CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE FRONER, LULLI, VICO

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1 Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N PROPOSTA DI LEGGE D INIZIATIVA DEI DEPUTATI FRONER, LULLI, VICO Modifica all allegato 3 al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, e altre disposizioni concernenti l efficienza degli impianti termici negli edifici Presentata il 30 maggio 2012 ONOREVOLI COLLEGHI! Il settore del riscaldamento domestico gioca un ruolo chiave nel rispetto dei piani europei per l ambiente. Nel Piano d azione per l efficienza energetica, elaborato dal Governo italiano in linea con quanto richiesto dalla direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, concernente l efficienza degli usi finali dell energia e i servizi energetici, si riconosce al riscaldamento e alla produzione di acqua calda sanitaria un potenziale di risparmio energetico di 2,3 mega tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all anno, atteso al In linea con queste aspettative la nostra legislazione ha riconosciuto l incentivo del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica sugli edifici, tra i quali la sostituzione con generatori di calore a condensazione, l installazione di pannelli solari termici e relativi componenti o la riqualificazione degli impianti. In tal senso è bene ricordare che la climatizzazione invernale è ottenuta prevalentemente con impianti termici aventi come generatore di calore una caldaia. Il parco caldaie in Italia è composto da circa 19 milioni di apparecchi, in gran parte con rendimenti inferiori alle 3 stelle definite dalla direttiva 92/42/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, concernente i requisiti di rendimento per le nuove caldaie ad acqua calda alimentate con combustibili liquidi o gassosi. In altri termini, la grande maggioranza degli apparecchi installati nelle case degli italiani ha basse efficienze e alti consumi ed emissioni. Addirittura, considerando la direttiva 2009/42/CE del Parlamento eu-

2 Atti Parlamentari 2 Camera dei Deputati 5244 ropeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sugli apparecchi a gas, si rileva che circa 7 milioni di pezzi sono di fatto fuorilegge. Il consumo degli impianti di riscaldamento è oggi di circa 21,5 Mtep di energia primaria. Se si procedesse a un ammodernamento del parco macchine, sostituendo il vecchio generatore di calore con uno a condensazione e adeguando l impianto, si supererebbero abbondantemente le stime del vigente Piano d azione. Ciò significa che, in termini di emissioni, il passaggio da una media del parco rappresentata da caldaie a 1 o a 2 stelle a caldaie a condensazione comporterebbe una riduzione delle emissioni di anidride carbonica (Co 2 ) al 2020 di almeno 11 milioni di tonnellate. Oggi in Italia le famiglie spendono circa 18 miliardi di euro all anno solo per il riscaldamento degli edifici ad uso abitativo ma di questi ben 10 miliardi di euro (quasi il 55 per cento) sono dispersi in atmosfera e sono di fatto «sprecati» per la scarsa efficienza dei nostri edifici ed impianti. A questo si aggiungono gli edifici pubblici, che ogni anno «sprecano» almeno 300 milioni di euro per l utilizzo di tecniche obsolete di riscaldamento. L enorme potenziale di risparmio energetico è quindi chiaramente delineato, ma per raggiungere questi importanti risultati è indispensabile creare le condizioni per tradurre in risultati concreti il crescente interesse dei privati a investire in tecnologie efficienti e a rendere tale investimento profittevole anche dal punto di vista del singolo. Le tecnologie ad elevata efficienza, quali la condensazione, hanno in genere un costo più elevato rispetto ad apparecchi con consumi maggiori e la resistenza dell utente a superare questa barriera iniziale è ancora molto alta. Per superare queste criticità la presente proposta di legge prevede tre misure urgenti per diffondere massicciamente sul territorio la tecnologia della condensazione e per accelerare la sostituzione del parco caldaie obsolete. In particolare, per ciò che riguarda la qualità dell aria al contorno del terminale di tiraggio dell apparecchio, tema sul quale si sono concentrate le maggiori perplessità in passato, sperimentazioni di laboratorio e verifiche effettuate sul campo hanno dimostrato che, rispettando le prescrizioni delle norme UNI CIG, non si verificano situazioni problematiche ambientali tali da mettere in pericolo la salute delle persone. È bene ricordare che in Italia vigono normative riferite alla sicurezza degli impianti: il regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37, e, nel settore specifico degli impianti a gas, la legge 6 dicembre 1971, n Quest ultima, all articolo 3, demanda il compito di individuare le prescrizioni tecniche specifiche a una serie di norme volontarie UNI CIG alle quali attribuisce la presunzione della regola dell arte e che, allo scopo, vengono recepite tramite appositi decreti ministeriali pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Per gli impianti a gas domestici alimentati da rete, la norma tecnica di riferimento è la UNI CIG La normativa di semplificazione, recata dall articolo 1 della presente proposta di legge, consente di superare in modo razionale e rispettoso dell ambiente la difficoltà burocratica a installare apparecchi a gas a basso contenuto di ossidi di azoto (NO X ) nello specifico a condensazione, negli edifici ove persistono problemi di ristrutturazione della canna fumaria. Con lo sviluppo delle moderne tecnologie per il riscaldamento, la forte limitazione dello scarico a parete dei prodotti della combustione per i generatori di calore a condensazione non trova più alcuna giustificazione, né sul piano della sicurezza né su quello energetico e ambientale. Tale problema è stato risolto con pragmatismo negli altri Paesi europei. Ad oggi l assenza di canna fumaria rappresenta in Italia il principale ostacolo ad una significativa diffusione dei generatori di calore a condensazione, come ci si attenderebbe, al contrario, dagli obiettivi di risparmio energetico previsti dalle direttive dell Unione europea.

