Le strategie di conciliazione e le reti formali e informali di sostegno alle famiglie con figli piccoli

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1 Le strategie di conciliazione e le reti formali e informali di sostegno alle famiglie con figli piccoli Sabrina Prati, Martina Lo Conte, Valentina Talucciˆ Seminario Cnel Istat Roma, 2 dicembre 2003 Introduzione Riuscire a conciliare impegni familiari e lavorativi dipende in larga misura dalla possibilità di usufruire di un sistema di strumenti e aiuti, interni ed esterni alla famiglia, per la cura e l affidamento dei figli e per la divisione del lavoro domestico. Le donne italiane sono le più tutelate dalla normativa sulla maternità e la legge di riforma dei congedi parentali Legge 8 marzo 2000, n. 53 è assolutamente all avanguardia nel panorama internazionale. La nuova indagine campionaria sulle nascite, condotta dall Istat nel 2002 e riferita al periodo immediatamente successivo all entrata in vigore della Legge 53/00, ha permesso di rilevare i comportamenti delle madri e dei padri nell utilizzare lo strumento dei congedi parentali. L indagine ha consentito, inoltre, di conoscere le modalità prevalenti scelte dalle donne per la cura dei bambini al momento del rientro al lavoro. È stato possibile sapere le motivazioni a favore delle scelte effettuate, l entità dell impegno richiesto a chi si occupa dei bambini in termini sia di frequenza sia di numero giornaliero di ore, il grado di soddisfazione rispetto a come i bambini sono accuditi. Per quanto riguarda la frequenza dei bambini agli asili nido, sia pubblici sia privati, i quesiti richiesti hanno dato la possibilità di valutare oltre alla domanda effettivamente soddisfatta anche quella potenziale. Le scelte in materia di astensione facoltativa dal lavoro per dedicarsi ai figli e quelle in merito alle modalità di affidamento dei bambini dal momento del rientro al lavoro, possono inoltre essere messe in relazione con gli aspetti più generali del contesto familiare e con le caratteristiche delle madri e dei padri. Istat, Servizio Popolazione Istruzione e Cultura, Unità Nascite e Matrimoni. Istat, Servizio Popolazione Istruzione e Cultura, Unità Nascite e Matrimoni. ˆ Dipartimento di Scienza della Comunicazione e Sociologia, Università degli Studi di Roma La Sapienza. 1

2 2.1 L astensione facoltativa dal lavoro in seguito alla maternità Alle donne che si sono dichiarate occupate al momento dell intervista e che svolgono un attività di lavoro alle dipendenze sono stati rivolti una serie di quesiti allo scopo di rilevare il comportamento delle madri e dei padri in materia di astensione facoltativa dal lavoro in seguito alla nascita dei bambini. Il 94% delle madri occupate ha ripreso a lavorare alla data dell intervista (circa mesi dopo la nascita del bambino). Il 17% delle donne è rientrata al lavoro allo scadere del periodo di astensione obbligatoria. Il 30% ha ripreso a lavorare quando il bambino aveva un età compresa tra 3 e 6 mesi. Un quarto delle neo-mamme ha ripreso il lavoro quando il figlio aveva tra 6 e 9 mesi di età, un altro 22% tra 9 e 12 mesi. C è poi un 10% di mamme che è tornata al lavoro dopo il compimento del primo anno di vita del bambino. Tabella Età del bambino in mesi al momento del rientro al lavoro delle mamme, per ripartizione geografica di residenza, valori percentuali Nord Centro Mezzogiorno Italia fino a tre mesi dai 3 ai 6 mesi da 6 a 9 mesi da 9 a 12 mesi oltre 12 mesi La tabella consente di apprezzare le differenze esistenti nella durata dell assenza dal lavoro tra il Nord e il Sud del Paese. La tendenza ad anticipare il rientro al lavoro è tipica del Mezzogiorno. In questa area circa il 20% delle madri torna al lavoro alla fine del periodo di astensione obbligatoria contro il 10% delle donne del Nord. Tra i 3 e i 6 mesi di vita del bambino un altro 44% di donne del Sud è tornata al lavoro, mentre solo il 23% delle donne del Nord con bambini di questa età ha ripreso a lavorare. La tavola permette di valutare se esiste un calendario differente nelle modalità temporali scelte dalle madri per il rientro al lavoro, a seconda del loro titolo di studio. Le differenze nel calendario sono in questo caso più contenute di quelle territoriali. Riprendono il lavoro entro i primi 6 mesi di vita del bambino il 50% delle laureate contro il 43% delle donne con basso titolo di studio. Tabella Età del bambino in mesi al momento del rientro al lavoro delle mamme, per titolo di studio della madre, valori percentuali Alto Medio Basso fino a tre mesi dai 3 ai 6 mesi da 6 a 9 mesi da 9 a 12 mesi oltre 12 mesi

