INCONTRARE BAGETTI. Acquerelli disegni incisioni dalle collezioni torinesi UMBERTO ALLEMANDI & C. TORINO ~ LONDRA ~ VENEZIA ~ NEW YORK

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1 INCONTRARE BAGETTI Acquerelli disegni incisioni dalle collezioni torinesi A cura di ANGELA GRISERI, FRANCESCA PETRUCCI, ROSSANA VITIELLO UMBERTO ALLEMANDI & C. TORINO ~ LONDRA ~ VENEZIA ~ NEW YORK

2 Loghi in bianco e nero INCONTRARE BAGETTI Acquerelli disegni incisioni dalle collezioni torinesi Torino, Accademia Albertina, Pinacoteca 11 ottobre gennaio 2012 a cura di Angela Griseri, Francesca Petrucci, Rossana Vitiello ISTITUZIONI PROMOTRICI Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino con il sostegno della Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino I Soci: Alleanza Toro Assicurazioni, Armando Testa, Buffetti, Burgo Group, Buzzi Unicem, Camera di Commercio di Torino, C.L.N., Compagnia di San Paolo, Deloitte & Touche, Ersel, Exor, Fenera Holding, Ferrero, Fiat, Fondazione Crt, Garosci, G. Canale & C., Gruppo Ferrero-Presider, Intesa SanPaolo, Italdesign-Giugiaro, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, M. Marsiaj & C., Pirelli, Reale Mutua Assicurazioni, Reply, Rockwood Italia, Skf, Telecom Italia, Unione Industriale di Torino, Vittoria Assicurazioni ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI DI TORINO Marco Albera, Presidente Guido Curto, Direttore Francesca Petrucci Rosella Grassi SOPRINTENDENZA PER I BENI STORICI, ARTISTICI ED ETNOANTROPOLOGICI DEL PIEMONTE Edith Gabrielli, Soprintendente Rossana Vitiello CONSULTA VALORIZZAZIONE BENI ARTISTICI E CULTURALI DI TORINO Lodovico Passerin d Entrèves, Presidente Angela Griseri Mario Verdun di Cantogno PROGETTO DELL ALLESTIMENTO Massimo Venegoni, Studio Dedalo ASSICURAZIONI Vittoria Assicurazioni MOVIMENTAZIONE OPERE E TRASPORTI ArteÈ Mostre d Arte ASSISTENZA MOVIMENTAZIONE OPERE Tiziana Sandri, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte PROGETTAZIONE GRAFICA Massimo Venegoni, Studio Dedalo

3 APPARATI DIDATTICI Rossana Vitiello, Angela Griseri UFFICIO STAMPA Donata Massobrio, Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Maria Cristina Lisbona, Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino RESTAURI Kristine Doneux, Torino Stefania Passerini, Soseishi snc, Torino Direzione lavori Rossana Vitiello, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte REFERENZE FOTOGRAFICHE Archivio Fotografico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Province di Torino, Asti, Biella, Cuneo e Vercelli Archivio Fotografico e Archivio Restauri della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte Biblioteca dell Accademia Albertina di Belle Arti di Torino Galleria Civica d Arte Moderna e Contemporanea di Torino Ernani Orcorte CATALOGO Coordinamento grafico Claudia Carello Coordinamento redazionale Silvia Fiocco Ricerca iconografica Valentina Razeto RINGRAZIAMENTI Antonella Affronti, Paola Astrua, Enrico Barbero, Virginia Bertone, Daniela Biancolini, Domenica D Ambrosio, Andreina Griseri, Giovanna Incisa Cattaneo, Vittorio Natale, Daniela Patrignani, Giovanni Romano, Ornella Savarino, Mercedes Viale Ferrero. Un grazie particolare ai collezionisti che hanno gentilmente concesso le opere in prestito In copertina «Paesaggio alpestre con un corso d acqua nella valle e villaggio sulla sommità di una rupe», circa

4 C hi cerca su Internet notizie su Giuseppe Pietro Bagetti, trova, tra oltre «risultati», la voce dell enciclopedia Wikipedia che nella sintetica biografia di questo straordinario artista torinese scrive: «Pur avendo studiato come architetto presso l Università di Torino, è noto per la sua collaborazione con l armata francese durante la prima campagna napoleonica d Italia». E suona strano quel «pur», quasi che gli artisti fossero vincolati a una parte politica e non, già allora, dei liberi professionisti disposti a lavorare, e non a collaborare come avviene oggi, con il committente istituzionale che si rivolge a loro e li paga. Che fossero i Savoia o Napoleone, Bagetti dipingeva ciò che gli veniva commissionato, senza prevenzioni ideologiche e senza piegarsi a enfasi celebrative. Era un vedutista, un abilissimo topografo, che descriveva luoghi e vicende storiche, certo anche battaglie, e verrebbe da dir fedelmente, se non che, sia chiaro, Bagetti non è di certo un cronista né un fotoreporter di guerra (non è Robert Capa!), è molto di più: un pittore dal talento eccezionale che va ben oltre il paesaggio o il mero evento storico descritto, per creare un atmosfera poetica, leggibile soprattutto nei cieli vastissimi, attraversati da nuvole, cirri e nebbie con stile precocemente romantico, tanto che verrebbe da definirlo un «piccolo Turner» (ma perché poi piccolo?!), dove montagne, colline, pianure e soprattutto, ripeto, il cielo, che occupa spesso quasi due terzi del quadro, diventano il correlativo oggettivo di uno stato d animo appassionato ed emotivamente commosso, che risente dei grandi cambiamenti politici e sociali allora in atto, senza prendere posizione, senza schierarsi, però partecipando a quei moti «rivoluzionari» in chiave estetica e anche etica. Così non c è da stupirsi se, dopo aver lavorato per Napoleone, Bagetti lavora per Vittorio Emanuele I, da artista libero qual è, regalandoci vedute del «nostro» Piemonte che quando vengono portate all estero, soprattutto in Francia, comunicano la bellezza di quel territorio pedemontano che non è lontano e ostile, ma anzi amichevolmente contiguo, tanto da farci considerare Giuseppe Pietro Bagetti come il miglior ambasciatore di quell alleanza tra Piemonte e Francia che si conclude con l Unità d Italia.

