Il ministero della consolazione e il ruolo dei laici



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2) In quanto Assistente Religioso sei: 27 (sacerdote diocesano) 8 (sacerdote religioso) 15 (diacono) # (religioso) 10 (religiosa)

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CredOg 30 (3/2010) n. 177, 93-104 A. Pangrazzi Il ministero della consolazione e il ruolo dei laici Una società umana è quella in cui accanto a ogni uomo che soffre c è un uomo che ama. La presenza del dolore invoca la risposta dell amore. La chiesa si fa prossima ai sofferenti attraverso la presenza di sacerdoti, religiosi e laici che si adoperano per interpretare e testimoniare lo spirito e le attitudini del buon samaritano, versando «l olio della consolazione e il vino della speranza» 1 sulle ferite di chi vive la stagione della malattia, della morte e del lutto. 1. Consolare gli afflitti Una delle sette opere di misericordia spirituale riguarda «la consolazione degli afflitti» («Beati gli afflitti, perché saranno consolati» [Mt 5,4]). Il dottor A. Murri (1841-1932), noto medico presso la cattedra di Medicina di Bologna, ha sintetizzato con queste parole fatte poi scolpire all entrata di un reparto dell ospedale S. Giacomo a Roma il messaggio rivolto al malato, bisognoso di cure nelle istituzioni sanitarie: Vieni per essere guarito, se non guarito, almeno curato, se non curato, almeno consolato. Il messaggio è indirizzato non solo al malato, ma anche a tutti coloro che intendono alleviarne il dolore, in particolare gli operatori 1 Cf. Messale Romano, Conferenza episcopale italiana (= CEI), Roma 1983 2, Prefazio comune VIII, p. 375.

94 CredOg n. 177 sanitari la cui missione è proprio di «guarire», «curare» e «consolare». Secondo un detto francese: Guarire qualche volta, curare spesso, consolare sempre. Il verbo «consolare» dal greco paraklesis significa incoraggiare, offrire conforto a chi è provato dalla sofferenza. Il consolatore offre il dono della propria presenza a chi è solo; in qualche modo porta un po di sole nella vita di chi sperimenta l oscurità, l incertezza, lo smarrimento, la solitudine, la paura, lo sconforto. Il ministero della consolazione è una risposta al vissuto di fragilità umana, che può essere di natura fisica, psichica, sociale e spirituale. I consolatori sono coloro che scelgono di farsi prossimi accanto alle diverse fragilità umane, vale a dire: le fragilità fisiche: gli infartuati, i disabili fisici e psichici, i traumatizzati, i malati di cancro, gli anziani, i dializzati, i colpiti da infermità croniche o terminali ; le fragilità psichiche: i depressi, gli instabili o affetti da disturbi dell umore, le persone in preda alle ossessioni, alle manie o alle compulsioni, gli schizofrenici, i paranoici ; le fragilità sociali: gli emarginati o i senza fissa dimora, i poveri, i dipendenti dall alcol e dalla droga, le persone sole o abbandonate ; le fragilità spirituali: le persone che sperimentano il senso di vuoto e di inutilità, chi rifiuta Dio o non lo conosce, chi ha smarrito la propria identità e i propri valori, chi frequenta le sette sataniche, chi è tormentato e schiavo dei sensi di colpa, chi si lascia travolgere dalla disperazione o cerca nel suicidio la liberazione dal dolore Il consolatore si fa prossimo alle diverse fragilità esistenziali, consapevole che ogni biografia è una storia a sé che invoca attenzione, accoglienza, rispetto e accompagnamento. L arte di aiutare poggia sulla convinzione che in ogni persona albergano un malato, fatto di limiti e di ferite, ma anche un medico, caratterizzato dalle sue risorse e potenzialità. Il compito del consolatore non è solo quello di accogliere i sentimenti, i disappunti e il turbamento dell interlocutore, ma anche quello di portarne alla luce le capacità di ripresa e guarigione, per metterle a servizio della spe-

