Chiarimenti normativi ministeriali in materia stradale
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- Caterina Villani
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1 Chiarimenti normativi ministeriali in materia stradale Ing. Enrico Chiarini Premessa Questo documento, redatto in forma personale, raccoglie alcune richieste di parere e alcune richieste di chiarimento normativo con relative risposte dell ente ministeriale competente in materia, come indicato dall art.35 del Codice della Strada (tale ente ha assunto denominazioni diverse nel corso degli anni in base alla riorganizzazione dei Ministeri). Gli argomenti trattati sono vari e spaziano da proposte di moderazione del traffico a chiarimenti sull applicazione delle normative stradali. Può essere soggetto ad aggiornamenti dovuti a nuovi quesiti o errori di scrittura. Competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti art.35 Codice della Strada: 1. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è competente ad impartire direttive per l'organizzazione della circolazione e della relativa segnaletica stradale, ( ). 3. L'Ispettorato circolazione e traffico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assume la denominazione di Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale, che è posto alle dirette dipendenze del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. All'Ispettorato sono demandate le attribuzioni di cui ai commi 1 e 2, nonché le altre attribuzioni di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di cui al presente codice, le quali sono svolte con autonomia funzionale ed operativa. Pagina 1 di 35
2 ELENCO DOCUMENTI Data domanda Data risposta 17/11/ /01/ Ing. Cialdini 27/10/ /12/ Ing. Cialdini Protocollo risposta Firma Richiedente Argomento Comune di Brescia (Ing. Enrico Chiarini) Comune di Brescia (Ing. Enrico Chiarini) Attraversamento pedonale rialzato Colorazione pavimentazione 21/10/ /02/ Ing. Dondolini Ing. Enrico Chiarini Colorazione pavimentazione 07/02/ Ing. Dondolini Comune di Piacenza (Consigliere) Contromano Piacenza? 27/02/ ?? Spartitraffico 07/03/ /03/ Ing. Dondolini Ing. Enrico Chiarini Varie bicicletta 25/03/ /05/ Ing. Mazziotta Ing. Enrico Chiarini Divieto di accesso eccetto 13/08/ /10/ Ing. Mazziotta Ing. Enrico Chiarini Attraversamento ciclopedonale 22/10/ /01/ Ing. Mazziotta Ing. Enrico Chiarini Obbligo uso piste 03/12/ /03/ Ing. Mazziotta Ing. Enrico Chiarini Obbligo costruzione piste 18/02/ /05/ Ing. Dondolini? Circolazione nelle rotatorie 29/05/2009?? Ing. Mazziotta Comune di Parma Piste ciclabili e attraversamenti 17/10/ /12/ Ing. Dondolini Ing. Enrico Chiarini Doppio senso delle biciclette Pagina 2 di 35
3 ATTRAVERSAMENTI RIALZATI La prima ipotesi di tale soluzione stradale in Italia si può rintracciare nella Tesi di Laurea dell Ing. Enrico Chiarini elaborata nella primavera 1996 e discussa il 9 luglio Estratto di pag. 79: Successivamente è stato richiesto un parere al Ministero competente in occasione della redazione del Regolamento Viario del Comune di Brescia (documenti seguenti). In base alla risposta ricevuta si è deciso quindi di inserirlo come strumento per interventi stradali di moderazione del traffico ed eliminazione delle barriere architettoniche. Pagina 3 di 35
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15 Ing. Enrico Chiarini 22/03/2012 Piste ciclabili: richiesta di esemplificazione dell'art. 7 del Decreto Ministeriale 30 novembre 1999 n. 557 Ministero dei trasporti - Circolare prot del 27 febbraio 2008 Con riferimento alla richiesta avanzata con la nota in riscontro, sii premette che lo "spartitraffico" è definito dall'art. 3 e. 1 n. 49) del Nuovo Codice della Strada (DLgs n. 285/1992) come "parte longitudinale non carrabile della strada destinata alla separazione delle correnti veicolari. Tale definizione è ripresa dal paragrafo 3.3 del DM "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade". Ciò premesso, per "spartitraffico fisicamente invalicabile di larghezza non inferiore a 0,50 m., ai sensi dell'art. 7 c. 4 del DM n. 557/1999, deve intendersi letteralmente un manufatto di larghezza pari o superiore al limite indicato e di adeguata altezza, che impedisca agli altri veicoli dì accedere lateralmente alla corsia in sede propria. In ordine ai quesiti proposti, si comunica inoltre quanto segue. 