5 Ben venga, quindi, questa mostra che, sia pur piccola, celebra la caratura internazionale di un grandissimo artista, di cui vengono esposte per la prima volta tutte insieme la maggior parte delle opere conservate in Accademia Albertina oltre a una ricca selezione di opere di collezione privata, molte delle quali inedite. Un grazie sentito all amico Lodovico Passerin d Entrèves, Presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, per la sua ferma determinazione a sostenere sempre le sorti della Pinacoteca Albertina e ad Angela Griseri che ha consentito la realizzazione della mostra con il suo impegno appassionato e militante. Un particolare ringraziamento va inoltre a Rossana Vitiello, funzionario responsabile del Patrimonio storico dell Accademia Albertina per la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, che non si è limitata a seguire le fasi di progettazione della mostra ma che ha anche dato un significativo apporto scientifico nella fase del restauro dei dipinti su carta di Bagetti, condotto con grande perizia dalle docenti di Restauro dell Accademia Albertina, Stefania Passerini e Kristine Doneux, coadiuvate da alcune studentesse del biennio specialistico. Il mio sentimento di gratitudine va, infine, last but not least, alla professoressa Francesca Petrucci, ottima docente di Storia dell arte dell Accademia, e alla professoressa Rosella Grassi, instancabile responsabile della «nostra» Biblioteca, che, insieme al gruppo di giovani ricercatori che collaborano al riordino e all inventariazione del patrimonio storico della nostra Istituzione, hanno curato la redazione dei saggi storici sulla presenza di Giuseppe Pietro Bagetti all Accademia Albertina e delle schede relative alle opere conservate in Pinacoteca, nei Depositi e nella Biblioteca Storica. GUIDO CURTO Direttore Accademia Albertina di Belle Arti

6 La collaborazione della nostra Soprintendenza con l Accademia Albertina, istituto d eccellenza nel sistema della cultura e delle arti piemontese, consegue oggi, a due anni dalla realizzazione del nuovo allestimento della Pinacoteca, un altro importante risultato: una mostra che, realizzata grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, fa perno sull esame delle opere su carta di Giuseppe Pietro Bagetti con il fine di giungere a una più ampia e corretta riconsiderazione della sua intera figura. Oltre a pezzi di varia provenienza, il pubblico potrà ammirare l intero nucleo grafico di Bagetti di proprietà dell Accademia: ai disegni normalmente esposti verranno infatti uniti gli altri al contrario normalmente custoditi nei depositi, i quali sono stati restaurati - con la direzione scientifica della nostra Soprintendenza, nella figura di Rossana Vitiello - dai docenti dei corsi di restauro dell Accademia stessa, coinvolgendo gli allievi del secondo e del terzo anno. Il presente catalogo, inoltre, costituirà per tutti, studiosi e appassionati d arte, un valido ausilio alla visita, coniugando gli approdi della ricerca scientifica con l intento divulgativo. Siamo dunque di fronte a un efficace modello di collaborazione: agendo insieme, sia pure su piani diversi, la nostra Soprintendenza, l Accademia Albertina e la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino sono riuscite a confezionare un iniziativa che nell attuale congiuntura di crisi economica e di spaesamento culturale si segnala per rigore di metodo e capacità di rivolgersi a un vasto pubblico. EDITH GABRIELLI Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte

7 La Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino è nata oltre vent anni fa con lo scopo di migliorare e valorizzare il patrimonio artistico cittadino: a oggi conta trentadue Soci e ha investito oltre venticinque milioni di euro, in più di trenta realizzazioni. Consulta è un unicum che Torino ha rispetto ad altre città italiane. Le Aziende e gli Enti torinesi incrementano ogni anno i loro programmi di comunicazione e sponsorizzazione con un impegno comune a favore del restauro, conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico della propria città. In tal modo si è favorito il consolidamento di un modello torinese che ha contribuito a creare una circolarità virtuosa tra Soprintendenze, Enti pubblici, responsabili e curatori di Musei e Fondazioni, facendo conoscere la nostra Città oltre la tradizionale presenza manifatturiera. L interesse della Consulta per la Pinacoteca dell Accademia Albertina - istituto di formazione di eccellenza e di antica tradizione - risale a quindici anni fa: il sostegno della Consulta rientra nell ambito dell attività pluriennale per la Pinacoteca, iniziata nel 1995 con la ristrutturazione, il nuovo allestimento e l apertura al pubblico delle dodici sale espositive. In quell occasione particolare attenzione è stata rivolta all esposizione del prezioso nucleo dei sessanta cartoni cinquecenteschi di Gaudenzio Ferrari e della sua scuola, donati dal re Carlo Alberto. Nel 2005 è stata realizzata, in collaborazione con la Compagnia di San Paolo, la mostra «Bartolomeo Cavarozzi Sacre Famiglie a confronto». Nel 2011, nell ottica di proseguire l impegno per una maggiore valorizzazione e fruizione della Pinacoteca, la Consulta ha programmato due iniziative: il Progetto didattico, dedicato agli studenti di alcuni licei cittadini, volto ad avvicinare i giovani al patrimonio artistico della Città e la mostra, che qui presentiamo, «Incontrare Bagetti. Acquerelli disegni incisioni dalle collezioni torinesi», progettata a seguito del restauro, sostenuto dalle Aziende ed Enti Soci Consulta, di alcuni acquerelli dell artista torinese: un occasione preziosa perché, accanto alle opere dell Accademia Albertina, sono esposte significative opere di collezioni private, alcune inedite e sconosciute al pubblico. Si è privilegiato il «pittore di paesaggi», intesi come luoghi dove protagonista è la Natura, spettacolo sublime colto nel suo accadere. Ringrazio le Aziende e gli Enti soci della Consulta, l Accademia Albertina di Belle Arti e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte per l impegno profuso e i collezionisti privati per aver messo a disposizione le opere di Bagetti. LODOVICO PASSERIN D ENTRÈVES Presidente Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino

8 Sommario 11 Incontrare Bagetti MERCEDES VIALE FERRERO 12 Fortuna e affermazione di Bagetti in Antico Regime PAOLA ASTRUA 18 Giuseppe Pietro Bagetti all Accademia FRANCESCA PETRUCCI 24 Note sul restauro delle opere su carta di Bagetti dell Accademia Albertina ROSSANA VITIELLO 30 Le stampe di Giuseppe Pietro Bagetti nella Biblioteca dell Accademia Albertina di Torino ROSELLA GRASSI 38 Le sorti di una collezione. Storie e vicissitudini degli acquerelli sabaudi di Giuseppe Pietro Bagetti ENRICO BARBERO 44 Al servizio di Napoleone: le opere di Giuseppe Pietro Bagetti nelle raccolte della Galleria Civica d Arte Moderna e Contemporanea di Torino VIRGINIA BERTONE 49 Tavole 81 Schede 93 Bibliografia

