IL MIRACOLO DELL OSPITALITÀ



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Transcript:

LUIGI GIUSSANI IL MIRACOLO DELL OSPITALITÀ Conversazioni con le Famiglie per l Accoglienza Introduzione di JULIÁN CARRÓN

Nuova edizione ampliata e aggiornata, 2012 2003 - EDIZIONI PIEMME Spa 20145 Milano - Via Tiziano, 32 info@edizpiemme.it - www.edizpiemme.it Anno 2012-2013-2014 - Edizione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Introduzione 1 di JULIÁN CARRÓN Perché l ospitalità è un miracolo? Sembrerebbe la cosa più scontata: aprire la porta della propria casa per fare entrare qualcuno dovrebbe essere normale. Perché, allora, don Giussani la paragona a un fatto miracoloso? Perché dovrebbe essere l esperienza normale di una famiglia, e invece è così eccezionale che quando accade tutti ci stupiamo. Viviamo in un contesto umano, culturale e sociale frutto di una lunga storia, che ha eroso i fattori dell esperienza elementare: uno innanzitutto, cioè l apertura originale del cuore e la percezione della realtà come positiva, come carica di promesse per la propria vita. Nel tempo si è introdotta una distanza per cui le cose e le persone sono diventate come estranee. È terribile questa affermazione di Sartre: «Le mie mani, cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre» 2. Come ha ricordato Benedetto XVI incontrando i fidanzati ad Ancona l 11 settembre 2011: «Nel disorientamento, ciascuno è spinto a muoversi in maniera individuale e autonoma, spesso nel solo perimetro del presente. La 1 Alla nuova edizione 2012. 2 Cfr. J.-P. SARTRE, La nausea, Einaudi, Torino 1990, p. 166. INTRODUZIONE 7

frammentazione del tessuto comunitario si riflette in un relativismo che intacca i valori essenziali; la consonanza di sensazioni, di stati d animo e di emozioni sembra più importante della condivisione di un progetto di vita. Anche le scelte di fondo allora diventano fragili, esposte ad una perenne revocabilità, che spesso viene ritenuta espressione di libertà, mentre ne segnala piuttosto la carenza» 3. Proprio in questo contesto una famiglia che apre la propria casa a un bambino o a una persona in difficoltà come fanno le Famiglie per l Accoglienza, dilatando l orizzonte del proprio affetto a un estraneo, ha in sé qualcosa di divino che vince quella distanza. Fino al punto che don Giussani la paragona con un brano della Lettera agli Ebrei: «Non dimenticate l ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo» 4. E commenta: «Non è che siano angeli: sono più che angeli! Sono figli di Dio, parte del mistero della persona di Cristo. [...] È come vedere uno che va in giro di notte più fluorescente. E la gente si rincuora [...] vedendo o leggendo quel che vivete» 5. Questa è la portata di quell apertura originale del cuore che la fede svela nella sua profondità, rendendo possibile un esperienza altrimenti irrealizzabile, specialmente in un epoca come la nostra. La promessa, infatti, è che sia vinta la frattura descritta da Sartre. E questo ci facilita riconoscere che un fatto come le Famiglie per l Accoglienza non è frutto di una immaginazione umana, perché quella distanza è incolmabile dall uomo con le sue forze limitate per quanto generosamente impiegate. È un altra la partenza, più una passività che una iniziativa, come ricordava don Giussani: «Non possiamo condividere, vale a dire non possiamo porre la nostra presenza come parte della pre- 3 BENEDETTO XVI, Incontro con i giovani fidanzati, Ancona, 11 settembre 2011. 4 Ebrei 13, 2. 5 Vedi qui, p. 94. 8 INTRODUZIONE

senza di un altro, non possiamo spalancare la nostra presenza ad accogliere la presenza di un altro, se innanzitutto noi non ci sentiamo accolti, se noi non ci sentiamo amati» 6. Benedetto XVI diceva, sempre ai fidanzati: «Siate certi che, in ogni circostanza, siete amati e custoditi dall amore di Dio, che è la nostra forza» 7. È solo questo profondo stupore per qualcosa che accade nella nostra vita che ci mette nelle condizioni di accogliere l altro, a imitazione di Cristo che chiamava «amico» chiunque, perfino Giuda la notte del tradimento ultimo, attraversando ogni lontananza. È una simpatia profonda che Gli fa dire a Zaccheo: «Scendi, perché oggi vengo a casa tua» 8. E quell uomo malfamato corre a casa e prepara tutto per l ospite imprevisto che rivoluzionerà la sua vita. L ospitalità è imitazione del gesto di Cristo. Ogni altra ragione sarebbe sterile sentimentalismo o volontarismo che le prime difficoltà metterebbero in ginocchio. Condividendo lo sguardo con cui Cristo guarda le persone e le cose, si può entrare nell arena, accettando sacrifici anche duri, come accade a tanti che condividono la vita dei ragazzi e delle persone che sono loro affidate. È una testimonianza della natura del cristianesimo: non richiede alcuno sforzo titanico né alcuna capacità particolare, perché irrompe nella vita come qualcosa di imprevisto che investe l io e lo cambia. È un esperienza entusiasmante essere invitati a pranzo da una famiglia e vedere Cristo all opera mentre si è a tavola, attraverso i segni di una umanità che tratta tutto in modo nuovo, non ridotto, con una carità e una pazienza impossibili all uomo. E poi con una letizia, pur dentro le difficoltà e le incomprensioni quotidiane, che è già la vit- 6 Vedi qui, pp. 16-17. 7 BENEDETTO XVI, Incontro con i giovani fidanzati, Ancona, 11 settembre 2011. 8 Cfr. Luca 19, 5. INTRODUZIONE 9