3 Alla domanda ha usufruito di un periodo di congedo o di astensione facoltativa dal lavoro? per stare con il bambino, il 76% delle madri ha risposto affermativamente. Il 24% delle intervistate ha dichiarato, al contrario, di non aver usufruito dell astensione facoltativa. Questa proporzione è di un 10% maggiore di quella delle madri che sono rientrate al lavoro alla fine del periodo di astensione obbligatoria. Questo significa che circa il 10% delle madri ha prolungato il periodo di astensione dal lavoro utilizzando strumenti diversi, come ad esempio le ferie, o il congedo per malattia propria o del bambino, tutte modalità che a differenza dell astensione facoltativa prevedono la corresponsione della retribuzione al 100%. Tabella Madri che hanno usufruito di un periodo di astensione facoltativa dal lavoro, per ripartizione geografica di residenza e per titolo di studio, valori percentuali Titolo di Studio Alto Medio Basso si no Ripartizione Nord Centro Mezzogiorno Italia si no La proporzione di donne che hanno goduto di un periodo di astensione facoltativa è marcatamente più elevata al Nord (81% delle madri), che al Centro (73%) o nel Mezzogiorno (66%). Differenze meno accentuate si riscontrano a seconda del titolo di studio delle madri e non emerge un gradiente netto passando dalle laureate alle donne con licenza media inferiore o elementare (Tabella 2.1.3). Sono le diplomate ad usufruire più frequentemente dell astensione facoltativa (79%), seguite dalle laureate (75%) e dalle donne con basso titolo di studio (68%). Il 95% delle madri ha inoltre dichiarato di aver ricevuto una regolare retribuzione o una indennità di maternità durante il periodo che è stata a casa. Alla domanda avrebbe voluto restare a casa ulteriormente? il campione delle madri si spacca esattamente a metà, esprimendo nel 50% dei casi il desiderio di protrarre più a lungo l assenza dal lavoro e, per l altro 50%, quello di tornare al lavoro. Anche in questo caso esiste un netto gradiente Nord-Sud. In particolare il 54% delle madri del Mezzogiorno, che come si è visto tendono ad anticipare il rientro al lavoro, in realtà dichiara che avrebbe voluto restare a casa più a lungo. Non si rileva un comportamento differenziale per titolo di studio, come al contrario accade quando si richiede loro le motivazioni per non aver protratto il periodo di astensione dal lavoro (tabella 2.1.4). La motivazione prevalente è per tutte le madri per esigenze economiche, tuttavia le donne laureate che hanno indicato questo motivo sono il 39%, contro il 51% delle diplomate e il 63% delle donne con basso titolo di studio. Il secondo motivo indicato dalle madri è il mio lavoro richiedeva la mia presenza : si sono espresse in questo modo il 31% delle laureate, il 24% delle diplomate e il 16% delle donne che hanno frequentato al scuola dell obbligo. Queste due motivazioni rimandano al valore che le donne attribuiscono al loro lavoro: è necessario al benessere economico della famiglia e al tempo stesso le interessa e le coinvolge e le rende indipendenti. E questo è vero per tutte le donne che lavorano prescindendo dall area di residenza, come mostra la tabella

4 Tabella Madri che avrebbero voluto restare a casa più a lungo, per i motivi che le hanno indotte a tornare al lavoro, per titolo di studio, valori percentuali Alto Medio Basso Usufruito del periodo massimo di astensione Esigenze economiche Lavoro richiedeva la sua presenza Problemi con i colleghi Minori opportunità di carriera Usufruire congedo in futuro Altro Tabella Madri che avrebbero voluto restare a casa più a lungo, per i motivi che le hanno indotte a tornare al lavoro, valori percentuali Nord Centro Mezzogiorno Italia Usufruito del periodo massimo di astensione Esigenze economiche Lavoro richiedeva la sua presenza Problemi con i colleghi Minori opportunità di carriera Usufruire congedo in futuro Altro Infine abbiamo chiesto alle madri se il padre del bambino ha usufruito di un periodo di astensione facoltativa dal lavoro. Hanno risposto affermativamente il 7% delle donne. Un altro 4% ha dichiarato che il padre intende usufruirne in futuro. 2.2 Le madri che lavorano: a chi affidano i bambini? Ai fini delle nostre analisi le madri intervistate che lavorano al momento dell intervista possono essere convenientemente distinte in: donne che lavoravano in gravidanza e lavorano al momento dell intervista, avendo mantenuto lo stesso lavoro (gruppo 1 1 ); donne che lavoravano in gravidanza e lavorano al momento dell intervista, ma hanno cambiato lavoro (gruppo 2); donne che non lavoravano in gravidanza ma lavorano al momento dell intervista (gruppo 4). Abbiamo chiesto alle madri occupate di indicare chi si occupa prevalentemente dei bambini mentre sono al lavoro. La tabella riporta le principali risposte fornite dalle madri appartenenti ai gruppi: 1, 2 e 4. 1 cfr Maternità e partecipazione femminile al mercato del lavoro: un analisi della situazione professionale delle neo-madri, pagg

5 Tabella Modalità prevalente di affidamento dei bambini per contingenti delle donne, val.% Modalità di affidamento dei bambini Gruppo1 Gruppo2 Gruppo4 Io e Padre Nonni Altro Baby sitter Nido Pubblico Nido Privato Nidi Figura Modalità prevalente di affidamento dei bambini per la madri che lavorano, composizioni percentuali I genitori I nonni Baby Sitter Asilo Nido Altro Nido Pubblico Nido Privato Non emerge un comportamento differenziale tra i diversi gruppi di donne rispetto alla modalità prevalente di affidamento dei bambini, per questo motivo in seguito tratteremo il tema dell affidamento per il complesso delle donne che lavorano. Qualunque sia il gruppo di donne lavoratrici considerate sono i nonni ad occuparsi prevalentemente dei bambini quando la madre è al lavoro. In media (Fig ) il 55% dei bambini sta con i nonni, il 22% frequenta un asilo nido (pubblico il 12% o privato 10% ), l 11% è affidato ad una baby sitter, il 9% è accudito dagli stessi genitori e un restante 3% da altri familiari o conoscenti. Un impegno così ingente come quello richiesto ai nonni si spiega considerando l età dei bambini e la carenza di posti negli asili pubblici e privati. Nel nostro paese, come è noto, mentre i servizi per i bambini tra i 3 e i 5 anni sono molto diffusi e riescono a soddisfare gran parte della domanda, i servizi per l infanzia sono accessibili solo a una minoranza di madri con bambini piccoli. La Tabella consente di apprezzare se, anche nel caso delle modalità di affidamento dei bambini, emergano differenze significative a livello territoriale. L analisi territoriale rivela che, sebbene il modello di affidamento sia lo stesso nelle ripartizioni, tuttavia il Mezzogiorno si distingue per una incidenza più bassa di bambini affidati 5