9 Incontrare Bagetti MERCEDES VIALE FERRERO A Torino incontrare Bagetti non è difficile: lo troviamo a Palazzo Reale, alla Galleria d Arte Moderna, alla Biblioteca Reale, all Accademia Albertina. Un incontro speciale ha luogo proprio ora all Accademia Albertina: vi sono ritornati i Bagetti restaurati, accompagnati da altri di raccolte private e quindi non visibili negli abituali percorsi delle visite museali. È un occasione preziosa per i - come chiamarli? - «bagettofili» (tra cui mi annovero) convinti che in Bagetti vi sia sempre e ancora qualcosa da scoprire: qualche immagine rara da catturare con un nuovo sguardo, qualche messaggio da percepire con un osservazione più attenta. Un invito alla ricerca nasce dal confronto tra due momenti del gusto - a distanza di circa un secolo e mezzo l uno dall altro -, cioè tra i dipinti di Bagetti pervenuti all Accademia Albertina nel 1841 per donazione della vedova Cristina Galleani, e i Bagetti scelti da collezionisti e amatori d arte in tempi vicini all oggi. Si potrà, in presenza delle opere, verificare ciò che unisce, oppure divide, questi due momenti; osservare quale parte della complessa attività dell artista sia stata privilegiata dagli intenditori; indagare il rapporto, sempre molto stretto, tra la produzione pittorica di Bagetti e i suoi scritti: insomma, riprendere il filo dei tanti discorsi sollecitati da un arte che elude le etichette e le definizioni convenzionali. Un analogia tra ieri e oggi è subito evidente: in entrambi i casi il Bagetti «pittore di battaglie» è quasi ignorato; mentre è presente con esempi eccellenti il Bagetti «pittore di vedute». Chi domina, tuttavia, è il «pittore di paesaggi», intesi come luoghi ove protagonista è la Natura; e qui forse le vie delle raccolte si disgiungono. Tra i dipinti dell Albertina se ne possono individuare alcuni che mostrano i fenomeni naturali nel loro accadimento, come spettacolo sublime offerto all occhio di un osservatore devoto capace di coglierlo nell attimo fuggente e di consegnarlo per sempre alla contemplazione dei posteri: la luce tremula dell aurora, le nuvole vaganti, la luna che filtra tra le nubi, il nembo che si profila all orizzonte. È una visione del creato che si potrebbe definire esaltante e quasi rassicurante. Dalle raccolte private si può estrarre un gruppo di tutt altro carattere, in cui Bagetti ha fissato gli aspetti di una Natura tanto imperante quanto segreta e ostile per rupi incombenti, boschi densissimi, rocce scoscese, alberi irrigiditi dal gelo, sterpaglie intricate, acque oscure; quando qualche minuscola figura vi si inoltra risalta la sproporzione tra la pochezza dell uomo e la misteriosa grandezza del mondo che lo circonda. Sarebbe probabilmente inutile cercare la ragione di preferenze così diverse; basterà, per giustificarle entrambe, ricondurle alla perspicacia con cui Bagetti seppe indagare e interpretare la multiforme essenza della realtà sensibile. 11

10 Fortuna e affermazione di Bagetti in Antico Regime PAOLA ASTRUA G iuseppe Pietro Bagetti si qualifica già dai suoi primi esordi come personalità di singolare statura per sapienza creativa, complessità culturale e capacità di rinnovamento nella tradizione. La prima notizia a lui relativa, finora nota, è formulata dall autorevolezza di un intellettuale di primo piano sulla scena culturale non solo piemontese, il barone Giuseppe Vernazza di Freney, che nelle sue note manoscritte conservate in Accademia delle Scienze cita l autorizzazione a esercitare l architettura conseguita da Bagetti il 23 dicembre 1782 dopo un esame avente per tema un «Arco trionfale» 1. C è da chiedersi se per la realizzazione di tale soggetto l artista già non avesse preso a modello l arco romano di Susa, tradotto in disegno nella sua originaria integrità, senza traccia cioè dei danni occorsi al monumento per l usura del tempo, allora già all attenzione del neonominato Intendente per la provincia di Susa, conte Gian Francesco Galeani Napione, che ne disponeva immediati provvedimenti di salvaguardia, attuati nel corso del Vernazza, allora Segretario di Stato di Vittorio Amedeo III, a illustrazione del proprio saggio Della moneta secusina, edito da Giacomo Fea a fine dicembre 1793, si avvarrà plausibilmente, se pur dieci anni più tardi, proprio di questo stesso disegno o di una sua fedele replica autografa, fatta incidere nel 1791 a Luigi Valperga, l accreditato incisore di Sua Maestà cresciuto all Accademia di Belle Arti di Parigi 2. La fondante istruzione di Bagetti architetto era avvenuta presso la Regia Università di Torino, che dal 1762 a cura del Magistrato della riforma aveva istituito al proprio interno corsi di studio mirati ad assicurare una formazione qualificata alla professionalità topografica per agrimensori, misuratori e architetti civili e idraulici, futuri tecnici da inserire nell ordinamento burocratico dello Stato sabaudo 3. Le radici della cultura di Bagetti affondavano in questa solida formazione scientifica, nella tradizione del rilevamento catastale e di vedute prospettiche di paesaggio, urbano e naturale, che avevano visto quale antesignano l architetto Giovanni Battista Borra, autore tra l altro della serie di «Vedute di Torino» (1749), e quindi Ignazio Sclopis di Borgostura, anch egli aristocratico viaggiatore cosmopolita e ingegnere geografo al servizio del sovrano sabaudo con incarico di rilevare le piazzeforti delle corti di Napoli e di Toscana. Lo stesso Vernazza era stato estensore del manifesto per la sottoscrizione, nel gennaio 1780, della serie allora riedita delle «Vedute della città di Torino e degli altri luoghi notabili degli Stati del Re» incise da Sclopis nel 1775, autore anche della grande «Veduta di Torino dalla parte della Porta del Po» rea- 12