CredOg n. 177 95 ranza e della vita. In questa prospettiva risuonano più che mai vere le parole di E. Jackson: Ciò che conta non sono le ferite della vita, ma ciò che fai con le ferite della vita. 2. Il Dio della consolazione Chi si adopera per consolare attinge ispirazione e forza a quel Dio che, in mille modi nel corso della storia, si è fatto prossimo all umanità ferita per confortarla, rafforzarla, guarirla. Nel cuore dell Antico e del Nuovo Testamento rimangono il volto e l azione di un Dio costantemente impegnato nel consolare il suo popolo. In ripetute occasioni, nell Antico Testamento, Dio interviene per salvare e consolare il suo popolo, talvolta a livello individuale, più spesso a livello comunitario. Il profeta Isaia, dinanzi alla fine dell esilio in Babilonia del popolo d Israele e del suo ritorno in Palestina, si rende portavoce del messaggio divino: Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù (Is 40,1-2). La consolazione riguarda la liberazione dalla schiavitù, il ritorno alla terra dei propri padri, il recupero della speranza. Talvolta, Dio interviene per difendere persone singole, come Giobbe, che non si sente capito dagli amici, percepiti come consolatori molesti: La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette, come il mio servo Giobbe (Gb 42,7). Spostando l attenzione sul Nuovo Testamento, possiamo leggere l intera vita di Gesù come ministero di consolazione: Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù (Rm 15,5). I vangeli sono intrisi di episodi in cui Gesù si fa consolatore degli afflitti. Consola la vedova di Nain: «Ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere!» (Lc 7,13); consola la donna sorpresa in adulterio

96 CredOg n. 177 e minacciata di essere lapidata: «Neanch io ti condanno; và e d ora in poi non peccare più» (Gv 8,11); si fa presente a Marta e Maria dinanzi alla morte di Lazzaro (cf. Gv 11,1-44); prima della dipartita dal mondo consola gli apostoli promettendo loro di non lasciarli orfani e assicura la venuta del Paraclito: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16); al crocifisso pentito offre speranza: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,43); dalla croce consola la Madre: «Donna, ecco il tuo Figlio!. Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre!. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,26-27). E il concilio Vaticano II sottolinea: Come Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia e infermità a dimostrazione dell avvento del regno di Dio, così anche la chiesa attraverso i suoi figli si unisce agli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri e ai sofferenti e si prodiga volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie e i loro dolori, conosce le aspirazioni e i misteri della vita, soffre con essi nell angoscia della morte (Ad gentes, n. 12). 3. La missione della consolazione Dio consola servendosi di consolatori: Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (2Cor 1,3-5). Chi consola è innanzitutto una persona che ha sperimentato la consolazione; l esperienza di sentirsi amati e guariti da Dio, che opera misteriosamente nella storia di ogni creatura, si trasforma in chiamata a essere consolatori in suo nome. Per il cristiano praticare la solidarietà e prendersi cura del prossimo è un impegno che scaturisce dalla fede, una risposta coerente con i propri impegni battesimali e con la missione a essere «sale della terra» e «luce del mondo» (cf. Mt 5,13-16), amando «non a parole

CredOg n. 177 97 né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (1Gv 3,18), sull esempio di colui che «non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Gesù si è immedesimato con i bisognosi e ha indicato nel servizio reso a loro il criterio del giudizio finale: Perché ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi (Mt 25,35-36). Benedetto XVI parlando dei «collaboratori» che svolgono il servizio della carità nella chiesa, li invita alla consapevolezza di essere strumenti nelle mani del Signore, chiamati a prestare il servizio nell umiltà, non in base a superiorità o all efficienza personale, senza la pretesa di trovare la soluzione a ogni problema e senza rimanere nell inerzia della rassegnazione 2. In diversi ambienti ecclesiali, va prendendo forma un ministero specifico, quello della consolazione, quale segno della prossimità ecclesiale accanto ai deboli e agli afflitti. Il vescovo di Taranto, B.L. Papa, ne delinea lo spirito: L istituzione del ministero della consolazione non va compresa come una forma di deresponsabilizzazione della comunità cristiana, ma al contrario come una forma pastoralmente opportuna per mantenere viva in essa una specifica forma di missionarietà, alimentare la speranza tra le persone che fanno sulla propria pelle esperienza drammatica della fragilità I ministeri laicali vanno compresi come carismi, riconosciuti come tali dall autorità della chiesa, la quale affida alle persone che posseggono questi doni determinate funzioni da svolgere nella comunità ecclesiale 3. 4. Identità e requisiti dei consolatori L obiettivo comune a tutto il popolo di Dio è l evangelizzazione da portare avanti in comunione di spirito,onorando i carismi e le competenze di ciascuno: 2 Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (25.12.2005), nn. 33-37, in http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_ enc_20051225_deus-caritas-est_it.html (4.5.2010). 3 B.L. Papa, Il ministero della consolazione, Ed. Diocesi di Trento, Trento 2008, p. 28. Circa i ministeri laicali si veda il recente fascicolo monografico: Ministeri laicali, di «CredereOggi» n. 175 (1/2010).