3 Atti Parlamentari 3 Camera dei Deputati 5244 Se consideriamo il patrimonio edilizio nazionale, in molti edifici si verifica la mancanza di canna fumaria o di cavedi con sbocco sopra il tetto e, quando esistono, sono canne di esalazione di scarsa sezione e quindi non funzionali né idonee e tanto meno adeguabili all inserimento di nuovi sistemi fumari, d altra parte non è sempre possibile installare sistemi fumari esterni all edificio con scarico a tetto sia per problemi estetici che di costo. In definitiva, la normativa consentirebbe di risanare la maggioranza degli impianti esistenti che hanno sistemi centralizzati del tutto obsoleti di evacuazione dei fumi. Ciò comporterebbe un incremento sostanziale del loro livello di sicurezza e, attraverso l adozione di apparecchi a camera stagna a basse emissioni e ad alta efficienza, garantirebbe positive ricadute anche in termini ambientali e di risparmio energetico. Sulla base di queste considerazioni la condensazione ha trovato maggiore diffusione in altri Paesi europei, quali ad esempio Germania e Inghilterra, ove lo scarico a parete è consentito per legge. Attualmente in vari Paesi europei il mercato degli impianti termici si è orientato sulla sostituzione di caldaie esistenti (e ovviamente sulle nuove installazioni di caldaie) con generatori a condensazione a basse emissioni di inquinanti, in particolare di NOx. Per agevolare e per velocizzare ulteriormente il processo di trasformazione di mercato e di sostituzione accelerata dei vecchi impianti più energivori è stata prevista espressamente la possibilità di scaricare i fumi direttamente in facciata utilizzando tubi fumi orizzontali di lunghezza (e di costo) notevolmente più ridotti rispetto alle canne fumarie a tetto, ma per questo motivo anche molto più efficienti (i fumi in uscita con il sistema coassiale tubo-in-tubo a parete preriscaldano l aria in ingresso aumentando l efficienza di combustione). Esperienze documentate sono presenti, ad esempio, in: Belgio: norma NBND ; Germania: norma DVGW G600; Francia: norma NF DTU 61.1 P4; Regno unito: norma BS :2008. In Italia la materia è regolata dalla citata norma UNI 7129 parte 3 (edizione 2008), che agli articoli 4.3.3, e fornisce le indicazioni tecniche per l installazione dei terminali di scarico a parete. Tale modalità di installazione è espressamente consentita come alternativa nella norma UNI CIG 7129 nella generalità dei casi, a condizione che si rispetti la legislazione vigente. In altri termini, il normatore tecnico dell UNI CIG non ha inteso limitare in alcun modo o più restrittivamente gli scarichi a parete di quanto non fosse già nella potestà e nelle responsabilità del legislatore nazionale. A livello legislativo nazionale la materia degli scarichi a parete è regolata dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 1993, che all articolo 5, comma 9, prevede una serie di deroghe espresse che consentono lo scarico a parete, nell ipotesi prevalente di adottare generatori a basse emissioni inquinanti. La deroga dell articolo 5, comma 9, non è però ritenuta sufficiente a una più larga diffusione di caldaie meno inquinanti e più efficienti e certamente non pericolose per la salute. Infatti questa si limita ai casi di sostituzione di un solo generatore, ad esempio in un condominio; se invece una pluralità di utenti decidesse di sostituire le proprie caldaie con nuove caldaie a condensazione più efficienti e meno inquinanti, si troverebbe a dover sostenere il progetto e i costi di installazione di una costosa canna fumaria esterna in acciaio a doppia parete coibentata di circa 20 metri (incluso il terminale sopra tetto), che verrebbe a costare tanto o più dei lavori di installazione delle caldaie. Infatti la tecnologia delle caldaie a condensazione, con espulsione dei fumi in pressione a mezzo di ventilatore e contenenti umidità, non è idonea secondo le norme di buona tecnica ad espellere i fumi nelle vecchie canne fumarie condominiali