11 Fig. 1. «Veduta di Caramagna», 1794 circa, inchiostro nero e bruno, acquerello con rialzi di tempera su carta vergata avorio, Torino, Galleria d Arte Moderna e Contemporanea, Gabinetto Disegni e Stampe, f lizzata nel 1777 con dedica al sovrano, grande estimatore di tali soggetti dal vero, genere in progressiva affermazione a corte rispetto alla pur sempre diffusa e apprezzata tradizione arcadica dei «paesaggi e boscarecce» di Vittorio Amedeo Cignaroli, membro docente per tale genere pittorico della Reale Accademia di pittura e scultura, designato fin dalla sua prima istituzione (1778) 4. L attenzione per gli aspetti meteorologici del cielo, lo studio degli effetti luminosi filtrati dalle nubi, il saper tradurre in lirico pittoresco le leggi matematiche della topografia accomunarono per diversi aspetti l ormai maturo gentiluomo di Borgostura e il ventenne Bagetti alle sue prime prove tutte «fatte sul posto» e firmate con la qualifica di «arch.to»: le due «Vedute della Praia dal centro d essa», «guardando a ponente» e «a mezzanotte» (1785), e la «Veduta della città di Chieri riguardante mezzogiorno» (1788) ora nel Castello Reale di Racconigi. Dalle note manoscritte del Diario di Carlo Felice si apprende che il giovane artista l 11 agosto 1787 aveva sottoposto all esame della corte proprio «des desseins de la Preia et un du casin du Marquis de Barol» Ottavio Falletti, gentiluomo di camera di Vittorio Amedeo III, personaggio eminente per nome, ricchezza e ingegno 5. La magistrale sapienza di topografo, che sa padroneggiare con piena consapevolezza i mezzi di resa prospettica già nell ottica spaziale degli architetti della rivoluzione, in particolare di Claude Nicolas Ledoux, si manifestava a evidenza nelle due «Vedute di villa presso Chivasso» e di «Cortile di villa», con firma e data 1790, dove l osservatore si perde con lo sguardo fino al lontano dilatato orizzonte, enfatizzato attraverso l accorgimento della quinta del finto passepartout ovale in primo piano 6. Analoghe impostazioni prospettiche venivano adottate dall artista anche nelle due «Veduta del Regio Parco» e «Veduta di Caramagna» della GAM di Torino (fig. 1), di poco successive. Proprio nel

12 Fig. 2. «Veduta di Saorgio verso levante», 1793, inchiostro nero e bruno, acquerello con rialzi di tempera su carta vergata avorio, firmato: «Bagetti Architetto», collezione privata si registra sulle pagine della Biblioteca Oltremontana, a difesa della tradizione nei Piemontesi per l «amore delle bell arti e il buon gusto in esse», l elogio, insieme ad altri tre artisti, delle «opere primaticcie [...] del signor Bagetti che si esercita nell architettura civile e disegna siti campestri, rocce, cadute d acqua, e simili con tal ammirazione degli intelligenti, che lo chiamano già il secondo Vernet; è da osservare, che a tutto questo accoppia il giovane un raro talento colla musica, per cui rapisce chi ascolta nella armoniosa melodia delle sue composizioni», doti che inducevano a sperare per lui «molta celebrità [...] e gloria per la nazione» 7. L educazione musicale sotto la guida del celebre Gaetano Bernardino Ottani aveva concorso ad affinare particolarmente sensibilità e gusto estetico dell artista, portandolo a esercitarsi anche in composizioni musicali, non sempre tuttavia così apprezzate dagli intenditori 8. Altra esperienza formativa di peso nell esercizio e pratica della pittura ad acquerello per il nostro autore era stata quella maturata alla scuola di Pietro Giacomo Palmieri, particolarmente della sua più tarda attività segnata da un paesaggismo sublime, ove la natura era colta negli aspetti più inospitali e aspri. Le tre «Vedute del Santuario di Oropa» (1790) «fatte sul posto» per il regio elemosiniere Carlo Vittorio Ferrero della Marmora e le quattordici «Vedute del Piemonte e del Nizzardo» incise e colorate all acquerello in collaborazione con Luigi Valperga certo contribuirono a confermare nel sovrano sabaudo «i vantag- 14

13 Fig. 3. «Veduta del campo di Brois verso mezzogiorno», 1793, inchiostro nero e bruno, acquerello con rialzi a tempera su carta preparata cerulea, firmato: «Bagetti Architetto», collezione privata giosi riscontri della singolare abilità e perizia nel disegno della quale è fornito l architetto e disegnatore Giuseppe Bagetti», come recita la patente del 2 agosto 1793, con la quale veniva conferito all artista l incarico di disegnatore regio di vedute e paesi, il grado di capitano e dato ordine di seguire la corte e l armata sabauda nel contado di Nizza e a Tolone per disegnare gli eventi di quella campagna militare ed eseguire i diversi piani topografici alla stessa relativi, come alla sua morte ricordava la vedova nella sua supplica al re di Sardegna 9. Appartengono a questo momento le due suggestive prove con la «Veduta di Saorgio verso levante» (fig. 2) e la «Veduta del campo di Brois verso mezzogiorno» (fig. 3), firmate da «Bagetti architetto / 1793», di collezione privata, delle quali si conservano anche le versioni incise nel Castello Reale di Racconigi 10. Si riferiscono a memorie di luoghi ripresi durante le campagne militari dell esercito sabaudo anche i due acquarelli con «Guado di Cavalleria» e «Assalto ad un castello» del Museo del Risorgimento di Torino, dipinti però dall artista al suo rientro in città dopo la pace di Parigi: «a Torino / 1797» recita la scritta sul finto passepartout ovale, disposto in verticale per offrire all autore maggiori possibilità di divagazione sull immensità della natura e la precarietà degli eventi, suggerite attraverso il perdersi nel vastissimo cielo di nubi e fumi prodotti dagli scontri bellici. Gli incessanti studi sugli effetti mutevoli del cielo che avevano accompagnato l attività di Vernet e la variabili- 15