1) Per piste ciclabili bidirezionali ricavate dalla carreggiata stradale, ai sensi dell'art. 6 c. 1 punto 1 del DM n. 557/1999, deve essere necessariamente adottata la configurazione in sede propria, e conseguentemente deve essere realizzato il manufatto suddetto. Per tale tipologia di piste ciclabili restano escluse le ordinarie strisce di delimitazione di corsia di cui all'art. 140 e. 7 del Regolamento di Esecuzione e di Attuazione (DPR n. 495/1992). 2) Per piste ciclabili, monodirezionali o bidirezionali, ricavate sul marciapiede, può essere adottata la Configurazione in corsia riservata ai sensi dell'art. 6 c. 1, punto 3, del DM n. 557/1999, sul lato adiacente alla carreggiata stradale, qualora l'ampiezza dello stesso lo consenta senza pregiudizio per la circolazione dei pedoni. 3) Nel caso di percorso promiscuo pedonale e ciclabile, realizzato su marciapiede, trova invece applicazione integrale l'ari 4 e. 4 del DM n, 557/1999; tali percorsi possono essere realizzati, adottando larghezze adeguatamente incrementate rispetto ai minimi dettati dall'art. 7, qualora l'ampiezza della carreggiata o la ridotta entità del traffico ciclistico non richiedano specifiche piste ciclabili, ovvero quando il traffico pedonale è ridotto e sono assenti attività attrattrici dì traffico pedonale, quali itinerari commerciali, insediamenti ad alta densità abitativa e simili. Nei casi 2) e 3) la misura di 0.50 m può intendersi come distanza minima dal margine del marciapiedi, nel rispetto delle altre dimensioni indicate dall'art. 7 del citato DM n. 557/1999, sia per le corsie riservate che per i percorsi promiscui pedonali e ciclabili. 4) A parere di questo Ufficio, non possono essere impiegati come elementi di spartitraffico per piste ciclabili bidirezionali, ricavate dalla carreggiata stradale, i parcheggi in linea o a spina di pesce; il loro posizionamento richiede comunque la realizzazione dello spartitraffico fisicamente invalicabile di cui all'art. 7 e. 7 del DM n. 557/1999, anche per impedire impropri sconfinamenti dei veicoli in sosta. Restano esclusi, inoltre, i parapetti tubolari, ricadenti peraltro tra i dissuasori di sosta di cui all'art. 180 del Regolamento, in quanto per la loro conformazione potrebbero costituire pericolo per i conducenti in caso di caduta. Restano esclusi, infine, i delimitatori di corsia realizzati con gli elementi prefabbricati di cui all'art. 178 cc. 2, 3 e 4 del Regolamento, soggetti ad approvazione ministeriale ai sensi del successivo c. 5. Pagina 15 di 35
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28 Ing. Enrico Chiarini 22/03/2012 Ministero dei Trasporti Dipartimento per i Trasporti Terrestri Direzione Generale della Motorizzazione Divisione VIII Parere 15 maggio 2008 Alla Sig.ra Oggetto: Circolazione su rotonde. Rif. nota fax del Con riferimento alla segnalazione inoltrata con la nota in riscontro, si comunica che l'immissione nella circolazione sull'anello delle rotatorie è generalmente regolata con il segnale "dare precedenza" di cui all'art. 106 del Regolamento (DPR n. 495/1992). La realizzazione delle intersezioni a rotatoria è contemplata dal par. 4.5 delle "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali", approvate con Decreto 19 aprile 2006 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (G.U. n. 170 del ). Trattandosi di intersezioni a raso, tale realizzazione non può essere indiscriminata, ma limitarsi alle tipologie di strade elencate nella Figura n. 3 - par. 3. Essa è pertanto ammessa solo tra strade ad unica carreggiata, e cioè extraurbane secondarie, strade locali extraurbane e urbane, e strade urbane di quartiere; è esclusa per strade a due carreggiate, e cioè autostrade, strade extraurbane principali e strade urbane di scorrimento. La circolazione sull'anello deve essere organizzata sempre su una sola corsia (e deve conseguentemente svolgersi in accodamento), come indicato nella Tabella n. 6 - par La larghezza dell'unica corsia, appositamente prevista per consentire l'inserimento dei complessi formati da motrice e rimorchio, non giustifica la circolazione in affiancamento, nè è prevista dalle norme citate la presenza di più di una corsia. In base al diametro della circonferenza esterna, si distinguono rotatorie convenzionali (tra 40 e 50 m), compatte (tra 25 e 40 m) e mini-rotatorie (tra 14 e 25 m); per sistemazioni con "circolazione rotatoria", che non rientrano nelle tipologie di "intersezioni a rotatoria" descritte dal par delle suddette norme, le immissioni devono essere organizzate con appositi dispositivi. Si resta a disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento. FM/RS IL DIRETTORE GENERALE (Dr. Ing. Sergio DONDOLINI) Pagina 28 di 35
