OSSERVATORIO NORD EST. Il Nord Est e il lavoro

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OSSERVATORIO NORD EST Il Nord Est e il lavoro Il Gazzettino, 17.01.2012

NOTA INFORMATIVA L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-8 novembre 2011 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1025 persone (rifiuti/sostituzioni: 3517), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,06%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. Natascia Porcellato, con la collaborazione di Fabio Turato, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti. Documento completo su www.agcom.it. 2

ANCHE A NORDEST IL MONDO DEL LAVORO È SEMPRE PIÙ VECCHIO di Giancarlo Corò Nel mercato del lavoro rischia di ripetersi quel circolo vizioso che da qualche tempo è all opera nel sistema finanziario: tanto più la crisi avanza, tanto più le decisioni prese razionalmente dai singoli agenti e dalle istituzioni economiche tendono ad aggravarla. Nella finanza questa situazione è determinata dalla rincorsa fra declassamento dei debiti sovrani da parte delle agenzie di rating e la richiesta dell EBA, l autorità bancaria europea, di ricapitalizzare gli istituti di credito. L effetto è la fuga dei risparmi dove ce ne sarebbe più bisogno banche e Stati solvibili, ma in crisi di liquidità mettendo a rischio i risparmi stessi. Nel mercato del lavoro la relazione è meno dirompente, ma la logica è analoga: in una fase di ristrutturazione dell economia, in cui sarebbe necessario favorire processi diffusi di innovazione e creare nuove opportunità di lavoro soprattutto per i giovani, chi ha un occupazione stabile fa il possibile per rimanere fermo al proprio posto, quando non viene obbligato a farlo dall innalzamento dell età pensionabile, rendendo dunque più difficile il cambiamento. Il risultato è una crisi più lunga e difficile da superare. Gli ultimi dati sull occupazione diramati dall Istat restituiscono, in questo senso, un quadro solo in apparenza confortante. Rispetto ad un anno fa il numero degli occupati è leggermente cresciuto (+0,7% nel terzo trimestre 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010), ma questo risultato nasconde due tendenze opposte: da un lato l aumento dei lavoratori con più di 55 anni (+168mila), dall altro la riduzione di quelli con meno di 34 anni (- 157mila). Di conseguenza, se in Italia il tasso di disoccupazione totale rimane stabile, quello giovanile è invece in rialzo, arrivando a toccare la non invidiabile soglia del 30%. Il ritardo nell andare in pensione è solo in parte responsabile di questa situazione. Certo, nel breve periodo il blocco delle uscite dal lavoro causa fatalmente anche un arresto delle entrate. Tuttavia, guardando più lontano, la riduzione degli oneri previdenziali dovrebbe contribuire a ridurre il costo del lavoro, incentivando così la creazione di nuova occupazione. Nei Paesi europei più virtuosi, fra cui la Germania, è avvenuto proprio questo. Perché non dovrebbe essere così anche in Italia? In realtà, nel nostro Paese il mercato del lavoro è ingessato anche per altri motivi. Quello più drammatico è oggi la scarsità di credito alle imprese che, assieme ai ritardi nei 3

pagamenti, sta frenando gli investimenti anche di chi ha ordini in portafoglio e potrebbe, perciò, aumentare l occupazione. Una responsabilità storica è tuttavia anche la rigidità del mercato del lavoro di cui soffrono le imprese maggiori, che continua a disincentivare la crescita dimensionale del tessuto produttivo e tiene lontani gli investimenti esteri. Ma una causa è anche nella eccessiva regolamentazione dei mercati di molti servizi con rilevanti potenziali di sviluppo dai trasporti all energia, dalle professioni alle farmacie con il risultato che per proteggere chi è già dentro il mercato si rende difficile allargare i suoi confini con nuove iniziative imprenditoriali. Questa situazione, aggravata da un inadeguato sistema di ammortizzatori sociali, non solo frena oggi la crescita, ma rischia di disperdere risorse preziose per il futuro del Paese. 4

LAVORO? IN GRANDI AZIENDE O IN UN ATTIVITÀ IN PROPRIO di Natascia Porcellato Il Nord Est torna a guardare al lavoro in proprio e a quello presso le grandi imprese, mentre sembra diminuire l interesse per le libere professioni e per l impiego presso gli enti pubblici. L Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi del lavoro preferito dai nordestini. Il lavoro in proprio torna ad essere quello più scelto (29%), ma è seguito, a breve distanza, dall impiego presso gli enti pubblici (28%). La grande impresa è preferita dal 19% dei nordestini intervistati, seguita dalla libera professione (poco più del 15%) e dal lavoro presso piccole imprese o artigiani (9%). Complessivamente, il saldo tra lavoro autonomo (44%) e dipendente (56%) continua ad essere nettamente a favore di quest ultimo. «Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità», secondo Demostene. Parafrasando il filosofo greco, potremmo osservare che il Nord Est è stato ricco di piccole opportunità che hanno favorito il sorgere di grandi imprese. La vocazione imprenditoriale diffusa, le micro-aziende, le eccellenze di nicchia: anche questo ha contribuito a rendere il Nord Est una tra le più sviluppate e ricche d Europa. Da dove ripartire ora, data la crisi? Probabilmente dallo stesso punto: dalle piccole opportunità che possono portare alle grandi imprese. In questa prospettiva, appaiono ancor più interessanti i dati pubblicati oggi. Tra il 2000 e il 2010, infatti, abbiamo assistito a una progressiva contrazione dell appeal per il lavoro in proprio, che era sceso dal 35 al 25%. Nel novembre scorso, però, un inversione di tendenza ha permesso alle preferenze per l impresa autonoma di risalire al 29%, facendo di questa la formula lavorativa quella preferita. Sono soprattutto i giovani (15-34 anni) e gli adulti di età centrale (45-54 anni) a prediligere questo tipo di impiego. Dal punto di vista socio-professionale, oltre agli imprenditori stessi, sono operai, liberi professionisti e disoccupati a scegliere in misura maggiore il lavoro in proprio. Consideriamo ora il trend del lavoro alle dipendenze di un ente pubblico: negli ultimi 10 anni avevamo assistito ad un aumento costante che lo aveva portato dal 21% del 2000 al 30% del 2010. Attualmente, invece, è indicato dal 28% dei nordestini, ed è tornato sui livelli del 2008. Le categorie sociali che guardano in misura maggiore al 5