14 tà meteorologica delle nuvole nei disegni e acquarelli di Cozens affiorano nella cultura figurativa di Bagetti sul finire del secolo. La ricerca del pittoresco, dell infinito, si delineava dietro il nuovo gusto dell epoca con attrazione per l orrido, lo straordinario, accompagnata dal desiderio di attingere a una dimensione sovrumana e sublime. Questo nuovo sentire già in parte si era espresso nella serie di dipinti a inchiostro e acquerello con «Paesaggio roccioso con figure», «Paesaggio montano con armenti», «Paesaggio con cascata», «Paesaggio invernale», «Paesaggio con guado», tutti databili intorno al 1795, della GAM di Torino 11. L osservazione della natura si presta anche a scene di paesaggi boscosi, in non grande formato e in delicato monocromo, serenamente pervasi da brume campestri e popolati da figure colte nella quotidianità del lavoro: «Paesaggio con lavandaie» della GAM, «Agguato di briganti» (1796) e «La spartizione di bottino» di collezione privata 12. Alla morte di Vittorio Amedeo III, avvenuta il 16 ottobre 1796 nel Castello di Moncalieri, Bagetti era stato riconfermato nei propri incarichi dal suo successore: era stato infatti designato nel 1797 a ricoprire contemporaneamente la cattedra di disegno topografico nella Scuola del Genio e nel Reale Corpo di Artiglieria, oltre a rivestire l incarico per l insegnamento della stessa disciplina ai Paggi di Benedetto Maurizio duca del Chiablese, zio e cognato del regnante. Durante gli anni difficili della monarchia di Carlo Emanuele IV non si conoscono opere certe di Bagetti; è noto soltanto che, durante l effimera restaurazione sabauda successiva all occupazione di Torino da parte del generale Suvarov, l artista, forse non senza formale spirito di opportunità, offriva alla corte la «Veduta dell assedio di Torino da parte degli austro-russi», incisa da Giuseppe Saverio Chianale. Il suo disegno ancora una volta fissava in memoria con oggettiva evidenza un evento drammatico per la storia della capitale sabauda. Sul ruolo di spicco riconosciuto a Bagetti anche durante il complesso frangente del governo provvisorio istituito a Torino nel dicembre del 1798 con a capo Ange Marie di Eymar, commissario civile del Direttorio esecutivo del Piemonte, è testimone l invito rivoltogli a far parte della delegazione dei «letterati ed artisti più celebri in tutti li generi, rappresentati dai capi dell Accademia» secondo le indicazioni date da Parigi dal ministro delle Relazioni estere Carlo Maurizio Talleyrand. Il commissario Eymar, sensibile cultore di scienze, lettere e arti, aveva infatti organizzato a Torino il 5 gennaio 1799 una cerimonia con pranzo ufficiale per celebrare l anziano Luigi Lagrange. A tale incontro, oltre ai presidenti del governo provvisorio e della Municipalità di Torino, al presidente e al segretario dell Accademia delle Scienze, prendevano parte con Bagetti tutti gli artisti accademici, rappresentanti dell antica Accademia Reale di pittura e scultura istituita poco più di vent anni prima da Vittorio Amedeo III: Palmieri, Porporati, Pécheux, Collino, Bonzanigo e Angelo Boucheron. La presenza dell architetto topografo militare Bagetti, allora definito dall ospite promotore Eymar «pittore di paesini», sembrava dunque prefigurare le luminose sue sorti a venire quale «lieutenant paesagyste», felice illustratore delle campagne napoleoniche in Italia e non solo, quindi come «pittore di battaglie, di vedute e di paesaggi», titolo ufficiale con il qua- 16

15 le amerà autodefinirsi ed essere riconosciuto quando, con l appoggio del marchese Alfieri di Sostegno, rientrerà di nuovo al servizio dei sovrani sabaudi restaurati, Vittorio Emanuele I e Carlo Felice, che gli riconobbero finalmente anche un significativo ruolo di docente nella nuova Accademia di Belle Arti in corso di riforma. 1 BAUDI DI VESME , I, pp , partic. p. 63, fonte per la conoscenza dell attività di Bagetti tuttora indispensabile. 2 Sull interessante vicenda del rame inciso, custodito nell Archivio di Corte presso l Archivio di Stato di Torino, e dei suoi diversi impieghi a illustrazione di opere di Vernazza: ASTRUA 1981, pp Le cordiali relazioni di Vernazza e Bagetti sono documentate anche dal disegno monocromo acquerellato dello stesso artista avente a soggetto la «Lapide marmorea di Germano e Marcella», conservato in Accademia delle Scienze a Torino in allegato al testo Germani et Marcellae ara sepulcralis secondi curis illustrata ab Josepho Vernazza, edito a Torino nel 1796 (Acc. Scienze, Miscellanea Gazzera, 30. 9). 3 ROMANO 1978, pp , ; nuova ed. 1991, pp , Nella descrizione dell Appartamento dei reali principi a Villa della Regina, nel 1788, vengono ricordate «ventidue vedute delle Reali campagne e delle più amene situazioni del Piemonte» realizzate da Ignazio Sclopis e Pietro Palmieri, mentre ventiquattro «Vedute della Savoia» di Domenico Olliveri arredavano l appartamento di Madama Felicita, del re e della regina (Biblioteca Reale di Torino, d ora in poi BRT, Miscellanea Vernazza 8, foglio 16; LEVI MOMIGLIANO 1987, p. 141, n. 50). Intorno alle stesse date Carlo Felice di Savoia duca del Genovese annotava nel proprio Diario il 30 maggio 1787: «Le roi nous fit voir (à la Vénérie) des tableaux de Cignaroli, représentant diverses vues de la Savoie». Sarà sempre Vernazza a essere estensore del foglio di sottoscrizione del 1796 per una serie di trentasei «diverse vedute di delizie Reali e di situazioni bellissime e queste e quelle negli Stati di S.M. il Re di Sardegna del celebre Cignaroli», incise da Luigi Valperga e Giovanni Saverio Chianale. 5 Questi «desseins» furono portati personalmente da Bagetti al sovrano nella residenza del Castello di Moncalieri (BRT, Casa Savoia, V, 15, 1787, p. 238). La «Veduta del Casino del marchese di Barolo» non è stata reperita. È andato perduto anche l edificio, costruito con ampio giardino su progetto di G. B. Feroggio sulla strada della Venaria; di esso rimangono i disegni di decorazione e arredo dell ornatista di corte Leonardo Marini. 6 GRISERI, GABETTI 1973, p. 8. È stata a ragione avvicinata a queste due opere anche la suggestiva «Veduta del Meisino con la cascina e filatura di seta del banchiere Andrea Bracco e nello sfondo Regio Parco» di collezione privata torinese, VIALE FERRERO 2000, pp Biblioteca Oltremontana e Piemontese, 1790, I, p BAUDI DI VESME , I, pp Filippo De Boni, oltre a definire Bagetti «principe degli acquarellisti», ne rammentava la genialità nel saper improvvisare sul cembalo (1840). Come teorico, dalle pagine del «Courrier de Turin», il 30 marzo 1809, l artista interveniva con un articolo intitolato Musique, in risposta a uno precedente a firma di Grassi, asserendo criticamente che «pour disserter sur un art, il ne suffit pas d en connaître les règles. Il faut encore en avoir le sentiment. Ceux qui à chaque note ont besoin que la parole leur dise de quoi il s agit n entendent pas du tout le langage de la musique». Nello stesso anno «M. Bagetti amateur» era stato designato dal prefetto del Dipartimento del Po a fare parte di una commissione di otto membri per la scelta di un pensionato gratuito nel Conservatorio imperiale di Parigi. 9 Per la serie delle vedute del Piemonte: TOMIATO 2000, pp ; per le lettere patenti: BAUDI DI VESME , I, p. 67. La guerra tra il Regno di Sardegna e la Repubblica francese era iniziata nel settembre del 1792 con l invasione della Savoia fino a Montmélian e del Nizzardo fino a Saorgio. Bagetti disegnerà la «Pianta de forti e trinceramenti della città di Tolone diffesi dalle truppe alleate [...] contro i francesi repubblicani. Li 1 o ottobre 1793», incisa da Giovanni Saverio Chianale, ora in BRT. 10 ROSCI 1980, III, p. 1246, n Nelle versioni incise Bagetti si firma come «arch. disegnatore di S.S.R.M.» e puntualizza i riferimenti cronologici degli eventi ritratti nella ripresa rispettivamente al: «15 aprile 1793» per Saorgio e «16 aprile 1793» per il Campo di Brois «nel contado di Nizza, presa sul posto, luogo occupato dall Armata Sarda». La scoscesa natura di Saorgio, che con i suoi orridi non mancava di colpire la fantasia dei viaggiatori tra cui, nel settembre del 1789, l agronomo inglese Arthur Young, era stata anche oggetto di rilevamento topografico a fini militari a opera di Spirito Nicolis di Robilant, che nel 1794 firmava la Carta rappresentante il forte di Saorgio, dove erano riportati tutti i trinceramenti e l ubicazione del campo dei tre battaglioni stanziati sul luogo: BRT, Dis. III, TOMIATO 2009, pp , con bibliografia precedente e partic. p VIALE FERRERO 2000, pp