6 ai nonni (52% contro il 56% del Nord) e per una quota più elevata di bambini affidati alla baby sitter (13% contro il 10% del Nord), o altri familiari e conoscenti (5% rispetto al 2% del Nord), o accuditi dagli stessi genitori (11% contro l 8% del Nord). Le differenze più marcate si osservano, tuttavia, quando si considerano gli asili nido: i bambini che frequentano un nido pubblico sono solo il 6% nel Mezzogiorno, mentre sono il 13% al Centro e il 15% al Nord. Esattamente opposta è la geografia per quanto riguarda la proporzione di bambini che frequentano asili nido privati: la percentuale più alta si riscontra nel Sud e nelle Isole (13%) e quella più bassa al Nord (8%). Questi risultati sono in accordo con la ben nota minore disponibilità di servizi pubblici per l infanzia nelle regioni Meridionali. Per quanto riguarda il minor aiuto fornito dai nonni residenti in queste stesse regioni questo può essere in parte dovuto alle diverse caratteristiche della fecondità tra il Nord e il Sud del Paese. Al Sud, come è noto, il modello familiare prevalente è stato a lungo quello con due o più figli e ancora oggi le famiglie con due figli sono più diffuse che al Nord. Inoltre il calendario della fecondità è stato ed è tuttora in anticipo rispetto al resto del paese. Le scelte riproduttive effettuate dalle generazioni attuali, da quelle dei loro genitori e nonni hanno come conseguenza che nelle diverse aree del paese è diversa al probabilità che una persona ha di diventare nonno. Al Sud, in particolare, ci sono più nonni (41,7% contro il 34,3% del Nord- Ovest) e sono più giovani: ben il 40% dei nonni residenti al Sud ha meno di 65 anni, contro il 32,8% del Nord-ovest. I nonni più giovani sono generalmente ancora occupati e quindi meno disponibili ad occuparsi dei nipoti. Inoltre i nonni del Sud hanno più nipoti. La maggioranza di loro ha 4 nipoti o più, mentre la maggioranza dei nonni del Centro-Nord ha 1 o al più due nipoti 2. Il numero di nipoti incide inversamente sulla disponibilità dei nonni ad occuparsene. Tabella Modalità prevalente di affidamento dei bambini per ripartizione geografica di residenza della madre, valori percentuali Nord Centro Mezzogiorno Italia I genitori I nonni Altro Baby Sitter Nido Pubblico Nido Privato La tabella evidenzia come il piacere e l onere della cura dei nipoti gravi sui nonni in maniera decrescente passando dai primogeniti ai bambini di ordine successivo. L impegno richiesto ai nonni è quasi dimezzato per i bambini del terzo ordine o più (36%), rispetto ai primogeniti (60%). Il fenomeno si spiega, in parte, anche con il progressivo avanzare dell età dei nonni all aumentare dell ordine di nascita dei bambini -tra un primogenito e un terzogenito ci possono essere anche più di dieci anni di distanza-. In secondo luogo, l opportunità di usufruire di un asilo pubblico aumenta per i bambini con altri fratelli. A questo proposito è interessante considerare le soluzioni adottate dalle donne con più di un figlio per l accudimento degli altri fratelli: l impegno richiesto ai nonni diminuisce considerevolmente ed è pari all 11%, anche il ricorso alla baby sitter scende al 2%, al contrario 2 Istat (1999): Nonni e nipoti: le principali caratteristiche, Statistiche in breve. 6

7 si incrementa la proporzione dei bambini affidati si servizi per l infanzia e soprattutto alla scuola materna (46%). Tabella Modalità prevalente di affidamento dei bambini per ordine di nascita dei bambini, val.% Ordine I genitori I nonni Baby Sitter Nido Pubblico Nido Privato Altro Infine, alcune considerazioni sul comportamento differenziale delle madri con un titolo di studio elevato rispetto alle altre donne. Questa distinzione è di estremo interesse in quanto il livello di istruzione è, come si è visto, una variabile fortemente correlata e con la fecondità e con la condizione professionale delle donne. Inoltre, le donne più istruite rappresentano spesso un punto di osservazione privilegiato per quanto riguarda l emergere di nuovi comportamenti o il mutare degli atteggiamenti. Tabella Modalità prevalente di affidamento dei bambini per titolo di studio della madre, val.% Alto Medio Basso I genitori I nonni Baby Sitter Nido Pubblico Nido Privato Altro All aumentare del titolo di studio (tab ) aumenta in modo significativo il ricorso ad aiuti esterni alla rete parentale: le donne laureate che si avvalgono di un asilo nido pubblico sono il 15% contro il 12% delle donne con un minore livello di istruzione, quelle che optano per un asilo privato sono il 12% rispetto al 7%, mentre scelgono la baby sitter il 22% delle madri più istruite contro il 5% delle meno istruite. Al contrario, se la madre è laureata, i bambini affidati ai nonni sono il 43% mentre per le madri con licenza media o con un titolo inferiore la quota è del 60%. Ancora una volta questo risultato è dovuto in parte ad un effetto strutturale, le donne con un più elevato titolo di studio fanno generalmente i figli ad età più avanzate e quindi hanno nonni più anziani e per questo, verosimilmente, meno disponibili. Tuttavia, questa componente strutturale di tipo demografico non è in grado di spiegare completamente l entità delle differenze riscontrate. A questa componente demografica si deve aggiungere una componente socio-economica di cui il titolo di studio della madre rappresenta una buona proxy. Lo status socio-economico più elevato consente alle donne di ampliare il ventaglio delle loro scelte di affidamento dei bambini. Si intende ora analizzare in modo più dettagliato i punti di forza e di criticità delle modalità prevalenti di affidamento dei bambini scelte dalle donne (Tabella 2.2.5). 7

8 Tabella Punti di forza e criticità delle diverse modalità di affidamento dei bambini BABY SITTER NONNI NIDO PRIVATO NIDO PUBBLICO Per quante ore a settimana affida il bambino ad altre persone % % % % fino 8 ore ore ore ore ore oltre 50 ore Chi si occupa del bambino quando sta male % % % % Io stessa Il padre I nonni La baby sitter Altri familiari C'è qualcuno che l'aiuto nello svolgimento dei lavori domestici % % % % si no Chi le fornisce un aiuto domestico % % % % Compagno/Marito I genitori I suoceri I nonni I figli più grandi Una collaboratrice Altri Nel corso del primo anno di vita ha ricevuto aiuti in denaro % % % % si no Da chi ha ricevuto aiuti in denaro % % % % Genitori Suoceri Altri Parenti Amici conoscenti Altre persone Reddito complessivo speso al mese % % % % Meno della metà Più o meno la metà Più della metà Tutto Non risponde

