CLUB ALPINO ITALIANO Sezione Ligure SOTTOSEZIONE BOLZANETO

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1 CLUB ALPINO ITALIANO Sezione Ligure SOTTOSEZIONE BOLZANETO A cura di Marcello Lucentini e Lucia Goldoni Febbraio 2001

2 PREMESSA Pag //// PARTE PRIMA Pag. 7 Articolo 1 - Arresto e decelerazione Pag. 8 Articolo 2 - Corda bloccata Pag. 9 Articolo 3 - Assicurazione dinamica Pag //// PARTE SECONDA Pag. 15 Articolo 4 - Corda Pag. 17 Articolo 5 - Freni Pag. 24 Articolo 6 - Prove sperimentali Pag. 29 Articolo 7 - Ancoraggi Pag. 34 Articolo 8 - Moschettoni e rinvii Pag. 40 Articolo 9 - Fettucce e cordini Pag. 45 Articolo 10 - Imbragature Pag //// RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Pag. 55 La catena di sicurezza Pag. 2

3 ALPINISMO E RISCHIO come la pensano i grandi Per provare il massimo piacere dovevo arrampicare al limite delle mie capacità. Dovevo trovare vie sempre più ripide, con meno appigli e scoprire cose nuove sulla roccia e in me stesso. L elemento rischio era un fattore importante: sapere che non potevo commettere uno sbaglio perché altrimenti sarei caduto o forse morto. Ma non cercavo il rischio in sé e certamente non mi piaceva rischiare, perché per molti versi io sono timido e detesto aver paura, non vorrei mai mettermi in una situazione in cui devo lottare per salvarmi la vita. Apparentemente questi sentimenti sono contraddittori, ma ogni volta che affronto una salita cerco il massimo della sicurezza, usando punti di assicurazione e rinvii, ragionando su ogni mossa prima di farla, tornando indietro se penso che la via stia diventando troppo difficile. Facendo questo, baro con il pericolo, perché trasformo un qualcosa che in sé è rischioso in una cosa perfettamente sicura. Chris Bonington. L essenza dell alpinismo può essere definita come il controllo dei rischi, quanto maggiore è il rischio tanto più difficile diventa fare la cosa giusta e la cosa giusta è quella che ti consente di sopravvivere. Tornare sani è tutto! L unico modo di praticare l alpinismo in maniera responsabile è fermandosi nel momento in cui la previsione dei rischi non è più possibile. Chi si espone al pericolo senza essere in grado di evitarlo non è un alpinista consapevole e responsabile. E ognuno di noi dovrebbe sforzarsi di essere almeno questo: la responsabilità è più importante di qualsiasi montagna del mondo., Reinhold Messner. Un certo tipo di rischio dà sapore alle cose ed è certamente una componente dell avventura; è però un cavallo di cui bisogna saper tenere ben salde le briglie., Walter Bonatti. La catena di sicurezza Pag. 3

4 Gli alpinisti amano e rispettano i grandi spazi, la vita e l amicizia, non il gusto del rischio. Per fare dell alpinismo ci vuole entusiasmo, essere disposti a portare uno zaino, dormire più o meno bene, alzarsi presto, aver freddo, aver caldo, aver fame, aver sete, partire sapendo che non si può interrompere il gioco a proprio piacimento, anche se si è allo stremo delle forze. E molto bello, eccezionale avere a che fare con la roccia, la neve, il cielo, il sole e il vento. Ci vuole entusiasmo, ma anche lucidità; occorre cioè rapportare costantemente la propria forza morale e fisica alle difficoltà da affrontare. Gaston Rebuffat. La catena di sicurezza Pag. 4

5 Qualunque sia la nostra concezione dell alpinismo e dei rischi che questo comporta, non possiamo fare a meno di vivere le nostre avventure servendoci di determinati materiali che ci consentono non solo di scalare una montagna, ma anche di farlo in sicurezza. Nessuno che voglia praticare alpinismo può fare a meno di certe attrezzature che sono indispensabili per provare il gusto della conquista in totale libertà. Ecco perché è così importante disporre di un adeguata attrezzatura da utilizzare correttamente in modo da annullare o comunque ridurre i rischi derivanti da qualsiasi imprevisto possa capitare, quale per esempio una caduta. Con il tempo tali attrezzature sono state sempre più affinate fino a costituire gli elementi essenziali di quella che oggi si chiama la catena di sicurezza. Mentre si arrampica, si è talmente concentrati sulla via e sulla vetta da raggiungere che non si ha il tempo di pensare ad eventuali imprevisti. Ma può capitare che un piede scivoli o un appiglio si stacchi dalla parete, e allora è facile perdere l equilibrio e, nella caduta che ne consegue, trovarsi soggetti alla dura legge di gravità. A questo punto (per fortuna) entra in gioco la catena di sicurezza che impedisce che si verifichino danni a chi cade, a chi assicura e ai materiali utilizzati o, per lo meno, riduce al minimo le conseguenze dannose della caduta stessa. La catena di sicurezza, infatti, ha la funzione specifica di contrastare gli effetti della forza di gravità, frenando la caduta fino ad arrestarla. Lo scopo della catena di sicurezza è appunto quello di sostenere l urto e di assorbire l energia cinetica che il corpo acquista nella caduta, al fine di ridurre le sollecitazioni sull alpinista e sugli elementi della catena di sicurezza. Da un lato, la catena di sicurezza deve ridurre e temperare l impatto di arresto subìto dal corpo che cade, impatto che, se eccessivo, diventa pericoloso per la cordata. Dall altro lato, la catena di sicurezza deve anche contrastare quelle sollecitazioni della caduta che possono essere pericolose per le protezioni intermedie e la sosta, soprattutto in situazioni in cui gli ancoraggi hanno una dubbia resistenza, come quelli su ghiaccio o su roccia di scarsa qualità. Per pura curiosità, nello schema seguente si ricordano alcune date importanti nella storia dell alpinismo relative all introduzione dei materiali che costituiscono la catena di sicurezza. E interessante notare come lo studio dal punto di vista scientifico e quindi le prove sperimentali siano avvenuti in anni successivi all introduzione dei materiali stessi. La catena di sicurezza Pag. 5