4 Atti Parlamentari 4 Camera dei Deputati 5244 di tipo «canne collettive ramificate», concepite e sviluppate per apparecchi senza ventilatore e con fumi molto più caldi e meno umidi, e in genere realizzate con materiali contenenti eternit. Si noti, peraltro, che oggi anche la canna fumaria esterna in acciaio (che come visto si rende assolutamente necessaria, e può essere problematica, ad esempio, nei centri storici) è incentivata nel meccanismo della detrazione dell imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 55 per cento, quando il consentire lo scarico a parete per tutti gli utenti consentirebbe allo Stato di erogare un incentivo dimezzato o di incentivare il doppio degli interventi. Da ultimo, la normativa vigente prevede anche la preminenza (oltre che dei regolamenti condominiali in quanto contratti diritto privato) anche dei regolamenti locali (ad esempio regolamenti di igiene delle aziende sanitarie locali), che possono vietare lo scarico a parete anche nei casi in cui la norma UNI CIG 7129 e il citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 1993 lo consentissero. Ad oggi quindi, paradossalmente, un comune italiano, ancorché piccolo e magari non dotato delle necessarie competenze e risorse tecniche nei propri uffici, potrebbe di diritto sostituirsi agli esperti nazionali e internazionali dell UNI CIG e dei Ministeri, scrivendo una «propria» normativa tecnica sugli impianti in materia di sicurezza. Questo paradosso non riguarda solo gli impianti termici, ma potrebbe essere esteso agli impianti e alle tubazioni di adduzione di gas nelle abitazioni, agli impianti elettrici (ad esempio tipologie di spine), agli ascensori et similia, tutti impianti, componenti, prodotti per i quali, dopo lunghi sforzi, il legislatore europeo e il normatore nazionale competente (in sinergia con i Ministeri) hanno trovato una standardizzazione intesa a salvaguardare i consumatori, gli investimenti e gli sviluppi dell industria (in primis europea) rispetto ad altri mercati e standard stranieri. La normativa di semplificazione proposta all articolo 2 affronta uno dei principali ostacoli a una piena attuazione in Italia della direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sull impiego delle fonti rinnovabili. Consente infatti, con una tempistica tecnica ragionevole e sulla base delle indicazioni dei progettisti edili e dell industria del settore, il rapido adeguamento degli edifici alle direttive dell Unione europea in materia energetica. Secondo la nuova direttiva dell Unione europea sull efficienza energetica in corso di definizione, la riduzione del consumo energetico dovrebbe aiutare gli Stati membri a perseguire i rispettivi obiettivi in materia di quote di energia da fonti rinnovabili, quali fissati dalla direttiva 2009/28/CE. A tale proposito all allegato 3 del decreto legislativo n. 28 del 2011 che recepisce la citata direttiva 2009/28/CE, sono previsti obblighi per i nuovi edifici e per gli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti relativamente alla percentuale di copertura, con energia rinnovabile dei fabbisogni di riscaldamento, condizionamento e acqua calda sanitaria che andrebbero rivisti e corretti. L obiettivo per l Italia potrà essere più realisticamente raggiunto estendendo la base degli interventi soggetti ad obbligo sulle energie rinnovabili ad un campione più ampio, ma con valori che permettano uno sviluppo di mercato diversificato delle diverse fonti rinnovabili termiche. La finalità della modifica proposta è consentire, nel periodo una maggiore diffusione di queste tecnologie senza per altro introdurre difficoltà progettuali ingiustificate, che possono creare pericolosi scompensi a tutta la filiera e in particolare alle industrie produttrici degli impianti. Al contrario, mantenendo l attuale formulazione dell allegato 3, gli obiettivi, pur ambiziosi, restano solo sulla carta, in quanto irraggiungibili sia sul piano tecnico che dal punto di vista dei costi e dei benefìci. La normativa di semplificazione recata dall articolo 3 consente il recepimento della direttiva 2010/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio