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32 Al Direttore Generale Direzione Generale per la Sicurezza stradale Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Via Caraci, ROMA Fax 06/ dg.sicurezzastradale@mit.gov.it Montichiari, 17 ottobre 2011 Oggetto: Richiesta parere In occasione di alcuni tavoli di confronto con Amministrazioni Locali, ho esposto quali possono essere i criteri di circolazione stradale da applicare a strade esistenti che non soddisfano i minimi requisiti geometrici imposti normative vigenti. Ho chiarito che le Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade (DM 05/11/2001), si applicano per la costruzione di nuovi tronchi stradali e sono solo di riferimento per l'adeguamento delle strade esistenti (art.2 come modificato dal DM 22/04/2004). Difatti, molte delle strade esistenti sono difficilmente modificabili per il contesto storico urbanistico in cui si sono sviluppate. Quindi, in tali situazioni, anche le strade dotate di carreggiate inferiori ai minimi normativi per due corsie (5.50 metri), possono rimanere in doppio senso di marcia, purché lo spazio effettivo consenta un incrocio sufficientemente sicuro fra i veicoli ammessi al transito. Se la larghezza utile della carreggiata si scostasse poco dai 5.50 m (per es m) potrei ammettere tutti i veicoli (magari escludendo gli autocarri); se la sezione fosse più ridotta accetterei in un senso solo le tipologie di veicoli meno ingombranti (per esempio solo i velocipedi oppure anche i motocicli). Per attuare il doppio senso limitato a favore delle biciclette, è necessario che la carreggiata abbia una sezione sufficiente per l incrocio degli autoveicoli con le biciclette. Per le dimensioni minime si potrebbe prendere come riferimento la normativa tedesca: 5.25 metri per le strade percorse da mezzi pesanti e 4.50 metri per le strade senza mezzi pesanti. Pagina 32 di 35
33 Si ritiene che le strade inferiori ai due valori di riferimento non debbano essere escluse a priori dalla possibilità del doppio senso limitato, ma andrebbero valutate caso per caso in quanto, se il traffico è modesto, è possibile ancora una convivenza sufficientemente sicura fra gli utenti della strada (in ogni caso non scenderei sotto i 3,75/4,00 metri). In tutti i casi ritengo necessario che la velocità massima ammessa non sia superiore a 30 km/h. Gli eventuali restringimenti puntuali, come per esempio la presenza di alcuni stalli di sosta, possono essere considerati delle eccezioni che non inficiano la bontà dell intervento e che potrebbero essere anche regolamentati con un senso unico alternato. Il doppio senso limitato dovrebbe essere regolato con la segnaletica seguente: nel senso di marcia in cui ammettere solo alcune categorie di veicoli bisogna installare cartelli di direzione obbligatoria con le specifiche eccezioni (per es. eccetto biciclette); nel senso di marcia aperto a tutti i veicoli installare il segnale uso corsie specificando le categorie non ammesse nel senso opposto (per es. autoveicoli e motocicli); all uscita delle strade intersecanti vanno installati cartelli di direzione obbligatoria (come all ingresso limitato ). Infine, non deve preoccupare l obbligo di tracciamento delle strisce longitudinali, in quanto è facoltativo se le strade non sono dotate di pavimentazione idonea alla posa delle strisce o comunque se si tratta di strade locali (art. 138 Regolamento Codice della Strada). La modalità di circolazione sopra esposta mi pare pienamente applicabile in quanto ogni suo elemento è riferibile ad espressioni normative in vigore e gli elementi sono tra loro bene integrati. Concludo chiedendo cortesemente un vs. parere in merito alla mia soluzione tecnica ed eventuali suggerimenti migliorativi. Cordiali saluti Ing. Enrico Chiarini Pagina 33 di 35
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