6 A titolo di esempio, il moschettone, introdotto nel 1912, è divenuto oggetto di studi solo a partire dal 1962 (ben 50 anni dopo!) Pedula-Ramponi 1909 Chiodo 1910 Discesa in corda doppia 1912 Moschettone 1920 Assicurazione a spalla 1924 Chiodo da ghiaccio 1929 Ramponi a 12 punte 1931 Nodo prusik 1932 Arrampicata artificiale 1935 Scarponi a suola di gomma 1941 Chiodo a pressione 1945 Corde di nylon Premesso ciò, la presente relazione si propone di: esaminare le conseguenze di una caduta nello svolgimento delle pratiche alpinistiche e descrivere la funzione della catena di sicurezza; esaminare i materiali e le attrezzature che costituiscono i singoli elementi della catena di sicurezza. La catena di sicurezza Pag. 6

7 Nella prima parte della presente relazione ci si sofferma sulla dinamica della caduta e sui principi che intervengono in essa: forza di arresto, decelerazione, etc. (articolo 1). La caduta (e relativi principi) viene esaminata in due distinte situazioni: la caduta a corda bloccata e la caduta con assicurazione dinamica (articolo 2 e 3). Unità di misura Nei presenti appunti verranno utilizzate le unità di misura del Sistema Internazionale SI: N (Newton) per le forze. 1 Newton è la forza che applicata alla massa di un Kg, le imprime l accelerazione di 1 m/s 2 dan (deca Newton) 1 dan = 10 N kn (chilo Newton) 1 kn = 1000 N kg (chilogrammo) per le masse. m/s 2 (metri al secondo quadrato) per le accelerazioni Per semplicità e per avere un ordine di grandezza, si può considerare che 1 dan sia uguale a circa 1 Kg peso (unità di misura non più in uso - vietata per legge) per cui ad esempio i 1200 dan, citati nel testo, corrispondono circa a 1200 kg peso. La catena di sicurezza Pag. 7

8 Quando si cade durante un arrampicata, a parte le escoriazioni o, al peggio, le fratture che l urto contro la roccia può provocare, i danni e le lesioni più gravi possono derivare dall impatto dell arresto sull alpinista. Un corpo che cade acquista un energia cinetica che è funzione della massa del corpo e dell altezza di caduta: a parità di massa, maggiore è l altezza di caduta e maggiore è l energia cinetica acquistata dal corpo. Attraverso la catena di sicurezza tale energia viene trasformata in energia di deformazione della corda e/o in energia termica attraverso l attrito nel freno, a seconda che la caduta avvenga con corda bloccata o con assicurazione dinamica, come si vedrà rispettivamente nei successivi articoli 2 e 3 dei presenti appunti. Per mezzo di tali trasformazioni si realizza l arresto della caduta. La forza di arresto è appunto la forza che ferma il corpo che cade. L arresto ha come effetto una decelerazione, cioè una forza di inerzia che riduce i danni di colui che cade. Più è brusca la decelerazione e più è dannosa per il corpo umano. Più è morbido l arresto, maggiormente ridotta sarà la decelerazione e quindi minori saranno i danni dell alpinista. Ecco due esempi pratici che possono chiarire il rapporto tra la forza di arresto e la decelerazione. Se in una caduta il corpo si arresta a terra, la forza di arresto è al massimo dei suoi valori, come massima è la decelerazione perché il corpo in caduta libera raggiunge la massima velocità che azzera in un tempo infinitesimo quando tocca e si ferma a terra. Se invece (come dovrebbe avvenire nell alpinismo), il corpo che cade viene trattenuto da una corda attraverso un freno, si passa dalla massima velocità nel momento in cui la corda entra in tensione ad una velocità nulla in un tempo relativamente lungo, grazie all elasticità della corda e all intervento del freno. L arresto e la decelerazione vengono così ad avere valori più bassi. Come anticipato in premessa, una forza di arresto ridotta evita altresì l estrazione o la rottura degli ancoraggi più sollecitati, quali l ultimo rinvio e la sosta. Per introdurre valori più precisi, si richiama il principio di accelerazione di gravità a cui è sottoposto un qualsiasi corpo che cade sulla terra e che è pari ad 1 g = 9,81 m/s 2. Ciò posto, da prove sperimentali condotte in materia, risulta che la massima decelerazione sopportabile dal corpo umano (che nella caduta mantenga la posizione eretta a testa in su) è di 15 volte il valore dell accelerazione di gravità (= 15 g). Tale valore si riduce a 2 3 g nel caso in cui l alpinista cada a testa in giù perché, a causa della posizione, il sangue che fluisce verso il cervello, anziché verso i piedi, provoca una pericolosa pressione sul cervello stesso. In funzione del valore massimo di decelerazione pari a 15 g, il limite massimo di sicurezza della forza di arresto sopportabile da un alpinista di massa pari a 80 kg (valore standard) equivale ad una forza pari a 1200 dan (pari a circa 1200 Kg peso). Pertanto tutti i materiali che compongono la catena di sicurezza sono stati testati e garantiti dal costruttore per resistere, se usati correttamente, alle sollecitazioni prodotte da una forza di arresto massima di 1200 dan, come si vedrà nella seconda parte dei presenti appunti, dedicata appunto ai materiali. La catena di sicurezza Pag. 8

9 Tutti gli studi e le ricerche sui materiali sono stati condotti nella situazione limite della corda bloccata per studiare il loro comportamento nelle peggiori condizioni di impiego. Tale ipotesi è estremamente rara nell arrampicata perché normalmente vengono utilizzati i freni che consentono un assicurazione dinamica. L unico esempio di corda bloccata che può capitare nell arrampicata si ha quando la corda si impiglia in uno spuntone o in una fessura, o rimane bloccata in sosta. In questo articolo si vogliono esaminare gli effetti di una caduta nell ipotesi in cui la corda sia bloccata per capire meglio i fenomeni che intervengono nella caduta e nel relativo arresto. Nell ipotesi in esame, l unico elemento che assorbe l energia della caduta e che può ridurre la forza di arresto è la corda grazie alla sua deformazione elastica (allungamento). Più lunga è la corda interessata alla caduta e maggiore è la sua capacità di deformarsi. Ad esempio, se una corda da 1 m soggetta ad un carico di 80 kg si allunga di 8 cm, una corda da 50 m soggetta allo stesso carico di 80 kg si allungherà di 4 m. Il rapporto tra l altezza di caduta e la lunghezza della corda interessata al volo si chiama fattore di caduta. Il calcolo di tale fattore varia a seconda della presenza o meno di rinvii, come nei tre esempi sotto riportati. Si vedrà nel seguito (vedi calcolo della forza di arresto Fa) che ai fini di ridurre la forza di arresto si deve ridurre il fattore di caduta Fc. Calcolo del fattore di caduta F c I primi due esempi riguardano una caduta senza collocazione di rinvii lungo la via, nei quali si determina il valore massimo ( 2 ) che il fattore di caduta può raggiungere nella normale pratica alpinistica. La catena di sicurezza Pag. 9

