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Produzioni invetriate di area romana (secoli III-V) 1. INTRODUZIONE A seguito di scavi eseguiti in Roma nel 1983, presso il Lungotevere Testaccio e in località Rebibbia-Via S. Cannizzaro, è stata focalizzata ed inquadrata per la prima volta in loco una produzione a vetrina pesante tardoantica 1 che trovava già in precedenza alcuni riscontri, non sufficientemente approfonditi, in materiali da S. Prisca e dalla Schola Praeconum 2. Dalla successiva ricerca di materiali di area romana confrontabili con quelli dal Testaccio e da Rebibbia è stato possibile isolare tre nuclei di reperti provenienti dai depositi della Soprintendenza Archeologica di Ostia, dalla Via Aurelia località Casalotti 3 e dalla Via Tiburtina località Settecamini 4. Sulla base dello studio tipologico dei reperti, delle loro decorazioni, e di un esame degli impasti e delle invetriature è sembrato possibile proporre una suddivisione dei materiali in tre gruppi che paiono segnare il passaggio dalle produzioni invetriate classiche più tarde alle prime in vetrina pesante: Ceramica Invetriata Classica (Figg. 1/1-2-3-4-5-6A; Fig 3 e tav. A, 1a). Invetriatura: esterna di colore verde metallico con iridescenze e micro-fratture, interna per lo più giallastra Impasti piuttosto depurati, a volte con minuti inclusi, con colori varianti dal marrone chiaro al grigiastro. E interessante notare che gli esemplari fig 1, nn 1-2, di sicura produzione locale, trovano confronti puntuali con reperti analoghi tardoantichi dall'italia settentrionale Ceramica Invetriata di Transizione (Figg 1/7A-8A; Fig 4 e Tav A, 1b) Si è ritenuto di poter enucleare questo gruppo in quanto sono stati identificati due esemplari praticamente integri (7A-8A) che presentano una copertura disomogenea, parte ancora invetriata e parte ormai in vetrina pesante. [330] Per di più il motivo decorativo alla base dell'ansa (gorgoneion?) del n. 7A è presente, identico, tanto in una produzione (7B, invetriata, vedi Fig. 4, Tav. A, la) che nell'altra (7C-7D-7E, vetrina pesante, vedi Fig. 4, Tav. A, lb). Ciò prova che la forma 7A viene trattata, senza modifiche sostanziali, con entrambe le tecniche. Ceramica a Vetrina Pesante (Figg. 2/9-10-11-12-13-14-15; Tav. A, 2) Vetrine dal verde oliva-verde giallastro al marrone rossastro. Impasti di vario tipo piuttosto depurati. A conferma della cronologia già proposta nelle sedi di edizione (vedi supra nota 1) per i materiali da Lungotevere Testaccio e Rebibbia (Fig. 2/9-10-11-13-14-15) si evidenzia la presenza di elementi decorativi di inconfondibile matrice classica quali i già citati gorgoneia e, soprattutto, la figura panneggiata frammentaria sull'esemplare n. 12 (Fig. 2 e Tav. A, 2). 1 MENEGHINI-STAFFA 1985, pp. 643-665; i due contesti sono ora editi complessivamente in STAFFA 1986, pp. 642-678 (Località Rebibbia) e MENEGHINI 1986, PP. 560-595 (Lungotevere Testaccio). In relazione a quanto osservato sui due contesti in WHITEHOUSE et al. 1985 pp. 206-207 e BONIFAY-PAROLI-PICON 1986, pp. 80-82 e nota 21, vedi particolarmente STAFFA 1986, pp. 677-678 nota 13 e MENEGHINI 1986, p. 586 note 34-35. 2 WHITEHOUSE et al. 1982, p. 65, Fig 4, nn. 38-39 per cui vedi MENEGHINI-STAFFA 1985, p. 644; VERMASEREN-VAN ESSEN 1965, p. 348, n. 51, p. 358, nn. 133, 137, 138, p. 398, n. 351, p. 497, n. 9 ed altri nel testo senza documentazione grafica e fotografica per cui vedi MENEGHINI-STAFFA 1985, p. 663. 3 Per notizie di massima sul contesto di rinvenimento cfr. M. CHIANELLO et al., Via Boccea località Casalotti. Villa romana, Bull. Com., XCI, 2, 1986, pp. 754-759. 4 Vedi A. R. STAFFA, Settecamini. Nota preliminare sui matenali dei contesti tardi (secc. IV-V), Bull. Com., XCI, 2, 1986, pp. 687-689, Fig. 425.

