OMELIA PER L INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE DI MONS. MICHELE PENNISI A MONREALE 26 aprile 2013



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Transcript:

OMELIA PER L INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE DI MONS. MICHELE PENNISI A MONREALE 26 aprile 2013 Eminenza Reverendissima e Carissima Card. Paolo Romeo, Carissimo Confratello Mons. Salvatore Di Cristina mio immediato predecessore in questa gloriosa e antica sede arcivescovile, Carissimi Confratelli nell'episcopato e nel Sacerdozio ministeriale, Signor Presidente della Regione Siciliana, Gentili Autorità civili e militari nazionali, regionali e dei Comuni dell'arcidiocesi, E Voi, diaconi, amatissimi seminaristi, e venerati Religiosi e Religiose Sorelle e Fratelli amati dal Signore provenienti dai diversi Comuni dell'arcidiocesi, dalla Diocesi di Piazza Armerina, dalla Diocesi di Caltagirone e in particolare dalla mia città di Grammichele. Vi ringrazio sentitamente per la vostra numerosa e calorosa presenza per l inizio del mio ministero pastorale come Arcivescovo di Monreale. Il Signore mi dona la grazia di fare l ingresso in questa Chiesa che Gesù mi ha affidato, attraverso il mandato di Papa Benedetto XVI, riconfermato da Papa Francesco che ho avuto modo di incontrare e al quale ho chiesto una speciale benedizione per tutti voi. In questa celebrazione Eucaristica V invito a unire al mio ringraziamento anche il vostro al Padre per dono di un nuovo Pastore, alla Comunità ecclesiale di Monreale, che oggi celebra la propria festa nel 746 anniversario della dedicazione di questo magnifico Duomo a Santa Maria Nuova, figura della Chiesa che si edifica nella santità. Nella bellezza dell architettura e dei mosaici di questa cattedrale, nata dal desiderio di re Guglielmo di dare a Dio un luogo degno della Sua divina maestà, è incisa la fede dei nostri padri, il fervore della loro vita cristiana, la storia di santità della nostra Chiesa. Un edificio sacro esiste perché noi impariamo a vivere la gioia del Signore che è la nostra forza, perché in esso incontriamo Cristo, pietra angolare su cui si edifica la sua Chiesa.

Il Cristo pantocratore che domina con il suo sguardo penetrante e con il suo abbraccio dall abside di questo duomo ci dice che questa Cattedrale, prima di essere di un Vescovo o di una città, è di Cristo; appartiene a Lui e in questo luogo Egli è presente; parla attraverso la voce dell Apostolo, santifica e conferma nell unità il suo popolo. Nessuno, perciò, può dire la mia o la nostra Cattedrale. Prima di essere un monumento di arte, un luogo di concerti di musica sacra, essa è il luogo in cui Dio si rende presente. La bellezza e il fascino della Chiesa scaturiscono innanzitutto dalla preesnza di nostro Signore Gesù. In questo duomo bisogna lasciarsi guardare dal Cristo e sentirci guardati, abbracciati, accolti, amati da Cristo e protetti dalla Vergine Maria, dai patriarchi dell Antico Testamento, dagli Apostoli e dai santi. La Cattedrale non è un museo ma edificio vivo di cui i cristiani siamo le pietre vive perché Gesù Cristo Risorto è vivo. Qui Cristo è vivente con la pienezza del suo sacerdozio nel ministero del Vescovo quale successore degli Apostoli. Egli esercita la potestà che Cristo ha conferito agli apostoli mandandoli nel mondo a predicare il Vangelo, a santificare il Popolo di Dio con la grazia dei Sacramenti e a condurlo sulle strade del Regno. I testi della Liturgia di questa solennità mettono in rapporto l edificio Chiesa con il popolo di Dio che in esso si raduna. Tutto quanto si vede e si ammira di bellezza esteriore in questo Tempio, deve avere un chiaro riflesso e un vero riscontro nella bellezza dell anima di ogni fedele, santificata dalla grazia attraverso il battesimo e gli altri sacramenti, che ci rendono membra del Corpo di Cristo. L'edificio spirituale del corpo di Cristo si costruisce nell'amore secondo le parole di san Pietro. Con le pietre vive si eleva un edificio spirituale per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo (cfr. 1 Pt 3, 5). La realtà più importante di questa chiesa non sono le mura mosaicate ma le persone che riconoscono il Signore Gesù come la pietra angolare e che si riconoscono come "pietre vive" di un edificio spirituale che ha una bellezza di santità che le pietre non possono esprimere. Le pietre vive che siamo noi siamo unite dallo Spirito Santo attraverso il dono della carità. Tutti noi come Corpo Mistico di Cristo, siamo la vera bellezza di questo tempio.