toria sul nulla e sulla scontatezza nei rapporti. «Non esiste oggettivamente nessun atto più grande dell ospitalità: da un ospitalità così radicale come l adozione, fino all ospitalità a pranzo o all offerta di un tetto a una persona che passi per Milano anche una volta sola. Una delle cose più belle che fra i miei amici ho visto realizzare è questo nesso, questa trama di famiglie disponibili a ospitare chiunque» 9, ricordava don Giussani nel 1985. I suoi dialoghi con le Famiglie per l Accoglienza sono un regalo del Mistero, che ci mette davanti agli occhi un cuore certo, e per questo capace di abbracciare chiunque, facilitando la memoria di Cristo come radice di ogni mossa dell io. L ospitalità è senza misura e senza calcolo. È, infatti, il comunicarsi di un «pieno» sul quale la vita poggia, frutto imprevisto di un ospitalità che viene prima, come fu per la Madonna: il suo sì all annuncio dell Angelo ha generato il bene più grande che il mondo potesse desiderare. L avere accolto la preferenza del Mistero nella sua vita, non avere opposto nulla, neppure i suoi limiti e la sua fragilità, come facilmente accade a tanti di noi alla scelta di Dio l ha resa madre del Figlio di Dio, che da duemila anni attraversa la storia e raggiunge ciascuno di noi nella situazione in cui ci troviamo. Avremo anche noi la semplicità di Maria di fargli spazio, ospitandolo nel ventre della nostra vita? Questa è la grandezza della sfida che ha davanti a sé ogni famiglia, l unica adeguata alla statura della nostra umanità. Don Giussani diceva: «Io ho questo sì e basta [...]. A voi non costerebbe neanche una virgola di più di quello che costa a me. [...] Dire sì a Gesù [...], perché se non dicessi sì a Gesù non potrei dir sì alle stelle del cielo o ai capelli, ai vostri capelli» 10. 9 Vedi qui, p. 23. 10 L. GIUSSANI, L attrattiva Gesù, BUR, Milano 1999, p. 204. 10 INTRODUZIONE

È questa la ragione profonda del sì detto a un bimbo sconosciuto che entra nella propria casa per un tempo che non fissiamo noi, tanto ogni cosa è nelle mani di Dio. Ma un mese o un anno non importa, ciò che conta è che ogni istante di convivenza sia pieno di quel sì a Colui che fa tutte le cose e che, avendole fatte, le conserva per l eternità. C è qualcosa di più interessante per un uomo e una donna di questa collaborazione all opera del Padre nel mondo, per vincere il vuoto con la forza di una presenza? Lo ricorda l Arcivescovo di Milano Angelo Scola: «La famiglia è la via maestra e la prima, insostituibile scuola di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia così concepita è un patrimonio prezioso per l intera società» 11. La forma di questa collaborazione all opera del Padre, poi, è libera da ogni schema precostituito, come ci ricorda sempre don Giussani in questa pagina impressionante: «Essere padre e madre è buttare fuori un feto dal ventre materno? No! E se un feto fatto da un altra donna tu lo raccogli a due mesi, quattro mesi, cinque mesi e lo educhi, la madre sei tu, nel senso fisiologico e ontologico del termine! E se tu fai questo anche senza averlo lì presente perché tuo marito non vuole, oppure perché hai paura e non ti senti, anche se lo chiedi a Dio, in quanto conosci un povero bambino che vive male, maltrattato da una famiglia non sua, e offri tutta la tua giornata alla mattina dicendo: Signore, ti offro la mia giornata perché tu aiuti quel bambino, questa è una maternità più fine ancora, più genetica di qualsiasi 11 A. SCOLA, Lettera alla Diocesi, 14 settembre 2011. INTRODUZIONE 11

altra maternità. Infatti le nostre madri, che sono state madri cristiane, guardavano a noi figli così!» 12. Auguriamoci che una briciola di questo sguardo diventi anche nostra, per essere protagonisti della quotidiana lotta per affermare l inesorabile positività del reale davanti al nulla che incombe sulle nostre giornate, inizio di una umanità nuova. Marzo 2012 12 Vedi qui, pp. 99-100. 12 INTRODUZIONE

Alle Famiglie per l Accoglienza Cari amici, il vostro esempio illumina per me la strada del futuro: una familiarità o fraternità che si apre in un abbraccio senza remore. Così vi raccomando di non smettere mai di accogliere imitando il gesto di Cristo coi bambini che incontrava. Se Lui, il Signore, si è chinato sui più piccoli per segnare la strada ai grandi, voi che fate lo stesso siete resi segno di una novità che come onda si dilata di famiglia in famiglia, dalla più prossima alla più lontana, in un movimento che è inizio di una società più umana perché fatta di persone appassionate al destino degli uomini dareste la vita per uno solo di essi!, avendo voi conosciuto il Fattore che dà la vita e il respiro ad ogni cosa. Così che chiunque incontrandovi si senta finalmente a casa, cioè ospitato e sicuro come bimbo tra le braccia del padre. Luigi Giussani ALLE FAMIGLIE PER L ACCOGLIENZA 13