[331]

2. CATALOGO DEI MATERIALI Ceramica Invetriata Classica 1-2 (Fig. 1) Roma/Località Casalotti ( Bull. Com., XCI, 2, 1986, pp. 754-759). Da contesti di abbandono riferibili al III-IV sec. d.c.: orli di vasi a listello. Cfr. produzioni invetriate tardoromane dall'italia settentrionale e dalla Svizzera in La ceramica invetriata tardoromana e alto medievale, Atti del Convegno (Como 14 marzo 1981), Como 1985, p. 13, nn. 1 A-B-C; p. 14, nn. 3-5, p. 38 Tav. 6, nn. 1-2 da Castelseprio; pp. 59-60, nn. 6-11; p. 82, Tav. 1, n. 6. 3 (Fig. 1) Ostia Antica/Museo (Inv. 5684). Provenienza sconosciuta dagli scavi. Grande bacile con ansa a nastro e decorazioni ad applique raffiguranti divinità forse legate alla sfera dionisiaca. 4 (Fig. 1) Ostia Antica/Depositi (Inv. 5354). Provenienza sconosciuta dagli scavi. Fr. di parete di grande bacile, analogo al n. 3, decorato con applique raffigurante un sileno. 5 (Fig. 1) Roma/Località Casalotti. Dal medesimo contesto di provenienza del n. 1. Frammento di parete di forma simile ai nn. 3-4. Presenta una decorazione ad applique probabilmente analoga ai precedenti. 6A (Fig. 1) Ostia Antica/Depositi (Inv. 3419/5683). Provenienza sconosciuta dagli scavi. Piastra di ansa di bacile con decorazione a rilievo raffigurante Ercole e l'idra. 6B (Fig. 3) Ostia Antica/Museo. Provenienza sconosciuta dagli scavi. Frammento di parete di bacile come i precedenti decorato con applique raffigurante Ercole con clava e leontè. Cfr. L'esemplare analogo in vetrina pesante dal Palatino in MAZZUCATO 1972, Figg. 48-49, pp. 25-26 ed il frammento simile, dal Museo Nazionale Romano di Roma, presentato in questa sede da M. Ricci. [332]

[332] Ceramica Invetriata di Transizione 7A (Fig. 1) Ostia Antica/Museo (Inv. 5700). Provenienza sconosciuta dagli scavi. Brocca trilobata monoansata mancante del fondo. La base dell'ansa è decorata con una applique raffigurante forse una

maschera o un gorgoneion stilizzato come i nn. 7B-7C-7D-7E. Già edita in Ostia I, Fig. 791. Esemplari analoghi, ancora in invetriata classica, sono stati restituiti dai livelli di III secolo delle Terme del Nuotatore, in Ostia I, Fig. 128 a-b (che presenta tuttavia un invetriatura marrone sia all'interno che all'esterno), e Ostia III, Fig. 46 (dall'invetriatura simile), quest'ultima anch'essa una brocca trilobata. 7B (Fig. 4 e Tav. A, la) Ostia Antica/Depositi (Inv. 5682). Provenienza sconosciuta dagli scavi. Frammento di brocca con applique analoga alla precedente in produzione invetriata classica. 