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Meditazione S.E. Mons. Claudio Maria CELLI in occasione del Convegno Internazionale 2016 della FCAPP 13 maggio 2016 Come è ormai tradizione dedichiamo i primi momenti di questa nostra mattinata ad una meditazione. Sottolineo il fatto che la mia vuole essere una riflessione alla luce della parola di Dio sulle tematiche che sono al nostro studio in questi giorni. Ho pensato di illuminare questo nostro cammino con un testo del Vangelo di Luca, Capitolo X. Il testo è semplicissimo, lo leggiamo insieme. Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: Maestro che devo fare per ereditare la vita eterna? Gesù gli disse: che cosa sta scritto nella Legge, che cosa vi leggi? Costui rispose: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso. E Gesù disse: hai risposto bene, fa questo e vivrai. Ma quegli, volendo giustificarsi disse a Gesù: chi è il mio prossimo? Gesù riprese: un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre, dall altra parte. Anche un levita giunto in quel luogo lo vide e passò oltre. Invece, un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino, poi caricatolo sopra il suo giumento lo portò ad una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente estrasse due denari e li diede all albergatore dicendo: abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti? Quegli rispose: chi ha avuto compassione di lui. Gesù gli disse: va e anche tu fai lo stesso. Amici, stamattina pensavo di illuminare questo nostro cammino proprio con questa parola del Signore Gesù, perché questa semplice parabola ci educa a 1

riscoprire che cos è l attenzione all altro. Cosa significa parlare di cultura dell incontro, andare all incontro dell altro. Ci aiuta a riscoprire che cosa significa farsi carico dell altro. È interessante, nell ultimo discorso del Beato Paolo VI alla chiusura del Concilio Vaticano II, egli disse che la parabola del buon samaritano era l espressione spirituale più vera e profonda di tutto il lavoro conciliare. Stavo guardando il tema del nostro incontro internazionale, in italiano suona: iniziativa imprenditoriale nella lotta contro la povertà, l emergenza profughi, la nostra sfida. Se ci fate caso, ci sono dei termini che si stagliano nettamente nella nostra riflessione. C è la parola iniziativa, la parola impresa, le parole lotta contro la povertà, c è il tema che ormai è una sfida sempre più forte: l emergenza profughi. Ecco un punto di riferimento per noi in questa nostra riflessione. C è un aumento dell income in the quality, anche nei paesi di più avanzato sviluppo che è diventato il top issue di maggiore impatto nel mondo di oggi. Uno dei nostri amici citava una frase della signora Lagarde, non devo spiegare a voi chi è, la quale dice in maniera molto precisa che: one is not to be altruistic to support policies, that will improve income of poor and middle classes. Every one will win because these policies are essential to make possible e more vigorous support and sustainable economic growth. Viene da una persona che è operativa nel campo della finanza, non è certamente una meditazione spirituale a livello ecclesiale. In questa prospettiva mi sembrava interessante ritornare ad alcuni concetti di Papa Francesco che vorrei lasciare a voi come riflessione della mattinata e di questo incontro internazionale. Parliamo di Europa, ma ci sono dei concetti che valgano a livello mondiale. Questa tentazione di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e di trasformazione. La tentazione a trincerarsi invece di privilegiare azioni che promuovono nuovi dinamismi nella società, capaci di coinvolgere, di mettere in movimento tutti gli attori sociali, gruppi, persone, nella ricerca di nuove soluzioni. 2

La tentazione che ci porta non tanto a proteggere spazi, quanto proprio generatrici di processi, è uno dei temi tipici di Papa Francesco; se andate a rileggervi Evangelii Gaudium lo troverete in maniera esplicita. È tipico nella sua riflessione, ed è quello che io oggi volevo sottolineare con voi. Molte volte non sappiamo dove ci conducono, certe iniziative, ma ha una grande importanza quella di instaurare nuovi processi. Direi che in questa prospettiva mi sembra che dobbiamo parlare di un nuovo umanesimo, e qui dovremmo camminare tutti insieme. Che cosa significa per noi parlare di un nuovo umanesimo? Papa Francesco lo identifica su tre capacità che vorrebbero essere stamattina il centro della nostra meditazione. La capacità di integrare, la capacità di dialogare, la capacità di generare. Certi riduzionismi o intenti uniformanti non generano valore, c è bisogno di una integrazione che trova nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia. Integrazione. Vi confesso che dalla mia piccola esperienza di una residenza universitaria, chi mi conosce sa che ne ho la responsabilità, dove si privilegia il talento di giovani con disagio economico, prima ancora che il Papa invitasse a fare questo gesto, abbiamo accolto due studenti universitari profughi, abbiamo un afgano e un etiope, tutti e due di religione musulmana. Immaginate in una casa che ha una ispirazione profondamente cristiana, ospitare due studenti universitari che invece sono di matrice culturale religiosa musulmana. Mi accorgo, perché lo tocchiamo con mano, sì, possono giocare a calcetto insieme, possono giocare a basket insieme, che è già qualche cosa, ma c è una integrazione che tocca il profondo, le movenze culturali, le movenze umane, per di più ciascuno porta la sua storia. Alcuni giorni fa parlavo con il ragazzo afgano il cui padre e lo zio vennero uccisi poco tempo fa dai talebani, lui mi diceva: io studio, ma ci sono dei momenti in cui la mia testa va per tutte altre sponde. Certamente c è un cammino di integrazione che non è facile, ma non risolviamo i problemi dell integrazione costruendo muri. Proprio per questo parlavo di una solidarietà nel modo in cui fare le cose e il modo in cui si costruisce la storia. Capacità di dialogo. La promozione di una 3