98 CredOg n. 177 La comunione ecclesiale è caratterizzata dalla compresenza, dalla diversità e dalla complementarietà delle vocazioni e condizioni di vita, dei ministeri, dei carismi e delle responsabilità 4. I laici esercitano compiti specifici coadiuvando i sacerdoti nella cura delle anime e nella promozione del regno: Entro questa vasta area di concorde operosità, sia specificamente spirituale o religiosa, sia nella consecratio mundi, esiste un campo speciale, quello che riguarda il sacro ministero del clero, nell esercizio del quale possono essere chiamati a coadiuvare i fedeli laici, uomini e donne naturalmente, anche i membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica 5. L azione pastorale della chiesa sarà tanto più viva quanto più sono coinvolte le diverse categorie del popolo di Dio, dai professionisti ai volontari, con la valorizzazione in particolare del ruolo della donna, non solo auspicabile ma raccomandabile 6. La priorità iniziale consiste nell individuare i soggetti cui affidare il ministero della consolazione: È compito dei sacerdoti, sia di quelli che operano nelle istituzioni sanitarie in qualità di cappellani sia dei parroci e dei loro vicari, coinvolgere nella pastorale della salute i diaconi, i consacrati e le consacrate, i fedeli laici 7. Un sussidio della Consulta nazionale della CEI per la pastorale della sanità suggerisce alcuni orientamenti da tenere presenti nella scelta dei candidati: I candidati siano laici impegnati nella vita della chiesa, maturi dal punto di vista umano e morale, con attitudini per il dialogo e la relazione di aiuto e capaci di cooperare efficacemente con gli obiettivi della comunità ecclesiale. Inoltre, siano persone disposte a sottoporsi a un programma formativo per essere strumenti più efficaci nelle mani di Dio e abbiano sufficiente disponibilità di tempo per svolgere il loro servizio 8. 4 Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici,(30.12.1988), n. 20, in Enchiridion Vaticanum (= EV; EDB, Bologna), vol. 11, 1680-1684. 5 Congregazione per il Clero e altre, Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti (15.8.1997), in EV 16, 676. 6 CEI, Nota pastorale Predicate il vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute, (4.6.2006), n. 58, in http://www.chiesacattolica.it/cci_new/ documenti_cei/2006-06/06-26/notapastsalute06.doc (4.5.2010). 7 Ibid., n. 57. 8 Consulta nazionale CEI per la pastorale della sanità, Sussidio Orientamenti per il volontariato pastorale nel mondo della salute, Ed. Camilliane, Torino 1995, n. 18, p. 13.