7C-7D-7E (Fig. 4 e Tav. A, lb) Ostia Antica/Depositi (Invv. 18203-56795681). Il n. 18203 proviene dai Depositi del Castello, i rimanenti due sono di provenienza sconosciuta dagli scavi. Frammenti di brocche con applique analoghe alle precedenti prodotte in vetrina pesante. 8A (Fig. 1) Ostia Antica/Museo (Inv. 5778). Provenienza sconosciuta. Olla biansata (cfr. per l'orlo il n. 3). 8B Ostia Antica/Depositi (Inv. 40215). Scavi 1987-88. Olla biansata identica tipologicamente al n. 8A (anche le dimensioni sono le stesse, h. cm. 19,2; 0 piede cm. 7; Ø max. cm. 16 ca.) con impianto decorativo molto simile al n. 3: quattro formelle ad applique, di cui tre conservate, collocate sugli assi del corpo, raffiguranti: A, una menade orgiastica danzante frammentaria; B, erote o puttino; C, figura femminile, probabilmente una menade, con ampia veste panneggiata e tirso e kylix o tamburello nelle mani (assolutamente identica alla raffigurazione del n. 3). L'esemplare risulta rivestito da una invetriatura che, al contrario dei nn. 7A e 8A, ricorda ancora molto da vicino quella classica. Ceramica a Vetrina Pesante 9 (Fig. 2) Roma/Località Rebibbia-Via Cannizzaro (MENEGH1Nr-STAFFA 1985, pp. 643-665, Fig. 6, n. 4, tipo III e Bull. Com., XCI, 2, 1985, pp. 642, 678, Fig. 392, n. 146 e Fig. 393). Da un contesto di fine IV-inizi V sec. d.c. La tipologia dell'orlo è confrontabile con quella dei nn. 3-8. 10 (Fig. 2) Roma/Località Rebibbia-Via Cannizzaro (MENEGHINI-STAFFA 1985, Fig. 6, n. 9, tipo III e Bull. Com., cit., Fig. 392, n. 148 e Fig. 393). Cronologia analoga al n. 9. 11 (Fig. 2) Roma/Località Rebibbia-Via Cannizzaro (MENEGHINI-STAFFA 1985, Fig. 6, n. 6, tipo IV e Bull. Com., cit., Fig. 392, n. 150 e Fig. 393). Cronologia analoga ai nn. 9-10 (analisi n. 13). 12 (Figg. 2, 6) Ostia Antica/Depositi (Inv. 18208). Proveniente dai Depositi del Castello. Frammento di coppa decorata con applique raffigurante un personaggio femminile panneggiato di evidente tradizione classica. 13 (Fig. 2) Roma/Località Rebibbia-Via Cannizzaro (MENEGHINI-STAFFA 1985, Fig. 6, n. 8, tipo II e Bull. Com., cit., Fig. 392, n. 149 e Fig. 393). Cronologia analoga ai nn. 9-10-11. Orlo e ansa di brocca. 14 (Fig. 2). Roma/Località Rebibbia-Via Cannizzaro (MENEGHINI-STAFFA 1985, Fig. 6, n.5 e Bull. Com., cit., Fig. 392, n. 147 e Fig. 393). [334]

Cronologia analoga ai nn. 9-10-11-13. Frammento di parete di brocca con tracce di decorazione a scaglie applicate. 15 (Fig. 2) Roma/Lungotevere Testaccio (MENEGHINI-STAFFA 1985, Fig. 14, p. 662 e Bull. Com., cit., p. 584 e Figg. 306-309). Frammenti diversi riferibili ad una brocchetta probabilmente monoansata con incerta presenza di beccuccio (analisi nn. 8-9).