9 I nonni Le madri scelgono di affidare i bambini ai nonni per la fiducia ad essi accordata, in media il 50% delle donne ha indicato questa motivazione, e per la comodità e la convenienza economica. Le differenze più accentuate tra le madri per titolo di studio si ravvisano per queste ultime due motivazioni. Tabella Motivi principali di affidamento del bambino ai nonni per titolo di studio della madre, valori percentuali Alto Medio Basso Totale L'approccio educativo Far socializzare il bambino Convenienza economica Fiducia Flessibilità orari Comodità Non esporre bambino a malattie L'igiene Qualità delle cure Non avevo altre alternative Solo il 6% delle laureate ricorre all aiuto dei nonni per motivi economici contro il 11,3% delle madri con un basso titolo di studio. La comodità della soluzione nonni è inoltre indicata dal 16% delle laureate a fronte del 23% dichiarato dalle altre donne. Per il 8% delle donne si è trattato prevalentemente di una scelta obbligata. L impegno richiesto ai nonni è intenso. Il 31% dei bambini trascorre dalle 20 alle 29 ore settimanali con i nonni, il 26% dalle 30 alle 39 ore e un altro 25% dalle 40 alle 49 ore (tab.2.2.5). I nonni sono fornitori di aiuti anche per quanto riguarda il lavoro domestico e questo è tanto più vero quanto più si occupano anche dei bambini. Il 28% delle madri che affidano i bambini ai nonni ha dichiarato di ricevere da loro anche aiuti per i lavori di casa, mentre quando i bambini frequentano il nido il sostegno dei nonni per le attività domestiche è più che dimezzato (circa il 21%) ed è del 17% quando ad occuparsi dei bambini è una baby-sitter. I nonni svolgono inoltre una importante funzione di sostegno nei momenti di emergenza, come avviene in caso di malattia del bambino e questo loro supporto è più frequente quando non si occupano abitualmente dei bambini. L 81% dei bambini che stanno con i nonni quando la mamma lavora, se si ammala è accudito direttamente dalla madre e solo nel 17% dei casi dagli stessi nonni. Ma se il bambino frequenta l asilo nido, allora in media il 21% delle madri può contare sul sostegno dei nonni in caso di malattia che impedisce al bambino di andare a scuola. Infine, quando i bambini sono affidati generalmente ad una baby-sitter, l aiuto fornito dai nonni in caso di malattia dei bambini (nel 10% dei casi) ha verosimilmente una funzione prevalente tampone. In caso di necessità i nonni forniscono aiuti in denaro. In particolare, il 13% delle madri che affida i bambini ai nonni ha dichiarato di aver avuto difficoltà economiche dopo la nascita del bambino e l 11% di aver ricevuto aiuti in denaro forniti nel 91% dei casi proprio dai nonni del bambino. La scelta nonni, infine, è la più economicamente vantaggiosa e consente alle 9

10 famiglie di avere una capacità di risparmio pari a circa la metà del reddito familiare mensile nel 27% dei casi. La baby sitter La scelta di affidare il bambino prevalentemente ad una baby sitter è in molti casi obbligata : in media il 35% delle madri ha indicato il non avere altre alternative come motivo prevalente della scelta. Tra quelle che invece si sono espresse a favore, la prima motivazione indicata in ordine di importanza è la fiducia (24%) e la seconda è la comodità (19%). Il 33% dei bambini trascorre dalle 20 alle 29 ore settimanali in compagnia della baby sitter, il 28% ore e un altro 20% ore. Tra i punti di forza della soluzione baby sitter deve essere considerato l aiuto prestato per i lavori domestici. Il 60% delle donne che hanno scelto prevalentemente questa soluzione per i loro bambini ha dichiarato di ricevere aiuti anche per la casa contro il 32% delle madri che affidano i bambini ai nonni e il 40% di quelle che hanno optato per l asilo nido. Si ricorre alla baby sitter anche nelle situazioni di emergenza, come nel caso di malattia del bambino: nel 12% dei casi se è la stessa baby sitter ad occuparsi prevalentemente di loro, mentre è solo nel 3% dei casi quando i bambini frequentano l asilo nido. Tabella Motivi principali di affidamento del bambino alla baby sitter per titolo di studio della madre, valori percentuali Alto Medio Basso approccio educativo far socializzare bambino convenienza economica fiducia flessibilità orari comodità non esporre bambino a rischi malattia igiene qualità cure non avevo alternative altro L asilo nido Esprimono delle motivazioni a favore di una scelta volontaria per quanto riguarda il nido pubblico il 76% delle madri laureate o diplomate e il 70% delle donne con titolo di studio più basso. Per quanto riguarda l asilo nido privato le proporzioni sono leggermente più basse soprattutto per le donne con un titolo più elevato: hanno infatti scelto volontariamente il nido privato circa il 70% delle laureate e delle diplomate. Per una corretta interpretazione di queste proporzioni occorre considerare che, verosimilmente, la scelta di un asilo nido privato è in molti casi di ripiego rispetto alla scelta di un asilo pubblico: queste percentuali non vanno quindi lette nel senso di una generale sfiducia nei confronti delle strutture private, ma come una domanda potenziale di posti in strutture pubbliche. 10