16 Giuseppe Pietro Bagetti all Accademia FRANCESCA PETRUCCI N onostante gli importanti incarichi di docenza ricevuti da Vittorio Amedeo III, che lo stimava a tal punto da nominarlo, il 2 agosto , «nostro disegnatore di vedute e paesi», Giuseppe Pietro Bagetti fu onorato della carica di Professore Accademico soltanto il 1 o aprile 1822, con patente regia concessa da Carlo Felice: partecipò, dunque, alla vita dell Accademia riformata, dal 14 aprile di quell anno, data della prima seduta, tenuta nella Sala delle Statue del Palazzo dell Università 2, al 30 novembre 1829, per essere in seguito quasi sempre assente, fino alla morte il 29 aprile La sua vicenda biografica è, così, particolarmente esplicativa del profondo mutamento che segnò la storia e la struttura dell Accademia dalla sua prima fondazione nel 1778 alla nuova fase ottocentesca, quando l attività didattica divenne preminente e organizzata secondo regole precise, comuni alla quasi totalità delle Accademie di Belle Arti esistenti in Italia 3. Il nome di Bagetti compare tra gli artisti stipendiati dalla Casa dei Savoia in una lista che, a partire dal 1777, annovera anche le spese dell Accademia di Pittura, Scultura e Scuola del Nudo 4 : è un documento utile per intendere come l Accademia fosse allora considerata alle strette dipendenze del potere regio e come i docenti fossero gli stessi artisti operosi per la corte nelle diverse specialità, strutturati, anche in relazione agli emolumenti, secondo una gerarchia dei generi, che anteponeva a tutte le discipline la pittura di storia e la scultura, cui seguivano la pittura di ritratto, di paesaggio, di frutti e ornati, e poi, ancora, le cosiddette arti applicate, ossia miniatura, tessitura di arazzi, incisione dei sigilli, intaglio di mobili, oreficeria. Nei Regolamenti approvati nel 1778 da Vittorio Amedeo III si fissava una composizione del corpo accademico che annoverava il Gran Ciambellano come direttore primario, un Segretario Perpetuo con il titolo di Direttore e Segretario, un Primo Pittore di Sua Maestà con il titolo di Direttore Artista, dieci Accademici d Onore, quattordici Accademici professori, un custode e un modello, impiegato anche per pulire i locali 5. Direttamente gestita dal sovrano, l Accademia non aveva una sede autonoma: per le premiazioni e le adunanze, i membri costituenti l Accademia avevano la disponibilità di due sale in un appartamento al piano terreno del Palazzo Reale 6. Per i lavori destinati ai Savoia, ogni artista necessitava di collaboratori, che, in questo modo, svolgevano sia il loro percorso scolastico sia l apprendistato, ed erano destinati, se bravi, a succedere al maestro nell impiego presso la corte. Oltre a questo insegnamento pratico secondo la tradizione della bottega rinascimentale, la didattica era affidata alla Scuola del Nudo, che si teneva per cinque mesi in inver- 18

17 no e per tre in estate e che risulta la sola preparazione prevista per accedere alle Scuole superiori di Pittura e Scultura. Per le lezioni di disegno dal nudo, il modello veniva messo in posa mensilmente da un professore, il quale aveva anche il compito di correggere le prove grafiche; al termine del corso, il Primo Pittore premiava i tre studenti più meritevoli con un assegno mensile di 15 lire. Ruolo eminente nell Accademia era quello di Lorenzo Pecheux, «Primo Pittore e direttore della Reale Scuola del Nudo e della fabbrica della tapisserie d alto liccio» 7 : per assolvere questi compiti vari, il pittore godeva di un alloggio nel Palazzo dell Università in via Po, dove erano collocati anche gli ambienti destinati alla Scuola di Pittura e all arazzeria. Lo studio regio di scultura, condotto dai fratelli Collino, si trovava invece nell ala del Palazzo Reale lungo il Bastion Verde, dove sarebbe rimasto, affidato dopo la loro scomparsa a Giovan Battista Comolli e quindi alla direzione di Giacomo Spalla, fino al 1834, quando fu traslocato per congiungersi alle altre scuole nella nuova sede del convento di San Francesco da Paola donata da Carlo Alberto 8. Alla caduta della monarchia, l Accademia attraversò un periodo di crisi: il Governo Provvisorio garantì l occupazione all incisore Porporati e a Lorenzo Pecheux che, grazie all indiscussa fama artistica, riuscì a proteggere la sua posizione eminente nell altalenarsi delle situazioni politiche 9. Mentre la Scuola di Pittura riusciva a sopravvivere decorosamente, quella di Scultura attraversò un periodo di crisi economica, denunciata da una lettera firmata dai Giovani dello Studio Nazionale di Scultura (Giacomo Spalla, Giovan Battista Bogliani, Giuseppe Battistelli, Amedeo Rizzi, Santino Servino), che da mesi non percepivano alcuno stipendio 10. La generale riorganizzazione delle scuole e dell università, con un decreto del 5 aprile 1801, vide riunite le Scuole di Pittura, di Disegno del Nudo e di Scultura, cui si deliberò di aggiungere la Scuola di Architettura, a costituire la nuova facoltà universitaria dell École spéciale des arts du dessin 11 ; soltanto nel luglio 1803 si ebbe la conferma che scuole e professori erano stati approvati 12. Si cercò anche di dare una sistemazione logistica a questa nuova Facoltà, e un ordine del 12 messidoro indicò l ex convento di San Francesco da Paola come luogo designato: nonostante il sopralluogo dei professori, che indicarono gli spazi adatti alle diverse scuole e al museo di statue e quadri, la resistenza di Pecheux, restio ad abbandonare il suo privilegiato alloggio nel palazzo dell Università, impedì l unione degli insegnamenti in un unica sede, i cui lavori di risistemazione prevedevano, inoltre, costi onerosi 13. Con la Restaurazione, Carlo Felice prese di nuovo in considerazione le sorti e la sistemazione dell Accademia, che egli ricondusse all assetto normativo del 1778 con le variazioni necessarie al nuovo corso storico. Con patente del 27 settembre 1821, il sovrano nominò Giovan Battista Biscarra suo Primo Pittore, Capo e Maestro della Scuola di Pittura e Disegno e Direttore della Scuola del Nudo dell Accademia 14, e onorò con lettere del 1 o aprile 1822 i dieci Accademici Professori, tra cui il nostro Cavaliere Giuseppe Bagetti, inserito come Pittore Ingegnere nell organico 15, di cui facevano parte anche Giovanni e Luigi Bernero, Ferdinando Bonsignore, Angelo Boucheron, Amedeo Lavy, Giuseppe Monticoni, Fabrizio Sevesi, Giacomo Spalla, Luigi Vacca 16. La rifondazione dell Accademia assunse nel 1824 un Regolamento che, pur richiamando- 19

