluppo sostenibile III R. Romani, UTEE, Convegno ENEA, Detrazioni fiscali 55%, Roma 4 maggio 2010, citato in Prospettive delle politiche di efficienza energetica. Opportunità per l Italia a cura di A. Molocchi, Seconda Conferenza nazionale sull'efficienza energetica Integrare l efficienza energetica con le rinnovabili Roma, 19 ottobre 2010 IV Elaborazione su dati AEEG e ENEA V Energy Efficiency Policies and Measures in Italy a cura di Giulia Iorio e Pier Giorgio Catoni nell ambito del progetto Monitoring of Energy Efficiency in EU 27, Norway and Croatia (ODYSSEE-MURE) VI il PAER non entra nei dettagli di una vera e propria proposta operativa e non è pertanto valutabile in questo senso 6

7 VII Individua in realtà 11 ambiti di intervanto, ma non valuta gli impatti di due di questi (Ospitalità professionale e Rifasamento) VIII Le categorie dello studio di Confindustria sono state riportate nei più classici settori Trasporti- Residenziale-Terziario-Industria secondo i seguenti criteri: nei Trasporti tutti gli interventi di Confindustria classificati come tali; nel Residenziale tutti gli interventi classificati come edilizia, caldaie a condensazione, elettrodomestici e il 70% delle pompe di calore; nel Terziario tutti gli interventi UPS, l 80% di illuminazione e il 30% di pompe di calore; nell Industria tutti i motori e inverter, la cogenerazione e il 20% dell illuminazione IX Si veda il Rapporto della European Trade Union Confederation Climate Change and employment: Impact on employment in the European Union-25 of climate change and CO 2 emission reduction measures by 2030 X Per i trasporti lo studio di Confindustria non prevede contributi statali, anche se il documento è ambiguo in quanto ipotizza un contributo per il sostegno alla R&S per a circa M in dieci anni 7

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