CredOg n. 177 99 In secondo luogo, non è sufficiente la disponibilità e la buona volontà per essere testimoni dello spirito del buon samaritano; è richiesto un percorso di formazione, per svolgere meglio la propria missione di evangelizzatori e consolatori. Anche la nota CEI sottolinea l importanza di una formazione adeguata degli operatori pastorali: Per essere lievito e fermento nel mondo della salute, i cristiani vanno resi idonei a svolgere con amore e competenza il loro apostolato, utilizzando le risorse formative offerte dagli istituti di pastorale sanitaria. La formazione non può limitarsi a rimediare all ignoranza cognitiva, ma deve puntare a far maturare atteggiamenti che tocchino tutte le dimensioni della persona. L operatore pastorale, infatti, è chiamato a crescere non solo a livello del sapere, ma anche a quello del saper essere e del saper fare 9. In terzo luogo, è di vitale importanza integrare, rafforzare e armonizzare le risorse pastorali a servizio del bene comune, così da manifestare una rinnovata presenza della chiesa accanto alle sue membra sofferenti: La comunione e la collaborazione non potranno essere efficacemente promosse senza il passaggio dall agire improvvisato alla progettualità e senza un coordinamento intelligente delle risorse presenti nella comunità: i ministri straordinari della comunione, gli operatori pastorali e sanitari, i volontari delle diverse associazioni, i familiari dei malati, i malati stessi 10. In sintesi, la pastorale della consolazione richiede laici maturi ed equilibrati dal punto di vista umano, radicati in una spiritualità che alimenti e ispiri il loro agire, plasmati attraverso contributi formativi che li rendano capaci di acquisire le competenze relazionali ed emotive, per accompagnare le persone provate dalla sofferenza del corpo, della mente o dello spirito. 5. Il luoghi della consolazione I laici, guidati dello Spirito, in collaborazione con i sacerdoti e quali membri della chiesa diventano interpreti e testimoni della civiltà dell amore: 9 CEI, Predicate il vangelo e curate i malati, cit., n. 67. 10 Ibid., n. 59.

100 CredOg n. 177 Per mezzo dei laici la chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore 11. La parrocchia, dopo la famiglia, è il primo luogo in cui incarnare la prossimità: La parrocchia è il luogo in cui si nasce, si vive, ci si ammala, si muore. Non c è famiglia che non viva una difficoltà, una malattia, un lutto, la vecchiaia. Il dolore costruisce la comunità parrocchiale quando diventa il luogo in cui, con rispettosa prossimità, la parrocchia si fa presente 12. La chiesa, madre di tutti, non confina la sua attenzione ai praticanti, ma è chiamata ad ascoltare e a servire i non credenti e a passare da una pastorale del campanile alla pastorale dei campanelli 13. La testimonianza dei laici abbraccia una varietà di contesti segnati dalla fragilità umana, tra cui le istituzioni ospedaliere, i centri di riabilitazione per disabili, tossicodipendenti o alcolisti, le case per anziani, i reparti per malati mentali, cronici e terminali, la visita e l assistenza dei malati a domicilio, i centri di ascolto e di accoglienza, il supporto ai carcerati malati, le camere mortuarie, il cimitero. Ogni ambito presenta le sue sfide e richiede, da parte dei laici, la capacità di leggerne le opportunità e le provocazioni per incidere più efficacemente nel vissuto dei protagonisti, vale a dire i malati, i familiari e gli operatori sanitari. Le modalità di presenza del laico risultano molto diversificate ed includono: la testimonianza del singolo, sia a livello professionale che pastorale; l appartenenza a un gruppo o a un associazione di ispirazione cattolica (ad esempio, la Caritas, le associazioni di malati o di familiari, il volontariato sociale o ospedaliero, i gruppi vincenziani, i membri di un associazione professionale cattolica ); l impegno parrocchiale (ad esempio, diaconi, ministri straordinari della comunione, catechisti...); 11 Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 7, in EV 11, 1630-1631. 12 Caritas italiana, Partire dai poveri per costruire comunità, EDB, Bologna 2006, p. 35. 13 Ibid., p. 64.