18 si a quello del 1778, dichiarava il nuovo corso fin dall intitolazione della scuola, che da Accademia di Pittura e Scultura si denominò allora Accademia di Belle Arti 17, comprendendo in questo modo anche Architettura e Disegno. Anche se permaneva l annoso problema della mancanza di una sede unitaria tra le varie scuole, l Accademia riformata, in accordo con la cultura della Restaurazione, poneva in primo piano l organizzazione di una didattica efficace, realmente utile per la crescita culturale e tecnica di un numero crescente di allievi secondo una visione «democratica» dell istruzione pubblica. Il nuovo assetto didattico prevedeva un corso preparatorio, uguale per tutti gli iscritti - accolti se almeno dodicenni -, che comprendeva due corsi di Disegno, una Scuola dell Anatomia e una delle Statue, la Scuola del Nudo, delle Pieghe, della Prospettiva, della Storia e della Poetica. Dopo aver compiuto questo percorso, i giovani potevano accedere all insegnamento superiore di quel ramo delle arti figurative per cui dimostravano maggiore predisposizione e, dunque, passare alle Scuole speciali di Pittura, Architettura, Scultura e Incisione. Anche se non è chiaramente indicato nei registri accademici, sembra che Bagetti tenesse la Scuola di Prospettiva, destinata alla formazione iniziale degli studenti, in cui, secondo i Regolamenti, «si porgono le regole del ridurre in prospettiva ogni sorta d oggetti, e s insegna a determinare il grado di luce competente ai corpi delineati» 18 : lo fa ipotizzare l assegnazione della nomina specifica di Professore di Prospettiva a Pietro Fea il 22 dicembre , proprio a breve seguito della malattia di Bagetti, che dalla fine di novembre lo aveva allontanato dalla vita accademica; d altronde, la sua riconosciuta abilità nell aver approntato «un nuovo genere di trattare l acquerello con grande intelligenza di effetto e scienza prospettica» 20 rendeva Bagetti particolarmente adatto a fornire le basi propedeutiche del disegno prospettico a tutti i giovani che avrebbero poi proseguito gli studi nelle diverse scuole speciali. La sua formazione da architetto, l esperienza di disegnatore e le vaste conoscenze acquisite nei numerosi viaggi in Piemonte e in Francia resero stimolante la sua presenza in Accademia fin dalla proposta, formulata il 24 novembre 1822, di associare i colleghi professori di pittura e scultura «al corpo degli edili nella sorveglianza degli edifici torinesi» 21, così da garantire l articolata sorveglianza del patrimonio storico e artistico cittadino. Se nei diversi documenti accademici Bagetti è nominato sia come «Pittore di Battaglie di Sua Maestà» 22 sia come «Professore Pittore» 23 o «Professore di disegno» 24, le competenze di architetto-ingegnere gli vengono riconosciute nel febbraio 1825, quando è nominato, insieme a Ferdinando Bonsignore e Fabrizio Sevesi, come commissario «per schiarire il tema d architettura da proporsi al Concorso triennale» 25. Il 18 agosto dello stesso anno, Bagetti, con Ferdinando Bonsignore, Amedeo Lavy, Fabrizio Sevesi, Luigi Vacca, Vittorio Bernero, manifestano «il vivo desiderio di essere fregiati del diploma della Reale Accademia di Belle Arti», che viene prontamente concesso 26 : quello degli anziani maestri è certamente un atto di deferenza verso la nuova istituzione, ma il voler assumere il nuovo titolo fornito dall Accademia sembra anche, implicitamente, significare la loro condivisione dell attuale corso impresso agli studi. Probabilmente proprio per fornire un sussidio manualistico alle sue lezioni, Bagetti pubblica nel 1827 un trattato dal titolo Analisi della unità d effetto nella pittura e della imitazione nelle belle arti, di cui fa subito omaggio al Presidente dell Acca- 20