11 Tabella Motivi principali di affidamento del bambino al nido pubblio-privato per titolo di studio della madre, valori percentuali ASILO PRIVATO NIDO PUBBLICO Alto Medio Basso Alto Medio Basso approccio educativo far socializzare bambino convenienza economica fiducia flessibilità orari comodità non esporre bambino a rischi malattia igiene qualità cure non avevo alternative La motivazione prevalente espressa dalle donne che affidano i bambini al nido è proprio la fiducia. Sia esso pubblico o privato circa il 20% delle madri si è espresso in questo modo. La seconda motivazione in ordine di importanza è per far socializzare il figlio con altri bambini. Quest ultima motivazione è indicata più frequentemente dalle madri con titolo di studio medioalto che non dalle altre. Differenze per titolo di studio nelle motivazioni per mandare il bambino al nido emergono anche per altre motivazioni. In generale le donne con un titolo di studio alto sembrano dare maggiore risalto all approccio educativo e alla qualità delle cure date al bambino rispetto alle madri con un livello di istruzione più basso. Al contrario, quest ultime hanno indicato più frequentemente la comodità. Fiducia verso la struttura, sia essa pubblica o privata e esigenza di far socializzare il bambino rappresentano dunque i punti di valorizzazione e di forza dei nidi. Le madri, risultano mosse sia da una motivazione relazionale per il figlio, sia da un atteggiamento di fiducia verso la struttura. Scegliere il nido per la fiducia accordata alla struttura presuppone che la donna abbia conosciuto il tipo di attività svolte presso il nido e abbia volontariamente deciso che per il figlio fosse buono e opportuno sviluppare la sua crescita e la sua identità, specificatamente relazionale, all interno di tali strutture. In tal senso trovano conferma le azioni politiche che sono state fatte verso i nidi (legge 285/ sulla tutela dell infanzia e dell adolescenza) che prevedono proprio un implementazione in termini pedagogici delle attività svolte nei nidi e formativi per chi ci lavora. Le donne dunque hanno verificato che il nido non è un luogo di ripiego dove il bambino soffrirebbe ma un luogo dove al contrario viene crescere seguito in modo innovativo e all avanguardia con le esigenze pedagogiche. La società da un lato vuole bambini più interattivi anche verso gli stimoli culturali che offre e le mamme dall altro sono più attente al contesto relazionale in cui il figlio cresce. Le madri scelgono il nido per la qualità delle cure. Il nido oggi è diventato un luogo d incontro tra genitori e educatori all infanzia, dove poter crescere, confrontarsi mettere in comune paure e difficoltà nel ruolo più difficile della vita quello di genitore. I genitori oggi si sentono soli nell affrontare questo difficile ruolo e un luogo come il nido deve diventare di 3 Legge 285, , disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l infanzia l adolescenza. 11

12 riferimento sia per i bambini che lo frequentano ma anche per i genitori per potersi sentire sostenuti e non sostituiti nel loro ruolo. In questo senso le politiche devo proteggere e continuare ad implentare iniziative legislative che mettano l Italia in condizione di essere competitiva con il resto dell Europa, di esempio è il caso francese, in cui talmente buona e soddisfacente è l offerta dei nidi che anche donne che potrebbero non usufruirne (donne per esempio casalinghe) chiedono di mandare il figlio al nido, creando un impennata nella domanda che quindi supera di gran lunga l offerta. La scelta per far socializzare il bambino testimonia che i cambiamenti che sta subendo la famiglia in questi ultimi anni, e che vanno verso un paradigma relazionale 4 forte che vede la famiglia inserita in una network di relazioni e di interazione, si riflette sulle priorità educative che le madri voglio veder realizzate per il proprio bambino. Se è vero che le donne (ma più ingenerale gli individui di questo secolo) misurano la loro vita secondo progetti di vita legati ad aspettative ed aspirazioni, in cui la nuclearizzazione del soggetto è percepita come un disagio, è ancor più vero che le madri voglio per il figlio ciò che vogliono per loro stesse se non di più. A sostegno di quanto detto finora le madri di bambini che frequentano l asilo nido esprimono generalmente un elevato grado si soddisfazione rispetto alle modalità di cure ricevute dal bambino, come si può vedere dal grafico 2.2.2, il 74.6% delle madri che affidano il bambino al nido pubblico sono molto soddisfatte del gioco e della stimolazione intellettiva e il 72% dell approccio educativo. Questo significa che il nido pubblico risponde molto bene alle aspettative delle donne. Figura Livello di soddisfazione per le madri che hanno scelto di mandare il figlio al nido pubblico, valori percentuali Igiene Alimentazione Riposo Sicurezza Salubrità dell'ambiente Gioco e stimolatione Approccio educativo molto abbastanza poco I bambini trascorrono molte ore all asilo pubblico: il 32% di loro lo frequenta per ore settimanali, il 28% per e il 25% per ore settimanali. Nel caso di asilo privato, la frequenza dei bambini è per il 27% dei casi di ore settimanali, per il 25% di ore e per il 32% di 20 ore. Un elemento di criticità della scelta asilo nido è senza dubbio la necessità di poter disporre di un aiuto supplementare nei casi di malattia del bambino, si è visto che questa funzione è svolta in un quarto dei casi dai nonni e in misura marginale dal ricorso ad una baby sitter. 4 Donati P., Manuale della Sociologia della Famiglia, Bari, Laterza,

13 La domanda potenziale di asili nido È stato chiesto a tutte le madri che non mandano i bambini all asilo se avrebbero preferito questa soluzione e, se si, perché non hanno potuto dar seguito alle loro preferenze. Tra le madri che non hanno mandato il proprio figlio all asilo nido il 28,1% ha dichiarato che, in realtà, avrebbe voluto. In particolare, si sono espresse decisamente in questa direzione il 38% delle donne che affidano prevalentemente i bambini ad una baby sitter. Come si può vedere dalla figura le madri che vorrebbero fare uso dei servizi all infanzia, ma che non hanno potuto, dichiarano tra i primi tre motivi più frequenti il 22% circa per la mancanza di posti, il 21% circa per la carenza di asili nido nel comune di residenza e per il 19% perché la retta è troppo cara. Figura Motivi per cui il bambino non frequenta il nido, valori percentuali mancanza di posti carenza nidi nel comune retta troppo cara altro orari non buoni 7.4 nidi troppo distanti ritirato per frequenti malattie ritirato perché non si adattava ritirato perché non soddisfata È piuttosto evidente che intervenire su questi motivi è compito delle politiche che devono accogliere l esigenza di domanda implemetando l offerta sia quantitativamente che qualitativamente. Guardando alla tavola è nel Mezzogiorno che registrano le percentuali più alte di madri che denunciano l assenza di asili nido nel proprio comune 34% contro il 15% di quelle del Nord, inoltre sempre le madri residenti nel Mezzogiorni si posizionano al di sopra del dato Italia rispetto alla motivazione nidi troppo distanti da casa 7.5% La carenza nell offerta degli asili nido, dunque, rappresenta senz altro una delle chiavi su cui le politiche familiari dovrebbero intervenire. I servizi all infanzia devono essere potenziati soprattutto sia in termini quantitativi. Le madri come si è visto sono molto attente alla qualità del servizio offerto e generalmente esprimono un maggior grado di soddisfazione in tal senso per le strutture pubbliche. 13