CredOg n. 177 101 l inserimento in una struttura di comunione o di animazione della pastorale della salute (ad esempio, le consulte diocesane della sanità, la cappellania ospedaliera, il consiglio pastorale parrocchiale o ospedaliero ). Nei diversi ambiti di presenza, i laici annunciano la dimensione comunitaria della speranza e della carità: Una comunità ove uomini scaldati dal fuoco del vangelo e membri di una comunità umana e umanizzante si chineranno su altri uomini, vedendo in essi non astratti e anonimi casi clinici, bensì fratelli da curare e da confortare nel corpo e nell anima 14. 6. I contenuti della consolazione Il laico, annunciatore del vangelo, interpreta lo spirito della misericordia attraverso una varietà di ruoli che può assumere, a seconda del mandato e delle necessità di luoghi e circostanze: ruolo simbolico, quale rappresentante di Dio e della chiesa; ruolo di mediazione e di ponte tra i bisogni dei sofferenti e i presbiteri; ruolo di sensibilizzazione, per stimolare le comunità ecclesiali a un maggior impegno e assistenza delle persone malate; ruolo catechetico, educando i sofferenti a trasformare le avversità in opportunità di fecondità spirituale; ruolo di animazione sia liturgico che nei diversi organismi pastorali che operano all interno delle istituzioni; ruolo di educatore, per promuovere l approfondimento dei problemi attinenti l etica, la pastorale della salute e l umanizzazione dei luoghi di cura; ruolo sacramentale, per favorire l incontro del malato con Dio attraverso la grazia sacramentale. A livello sacramentale, la citata istruzione interdicasteriale suggerisce il ruolo prezioso dei ministri straordinari dell eucaristia nel 14 Conferenza dei vescovi cattolici del Canada, Per una nuova speranza nel Cristo: una visuale cristiana della malattia e della guarigione, in «Anime e corpi» 121 (1985) 551-571.

102 CredOg n. 177 recare il conforto di questo sacramento ai malati 15. Inoltre, il laico non ordinato coadiuva l azione del presbitero preparando il malato, la famiglia e l ambiente sanitario a ricevere il sacramento della riconciliazione e dell unzione dei malati creando le disposizioni interiori favorevoli per l accoglienza della grazia di Dio 16. La stessa istruzione indica che qualora non fossero presenti i presbiteri o i diaconi per presiedere ai riti funebri, i laici non ordinati possono presiedere alle esequie, seguendo le appropriate indicazioni liturgiche o dottrinali. Oltre all ambito liturgico, altre modalità attraverso cui i laici offrono il ministero della consolazione riguardano la sfera umana e spirituale. A livello umano è importante che i rappresentanti della chiesa siano capaci di relazioni sananti, coltivando il «farmaco» dell ascolto e spiccate attitudini per l accoglienza, nel rispetto della diversità delle persone, in un mondo sempre più multietnico e multireligioso. Il vangelo della prossimità si trasmette sapendo comprendere e accompagnare gli interlocutori, riconoscendone il protagonismo, la dignità e la centralità. Atteggiamenti relazionali da evitare riguardano il pietismo («Povero te»; «Sei veramente sfortunato» ), il paternalismo («Non preoccuparti, tutto andrà bene»; «Affidati al Signore e tutto si risolverà» ), facili cliché («Dio manda la sofferenza alle persone che ama di più»; «È la volontà di Dio»; «Prega, se vuoi guarire» ), il moralismo («Ognuno raccoglie quello che semina»; «Ognuno ha quel che si merita» ), i paragoni inopportuni («Non lamentarti, pensa a chi soffre più di te»; «Quello che hai tu non è niente, in paragone a quello che sto soffrendo io» ). Il ministero della consolazione si testimonia attraverso il dono della presenza, vestita di sensibilità e calore umano. Essere presenti, talvolta anche nel silenzio e nell impotenza in particolare accanto alle persone provate da lutti, a chi è confuso, in coma o depresso facendo proprio l atteggiamento di Maria che, ai piedi della croce, è modello di prossimità, dignità e amore. Essere presenti attraverso la gestualità (una stretta di mano, una carezza, un sorriso, un abbraccio ) che può dire più di mille parole. Oggi tante persone, 15 Congregazione per il Clero e altre, Istruzione circa la collaborazione dei fedeli laici, cit., n. 8, in EV 16, 725-728. 16 Ibid., n. 9, in EV 16, 729-730.