10 Il terzo esempio riguarda l ipotesi in cui sono stati inseriti dei rinvii: si può notare che in questo caso il fattore di caduta si riduce. Il valore massimo 2 può essere superato solo in casi particolari quali la progressione su ferrata (non nella normale arrampicata), come si vede nell esempio qui sotto. La catena di sicurezza Pag. 10

11 Calcolo della forza di arresto Fa Per gli amanti delle formule e della matematica, si riporta il calcolo della forza di arresto. La formula sotto descritta è conservativa nel senso che fornisce valori della forza superiori a quelli che si realizzano in pratica, in quanto essa non tiene conto ad esempio: della presenza del freno: essa presuppone infatti la corda bloccata in sosta dell attrito che si genera a causa dello strisciamento sulla roccia del sistema cordaarrampicatore dell attrito che si genera a causa del passaggio a zig-zag nei diversi rinvii che precedono l ultimo del serraggio dei nodi a seguito della caduta dell elasticità dell imbrago e della deformazione del corpo dell arrampicatore. Assumendo che una forza F applicata ad una corda di lunghezza l e avente coefficiente di elasticità k determini un allungamento temporaneo X pari a: X = F.k.l Utilizzando il principio della conservazione dell energia nel sistema corda-alpinista dal momento t=0 appena prima della caduta fino al momento in cui la velocità di caduta diventa pari a zero (cioè nel momento in cui viene arrestata la caduta). Indicando con: Fa la forza di arresto k il coefficiente di elasticità della corda m la massa dell alpinista g l accelerazione di gravità pari a 9,81 m/s 2 h l altezza della caduta prima che la corda inizi ad allungarsi l la lunghezza della corda interessata al volo f c il fattore di caduta pari a f c = h/l x m il massimo allungamento subito dalla corda. Il sistema corda-alpinista perde, a seguito della caduta, l energia potenziale: E p = m.g.(h + x m ) Il sistema acquista energia sotto forma di tensione nella corda pari a: x m x m F dx = (1/k.l).x dx = ½ (1/k.l).x m Per il principio di conservazione dell energia: La catena di sicurezza Pag. 11

12 ½ (1/k.l).x m 2 = m.g.(h + x m ) Sostituendo x m con F a.k.l si ha: ½ F a 2.k.l = m.g.(h + F a.k.l) Risolvendo l equazione per F a sia ha: Fa = m.g + m 2.g (1/k). (h/l) m.g = = [ (1/k). (h/l) / (m.g)]. m.g Per ottenere F a in kn, se m è in kg e considerando che il rapporto h/l è proprio il fattore di caduta F c si ha: Fa = [ (1/k). F c / (m.g)]. (m.g)/10 Il valore del rapporto 1/k dipende dal tipo di corda, in generale si può assumere pari a La formula precedente è utile per capire le correlazioni fra i diversi fattori. In particolare si nota che la forza di arresto (Fa) è influenzata dalla massa (m) dell alpinista, dal fattore di caduta (Fc) e dall elasticità della corda (k), in particolare la forza Fa aumenta all aumentare di m, di Fc e del rapporto 1/k. Esempio di calcolo della forza di arresto per mezzo della formula teorica: h = 20 m l = 10 m Quindi Fc = h/l = 2 M = 80 kg 1/k = 2700 Si ha: Fa = [ /(80.9,81)]. (80.9,81)/10 =~ 1000 dan La catena di sicurezza Pag. 12

13 Si è visto che la corda bloccata in caso di caduta (ipotesi descritta nell articolo precedente) assorbe interamente l energia di caduta. Invece, in una normale arrampicata con assicurazione dinamica, cioè con l utilizzo dei freni (otto, mezzo barcaiolo, tubo o secchiello, etc.), sono proprio questi ultimi che intervengono a dissipare la maggior parte dell energia di caduta, generando una forza che resiste allo scorrimento della corda. Anche in questa ipotesi (come nel caso di corda bloccata) la corda, deformandosi, assorbe una parte dell energia ma in quantità molto più bassa rispetto a quella dissipata dal freno. Il freno dissipa l energia di caduta trasformandola in energia termica mediante lo scorrimento della corda nel freno stesso con produzione di calore. La forza generata dal freno dipende essenzialmente dal tipo di freno, dalle modalità di assicurazione (forza di trattenuta, angolazione della corda, etc.) e dalla corda utilizzata. 1) Il tipo di freno incide sul valore della forza di arresto; infatti, a parità di condizioni, a seconda del tipo di freno si generano forze diverse. Nel mezzo barcaiolo, ad esempio, la forza frenante varia considerevolmente a seconda dell angolo della corda rispetto al freno e della forza con cui la si trattiene. Si passa da valori di 300 dan se si tiene con forza debole e la corda è aperta (trazione verso l alto corda trattenuta verso il basso), fino a valori di 600/700 dan se si tiene con forza massima e si alza il braccio che blocca (trazione verso l alto corda tenuta verso l alto). Come si vede, il mezzo barcaiolo usato nella seconda maniera descritta può portare a dei valori della forza frenante paragonabili a quelli della corda bloccata, e quindi eccessivi. A titolo indicativo si riportano i valori delle forze rilevate in funzione del tipo di freno utilizzato nel corso di prove effettuate dalla Commissione Materiali e Tecniche del CAI: Mezzo barcaiolo: dan Otto: dan Otto veloce (su moschettone): dan Tubo o secchiello: dan GRIGRI: dan. 2) La forza generata dal freno dipende anche dalla tecnica di assicurazione, cioè da come il freno viene tenuto dall assicuratore. L alpinista applicando una forza media di kg dovrà essere in grado di fermare la caduta senza eccessivi scorrimenti e senza che si creino eccessive forze di arresto. La catena di sicurezza Pag. 13