14 Tabella Motivi per cui il bambino non frequenta il nido per ripartizione, valori percentuali Nord Centro Mezzogiorno Italia non ci sono asili nido nel mio comune asili distanti da casa mancanza di posti retta troppo cara gli orari non andavano bene l ho ritirato perché si ammalava spesso l ho ritirato perché non si è adattato bene l ho ritirato perché non ero soddisfatta delle cure date al bambino È interessante, infine, porre in relazione le modalità prevalenti di affidamento dei bambini alcune caratteristiche del lavoro svolto dalle madri. Tab Profilo lavorativo delle madri e rete di cura, valori percentuali Genitori Nonni Baby Sitter Nido Pubblico Nido Privato Altro Lavoro alle dipendenze Lavoro in proprio Pubblico Privato Tempo Indeterminato Tempo Determinato Non ha contratto o lavoro stagionale Full Time Part Time I dati riportati nella tabella 2.8 e nella figura 2.5 consentono di evidenziare come siano comunque i nonni ad occuparsi prevalentemente dei bambini quando al madre è al lavoro. Differenze rispetto alle altre modalità di cura si rilevano al contrario soprattutto per i bambini che sono accuditi direttamente dai genitori (e in particolare dalla madre). Ben il 16% delle donne che lavorano in proprio si occupano direttamente dei bambini. Tra le madri che lavorano alle dipendenze sono quelle che con un contratto part-time che nel 9.4% dei casi si occupano personalmente dei bambini. Per le donne che lavorano alle dipendenze nel settore pubblico si osservano le più alte proporzioni di bambini affidati all asilo nido pubblico (il 14%) e privato (il 12%). 14

15 Fig. 2.5 (a) Profilo lavorativo delle madri e rete di cura, tenendo conto degli asili nido e della bay sitter Full Time Part Time Lavoro alle dipendenze Lavoro in proprio Pubblico Non ha contratto o lavoro stagionale Privato Tempo Determinato Tempo Indeterminato Genitori Baby Sitter Nido Pubblico Nido Privato 2.3 Il lavoro domestico Un ultimo aspetto che occorre considerare nel valutare il carico di lavoro che grava sulle neo-madri riguarda il lavoro domestico. La divisione del lavoro familiare nel nostro paese è come sappiamo, molto sbilanciata nei confronti delle donne, anche quando queste lavorano fuori casa. Il numero di ore svolte nelle attività domestiche e di cura dalle donne risulta circa il triplo di quello degli uomini, e il divario non si riduce di molto se si considerano individui occupati. Il carico di lavoro per le madri si fa quindi ancora più pesante quando non si hanno aiuti nello svolgimento dei lavori in casa e non si può contare sulla collaborazione del partner. Il 73% delle madri dichiara di non ricevere alcun aiuto per i lavori in casa; tra chi, invece, lo riceve, nel 38% dei casi viene aiutato da una collaboratrice domestica, nel 28% dal partner e nel 21% si ha di nuovo il coinvolgimento dei nonni (Tab ). Tab Aiuti ricevuti per i lavori domestici - Anno 2000/2001, valori percentuali 5 Aiuti in casa Si 27.4 No 72.6 Chi l aiuta maggiormente? Compagno/marito 28.0 genitori 21.0 suoceri 5.3 Altri familiari 5.5 Collaboratrice familiare 38.7 Altri Il totale può non dare 100 per i rifiuti a rispondere. 15

16 Il 41.8% delle madri afferma che, dopo la nascita del bambino, la partecipazione dei mariti/compagni nella divisione del lavoro domestico è aumentata, per il 51,2% è rimasta invariata e per il 6.9 è diminuita. Nel 90% dei casi comunque le madri si dichiarano molto (50,4%) o abbastanza (40,4%) soddisfatte dell aiuto fornito dal proprio compagno nell accudimento del bambino; solo il 9.5% sono poco (6.6%) o per nulla (2.5%) soddisfatte. Questo elevato grado di soddisfazione espresso dalle donne per un contributo del partner al lavoro domestico in realtà marginale si inquadra nel contesto culturale che domina in molte aree del paese e che vede ancora ben distinti i ruoli della donna e dell uomo nella famiglia. Questi dati sono riferiti al complesso delle donne. Si è visto in precedenza come la possibilità di ricevere aiuti per i lavori domestici interagisca con le scelte di affidamento del bambino fatte dalle famiglie. Il ricorso alla rete parentale, e in particolare ai nonni, per l affidamento dei bambini comporta un ricorso alla stessa rete per gli aiuti domestici e più in generale si caratterizza per una divisione dei lavori di casa e della cura dei bambini organizzata prevalentemente in ambito familiare: nel 64% dei casi è la stessa madre ad occuparsi della casa, nel 36% dei casi è il marito o il compagno della donna ad aiutarla nei lavori domestici, nel 28% dei casi sono gli stessi nonni, mentre solo nel 31% l aiuto è esterno ed è fornito da una collaboratrice familiare. Al polo opposto si trovano le famiglie che hanno scelto di affidare il bambino prevalentemente ad una baby sitter che, come si è visto, spesso svolge anche funzioni di collaboratrice domestica. Queste famiglie sono quelle in cui oltre la metà delle donne ricevono aiuti per la casa e questi aiuti sono forniti nel 74% dei casi da una collaboratrice familiare, nel 10% dei casi dal marito, e solo nel 5% dei casi dai nonni. Conclusioni: Esigenze e strategie di conciliazione Il punto di incontro potenziale tra lavoro e famiglia dovrebbe vedere le donne, e le coppie, perfettamente in grado di poter scegliere in base alle loro aspettative e ai loro progetti di vita: familiare e professionale. Conciliare scelte riproduttive e lavorative significa non dover subordinare una scelta all altra. Dall analisi effettuata emerge, tuttavia, che il diritto di scegliere è solo teorico per molte donne. Ci sono donne che perdono il lavoro dopo la nascita dei figli (il 6% di tutte quelle che lavoravano in gravidanza è stata licenziata, in alcuni casi il loro contratto è terminato oppure è cessata l attività del datore di lavoro). Più numerose sono le donne che decidono di abbandonare il lavoro (il 14% di chi lavorava in gravidanza), o per via degli orari inconciliabili con i nuovi impegni familiari o per potersi dedicare completamente alla famiglia. Ma questa scelta è in alcuni casi destinata ad avere pesanti conseguenze sulla condizione socio-economica della famiglia; nelle famiglie con figli due redditi sono spesso necessari. Quando entrambi i genitori lavorano, solo il 16% delle famiglie si è trovato a dover fronteggiare delle situazioni di difficoltà economiche dopo la nascita del bambino. Quando le madri sono casalinghe, al contrario, questa proporzione sale al 26%. Infine, tra le donne che risultano in cerca di occupazione ben il 37% ha dichiarato di avere avuto problemi economici. Lasciare il lavoro, è nell intenzione di molte madri, una scelta momentanea. Si è visto, infatti, che tra tutte le donne che hanno svolto una attività lavorativa nel corso della loro vita, ma che non lavorano ne all intervista né in gravidanza, il 71% desidera tornare a lavorare in futuro. Mentre questa percentuale è del 50% per le donne che non hanno mai lavorato. Tuttavia, una interruzione nell attività lavorativa può comportare un rischio elevato di non 16