Il brano degli Atti degli Apostoli ci presenta i pilastri fondamentali della chiesa primitiva e di ogni comunità ecclesiale, che si esprime in una quadruplice perseveranza vissuta nella concordia e nella condivisione dei beni spirituali e materiali. Il primo pilastro, che fonda e riforma continuamente la Chiesa, è l insegnamento degli Apostoli, che sono stati testimoni diretti della vita e dell'insegnamento del Signore. Si tratta di un ascolto ripetuto, approfondito, sistematico, che esige un impegno serio e continuato. Il secondo pilastro è la comunione, che indica qui la libera condivisione o la messa in comune dei beni materiali, che rende visibile l'unione spirituale dei credenti: chiamati a essere «un solo cuore e un anima sola» (4,32). La comunione ha come finalità che ciascuno abbia ciò di cui ha bisogno per vivere e che quelli che sono bisognosi possano contare sulla solidarietà e sulla generosità degli altri. Il terzo pilastro è lo spezzare il pane tra i fratelli nell Eucaristia, nella gioia e nella semplcità di cuore. La «frazione del pane» non è presentata quale primo elemento ma viene collocata dopo l'insegnamento degli Apostoli e dopo la comunione fraterna. La prospettiva appare significativa: la condivisione dei beni, la fraternità vissuta sono la testimonianza concreta della comunione eucaristica. L'eucaristia che è al centro della comunità genera una carità fattiva. L assiduità alle preghiere pubbliche nel tempio e in alcuni momenti espressivi della vita della comunità cristiana è il quarto pilastro. La prima comunità che si apre all esterno gode il favore presso il popolo ma anche la e reazione ostile da parte delle autorità; in essa Dio opera segni e prodigi e la fa crescere qualitativamente e numericamente. La conseguenza è una vita bella e gioiosa, vissuta nell esistenza quotidiana. Gesù, nel racconto evangelico del suo incontro con la donna di Samaria ci ha avvertito che è questa l ora «in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,23). Egli sposta, così, la nostra attenzione oltre un luogo esteriore: non il monte Garizim, la montagna dei Samaritani, e neppure Gerusalemme! Il vero culto a Dio, in spirito e verità, ha un luogo e un volto: è Cristo stesso, Dio e uomo, sacerdote della nuova ed eterna alleanza. Il tempio di Dio, che niente e nessuno può circoscrivere, è nel cuore dei fedeli. In quest anno della fede siamo chiamati a riscoprire la gioia e la bellezza dell essere cristiani ad avere occhi limpidi e cuore generoso e fedele per vedere e credere, per amare ed essere tutti un cuor solo ed un anima sola.