5 Atti Parlamentari 5 Camera dei Deputati , sulla prestazione energetica nell edilizia, offrendo un aumento degli standard prestazionali minimi richiesti, anche nel caso di sostituzione degli impianti termici. Anche in previsione dei futuri obblighi della citata direttiva sull efficienza energetica in corso di definizione, che di fatto renderà obbligatoria la tecnologia della condensazione anche nelle sostituzioni di impianti termici, il Paese può adeguare la normativa per gestire con tutta la filiera una transizione senza scompensi. Si propone pertanto di partire con l innalzamento dei requisiti sui rendimenti degli impianti termici, rispetto agli attuali, anche nelle sostituzioni nelle zone climatiche E e F per le abitazioni con superficie utile maggiore di 100 metri quadrati. Da stime attendibili su dati del censimento ISTAT, le zone climatiche E e F dotate di riscaldamento autonomo e con superficie utile maggiore di 100 metri quadrati sono circa 4 milioni in tutta Italia.

6 Atti Parlamentari 6 Camera dei Deputati 5244 PROPOSTA DI LEGGE ART. 1. (Scarichi a parete). 1. Gli impianti termici situati negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente, nei seguenti casi: a) nuove installazioni di impianti termici in edifici di nuova costruzione, anche se al servizio delle singole unità immobiliari; b) ristrutturazioni di impianti termici centralizzati. 2. Le disposizioni del comma 1 non si applicano qualora si adottino generatori di calore a condensazione che, per i valori di emissioni nei prodotti della combustione, appartengo alla classe meno inquinante prevista dalla norme tecniche UNI EN 297 o UNI EN 483, ed esclusivamente nei seguenti casi: a) sostituzione di generatori di calore per riscaldamento autonomo; b) ristrutturazioni, totali o parziali, degli impianti termici individuali appartenenti a uno stesso edificio; c) trasformazioni da un impianto termico centralizzato a impianti individuali; d) impianti termici individuali realizzati dai singoli previo distacco dall impianto tecnico centralizzato; e) nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio assoggettato dalla legislazione nazionale o regionale vigente a categorie di intervento di tipo conservativo.

7 Atti Parlamentari 7 Camera dei Deputati Le disposizioni dei commi 1 e 2 non si applicano agli apparecchi non considerati impianti termici in base alla normativa vigente in materia di efficienza energetica degli edifici. 4. I comuni e le regioni sono tenuti ad adeguare i propri regolamenti qualora siano in contrasto con il presente articolo. Sono nulle le prescrizioni specifiche dei regolamenti locali o le eventuali regolamentazioni tecniche o altre disposizioni normative locali qualora esse si pongano in diretto contrasto o richiedano adempimenti diversi o più onerosi rispetto alla normativa tecnica nazionale adottata in materia di sicurezza degli impianti. 5. Entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo provvede ad apportare le modifiche necessarie all articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, al fine di adeguarlo a quanto disposto del presente articolo. ART. 2. (Requisiti di efficienza energetica nei nuovi edifici). 1. Il comma 1 dell allegato 3 al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, è sostituito dal seguente: «1. Nel caso di edifici nuovi o di ristrutturazioni rilevanti, gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l acqua calda sanitaria, per il riscaldamento e per il raffrescamento: a) almeno il 50 per cento per la produzione di acqua calda sanitaria e almeno il 20 per cento per il riscaldamento e il raffrescamento a partire dal 1 o gennaio 2013;

8 Atti Parlamentari 8 Camera dei Deputati 5244 b) almeno il 50 per cento per la produzione di acqua calda sanitaria e almeno il 25 per cento per il riscaldamento e il raffrescamento a partire dal 1 o gennaio 2015». ART. 3. (Aumento dell efficienza energetica in particolari aree climatiche). 1. I nuovi generatori di calore a combustibile gassoso o liquido, installati nelle zone climatiche E e F per le abitazioni con superficie utile maggiore di 100 metri quadrati, devono avere un rendimento termico utile nominale, in corrispondenza di un carico pari al 100 per cento della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula 93+2 log Pn, dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa in kilowatt. Per valori di Pn maggiori di 400 kw si applica il limite massimo corrispondente a 400 kw; per le caldaie a gas il limite sulle emissioni è stabilito nella misura di un contenuto di ossidi di azoto pari a 70 milligrammi per kw. 2. Entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo provvede ad apportare le modifiche necessarie all articolo 4, comma 6, lettera a), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, al fine di adeguarlo a quanto disposto dal comma 1 del presente articolo. 1,00 *16PDL * *16PDL *

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