14 Il freno potrebbe essere visto come un moltiplicatore della forza della mano, un po come il servofreno dell automobile. 3) Un altro fattore che influisce sulla forza generata dal freno è il tipo di corda: ad esempio, migliore è la scorrevolezza della corda e minore sarà la forza sull ancoraggio, ma più difficoltosa sarà la frenata per la maggiore lunghezza di corda che scorre nel freno (si rinvia all articolo 4, relativo alla corda, per un approfondimento). Anche il diametro della corda può influire perché corde più sottili sono più difficili da impugnare con conseguente riduzione dell azione e della forza della mano. Nel caso in esame di assicurazione dinamica, l altezza di caduta non interviene sul valore della forza al freno ma sulla lunghezza di corda che scorre nel freno e cioè ad una maggiore altezza di caduta corrisponde una maggiore lunghezza di corda che scorre nel freno. Nelle cadute forti (= con rilevanti altezze di caduta), in cui i valori tipici della forza di arresto dei freni possono essere ampiamente superati, si verifica uno scorrimento notevole della corda con il rischio di far scottare la mano di chi assicura e quindi di fargli lasciare la presa della corda con ovvie conseguenze. Con il GRIGRI si elimina questo rischio ma il bloccaggio repentino della corda può portare a forze di arresto molto alte, simili a quelle che si hanno con corda bloccata, e pertanto si possono avere eccessive sollecitazioni sia sull alpinista sia sugli ancoraggi. Non ci sono invece problemi ad usare il GRIGRI nell arrampicata su vie attrezzate in falesia dove la resistenza minima degli ancoraggi (prevista dalle norme) è di 2500 dan e dove vi sono numerosi rinvii intermedi, che contribuiscono alla riduzione della zona di arresto. Per tale motivo, in montagna su grandi vie di roccia e su ghiaccio, se gli ancoraggi sono improvvisati e probabilmente di resistenza inferiore a quella prevista dalle norme, l uso del GRIGRI è sconsigliato. In conclusione, un buon freno dovrà realizzare un compromesso tra le precedenti condizioni cioè basso valore della forza di arresto ma anche scorrimenti limitati. Il freno ideale dovrebbe permettere uno scorrimento non superiore a cm. In alpinismo il freno mezzo barcaiolo soddisfa pienamente queste esigenze ma in determinate condizioni (uso di mezze corde, corde ghiacciate, uso di guanti, etc.) altri tipi di freno quali otto, tubo, etc. possono dare prestazioni anche migliori del mezzo barcaiolo (per esempio in caso di due mezze corde il tubo fornisce prestazioni migliori, come evidenziato nelle prove sperimentali di cui all Art. 6 della presente relazione). Si rinvia all articolo 5 per maggiori dati e informazioni tecniche sui freni. La catena di sicurezza Pag. 14

15 La seconda parte della presente relazione è dedicata alla descrizione più dettagliata dei singoli elementi che compongono la catena di sicurezza, con cenni alle loro caratteristiche tecniche e alla loro disponibilità sul mercato. Tali elementi sono: Corda Freni Ancoraggi Moschettoni e rinvii Fettucce e cordini Imbragatura Da quanto esposto nella prima parte della presente relazione, è chiaro che la corda e i freni sono gli elementi principali della catena di sicurezza, destinati alla funzione essenziale di assorbire l energia di caduta. Gli altri elementi sono componenti rigidi che non contribuiscono alla dissipazione dell energia provocata dalla caduta; essi hanno principalmente la funzione di permettere lo scorrimento della corda e di vincolarla in modo sicuro alla parete, o di ripartire la forza di arresto sull alpinista. Pertanto gli altri elementi della catena di sicurezza sono caratterizzati da resistenza a trazione e non da forze di arresto. Tutti i materiali che compongono la catena di sicurezza sono oggetto di una precisa regolamentazione normativa che stabilisce la resistenza degli stessi, gli elementi di funzionalità e le condizioni di prova. Di conseguenza, tutti i prodotti per l alpinismo, per poter essere venduti sul mercato europeo, devono obbligatoriamente corrispondere alle norme EN (European Norms) ed avere il corrispondente marchio CE della Comunità Europea. In passato per tali prodotti era sufficiente il marchio UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni di Alpinismo). In sostanza comunque le vecchie norme UIAA (a parte piccole eccezioni) sono state integralmente recepite dalle norme europee quindi in generale un materiale marcato CE è sostanzialmente equivalente all analogo precedentemente marchiato UIAA. Elenco delle norme applicabili ai materiali per alpinismo Le Norme UNI EN indicate nel seguito sono la versione ufficiale adottata dall UNI (Ente di normazione italiano) in lingua italiana delle corrispondenti norme europee indicate con la sigla EN e con lo stesso numero. Ad esempio la norma UNI EN /06/2000 Attrezzatura per alpinismo - Connettori - Requisiti di sicurezza e metodi di prova è la traduzione adottata dall UNI La catena di sicurezza Pag. 15

16 della norma europea EN Mountaineering equipment Connectors Safety requirements and test methods UNI EN /03/ Attrezzatura per alpinismo - Blocchi da incastro - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /06/ Attrezzatura per alpinismo - Connettori - Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN /06/ Attrezzatura per alpinismo - Ancoraggi regolabili - Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN /09/ Attrezzatura per alpinismo - Imbracature - Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN /06/ Attrezzatura per alpinismo - Pulegge - Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Cordino - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Fettuccia - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Anelli - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Bloccanti - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Ancoraggi da ghiaccio - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /07/ Attrezzatura per alpinismo - Chiodi - Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /09/ Attrezzatura per alpinismo. Corde dinamiche per alpinismo. Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /09/ Attrezzatura per alpinismo. Dissipatori di energia utilizzati nelle ascensioni per via ferrata. Requisiti di sicurezza e metodi di prova. UNI EN /12/ Attrezzatura per alpinismo - Chiodi da roccia - Requisiti di sicurezza e metodi di prova (l originale in inglese è Rock Anchors e cioè Ancoraggi da roccia). La catena di sicurezza Pag. 16