CredOg n. 177 103 in particolare gli anziani e le persone sole, hanno più bisogno di gesti di vicinanza, che non di parole astratte o di facili consigli. Essere presenti attraverso parole sananti, che scaturiscono dal cuore e versano «l olio della consolazione» sulle piaghe di chi si trova a vivere il venerdì santo, contribuendo a lenirne il dolore e ad aprire alla speranza. A livello spirituale, i laici offrono consolazione sapendo valorizzare il contributo che i sofferenti offrono ai sani, attraverso il loro modo di vivere la sofferenza e testimoniare la fede. Giovanni Paolo II, nei suoi molteplici messaggi, ha sottolineato spesso il valore dei malati quali evangelizzatori dei sani. Inoltre, il conforto spirituale si trasmette attraverso la preghiera che non è solo la condivisione di orazioni (Padre nostro, Ave Maria ), ma accoglienza della storia, delle preoccupazioni, delle paure e delle speranze del malato, per portarle a Dio nella preghiera. Conforto spirituale è riflettere insieme sugli interrogativi sollevati dalla sofferenza, cercare un senso nello smarrimento, nella perdita di certezze e di progetti per riappropriarsi di una nuova visione del mondo e delle cose e scoprire la misteriosa azione di Dio nelle prove. Conforto spirituale è aprirsi al mistero senza pretendere risposte nitide e logiche ai propri interrogativi, confidare nella presenza e nella provvidenza di Dio e imparare a con-vivere con le domande fiduciosi che, poco a poco, con il diradarsi delle nebbie si profili l orizzonte. La pastorale del laico è farsi compagno di viaggio nei diversi getsemani e pellegrinaggi delle persone, per testimoniare la presenza di Dio, la vicinanza della chiesa, il calore umano. La sua presenza simbolica, vestita di umanità, può far sì che, come suggerisce Benedetto XVI, «il soffrire sia luogo di apprendimento della speranza» 17. Arnaldo pangrazzi docente di Pastorale sanitaria e di Formazione pastorale clinica presso l Istituto internazionale «Camillianum» di Roma 17 Benedetto XVI, Lettera enciclica Spe salvi (30.11.2007), nn. 35-40, in http://www. vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_ spe-salvi_it.html (4.5.2010).

104 CredOg n. 177 Sommario «Consolare gli afflitti» è una delle tradizionali opere di misericordia che ogni cristiano è tenuto a compiere. Oggi si comprende meglio come il ministero della consolazione è una risposta al vissuto di fragilità umana, che può essere di natura fisica, psichica, sociale e spirituale. Tale risposta è ispirata per il credente dal modo con cui Dio stesso si è avvicinato all umanità, facendosi chiamare Dio della consolazione e mostrandosi nella persona di Gesù come colui che guarisce e dona speranza a chi soffre. Dall esempio di Gesù scaturisce quindi la missione della consolazione, delineata anche da vari documenti del magistero ecclesiastico, che illustrano l identità e i ruoli dei consolatori, nonché i modi e i luoghi dove esercitare questo ministero sempre più necessario nel nuovo contesto sociale. NOTA BIBLIOGRAFICA L autore ha scritto numerose opere e sussidi sulla pastorale sanitaria, tra cui ricordiamo Creatività al servizio del malato, Ed. Camilliane, Torino 1995; Il lutto: un viaggio dentro la vita, Ed. Camilliane, Torino 1991; Perché proprio me?, Paoline, Milano 1995; Sii un girasole accanto ai salici piangenti, Ed. Camilliane, Torino 1999; Il gruppo: luogo e crescita, Ed. Camilliane, Torino 2000; Aiutami a dire addio, Erikson, Trento 2002; Far bene il bene, Ed. Camilliane, Torino 2005; Vivere il tramonto: paure, bisogni e speranze dinanzi alla morte, Erikson, Trento 2006. Si vedano, poi, anche le molte voci da lui curate in G. Cinà - E. Locci - C. Rocchetta - L. Sandrin (edd.), Dizionario di teologia pastorale sanitaria, Ed. Camilliane, Torino 1997. (a cura della redazione)