Desidero condividere le grandi linee del cammino pastorale delle Chiese d'italia, che in questo decennio punta sull educare alla vita buona del Vangelo, del cammino delle Chiese Sicilia riassunto nello slogan una preesnza per servire, e pormi sulle orme dei miei ultimi predecessori: il compianto Mons. Cataldo Naro e Mons. Salvatore Di Cristina. Non ho nessun programma pastorale prefabbricato da proporvi se non quello dell'invito a credere alla buona notizia dell'amore di Dio, a cambiare mentalità e vita seguendo Cristo sulla via della croce, a vivere da fratelli nella comuione e nella corresponsabilità e a rispondere alla vocazione alla santità che tutti abbiamo ricevuto. Il programma pastorale lo prepareremo in collaborazione con tutti voi attraverso gli organismi di partecipazione per la crescita della comunione ecclesial. Ho scelto come mio motto programmatico una frase di San Paolo "charitas Christi urget nos". V invito a farlo vostro nella vita di ogni giorno: " L'amore di Cristo ci spinge [ ] Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro [ ] se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove"(2 Cor 5,14-15.17). Gesù Cristo ci vuole rendere persone nuove capaci di costruire la civiltà dell'amore, dove il perdono vince la vendetta, la ragione prevale sulla forza, la solidarietà infrange la logica del tornaconto egoistico, la corrente della vita distrugge la cultura della morte. Le parrocchie sono chiamate a essere non agenzie di servizi religiosi, ma luogo di manifestazione della comunione fra i cristiani nella diversità dei doni spirituali e dei ministeri, nell unità della missione. Le varie istituzioni di vita consacrata e aggregazioni laicali(antiche confraternite, Azione Cattolica, nuovi movimenti ecclesiali) sono chiamate a dare una testimonianza di comunione nella nostra Chiesa particolare, con una grande apertura missionaria a tutta la Chiesa. Si tratta di passare da un cristianesimo convenzionale di atei devoti, per i quali Dio è un intruso che non entra nella vita quotidiana, a un cristianesimo maturo fondato su una fede autentica, da un appartenenza ecclesiale debole a un appartenenza responsabile caratterizzata dalla risposta generosa alla chiamata di Dio e dalla partecipazione attiva ed efficace di tutti nella testimonianza evangelica che scaturisce dalla capacità di leggere i segni dei tempi. Si tratta di passare dai particolarismi e campanilismi a una comune corresponsabilità missionaria attraverso strutture pastorali adeguate ai nuovi tempi, da una pratica religiosa rinchiusa nelle sagrestie a una testimonianza cristiana coraggiosa e gioiosa

presente nel mondo della cultura e della costruzione della città degli uomini nella giustizia e nella pace, capace di liberarsi dalla barbarie della mafia con le piaghe cancrenose dell usura del pizzo, dell idolatria del potere e del denaro. Il cammino storico della Chiesa siciliana è stato suggellato dalla splendida testimonianza del martirio del prossimo beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia perché fedele al suo ministero di prete. La memoria di questo martirio è impegnativa per la Chiesa siciliana tutta. Il suo martirio è venuto a siglare questa stagione d impegno ecclesiale, anche se questo martirio non va disgiunto e isolato da quello di numerosi altri uomini tra cui vari magistrati ed esponenti delel forze dell ordine e delal società civile. L'atteggiamento pastorale verso i mafiosi va accompagnato dall esigenza di prevenire i fenomeni criminosi e di aiutare i mafiosi a pentirsi, a riparare il male fatto e a diventare persone nuove. Non bisogna abbassare la guardia per contrastare la criminalità mafiosa, ma i cristiani devono trovare motivazioni valide per contrastare questo fenomeno dalla loro originale esperienza di fede e dalla loro appartenenza ecclesiale. La nostra Chiesa è chiamata a mirare in alto, a prendere il largo, a varcare le soglie della speranza, perché la nostra terra possa diventare un giardino in cui fioriscano tutte le vocazioni in modo particolare quelle al presbiterato, al diaconato permanente e alla vita religiosa, e così possa emanare il profumo di Cristo e a risplendere della bellezza cui è stata chiamata da Dio. Oggi desidero far mie le espessioni di gioia che il card Agostino Valier in un opera su San Filippo Neri metteva in bocca al mio predecessore Ludovico II Torres:" come lo sposò si delizia della bellezza della sposa, così il vescovo si compiace in modo ammirabile della bellezza e della magnificenza della sua Chiesa. Bellissima è la mia sposa, la mia illustre Chiesa, lo confesso e sono sommamente grato a Dio,distributore di ogni dignità e ufficio, che ad essa mi prepose... Mio giubilo è l altare sul quale offro il sacrificio all altissimo Iddio; mio gaudio è quel pulpito su cui talvolta salgo; mia gioia è il mio seminario, la frequente amministrazione della Santissima eucaristia, il numeroso concorso di popolo nella mia chiesa Preghiera pastorale (Aelredo di Rievaulx) abate del XII secolo Misericordioso Dio nostro, ascoltami benigno per essi. A questa preghiera mi spinge la missione paterna che mi hai affidato, m inclina l'affetto, m incoraggia la considerazione della tua bontà. Tu sai, dolce Signore, quanto li ami, come si effonda in essi il mio cuore, come li ricopra con la mia tenerezza. Tu sai, mio Signore, che non comando loro con durezza né con violenza, che preferisco giovar loro nella carità