17 La corda può essere considerata l elemento più importante della catena di sicurezza, in funzione della riduzione della decelerazione: limita l ampiezza di caduta (senza la corda cadremmo fino a terra) trasmette gli sforzi agli altri elementi della catena di sicurezza assorbe parte dell energia di caduta, contribuendo a rendere morbida la caduta. Le corde devono rispondere ai requisiti richiesti dalla norma europea EN 892. Indicazioni presenti sulle corde: La caratteristica fondamentale della corda è la sua deformabilità. Nell ipotesi di corda bloccata esaminata all art. 2 della presente relazione, essa è l unico elemento della catena che assorbe l energia di caduta trasformandola in energia di deformazione. Tanto più alta è la deformabilità, cioè la capacità di allungarsi della corda, tanto minori saranno le forze in gioco, sull alpinista e sugli ancoraggi. Poiché, però, corde troppo deformabili (troppo elastiche) creerebbero difficoltà nelle manovre di corda e potrebbero risultare pericolose, la normativa ha fissato un valore massimo dell allungamento percentuale a seconda del tipo di corda, misurato sotto un carico statico di 80 kg (precarico di 5 kg): Corda intera (semplice), minore dell 8% Mezza corda, minore del 10% Corde gemellari, minore dell 8%. Per capire meglio il concetto di allungamento percentuale, si propone il seguente esempio. Si consideri una corda avente allungamento percentuale pari all 8% a cui si appende un corpo di 80 kg: ad 1 m detta corda si allungherà di 8 cm, mentre su una lunghezza di 50 m lo stesso peso produrrà un allungamento di 4 m. La catena di sicurezza Pag. 17

18 Un altra caratteristica importante della corda è la forza di arresto cioè il valore massimo della forza sul corpo che cade, che si genera tra l inizio della caduta e il suo arresto. Essa nel caso di corda bloccata, cioè senza l intervento del freno, dipende essenzialmente dalle caratteristiche della corda. La normativa impone il valore massimo della forza di arresto (alla prima caduta) e il massimo allungamento. Le corde intere devono resistere ad un minimo di 5 cadute (5 anche per le mezze corde, 12 per le corde gemellari) in sequenza effettuate ogni 5 minuti e le caratteristiche di deformabilità devono garantire che la forza di arresto della caduta di un corpo di 80 kg (stesso valore per le corde gemellari, 55 kg per le mezze corde), con fattore di caduta 2, non superi i 1200 dan (stesso valore per le corde gemellari, 800 dan per le mezze corde) alla prima caduta (1200 dan è quel valore massimo sopportabile dal corpo umano in caduta visto nell articolo 1). I produttori di corde tendono a fornire corde con forze di arresto molto inferiori al valore massimo ammissibile. In generale, una corda con una forza di arresto massima bassa conserverà sufficienti proprietà dinamiche molto più a lungo di un altra corda. Caduta dopo caduta le capacità dinamiche della corda diminuiscono e quindi la forza di arresto aumenta. Attenzione a non confondere la forza di arresto con la resistenza a rottura per trazione cioè la massima forza di trazione (statica) che porta alla rottura della corda. Come ordine di grandezza, il carico di rottura a trazione (resistenza statica) di una corda intera si può assumere intorno a dan. Poiché nel caso dell assicurazione dinamica, non è più la corda che assorbe l energia di caduta ma il freno, perde un po di importanza la forza di arresto che trasmette la corda; resta comunque preferibile che la corda abbia una forza di arresto bassa. Visto che l energia della caduta è trasformata dal freno in energia di calore per attrito, l accoppiamento tipo di freno/tipo di corda determina anche la forza di arresto. In altre parole, se un freno ha una frenata meno forte, per dissipare comunque la stessa energia, la corda dovrà scorrere di più; in questo caso si avrà un basso valore della forza sull ancoraggio o sull alpinista ma, per contro, una maggiore difficoltà di frenata a causa della maggiore lunghezza di corda che scorre nel freno. Analogamente utilizzando un freno più forte si avrà una migliore facilità di tenuta della caduta da parte di chi assicura ma, per contro, forze superiori graveranno sugli ancoraggi o sull alpinista. Si intuisce, quindi, che un altro fattore importante è la scorrevolezza della corda: migliore è la scorrevolezza e minore sarà la forza sull ancoraggio ma più difficoltosa sarà l azione di frenata da parte di chi assicura (con rischio di bruciature alle mani). Le caratteristiche della corda che influenzano la forza messa in gioco dal freno sono quindi la flessibilità e la scorrevolezza superficiale. La situazione descritta di seguito può essere esemplificativa. Quando l alpinista cade, ad un certo punto della caduta mette in tensione la corda e quindi inizia ad aumentare il valore della forza sul freno. Quando tale forza supera un certo valore, caratteristico dell accoppiamento freno/corda, la corda inizia a scorrere nel freno e la forza a questo punto si mantiene pressochè costante fino all arresto graduale della caduta. Ovviamente nel processo interviene anche l assicuratore che, esercitando una certa forza (20-30 kg) per frenare la corsa della corda, modula il valore della forza di arresto. La catena di sicurezza Pag. 18

19 Praticamente la corda che scorre nel freno sostituisce ampiamente l effetto dell allungamento della stessa. Vi sono altre caratteristiche della corda (oltre all allungamento/deformabilità e alla forza di arresto) per cui le norme stabiliscono dei limiti: - Flessibilità sul nodo (annodabilità): il diametro interno di un nodo semplice sotto un carico di 10 kg deve essere inferiore a 1,1 volte il diametro della corda. Più questo valore è basso, più la corda è flessibile. - Scorrimento della calza: L anima e la calza della corda (come si spiega meglio più sotto) sono due elementi indipendenti che tendono a separarsi e a scorrere l una rispetto all altra, se la costruzione non è stata accuratamente studiata. La calza quindi si deforma poco a poco sotto l effetto ad esempio del discensore, creando una zona molle attorno all anima e dei punti di rigonfiamento effetto calzino. Questo fenomeno comporta un usura più rapida e anche rischi di bloccaggio nel discensore o nel freno. E l unica caratteristica per cui la norma europea e la norma UIAA non hanno gli stessi requisiti. Dopo il passaggio di due metri di corda attraverso un apparecchio che la comprime, la norma europea richiede che lo scorrimento della calza sia inferiore a 40 mm, ossia il 2%. La norma UIAA, più severa, impone un valore inferiore a 20 mm, ossia l 1%. COMPOSIZIONE DELLA CORDA Schema composizione corda Monofilamento: filo continuo in poliammide Stoppino: più monofilamenti attorcigliati Trefolo: più stoppini attorcigliati Anima: più trefoli attorcigliati Calza: più stoppini intrecciati Corda: anima più calza Una corda per alpinismo è costituita da sottili fili continui (monofilamenti), in prevalenza poliammide 6 (nylon, perlon, etc.), aventi spessore di circa 30 µm (ossia 30 millesimi di millimetro, vale a dire la metà di un normale capello). Una corda di diametro 11 mm ne può contenere fino a La corda è composta da due parti ben distinte: un agglomerato interno chiamato generalmente anima ed un involucro esterno detto camicia (o calza o guaina o mantello). La catena di sicurezza Pag. 19

