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Transcript:

Avvicinamento: da Barzio (Lecco) raggiungere i Piani di Bobbio: funivia (http://www.pianidibobbio.com, tel. 0341.996101) o strada sterrata (1h30). Dalla stazione superiore della funivia salire al rifugio Lecco e proseguire nel Vallone dei Camosci per sterrata che rimane sul lato sinistro (viso a monte) del vallone. Guardando la parete dello Zucco Pesciola (quindi il versante destro del vallone) si cerchi, come punto di riferimento, un grosso ed evidente tetto sul secondo torrione: l'attacco della via, rispetto alla verticale del tetto, è situato circa un centinaio di metri a sinistra. Scendere ad attraversare il vallone e risalire il versante sotto lo Zucco con percorso libero: ci sarebbe un sentiero che scende obliquamente, ma traversa più in altro. Traversato il vallone risalire verso l'attacco per qualche traccia di sentiero, prato e detriti. (0h45/1h00) Attacco: Scritta all'attacco e fittoni resinati ben visibili. Pochi metri a destra, in corrispondenza di un ampio diedro, il cui lato destro costituisce una rampa, sale la via Bramani-Fasana (scritta e fittone resinato). scritta all'attacco e fittoni resinati ben visibili. Pochi metri a destra, in corrispondenza di un ampio diedro, il cui lato destro costituisce una rampa, sale la via Bramani-Fasana (scritta e fittone resinato). Discesa: possibile a doppie (4x30, o 2x30 + 1x60) ma sconsigliabile in presenza di altre cordate. La discesa a doppie può aver senso se si intende risalire per altra via, altrimenti di solito si prosegue lungo la cresta Ongania, raggiungendo la vetta dello Zucco Pesciola con le ultime due lunghezze descritte. Dalla cima proseguire per sentiero che scende ripidamente ad una bocchetta. Da quì scendere nel ripido canale detritico a sinistra, innevato fino a tarda primavera: attenzione a non smuovere sassi. Al suo termine un sentiero riconduce alla sterrata e quindi al rifugio Lecco, da cui alla stazione superiore della funivia (1h00). Se si scende senza usare la funivia aggiungere altri 45 minuti di discesa. Difficoltà: AD+, max IV. Sviluppo: 4 (6) lunghezze, per circa 150 (200) metri di sviluppo. Attrezzatura: buona a fittoni resinati, abbondanti dove servono (per esempio all'inizio della prima lunghezza). Presente anche qualche chiodo vecchio. Utili comunque dadi e friend per integrare, specie nei tratti più semplici. Soste su fittoni e catene. Esposizione: nord. Tipo di roccia: dolomia. Periodo consigliato: tarda primavera/estate a causa dell'esposizione. Tempo salita: 1h30. Primi salitori: Ignoti. Riferimenti bibliografici: Mozzanica I., Zuccone Campelli: le trenta vie più belle, 1986 Riferimenti cartografici: Kompass n 105 - Lecco Valle Brembana Relazione Lunghezza 1, IV, III, IV, III: percorso ben individuato dalla chiodatura, abbondante in questo primo tratto: verticalmente per placca, poi un poco a destra a prendere una fessura, che si segue aggirando da sx uno strapiombo (fittone poco sopra lo strapiombino, che si aggira). Sopra lo strapiombino, ad una cengia, chiodo vecchio. Più sopra salire un poco a dx, superando lo spigolo e arrivando ad una piazzola erbosa. Salire direttamente (chiodo normale nascosto, che si individua appena ci si alza), passo strapiombante. Proseguire per placche e fessure arrotondate fino alla comoda sosta su catena. Lunghezza 2, III: tiro più semplice: inizialmente per rocce molto articolate, salendo per un vago canale. Ci si sposta poi progressivamente verso sx, salendo in obliquo (fittoni radi) fino ad uscire ad un ampia cengia erbosa. Sosta su catena. Lunghezza 3, III, IV, III: salire per semplici gradoni erbosi, superare da sx un primo salto, e traversare poi verso dx sotto un evidente lama/fessura: la si sale stando un po' esterni: passi in leggero strapiombo in partenza, poi la fessura si appoggia. Proseguire per pochi metri lungo la fessura fino ad uscire verso dx ad un terrazzino con la sosta (non visibile dal basso). Lunghezza 4, IV, III: a dx di un paio di metri e poi su per un magnifico ed ampio camino, da salire con tecnica di opposizione, verticale nella prima parte, poi più appoggiato. Si esce sulla Cresta Ongania (sosta). da qui è possibile scendere a doppie (sensato solo se si intende salire per altra via, e se non ci sono altre cordate) o preseguire per la cima con altre due lunghezze, di seguito descritte. Procedere di conserva per tracce di sentiero fino ad un intaglio: scendere di alcuni metri, traversare (passo delicato in uscita) e proseguire per sentiero verso dx, per una cinquantina di metri, risalendo per detriti instabili, fino alla base di un camino (fittoni resinati visibili). Lunghezza 5, IV, III: il camino è delicato perchè, al suo termine, si è verificata una frana, ed è quindi molto sporco di terra: salire con cautela (utili eventualmente un paio di friend medio piccoli) ed uscire con attenzione un pochino a sx (eventualmente verso le piante). Salire un paio di metri per raggiungere la sosta: sembra che a franare sia stato proprio il gradone posto sotto la sosta, che ora risulta "appesa via" ad un paio di metri dal suolo... Lunghezza 6, III: salire nel diedro sovrastante, appigliato e pulito, uscendone in breve: sosta su catena. in conserva raggiungere la madonnina di vetta, che è posta una trentina di metri più sopra. Note: bella via su roccia buona e solida, con una certa varietà di passaggi (placche fessurate, spigolo, lama, ampio camino d'opposizione).

Con le dovute cautele, la via è consigliabile anche a principianti con un minimo di esperienza. Aggiornamento: relazione a cura di Riccardo Girardi, 22 luglio 2006.

Attacco della via dei Bergamaschi (a sinistra) e della via Bramani-Fasana (a destra) Sulla prima lunghezza

All'uscita del terzo tiro Il libro contiene la narrazione del Raid Scialpinistico svoltosi nel 2015 per celebrare i 40 anni della Scuola Guido Della Torre. Maggiori informazioni su http://www.nomosedizioni.it/spaziobianco

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