19 demia: la dedica di «questo semplice trattatello di principj elementari» lo indirizza a un anonimo «amico» in cui sembra di poter riconoscere l allievo ideale, vista la semplicità del linguaggio usato e le spiegazioni prolisse, adatte a un principiante da condurre per mano sulla strada della tecnica disegnativa, fondamento di pittura, scultura, architettura e incisione. Più volte l autore insiste sulla necessità di proporre norme teoriche chiare e precise che possano guidare «il genio» e «l inventiva» individuale, così da legittimare implicitamente il ruolo stesso dell insegnamento accademico. Inoltre, per avanzare esempi conosciuti a sostegno delle sue teorie, Bagetti fa riferimento a sculture classiche - l «Apollo del Belvedere», il «Gladiatore morente», il «Gladiatore combattente» 27 - le cui copie in gesso erano utilizzate nella didattica accademica fin dal tempo di Pecheux 28, così da rendere il suo discorso teorico ancora più intrinseco alla quotidianità della scuola. Se, dunque, il trattato di Bagetti può essere considerato un manuale per gli allievi dell Accademia, si presenta anche come autorevole testimonianza in merito al dibattito teorico sulla pittura di paesaggio che interessava Torino dall inizio del secolo, a seguito degli scritti pubblicati in Inghilterra e in Francia 29, e a dimostrazione dell apertura culturale di Bagetti, formatosi su principi scientifici illuministi. Fig. 1. GIACOMO SPALLA, «Ritratto di Giuseppe Pietro Bagetti», circa, marmo, Accademia Albertina, Pinacoteca, Sala VIII, inv. 297 In questi anni l Accademia ripropone all attenzione pubblica la sua difficoltà di ottenere una sede unitaria, ancora più necessaria a seguito del nuovo corso di studi, pubblicando, nel 1829, come tema del Concorso triennale di architettura un Vasto edifizio ad uso di una Reale Accademia di Belle Arti con tutte le sale necessarie nelle Scuole, Biblioteca, Galleria per li quadri sì antichi che moderni, altra per le statue, bassirilievi e gessi, altra per le più belle incisioni tanto antiche che moderne, gran sala per le radunanze solenni ed altre per l esposizione de capilavori e per la solenne distribuzione de premi 30. Non è chiaro se ai partecipanti fosse stato dato come riferimento il Convento di San Francesco da Paola, destinato all istituzione fin dall inizio del secolo, ma proprio questa sede fu donata ufficialmente da Carlo Alberto come definitiva sistemazione dell Accademia nell aprile del Purtroppo Bagetti non partecipò al nuovo corso storico dell istituzione scolastica: il 29 aprile 1831 scomparve dopo lunga malattia e le sue solenni esequie furono onorate dall accompagnamento dei professori suoi colleghi e dalla presenza dell Invalido Francesco Gaudina, usciere e custode dell Accademia, che sorreggeva le torce destinate in dono alla parrocchia 31. Per ricordarne l impegno nella docenza e testimoniarne il sincero legame affettivo con l istituzione, la vedova Cristina Galleani volle assicurare al defunto sposo la partecipazione, anche nel futuro, alla vita accademica e renderlo vivo e presente nella sontuosa sede realizzata dal sovrano per l Accademia, completata e inaugurata nel : nel suo testamento rogato l 8 aprile 1840 e aperto il 3 dicembre dell anno successivo, a morte avvenuta, la signora lasciò in dono, oltre al consistente nucleo di incisioni - di cui tratta Rosel- 21

20 la Grassi in questo stesso volume - il busto in marmo del marito eseguito dal collega Giacomo Spalla - ora esposto in Pinacoteca -, e dodici opere di Bagetti, cioè «sei quadri originali dipinti all acquerello, quattro dei quali in foglio grande e due di piccole dimensioni con cornice dorata, sei altri paesaggi d invenzione pure inquadrati con cornice dorata» 33. Da una ricognizione ulteriore, eseguita con due colleghi dal professor Palmieri, di cui egli rendiconta al Segretario dell Accademia Michele Cusa in data 12 dicembre 1841, risulta l aggiunta del dono di altri due quadri, oltre a quelli menzionati nel testamento 34. Secondo il Bollea, sembra che in Accademia rimanesse anche il ritratto di Bagetti, dipinto a olio dal collega Serangeli, che la vedova desiderava fosse esposto nel Palazzo Reale insieme alla collezione delle battaglie eseguite dal defunto marito: l opera, però, è attualmente sconosciuta e dispersa 35. Come ha ben ricostruito Paola Astrua 36, le quattordici opere legate dalla vedova di Bagetti all Accademia furono collocate dapprima nella Stanza del Presidente, vicine al busto di Spalla sistemato nell anticamera, poi trasferite, negli anni cinquanta dell Ottocento, nella Galleria nuova al primo piano, dove fu sistemata la collezione di quadri e sculture. Nel 1925 nella Stanza del Segretario furono però inventariati dodici acquerelli, gli stessi che nel 1933 Noemi Gabrielli catalogò come esposti nella settima sala della Pinacoteca, e, curiosamente, Alessandro Baudi di Vesme, negli appunti anteriori al 1923, anno della sua morte, ricorda presso l Accademia Albertina soltanto «due paesaggi del Bagetti, in cornice» 37 : poiché egli dà precise notizie di opere di Bagetti presenti nella Biblioteca dell Accademia - undici disegni di cornici in un cilindro di latta e un album di paesaggi acquerellati, per lo più datati , si può ipotizzare che anche i due quadretti fossero stati collocati lì e che, ancora negli anni trenta, fossero presenti tutte le opere donate da Cristina Galleani, a cui, nel 1982, si aggiunse l incisione acquerellata con «Torino, veduta del Monte dei Cappuccini e dell antico ponte sul Po», offerta all Accademia da Carlo Oreste Strocco 39. Attualmente soltanto undici sono i dipinti di Bagetti conservati in Pinacoteca, né si hanno indicazioni documentarie relative ai soggetti dei quattro acquerelli di piccole dimensioni mancanti. Le opere di Bagetti conservate in Accademia sono dunque, per la quasi totalità, quelle scelte dalla vedova, che sembra aver voluto presentare l opera del coniuge nei diversi momenti espressivi legati alla personale evoluzione stilistica e culturale. I due piccoli «Dintorni di Barge», come il «Ponte sospeso fra due gole», sono collegati alla serie di «Vedute del Piemonte e del Nizzardo», eseguite tra il 1793 e il 1795, vicine alla serie di piccoli paesaggi datati allo stesso 1795 e ora alla Galleria d Arte Moderna di Torino. La «Veduta di Pavia», fedele versione pittorica dell acquerello della «Prise de Pavie le 24 Floréal an », disegno a penna e inchiostro realizzato d après nature dal Bagetti tra il maggio 1803 e la primavera 1805, testimonia la sua attività di topografo militare obbligato alla descrizione scientificamente esatta 40. Le «Nuvole bianche sul mare», l «Aurora sul mare» e il «Boschetto» appaiono, invece, paesaggi ideali, ordinati su un equilibrio classicistico affidato all opposizione orizzontale di cielo e terra, secondo i principi enunciati nel suo trattato: «Tutta la superficie terrestre orizzontale e il cielo sono oggetti di tale natura, che hanno sempre la massima parte della loro superficie fuori dei limiti della pittura; quello di questi due oggetti, che è realmente il più vasto, è il cielo, per conseguenza con questo s in- 22

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