lavoro per gli enti pubblici sono quelle che tendono a cercare le maggiori sicurezze: anziani con oltre 65 anni di età, casalinghe e pensionati. Guardando al lavoro per le grandi imprese, invece, vediamo come, dopo anni di stabilità intorno al 16%, tra il 2010 e il 2011 l interesse dei nordestini sia aumentato fino a superare il 19%. In parte, forse, la grande impresa viene percepita come un luogo più stabile per il lavoro: per questo i consensi maggiori provengono da adulti e anziani (oltre 55 anni), casalinghe e pensionati. Anche le libere professioni hanno visto, tra il 2000 e il 2010, un andamento che le ha tenute stabilmente intorno al 20%, mentre ora abbiamo osservato una contrazione che le ha portate poco sopra il 15%. In questo caso, però, emerge come siano soprattutto i giovanissimi tra i 15 e i 24 anni a sceglierle maggiormente. Dal punto di vista socioprofessionale, poi, ad essere maggiormente attratti dalle libere professioni sono i disoccupati e gli studenti, oltre ai liberi professionisti stessi. Infine, consideriamo il lavoro alle dipendenze di una piccola impresa. Nel tempo, l appeal del lavoro artigiano si è mantenuto su livelli molto contenuti: tra il 6% e l attuale 9%. Le categorie che più di altre guardano al mondo della piccola impresa sono i giovani (25-34 anni) e gli impiegati.. 6

IL LAVORO PREFERITO Se lei potesse scegliere un lavoro per lei o per i suoi figli, quale preferirebbe? (valori percentuali Nord Est) Un lavoro in proprio 28.8 Un lavoro da libero professionista 15.5 Un lavoro alle dipendenze di una grande impresa 19.1 Un lavoro alle dipendenze di una piccola impresa o di un artigiano 8.6 Un lavoro alle dipendenze di un ente pubblico 28.0 Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 2011 (Base: 1000 casi) 7

LA SERIE STORICA Se lei potesse scegliere un lavoro per lei o per i suoi figli, quale preferirebbe? (valori percentuali Serie Storica Nord Est) 35.4 33.4 30.3 28.3 30.4 28.8 21.4 19.7 21.4 21.2 24.8 20.4 27.7 19.8 24.6 19.5 28.0 19.1 17.8 16.4 16.4 16.7 16.1 15.5 5.7 7.6 8.1 7.4 9.3 8.6 giu-00 giu-02 apr-07 mar-08 set-10 nov-11 Un lavoro in proprio Un lavoro da libero professionista Un lavoro alle dipendenze di una grande impresa Un lavoro alle dipendenze di una piccola impresa o di un artigiano Un lavoro alle dipendenze di un ente pubblico Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 2011 (Base: 1000 casi) 8

L INFLUENZA DELL ETÀ Se lei potesse scegliere un lavoro per lei o per i suoi figli, quale preferirebbe? (valori percentuali in base alla classe d età) 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni 65 anni e più TUTTI Un lavoro in proprio 34.2 37.5 29.4 32.7 25.3 20.8 28.8 Un lavoro da libero professionista 26.7 11.3 15.8 15.4 9.3 14.5 15.5 Un lavoro alle dipendenze di una grande impresa Un lavoro alle dipendenze di una piccola impresa o di un artigiano Un lavoro alle dipendenze di un ente pubblico 11.7 14.2 16.8 18.4 27.3 23.5 19.1 5.6 14.2 8.4 8.7 8.7 8.4 8.6 21.8 22.9 29.7 24.9 29.4 32.9 28.0 Totale 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 2011 (Base: 1000 casi) 9

LE SCELTE DELLE PROFESSIONI Se lei potesse scegliere un lavoro per lei o per i suoi figli, quale preferirebbe? (valori percentuali in base alla categoria socio-professionale) Operaio Tecnico,impiegato funzionario Imprenditore, lav. autonomo Libero professionista Studente Casalinga Disoccupato Pensionato TUTTI Un lavoro in proprio 39.6 24.9 33.9 34.6 28.7 30.4 38.3 19.8 28.8 Un lavoro da libero professionista 10.3 17.1 17.4 28.7 28.7 7.6 20.9 11.5 15.5 Un lavoro alle dipendenze di una grande impresa Un lavoro alle dipendenze di una piccola impresa o di un artigiano Un lavoro alle dipendenze di un ente pubblico 14.9 17.0 19.0 12.0 13.6 24.0 13.3 27.2 19.1 9.6 12.7 9.1 3.1 3.7 4.6 2.8 10.4 8.6 25.7 28.2 20.7 21.7 25.2 33.4 24.7 31.0 28.0 Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 2011 (Base: 1000 casi) 10