17 reinserirsi nel mondo del lavoro, o di rimanerne a lungo al di fuori. Questo è ancora più vero in presenza di minori opportunità di lavoro come accade nel Mezzogiorno, ripartizione in cui risiedono prevalentemente le donne che non lavorano. Ci sono poi le donne che lavorano L indagine consente di dare voce a queste donne, chiedendo loro una valutazione soggettiva sull esistenza o meno di ostacoli che si frappongono alla conciliazione dei tempi del lavoro con quelli familiari e, più in generale, di vita. Il 35,7% delle madri che lavorano dichiara di avere delle difficoltà nel conciliare la vita lavorativa con quella familiare (tab ). Gli aspetti più critici del lavoro svolto risultano in particolare: la rigidità nell orario di lavoro (nel senso di non poter entrare più tardi o uscire anticipatamente se necessario, o usufruire di ore di permesso privato, ecc.) e lo svolgere turni, lavorare la sera o nel fine settimana. Tabella Difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro, valori percentuali Ci sono aspetti del suo lavoro che le rendono difficile conciliare famiglia e lavoro? Si 35.7 No 64.2 Rifiuta 0.1 Totale Quali aspetti le causano difficoltà? Lavoro a turni, pomeridiano o serale, durante il fine settimana 26.8 Rigidità dell orario di lavoro 44.4 Periodi di ferie troppo brevi o impossibilità di sceglierli 1.2 Frequenti trasferte in altre città 2.0 Difficoltà nel raggiungere il posto di lavoro 5.8 Lavoro troppo faticoso 6.3 Lavoro troppo coinvolgente, è difficile fare uno stacco 4.4 Altro 4.9 Rifiuta 4.2 Totale Nella tabella si riportano le percentuali delle madri che hanno espresso o meno delle difficoltà in base alle caratteristiche del lavoro e del contesto familiare. In particolare, si noti che maggiori difficoltà sono dichiarate dalle donne con età più avanzata e con un istruzione più elevata, che lavorano a tempo indeterminato e full-time. Inoltre, i problemi nella conciliazione sono minori per le madri che possono usufruire delle reti di aiuto informale: il 31,8% delle madri che lasciano i bambini ai nonni contro il 38.7 di chi ricorre agli asili nido e il 43.6% di chi li affida a una baby sitter. La motivazione a lavorare e la soddisfazione delle propria situazione lavorativa influenza la risposta sulle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. In merito alla motivazione per lavorare, le madri dichiarano prevalentemente per contribuire al bilancio familiare (56,1%), perché la loro occupazione le interessa e coinvolge (22,4%), e perché il lavoro le rende indipendenti (18,2%). La motivazione lavoro per contribuire al bilancio familiare non può essere interpretata solo in termini di necessità economica, che pure abbiamo visto essere rilevante, in quanto racchiude in sé anche una idea della soddisfazione personale che hanno le donne nel poter 17

18 apportare il loro contributo al benessere familiare. Si consideri che, tra le madri che hanno indicato come prima scelta questo motivo il 50% ha espresso come seconda motivazione l interesse e il coinvolgimento per la propria occupazione, il 31% la soddisfazione per il grado di indipendenza economica e il restante 19% la possibilità di uscire dalla routine domestica. Tab Difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro in base ad alcuni aspetti, valori percentuali Difficoltà nel conciliare Si No Totale Ripartizione C-N S-I Ordine Età madre < Istruzione madre Fino medie inferiori Superiori Laurea e oltre Settore Pubblico Privato Tipo di contratto Indeterminato Temporaneo Senza contr/stag/occ Regime orario Full time Part time A chi lo affida Nonni Nido Baby sitter Altro È interessante evidenziare il diverso profilo di motivazioni espresso dalle madri a seconda del loro livello di istruzione. Lavorano per contribuire al bilancio familiare il 73% 18