3. CONCLUSIONI Complessivamente il materiale proposto potrebbe sembrare ad un primo esame solo genericamente rappresentativo delle produzioni esistenti in area romana fra la fine del III ed il V secolo. Ma alcune osservazioni possibili rendono la seriazione proposta ben più significativa. Anzitutto deve rilevarsi che un collegamento diretto fra i tre gruppi è ravvisabile non solo nella persistenza di elementi decorativi ma anche nella continuità di alcuni tratti morfologici fra cui, ad esempio, l'orlo estroflesso del grande bacile n. 3 che transita nei nn. 8A-8B e poi nei nn. 9-10 venendo a costituire il primo confronto tipologico proponibile per questi due ultimi reperti. [335] I contatti fra il n. 3, ancora in invetriata classica, ed il n. 8A, in invetriata di transizione, sono resi ancora più stringenti dal n. 8B che, pur essendo della stessa produzione e con il medesimo impianto decorativo del n. 3, è identico tipologicamente al n. 8A. La stessa tipologia dei grandi bacili invetriati con raffigurazioni di divinità (nn. 3-4-5-6A-6B) viene ripresa nelle produzioni a vetrina pesante spesso senza alcuna modifica dell'apparato decorativo, come nel caso della figura di Ercole che compare, abbinata a quella di Mercurio, in analoghi esemplari tardo antichi 5. E anche significativo che fra i reperti attribuiti all'invetriata di transizione sia una brocca trilobata (n. 7A) nell'articolazione del cui orlo, ove appare un embrione di beccuccio, non può non vedersi il probabile capostipite delle tipologie medievali di brocche a beccuccio inclinato. Per quel che riguarda gli impasti le argille testimoniano di un'origine locale tanto per i reperti in invetriata classica che per quelli transizionali. Inoltre anche i reperti a vetrina pesante sottoposti ad analisi (Rebibbia, Lungotevere Testaccio) risultano molto simili, sotto il profilo mineralogico, a materiali analoghi provenienti da area laziale (S. Rufina, S. Cornelia). Considerate tali somiglianze, sembrano scarsamente significative le analogie individuate per alcuni campioni con materiali dall'italia settentrionale, ciò anche in considerazione del fatto che l'appartenenza di quei materiali a terre alluvionali, ampiamente diffuse in Italia e sinora insufficientemente campionate, rende il confronto poco valido. Si noti anche che confronti tipologici ben chiari con materiali dell'italia settentrionale sono proponibili per i vasi a listello (nn. 1-2) di cui è stata accertata l'appartenenza a produzioni locali. Anzi le argille di questi reperti sono simili a quelle dei frammenti in vetrina pesante da Ostia e di un frammento del Lungotevere Testaccio: trattasi di impasti marnosi, con miche, augiti e piccoli calcari provenienti da un'area compresa fra la media valle del Tevere e Roma, il che farebbe supporre l'esistenza in area romana di una produzione ancora poco definibile non solo di prodotti in vetrina pesante ma anche in invetriata (cfr. supra, contributo di A. MARTIN). [336] Anche le analisi condotte e presentato in questa sede da M. B. Annis hanno evidenziato una stretta analogia tra gli impasti degli esemplari provenienti dal Testaccio e da S. Sisto Vecchio, questi ultimi di sicura produzione locale (cfr. ANNIS, infra, p. 401 e ss.). E importante notare a questo punto che è già stata in passato sottolineata la comunanza di motivi decorativi fra le ultime produzioni a pareti sottili e le produzioni invetriate medio-imperiali 6 particolarmente per quel che riguarda il tipo di decorazione a scaglie applicate. La forma più rappresentativa delle ultime produzioni a pareti sottili di IIIII sec., la c.d. olletta a collarino 7, compare rivestita da una invetriatura che, in esemplari ostiensi dalla Taberna dell'invidioso 8, risulta a chiazze di colore verde oliva scuro brillante molto simile ad una vetrina pesante. 5 Cfr. gli esemplari editi in MAZZUCATO 1972, Figg. 58-59, di cronologia tardoromana contrariamente a quanto supposto in quella sede dall'autore. Vedi anche esemplare analogo presentato in questa sede da M. Ricci. Ancora invetriato è altro reperto analogo da Settecamini (STAFFA, Bull. Com., XCI, 2, 1986, p. 485, Fig. 425, n. 7). 6 Cfr. Settefinestre III. 7 Vedi Ostia III, p. 363. 8 ZEVI-CARTA 1978, pp. 114-115, Fig. 115. Presso i depositi della Soprintendenza Archeologica di Ostia esiste un esemplare analogo (inv. 5704), di provenienza ignota, alto cm. 9,74, che presenta diametri al piede di cm. 4,1 e max. di cm. 10,7 e possiede tutte le caratteristiche descritte.