20 L anima è costituita da un insieme di trefoli, ossia un fascio più o meno grosso di fili ritorti e/o intrecciati tra loro, il cui numero varia da produttore a produttore. Nella figura qui a fianco sono rappresentati due trefoli. Si noti la costruzione tipica dei trefoli, con le loro caratteristiche torsioni a Z a sinistra e ad S a destra. Poiché torsioni di un solo tipo (o solo a S o solo a Z) tenderebbero ad attorcigliare la corda nel senso della torsione. L anima è quindi generalmente composta da un numero uguale di trefoli a S e di trefoli a Z. La camicia è invece un tessuto a costruzione tubolare ottenuto per intreccio del tipo trama-ordito di un insieme di fili (gli stoppini), blandamente torsionati fra loro. Nella figura qui a fianco si nota il particolare dell intreccio di stoppini. Si sente spesso affermare che l anima è deputata ad assorbire l energia di caduta, mentre la camicia esterna svolge una mera funzione protettiva e di contenimento, contribuendo solo in minima parte all assorbimento di energia. Tale opinione è errata. Infatti, anche la camicia contribuisce alla resistenza della corda e all assorbimento di energia: tanto maggiore è il peso della camicia (proporzionale al numero di filamenti da cui è composta), tanto più elevato sarà il contributo dato dalla camicia stessa in termini di resistenza a rottura quando la corda viene sottoposta a trazione. Ad esempio, se il peso della camicia è all incirca 1/3 del peso globale della corda, il contributo di resistenza alla trazione della sola camicia sarà 1/3 di quello della corda stessa. Ciò è stato confermato da una serie di test eseguiti su una corda da 10,5 mm di diametro. Nel corso dei test è stato prima determinato il carico di rottura a trazione lenta (resistenza statica o nominale) della corda integra; quindi, separatamente, quello della sola camicia e della sola anima. I risultati dei test sono riportati nella sottostante tabella, nella quale sono indicati anche i pesi dei componenti (camicia e anima) e le rispettive percentuali. Correlazione tra carico a rottura nominale e peso unitario dei componenti della corda Campione Peso unitario Carico di rottura nominale g/m % DaN % Corda 70,0 100, ,0 Anima (14 trefoli) 49,2 70, (1897) 70,5 Camicia 20,8 29, ,5 Dalle prove eseguite con l apparecchio Dodero, utilizzato normalmente per la verifica delle caratteristiche di resistenza dinamica delle corde richieste dalle norme EN o UIAA, è emerso ancor più chiaramente quanto sia determinante il contributo della camicia ai fini delle prestazioni globali della corda. Nello schema successivo è rappresentato l apparecchio Dodero. La catena di sicurezza Pag. 20

21 Il test Dodero è stato eseguito su uno spezzone di corda cui era stata tagliata la camicia in posizione all incirca centrale. I risultati ottenuti sono riportati nella seguente tabella. Campione Test Dodero Standard Forza di arresto, in dan N. di cadute sopportate Corda integra Corda con camicia tagliata Dal loro esame appare evidente come, a fronte di una riduzione peraltro modesta della forza di arresto (senza il contributo della camicia, la corda diventa più deformabile), la resistenza dinamica crolli vertiginosamente, passando dalle 8-9 cadute sopportate dalla corda integra ad una sola caduta sopportata dalla corda con camicia tagliata. Dai risultati ottenuti, emerge quindi chiaramente quanto sia importante il ruolo svolto dalla camicia. In conclusione, qualsiasi indebolimento della camicia, vuoi per abrasioni superficiali (dovute allo sfregamento della corda sulla roccia, all uso di discensori, all impiego della corda in moulinette, agli eventuali voli, etc.), per micro-stress da polvere o sporcizia, oppure per effetto della componente UV della luce solare (degradazione fotochimica) può compromettere, a seconda della sua gravità, anche seriamente le prestazioni dinamiche della corda, abbassandone le garanzie di tenuta in caso di caduta. La catena di sicurezza Pag. 21