piuttosto che dominarli, sottomettermi loro nell'umiltà ed essere con l'amore in mezzo a loro come uno di loro. Ascoltami dunque, ascoltami, Signore Dio mio, affinché i tuoi occhi siano aperti su di loro giorno e notte. Apri, o piissimo, le tue ali e proteggili; stendi la tua destra santa e benedicili; infondi nei loro cuori il tuo Spirito Santo, che li conservi nell'unità di spirito e nel vincolo della pace, nella castità della carne e nell'umiltà dell'anima. Che questo stesso Spirito li assista quando pregano, che l'abbondanza del tuo amore li colmi nell'intimo, che la soavità della compunzione ricrei le loro menti, che la luce della tua grazia illumini i loro cuori; la speranza li sollevi, il timore li umili, la carità li infiammi. Lui stesso, il tuo Spirito, suggerisca loro le preghiere che tu propizio, vuoi esaudire. Che il tuo dolce Spirito sia in essi quando meditano, affinché illuminati da lui, conoscano Te e rimanga impresso in loro il ricordo di colui che invocheranno nelle avversità e consulteranno nel dubbio. Che questo pio Consolatore vada loro incontro e li sostenga quando sono provati nella tentazione e soccorra la loro debolezza nelle angustie e tribolazioni della vita. Dolce Signore, che con l'aiuto del tuo Spirito essi siano in pace, modesti e benevoli con se stessi, con i fratelli e con me; che si obbediscano, si servano, si sopportino a vicenda. Che siano ferventi nello spirito, gioiosi nella speranza, costanti nella povertà, nell'astinenza, nei lavori e nelle veglie, nel silenzio e nella quiete. Sii in mezzo a loro secondo la tua fedele promessa e poiché tu sai ciò di cui hanno bisogno, ti supplico di consolidare ciò che in loro è debole, di non rigettare ciò che è fiacco; risana ciò che è infermo, rallegra le loro tristezze, rianima i tiepidi, conferma ciò che è instabile, così che tutti si sentano aiutati dalla tua grazia nelle loro necessità e tentazioni. Io li affido alle tue sante mani e alla tua tenera provvidenza. Che nessuno li rapisca dalla tua mano, né da quelle del tuo servo cui li affidasti, ma che perseverino gioiosamente nel loro santo proposito e, perseverando, ottengano la vita eterna: con il tuo aiuto, o dolcissimo Signor nostro, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. Concludo, affidando il mio ministero alla Vergine Maria qui venerata col titolo di Santa Maria del Popolo, invocando l intercessione di San Castrense della beata Pina Suriano e dei nostri santi e sante; chiedo anche a voi di pregare per me affinchè sull esempio del Buon Pastore che non è venuto per essere servito ma per servire, insieme, possiamo incamminarci sulla via della Santità. Amen.