Il mistero della chiesa-grotta di S. Pelagio e S. Biagio a Mottola.



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Transcript:

Il mistero della chiesa-grotta di S. Pelagio e S. Biagio a Mottola. Cela un mistero l indicazione toponomastica indicata su una carta, Carta Ist. Geog. Mil. Foglio 202 IV a scala 50.000, rilevata nel 1874, ove si presenta il territorio di Mottola ed in particolare la gravina di Palagianello, posta al confine di tale territorio con quello di Castellaneta e Palagianello. In questa carta viene indicata la località di S. Pelagio e S. Biagio. Nella stessa carta la parte iniziale della gravina di Palagianello viene indicata con Gravina di S. Biagio. Il toponimo è legato alla chiesa-grotta di S. Biagio: chiesa rimasta inedita ma segnalata negli studi di storia locale e inserita nel catasto delle grotte naturali della Puglia al n. 998. Carta Ist. Topog. Mil. Foglio 202 IV a scala 50.000, rilevata nel 1874. La gravina di Palagianello viene suddivisa in due parti: quella a nord, dalla zona de Le Grotte dove si forma la forra, sino all ansa in corrispondenza del gradone murgioso, è denominata gravina di S. Biagio, quella a

sud, dalla detta ansa sino al termine della forra, è denominata gravina di Palagianello. Sulla sponda orientale nel Rione Marinata viene indicata una località o chiesa di S. Pelagio e S. Biagio. Nella carta dell IGM al 25.000, rilevata nel 1949, viene riportata la posizione della cappella con il nome di S. Biagio, mentre S. Pelagio è sparito dalla memoria. Sull altra sponda, in località Stingeto, sono state costruite una masseria denominata S. Biagio e poco distante un casalino detto S. Biagetto, ossia S. Biagio piccolo. Sul bordo della gravina, poco al di sotto del piano della Marinara, vi sono i resti di una piccola cappella che, ancor oggi, è dedicata a S. Biagio, ma si è perso il nome di S. Pelagio, irrimediabilmente dimenticato. La cappella è formata un solo vano voltato a botte, quasi totalmente crollata, con alla destra l ingresso alla grotta naturale solo parzialmente adattata dall uomo, profonda una quindicina di metri. I ruderi della cappella e la grotta di S. Biagio.

San Biagio è noto come vescovo di Sebaste, nell antica Armenia oggi Turchia, e si festeggia il 3 febbraio, in quanto medico è protettore delle malattie di gola. Fa parte del gruppo dei 14 santi ausiliari. E anche protettore dei cardatori della lana, degli animali e delle attività agricole. Questo può indicare il motivo della dedicazione della piccola cappella-grotta inserita in un ambito fruita specialmente da pastori. In Puglia è nota la chiesa rupestre di S. Biagio a S. Vito dei Normanni (BR), ove si può ammirare un affresco di S. Biagio con scene della sua vita. In Puglia sono conservate numerose reliquie del santo come a Carosino (TA), Avetrana (TA), San Simone frazione di S. Nicola (LE), Ruvo e Ostuni. Non bisogna dimenticare la forte tradizione cultuale di S. Biagio a Ragusa (Dubrnovik). Il calendario napoletano ricorda S. Biagio il 3 febbraio; il martirologio romano lo riporta al 13 febbraio; la chiesa greca all 11 febbraio; infine il calendario di Canosa e quello di Bari lo ricorda al 3 febbraio. Per San Pelagio sorgono problemi, in Puglia è venerata S. Pelagia più nota come S. Marina. Non conosco altro toponimo di San Pelagio in Puglia.

Potrebbe essere riferito a Papa Pelagio I (556-561), 60 papa, celebrato come rector apostolicae fidei, ricordato il 4 marzo. In Istria si venera S. Pelagio, detto di Emona, istriano martirizzato intorno al 283 al tempo dell imperatore Marco Aurelio Numeriano. A Cittànova, oggi Novigrad, nella cattedrale a lui dedicata si conservano nella cripta le sue reliquie. Si festeggia il 28 agosto. il nome di Pelagio inciso su una croce dell urna contenente le sue reliquie, cripta della cattedrale di Cittànova. Reliquiario di S. Pelagio martire dposta nella chiesa di Costanza.

Il nome di Pelagio è documentato nell area tarantina ancora nel XIII secolo con il monaco Pelagio, originario di Oria, ma appartenente al monastero dell isola di S. Andrea a Taranto viene nominato nel 1291 archimandrita del monastero di S. Elia al Carbone. Il nostro romitorio, quindi, sarebbe legato alla presenza di uomini grecofoni. Il mistero del toponimo dei Santi Pelagio e Biagio potrebbe ancora essere collegato all etimologia del nome di Palagiano. Roberto Caprara dice: la storia di Palagiano, di un territorio unitario che va dalla Gravina di S. Biagio al mare e che, in età tardo romana fu lo sterminato latifondo di un Pelagio dal quale deriva il suo nome, fundus Pelagianus, la sola etimologia che la linguistica accetta per Palagiano. Può essere una coincidenza ma preferisco non addentrami in quanto non mi compete. Una ricerca sul toponimo e sulla chiesa di S. Biagio ha prodotto che nelle carte catastali del territorio di Mottola viene riportata gravina di S. Biagio. Nel 1811 venne effettuata una Pianta dei fondi Casarutta e Felice, Marinara, Forsanello e Giunta, da parte dei periti Pietro Caramia, Giuseppe Campanella, Carlo Fasano, viene indicata gravina di S. Biagio. Anche nella Pianta della Difesa Marinara, dell ingegnere di acque e strade Annibale Valle del 1843 e ancora nello stesso anno 1843 venne redatta un altra carta Pianta della Difesa Marinara, dall architetto di acque e strade Annibale Valle, in entrambe si indica gravina di S. Biagio. Carte indicate e catalogate in: L. Bruno, L-D. Ragusa, Intendenza di Terra d Otranto, Demani comunali Cartografia Inventario, Archivio di Stato di Lecce, Lecce 2001. Rimane da capire come mai e da chi i topografi militari abbiano ricevuto l informazione del toponimo riportato nella carta del 1874. Per ora rimane un mistero. Franco dell Aquila