19 delle donne con un basso titolo di studio, contro il 32% delle laureate. Tra queste, al contrario, la motivazione prevalente è l occupazione mi interessa e coinvolge (il 44%). In merito alle difficoltà di conciliazione, i dati nella tabella 2 mostrano che, mentre le donne che lavorano prevalentemente per motivi economici esprimono una difficoltà poco superiore alla media (35.9), chi lavora per sentirsi indipendente e per uscire dalla routine domestica dichiara minori difficoltà. Tra queste donne prevalgono quelle madri del Mezzogiorno che, verosimilmente, vedono in una attività lavorativa un mezzo per la loro emancipazione e realizzazione personale. Quest atteggiamento fortemente orientato al lavoro extra-domestico contiene in sé una raggiunta conciliazione. Al contrario, quanto più le donne si sentono coinvolte dal lavoro tanto più avvertono il problema di conciliare questa sfera della loro vita con i loro progetti familiari e con il tempo da dedicare ai figli. Non a caso sono le donne laureate a dichiarare con maggiore frequenza difficoltà di conciliazione. Tab Motivi più frequenti per lavorare, in base alle difficoltà nel conciliare, valori percentuali Motivo Lavoro per contribuire al bilancio familiare La mia occupazione mi interessa e mi coinvolge Il mio lavoro mi rende indipendente Il mio lavoro mi consente di uscire dalla routine domestica Difficoltà nel conciliare Si No (56.1) (22.4) (18.2) (2.5) Anche analizzando il grado di soddisfazione per alcuni aspetti del lavoro (guadagno, garanzia del posto di lavoro, mansioni, numero di ore lavorate, tipo di orario, rapporti con i colleghi, ambiente di lavoro, distanza dalla sede di lavoro), le percentuali più alte di madri con difficoltà si osservano tra quelle che hanno risposto di essere poco o per nulla soddisfatte. Questo accade in particolare per quanto riguarda il tipo di orario (diurno, notturno, turni, ecc., dove oltre il 60% delle madri insoddisfatte ha dichiarato problemi nel conciliare), i rapporti con i colleghi e l ambiente di lavoro (oltre il 50%). In ogni caso, tutte le neo-mamme che lavorano si trovano a dover affrontare il problema di trovare un equilibrio tra i due ruoli. Che strumenti usano? Utilizzano il part-time, il 43% delle madri che risiedono al Nord e al Centro e il 31% di quelle del Mezzogiorno. Lo utilizzano soprattutto se hanno due o più figli (43%), se hanno un titolo di studio medio-basso e se lavorano nel settore privato (48.4%) e nel ramo dei servizi e del commercio (55%). La motivazione prevalente per lavorare a tempo parziale è di avere più tempo da dedicare ai figli e alla famiglia. Tale obiettivo sembra in parte raggiunto se l 81% delle neo-madri part-timers dichiara di non avere difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro, mentre solo il 47% delle neo-madri che lavorano a tempo pieno si esprime in questo modo. Il part-time 19

20 è dunque, sicuramente, un importante strumento di conciliazione, soprattutto se volontario e reversibile. Tuttavia esiste anche una zona grigia. Il rischio di lasciare o perdere il lavoro dopo la nascita del figlio è quasi del 70% per le madri che lavorano part-time contro il 16% di quelle che lavorano full-time. Questo si spiega in primo luogo, perché i contratti a tempo parziale sono più frequentemente di tipo temporaneo o occasionale, rispetto a quelli a tempo pieno. Il part-time è dunque associato ad un maggior grado di precarietà. Inoltre esiste una quota di part-time subìto e non scelto che rappresenta per le donne un ripiego rispetto ad una occupazione a tempo pieno difficile da trovare. Questo è vero soprattutto per le donne del Mezzogiorno e per quelle in posizioni professionali mediobasse. Utilizzano lo strumento dell astensione facoltativa dal lavoro e i congedi parentali, più al Nord (81% delle neo-madri) che al Sud (66%), più chi ha uno status-socioeconomico elevato rispetto alle altre. La tendenza ad anticipare il rientro al lavoro è tipica delle madri del Mezzogiorno. Circa il 65% di queste donne rientra al lavoro entro i 6 mesi di vita del bambino (contro il 33% delle madri del Nord). Il motivo principale che induce le donne del Sud a rientrare anticipatamente è economico. I congedi parentali rappresentano sicuramente uno strumento validissimo per consentire alle madri e ai padri con figli piccoli di conciliare il tempo delle cure con quello del lavoro. Tuttavia, i principi paritari che hanno ispirato la nostra normativa sono al momento del tutto disattesi quando si considerano le madri e i padri. Solo il 7% dei padri, infatti, ha usufruito di un periodo di congedo parentale entro i primi due anni di vita del bambino, un altro 4% intende usufruirne in futuro. L astensione dal lavoro del padre per dedicarsi alla cura dei figli è un comportamento stigmatizzato e la cura resta ancora un fatto da donne. Inoltre non c è equità nell accesso a questo strumento che viene utilizzato prevalentemente dalle donne che possono permetterselo. Si avvalgono di una rete di aiuti per la cura dei bambini e l alleggerimento dei carichi di lavoro domestico. La peculiarità del nostro Paese è ravvisabile nel ricorso intenso alla rete di aiuti informale e alla solidarietà intergenerazionale. Sei bambini su dieci sono affidati ai nonni quando la madre lavora. Questo avviene principalmente per la carenza di servizi per l infanzia: solo due bambini su dieci frequentano un asilo nido pubblico o privato. Le madri, al contrario, mostrano atteggiamenti positivi nei confronti dei servizi per l infanzia. Tra le donne che non hanno mandato i bambini all asilo, il 28% ha dichiarato che in realtà avrebbe voluto; inoltre, il grado di soddisfazione verso le strutture che si occupano dei bambini è elevato e le madri mostrano di essere molto attente all approccio educativo e alle occasioni di socializzazione che i servizi all infanzia offrono ai loro bambini. Un ricorso così intenso ai nonni rappresenta un sicuro elemento di criticità del sistema: la rete familiare è sovraccarica e le tendenze demografiche e sociali in atto lasciano prevedere un suo ulteriore aggravio: - si vive sempre più a lungo e sempre più spesso le nonne hanno anche i loro anziani genitori di cui occuparsi; - il prolungamento dell età pensionabile, riduce i nonni potenzialmente in grado di occuparsi dei nipoti. Infine, un sistema di aiuti basato prevalentemente sulla solidarietà intergenerazionale non è equo, in quanto non lascia molte alternative a chi sui nonni non può contare. 20

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