cultura del dialogo cercando con ogni mezzo di aprire istanze affinché questo sia possibile e ci si permetta di ricostruire il tessuto sociale. È interessante, mi piace molto questo, il Papa parla di un apprendistato e di una ascesi. Ecco perché questa mattina l ho posto come tema della nostra meditazione. C è bisogno di un apprendistato in un cammino di dialogo con l altro. Alle volte è facile etichettare, dare definizioni e incapsulare una persona. Non avete notato quanto a volte sia difficile in casa l arte del dialogo con l altro che non significa parlare solamente, ma dare accoglienza all altro? Se mi permettete, toccando tematiche, proprio perché questa è una meditazione: faccio fatica a parlare con mio marito, a parlare con mia moglie, faccio fatica a dialogare con i miei figli. Per non andare troppo lontano. Ecco perché c è bisogno di un ascesi, dice Papa Francesco. Me ne accorgo ogni giorno perché sono quelle realtà che non si percepiscono una volta per sempre, ma sono atteggiamenti umani che coinvolgono stili di essere, maniera di essere, cosa significa accogliere l altro. Dialogare significa creare uno spazio perché l altro possa entrare, che ci aiuti a riconoscere l altro come un interlocutore valido. Parlando del tema dei profughi ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l appartenente ad un altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato, apprezzato. Ricordate quel bellissimo discorso che Papa Benedetto fece a Lisbona, parlando agli uomini di cultura? Il tema era il medesimo se ci pensate bene. Guardare all altro non come un qualcuno che devo conquistare o che devo sopportare, no, guardare all altro come momento di ricchezza anche per il mio cammino personale. Se mi permettete una battuta, specialmente per noi italiani, una dimensione leghista la portiamo dentro tutti, non importa essere membri di un certo gruppo, in parte la portiamo dentro il nostro DNA. Una cultura che privilegia il dialogo come forma di incontro con l altro, l altro come momento di ricchezza nel mio cammino. Capacità di generare, nessuno può limitarsi ad essere spettatore né mero osservatore. 4

È interessante l atteggiamento di questo uomo samaritano che si fa carico dell altro, tutti siamo chiamati ad elaborare questa cultura e giorno per giorno a costruirla. Due sole parole sul ruolo preponderante dei giovani. Questo lo dico non per l esperienza che porto avanti da tanto tempo, coinvolgendomi nel lavoro con giovani universitari, ma è innegabile che ci vuole la loro reale partecipazione come agenti di cambiamento e di trasformazione. Alle volte io sogno anche un nostro incontro dedicato ai giovani, forse dovremmo trovare delle forme, trovare questo dialogo tra adulti e giovani perché poi chi costruisce nel cammino sono loro. L ultima parola sulla Chiesa. È una cosa che mi lascia sempre pensoso. Sono già varie volte che il Papa dice di avere un sogno. L avete ascoltato. Una Chiesa che è Madre. È vero, nei tempi passati parlavamo di una Chiesa che era maestra, io credo che debba mantenere questo suo ruolo perché è la sua funzione, ma abbiamo dimenticato una Chiesa che è Madre, che è accanto, che cammina con l uomo, che non giudica, che accoglie. Quante volte mia madre può non condividere le scelte che ho fatto, ma mia madre mantiene sempre la porta aperta per il mio tornare a casa. Cito un piccolo esempio di un amico, un avvocato, lo conosco dalla sua infanzia, adesso vive con un compagno, per toccare temi alquanto abbastanza conosciuti oggigiorno, gli domandavo: come va a casa? E lui mi rispose: mia madre mi ha accettato ed ha accettato anche il mio compagno, mio padre fa finta di non saperlo. Una Chiesa che è Madre, in questa prospettiva una Chiesa che va incontro alle ferite dell uomo. Portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia, che consola, che incoraggia. Ecco perché questa non è una lezione, ma una meditazione, io penso che se dovessi domandare tutti alzerebbero la mano dicendo che sono membri della Chiesa. Ebbene, una Chiesa ricca di testimoni e solo questa Chiesa potrà ridare l acqua pura del Vangelo all uomo di oggi. C è una bellissima espressione di Paolo VI, quando affermava che la Chiesa oggi non ha bisogno di maestri, ma soprattutto di testimoni; i giovani oggi 5

vogliono più testimoni che maestri, se accettano il maestro lo fanno perché è testimone. Stamattina volevo concludere la nostra riflessione proprio con questa immagine: solo una Chiesa ricca di testimoni può ridare l acqua pura del Vangelo all uomo di oggi che cammina assetato lungo le strade deserte del mondo. È interessantissimo! Sapete che per parecchi anni mi sono dedicato al tema della comunicazione, abbiamo delle tecnologie comunicative impressionanti eppure mai come oggi l uomo si sente così solo; c è una solitudine profonda dell uomo e l uomo ha bisogno ancora una volta di questa acqua pura, l acqua pura del Vangelo. Gliela potrà offrire solamente una Chiesa ricca di testimoni. È in questa prospettiva che vi auguro veramente un buon cammino nella ricerca di quei tre momenti che Papa Francesco ama indicare, una cultura, una capacità di integrare, una capacità di dialogare, una capacità di generare. Buona giornata a tutti. 6