22 Prove su corde bagnate o ghiacciate Quando si pratica alpinismo su ghiaccio o in condizioni di pioggia le caratteristiche delle corde subiscono dei cambiamenti che possono influenzare la sicurezza. Gli inconvenienti che derivano da pioggia o ghiaccio (aumento del peso, difficoltà di manovra, etc.) possono essere ridotti utilizzando corde trattate con additivi idrorepellenti, trattamento dry. Le caratteristiche di idrorepellenza diminuiscono progressivamente in proporzione all uso della corda ed alle condizioni meteorologiche d impiego. La Commissione Materiali e Tecniche del CAI ha accertato il decadimento delle caratteristiche della corda bagnata o ghiacciata con una serie di prove (concluse nel 2000), sia su corde nuove che usate, in versione normale e dry. Le prove sono state eseguite su spezzoni ricavati dalle seguenti corde: - corda NUOVA, diametro 10,5 mm, versione normale (cioè non dry) - corda NUOVA, diametro 10,5 mm, versione dry - corda USATA, diametro 10,5 mm, versione normale (cioè non dry ). Su tali corde è stato effettuato il test Dodero nelle seguenti condizioni: 1) normali (cioè né bagnate né ghiacciate), per avere i valori di confronto 2) bagnate (immersione in acqua per almeno 48 ore a temperatura ambiente) 3) ghiacciate (bagnate come sopra e poi tenute a 30 C per almeno 48 ore) 4) bagnate e asciugate normalmente (bagnate come sopra, poi distese in ambiente aerato al riparo dal sole, come sarebbe opportuno fare per la propria corda) 5) bagnate e sottoposte ad essiccazione spinta (bagnate come sopra, centrifugate, asciugate a temperatura ambiente, infine essiccate sotto vuoto con anidrificatore chimico). A conclusione delle prove effettuate si è dedotto che la presenza di acqua e/o di ghiaccio nelle corde produce un profondo cambiamento delle loro proprietà, caratteristiche e prestazioni, ed in particolare: a) la resistenza dinamica, cioè il numero di cadute sopportate al test Dodero, decade vistosamente specialmente per le corde bagnate (siano esse nuove o usate, dry e non) mentre per le corde ghiacciate il decadimento è più contenuto. In particolare: Corda bagnata - nel caso di corda nuova, si passa dalle 8 o più cadute in condizioni normali alle 2-3 cadute con corda bagnata. - nel caso di corda usata il fenomeno è ancora più allarmante, si passa infatti dalle 4 cadute in condizioni normali ad 1-2 cadute con corda bagnata. Con l uso di corde vecchie e bagnate il margine di sicurezza si riduce quindi pericolosamente. Corda ghiacciata - nel caso di corda nuova, si passa dalle 8 o più cadute in condizioni normali alle 4-5 cadute con corda ghiacciata. - nel caso di corda usata si passa dalle 4 cadute in condizioni normali a 3 cadute con corda ghiacciata. Si noti come la riduzione nel numero di cadute della corda usata non è così preoccupante come nel caso di corda bagnata. Il deleterio effetto dell acqua sulle prestazioni dinamiche delle corde si manifesta anche per tempi di imbibizione relativamente brevi e persino seppur con decadimento più contenuto per effetto di una semplice spruzzata sotto la doccia. Tale comportamento indesiderato permane fintanto che la corda è imbevuta d acqua, ma dopo l essiccamento (purché eseguito in luogo fresco, ventilato e al riparo dalla La catena di sicurezza Pag. 22

23 luce solare) essa recupera completamente (o quasi) le prestazioni dinamiche iniziali, recupero che è garantito anche dopo numerosi cicli di bagna-asciuga. Le corde dry per immersioni prolungate (48 ore) hanno un comportamento analogo alle corde normali (non dry) probabilmente per il fatto che la prolungata immersione rende inefficace il trattamento idrorepellente. Purtroppo per tempi di immersione inferiori (più vicini alle condizioni di reale utilizzo) non sono disponibili risultati di prove comparate. b) l allungamento e la forza di arresto, cioè le caratteristiche legate alla deformabilità della corda, subiscono una variazione meno vistosa rispetto alla variazione della resistenza dinamica ma non per questo di secondaria importanza. In particolare si è riscontrato che la forza di arresto, rispetto alla corda in condizioni normali, aumenta del 5-11% nel caso di corda bagnata e, al contrario, diminuisce del 5-14% nel caso di corda ghiacciata. Inoltre, per quanto riguarda l allungamento, la corda dopo imbibizione in acqua risulta più lunga del 4-5%. Dopo essiccamento la corda si accorcia e, a seconda del grado di essiccamento, la percentuale di riduzione in lunghezza varia dal 4% (essiccamento normale) fino al 8% (essiccamento molto spinto). La conclusione che si trae è la necessità di utilizzare corde in buone condizioni, cioè con una buona riserva di resistenza, perché basta un improvviso acquazzone per ridurne notevolmente le caratteristiche fino a renderle insufficienti ai fini della sicurezza. Pertanto una stessa corda che in caso di volo in condizioni asciutte non darebbe problemi, se bagnata potrebbe rompersi semplicemente perché va a gravare su uno spigolo o perché rimane incastrata in una fessura. Ovviamente il degrado delle caratteristiche delle corde bagnate si sente di più in montagna che in falesia, dove i voli sono meno critici e comunque in caso di pioggia si fa presto a smettere di arrampicare e tornarsene a casa. Il problema è un po meno sentito nel caso di salite su ghiaccio, ma anche qui attenzione alla temperatura perchè se è vicina allo 0 C (il ghiaccio diventa acqua!) il rischio che si ricada nelle condizioni di corda bagnata, anziché ghiacciata, è notevole. Fattori di invecchiamento delle corde Diversi sono i fattori che possono portare al degrado delle qualità di una corda: - invecchiamento naturale: la corda perde il 5-10% del carico di rottura a trazione dopo il primo anno; in seguito il decadimento può continuare in tale percentuale o in misura minore a seconda dell uso - invecchiamento fisico: è dovuto a calpestio, intrusione di microcristalli (polvere o sporcizia), abrasioni per sfregamenti sulle rocce, raggi ultravioletti, uso di discensori, assicurazione a moulinette, effetto nodi (alle estremità), acqua piovana - invecchiamento chimico: è dovuto all uso di sostanze chimiche (acidi, carburanti, olii, detersivi, etc.), nastri adesivi, vernici. Anche l uso di inchiostri comuni per segnare ad esempio la mezzeria della corda possono danneggiare la corda stessa (esistono in commercio inchiostri specifici per tale scopo). - invecchiamento biologico: è dovuto a muffe e batteri. La catena di sicurezza Pag. 23

24 Esistono sul mercato diversi tipi di freni, adatti ad usi svariati, quali discensore, recupero compagno in sosta, assicurazione in moulinette. La loro scelta dovrebbe quindi avvenire in funzione del loro uso prevalente, per esempio su vie di più tiri con discesa in corda doppia oppure su strutture artificiali, etc. I freni si possono suddividere in due categorie: freni autobloccanti freni non autobloccanti. Freni autobloccanti GRIGRI Single rope controller YO-YO Sono freni che impediscono lo scorrimento della corda, bloccandola meccanicamente in seguito alla caduta del compagno, senza alcun intervento manuale da parte dell assicuratore. I freni autobloccanti possono essere utilizzati solo su corda singola (10-11 mm) e sono estremamente comodi per l assicuratore a cui consentono un maggior riposo. Per rendere dinamica l assicurazione è necessario utilizzarli in vita (assicurazione ventrale) e assecondare la caduta spostandosi in alto-avanti (a volte anche saltando). Questi freni è assolutamente sconsigliato in alpinismo (montagna e ghiaccio), mentre vengono utilizzati prevalentemente in falesia e in moulinette. Ecco alcune schede che aiutano a conoscere meglio i diversi freni autobloccanti: La catena di sicurezza Pag. 24