Per la classe ceramica a pareti sottili vi è oggi la certezza dell'esistenza di una produzione romana, a seguito del rinvenimento, avvenuto nel 1984 lungo la via Flaminia in località Osteria della Celsa, dei resti di una fornace e dei relativi imponenti scarti di fabbricazione 9. In termini di produzione è significativo notare che, nel venir meno della classe a pareti sottili, sembrano individuabili contatti con materiali in ceramica comune. Di particolare interesse è la presenza, nei livelli tardi delle Terme del Nuotatore a Ostia, di un frammento di parete di brocca in ceramica comune con decorazione a scaglie applicate 10 mentre il contesto Lungotevere Testaccio ha restituito alcune brocchette, anch'esse in ceramica comune, del tutto simili all'esemplare n. 15 11. Nel contesto Rebibbia era inoltre un esemplare di contenitore a coppa 12 di probabile produzione locale, che presentava, poco sotto l'orlo, una piccola macchia di vetrina pesante. L esistenza di materiali con macchie di vetrina riferibili ad età altomedievale era già stata notata in 13 passato ; questi reperti risultano ben distinti dalle successive produzioni in vetrina sparsa mentre le macchie di vetrina sono state considerate più o meno casuali 14. [337] Sarebbe invece forse necessario procedere ad ulteriori verifiche, anche mediante l'analisi di opportune campionature relative alle produzioni comuni coeve, per stabilire se possono essere individuati contatti con il materiale invetriato e a vetrina sinora noto. In conclusione molti sono i problemi che restano ancora aperti ed alla cui futura auspicabile soluzione si è ritenuto di poter contribuire con i dati qui presentati. Quel che sembra tuttavia sin d'ora intuirsi è una probabile evoluzione locale dalle produzioni invetriate classiche di media età imperiale alle prime tipologie tardoantiche di area romana in vetrina pesante. Bibliografia ROBERTO MENEGHINI - ANDREA R. STAFFA H. BLAKE, 1981, Ceramica paleoitaliana. Studio in onore di Giuseppe Liverani, Faenza, LXVIII, 1981, pp. 20-52. M. BONIFAY, L. PAROLI, M. PICON, 1986, Ceramiche a vetrina pesante scoperte a Roma e Marsiglia: risultati delle prime analisifisico-chimiche, Archeologia Medievale XIII, 1986, pp. 79-96. Bull. Com. = Bullettino della Commissione Archeologica del Comune di Roma. Crypta Balbi 3 = Archeologia Urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi. 3. Il giardino del Conservatorio di S. Caterina della Rosa, 1-2, a cura di D. Manacorda, Firenze 1985. O. MAZZUCATO, 1972, La ceramica a vetrina pesante, Roma. R. MENEGHINI, A. R. STAFFA, 1985, Ceramica a vetrina pesante da nuovi scavi in Roma, Archeologia Medievale, XII, pp. 643-665. R. MENEGHINI, 1986, Lungotevere Testaccio, Bull. Com., XCI, 2, 1986, pp. 563-595. Ostia III = AA.VV., Ostia III, Studi Miscellanei 21, Roma 1973. Ostia IV = AA.VV., Ostia IV, Studi Miscellanei 23, Roma 1977. Settefinestre III = A. RICCI (a cura di), Settefinestre. Una villa schiavistica nell'etruria meridionale. III. La villa e i suoi reperti, Modena 1985. A. R. STAFFA, 1986, Località Rebibbia, Via S. Cannizzaro. Un punto di sosta lungo la via Tiliurtina antica fra l'età di Augusto e la tarda antichità, Bull. Com., XCI, 2, 1986, pp. 642-678. [338] M. VERMASEREN, C. VAN ESSEN, 1965, The excavations in the Mithraeum of the Church of Santa Prisca in Rome, Leiden. D. WHITEHOUSE et al., 1982, The Schola Praeconum I: the Coins, Pottery, Lamps and Fauna, P.B.S.R., L, PP. 53-101. 9 C. CALCI, G. MESSINEO, Via Flaminia km. 12, 800. Tombe rupestri e scarico di fornaci, Bull. Com., XC, 1, 1985, pp. 169-171. 10 Ostia IV, amb. XVI, str. I, Fig. 78, p. 30. 11 Vedi R. MENEGHINI, infra, pp. 340-343. 12 STAFFA 1986, p. 669, Fig. 405, n. 289. 13 BLAKE 1981, p. 37. 14 Crypta Balbi, 3, 2, p. 207.

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