25 GRIGRI: il più conosciuto e diffuso fra gli autobloccanti. GRIGRI A FAVORE CONTRO NOTE Robustezza Comodità d uso Richiede esperienza Peso elevato Costo elevato Non utilizzabile con due mezze corde Ottimo per lavori in parete come discensore-bloccante. Difficoltà in calata Single rope controller: Attrezzo semplice ed efficace che costituisce assieme allo Yo-Yo un alternativa valida ed economica al GRIGRI. Single rope controller A FAVORE CONTRO NOTE Autobloccante Semplicità d uso Leggerezza Costo non elevato Richiede un moschettone a base larga (HMS), non è utilizzabile con i moschettoni da rinvio Non è facile dare corda al compagno Non utilizzabile con due mezze corde Adatto soprattutto per l assicurazione in moulinette. Rispetto al GRIGRI presenta maggiore semplicità d uso e minor velocità di calata. Attenzione alla differente frenata con corde e moschettoni diversi. La catena di sicurezza Pag. 25

26 YO-YO: Simile al Single rope controller ma con differente sistema d arresto. L azione è determinata infatti non solo dall attrito sul moschettone, ma anche da una particolare strozzatura a forma di V, nella quale tende a bloccarsi la corda sottoposta a sollecitazione. YO-YO A FAVORE CONTRO NOTE Semplicità d uso Leggerezza Costo non elevato Richiede un moschettone a base larga (HMS), non è utilizzabile con i moschettoni da rinvio Non è facile dare corda al compagno Non utilizzabile con due mezze corde Adatto soprattutto per l assicurazione in moulinette. Attenzione alla differente frenata con corde e moschettoni diversi. Freni non autobloccanti Tubo Placchetta con molla Freni a otto Si tratta di freni adatti specialmente a vie lunghe e su terreno alpinistico, che consentono l utilizzo di due mezze corde sia in fase di assicurazione (anche con la tecnica delle corde passate separate nelle protezioni) che in discesa. Se ne sconsiglia l uso in sosta per il recupero del secondo. Esistono moltissimi modelli in commercio, ma la tendenza attuale è rivolta al freno a tubo (chiamato anche secchiello), considerato il migliore. Ecco le singole schede identificative. La catena di sicurezza Pag. 26

27 Tubo Tubo A FAVORE CONTRO NOTE Semplicità d uso. Indispensabile con due corde. Ottimo discensore (mantiene separate le corde senza attorcigliarle) Leggerezza Nell uso come discensore: la particolare forma assimetrica consente, montando il freno girato, di aumentare la frenata, molto utile quando si usano corde molto sottili. In caso di cadute forti si può verificare un notevole scorrimento della corda nel freno. Costo non elevato Utilizzabile in falesia o in montagna con una o due corde diffusione del tubo, più efficace. Placchetta con molla: era un freno molto apprezzato prima della PLACCHETTA CON MOLLA A FAVORE CONTRO NOTE Semplicità d uso Utilizzabile in falesia o in montagna con una o due corde Costo non elevato Leggerezza Discreto discensore (mantiene separate le corde senza attorcigliarle) Per non perderlo occorre utilizzare un cordino di collegamento al moschettone (scomodo) Maggiore difficoltà rispetto ai tubi per dare corda al compagno Oramai soppiantato dai freni a tubo. La catena di sicurezza Pag. 27

28 Freni ad OTTO OTTO NORMALE OTTO VELOCE FRENI AD OTTO A FAVORE CONTRO NOTE Semplicità e varietà d uso Se ne sconsiglia l uso come assicuratore con due corde Leggerezza Come discensore non mantiene separate le corde e le attorciglia Costo non elevato Come otto veloce, difficoltà di uso. Utilizzabile in falesia o in montagna con una o due corde Discensore Come otto veloce utilizzato come freno si possono notevoli verificare scorrimenti della corda nel freno. In discesa in corda doppia, attenzione a non perderlo accidentalmente in fase di montaggio come otto normale, tenerlo collegato al moschettone per il buco grande passare la corda e quindi passare il moschettone nel buco più piccolo essendo ora il freno trattenuto dalla corda. L otto, utilizzato come freno, non è consigliabile con due mezze corde con passaggi alternati nei rinvii (danneggiamento delle corde per sfregamento) La catena di sicurezza Pag. 28

29 Si ritiene utile far conoscere, mediante il presente articolo, i risultati di alcune prove pratiche (eseguite alla Torre di Padova dalla Commissione Materiali e Tecniche del CAI tra il 1997 e il 1998), su cadute con corde intere o con mezze corde (con passaggio alternato o appaiato nei rinvii) e con l impiego di diversi tipi di freni in sosta, quali un mezzo barcaiolo, un otto o un tubo. In pratica si è cercato di stabilire sperimentalmente quali siano le condizioni di assicurazione migliori in termini di funzionalità e di riduzione delle forze in gioco, soprattutto quelle sull ultimo rinvio. Sono stati determinati la corsa della corda nel freno e le forze applicate alla sosta e all ultimo rinvio (che costituisce il punto critico del sistema in quanto si sommano le forze che agiscono sui due rami di corda, paralleli nelle condizioni di prova, che vanno alla sosta e all arrampicatore), verificando anche come tali parametri vengano influenzati dal tipo di freno utilizzato. Le prove sono state eseguite nei seguenti modi: 1. Trattenendo la caduta sia con una corda semplice di diametro 10,5 mm che con una coppia di mezze corde di diametro 8,5 mm, passando queste ultime sia appaiate che alternate nei rinvii, come indicato nella figura posta qui di fianco (rispettivamente configurazione A e B). 2. Eseguendo l assicurazione con freni dotati di diverse caratteristiche di scorrimento, quali il mezzo barcaiolo, l otto e il tubo 3. Variando opportunamente il fattore di caduta da F c = 0,5 a F c = 1,5 con altezza del volo costante (H 0 = 6m per tutti i test, ossia lasciando cadere la massa di 80 kg da 3 m sopra l ultimo rinvio) e modificando adeguatamente la posizione della sosta in modo da agire con tratti di corda di diversa lunghezza. I risultati ottenuti, raggruppati per serie omogenea di condizioni operative e per tipo di freno utilizzato, sono riportati nella seguente tabella e sono poi sinteticamente commentati, con particolare attenzione alla forza applicata sull ultimo rinvio. La catena di sicurezza Pag. 29

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