Lettera enciclica Laudato Sii

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Transcript:

Lettera enciclica Laudato Sii Nell incontro del 16 gennaio 2016, l Ordine Francescano Secolare di Avellino-Roseto è stato guidato da Sr. Daniela Del Gaudio suora Francescana Immacolatina in una disamina della Laudato Sii, l ultima eciclica del Papa. Questa enciclica afferma suor Daniela ha questo nome perché si ispira a San Francesco, ma in realtà il Papa richiamandoci all attenzione per il creato, vuole trasmetterci, soprattutto ai laici, questo insegnamento: riscoprire di essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Francesco ha scritto il Cantico delle Creature alla fine della sua vita, dopo aver ricevuto le stimmate e, quindi, nella sua piena maturità spirituale. Francesco era felice anche quando vedeva una pietra levigata, perché pensava che Dio l avesse preparata per lui e i suoi frati, questo da l idea di come lui intendesse che tutto il creato fosse in armonia. Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, quindi siamo noi stessi terra e la terra protesta per il danno che le provochiamo, a causa dell uso sbagliato che ne facciamo. Infatti troppo spesso l uomo abusa dei beni che Dio ci ha messo a disposizione. L enciclica non è un documento politico, ma teologico, infatti nei primi punti, Papa Francesco richiama la dottrina della Chiesa emanata dai suoi predecessori. L ecologia integrale di cui parla Papa Francesco richiama all armonia che esisteva all inizio della creazione, nel Paradiso, e a cui è necessario ritornare. Ogni capitolo dell enciclica affronta argomenti diversi e il filo logico che li collega è l aspetto teologico. La preoccupazione del Papa è questa: Che tipo di mondo lasceremo a chi viene dopo di noi? Ma il Papa pone l accento anche sul fatto di ritrovare il rapporto con noi stessi, perché uno dei principali problemi del nostro tempo è che non

stiamo bene con se stessi; oggi è tutto trascurato, partendo da noi stessi e così avviene anche con la natura. L enciclica del Papa ci richiama a prendere coscienza su cosa sta accadendo alla nostra Madre Terra e sulle conseguenze: La crisi dell acqua, l inquinamento, i cambiamenti climatici, la cultura dello scarto, ecc.. Anche lo stile di vita che uccide i valori veri crea scompensi al creato. E nel nostro stile di vita si sta facendo strada il pessimismo che nasce dalla mancanza di fede. La cosa più grave, però è che oggi manca anche la nostra testimonianza di cristiani per reagire a questo andamento e a questo pessimismo. Alla radice di questa dinamica, secondo il Papa, c è la cultura dello scarto che dovremmo combattere con il riciclo, cosa che andrebbe, però, contro l economia globale, per questo non è incentivata. Anche se l economia globalizzata non ci spinge ad assumere atteggiamenti corretti nei confronti dell ambiente, non possiamo girarci dall altra parte, quando il nostro fratello soffre a causa del nostro comportamento indiscriminato. Anche nelle Zone a noi vicine, come nella terra dei fuochi, viviamo situazioni di povertà e degrado a cui, putroppo, ci stiamo abituando. L attuale modello di sviluppo condiziona la qualità della vita della maggior parte dell umanità. Molte città diventano grandi strutture inefficienti che consumano acqua ed energia, ma rimanengono invivibili. Bisogna ascoltare il grido della terra e dei poveri, ammonisce il Papa che rileva una certa staticità a cambiare gli stili di vita attuale. Il Papa ci parla della luce che offre la fede, perché la scienza non ci può dare tutte le risposte. Noi francescani dovremmo fare del Vangelo il nostro pane quotidiano che ci illumina in tutto il nostro modo di essere. Se perdiamo questa relazione con Dio, perdiamo di vista quello che è il nostro vero destino: Essere chiamati alla gloria. Questa relazione con Dio ci porta a vivere bene il rapporto

con l altro e con il creato. Meditare quotidianamente la parola di Dio ci aiuta a vivere meglio la relazione con l altro. Contemplare non significa rinchiudersi in una nicchia, ma vivere il rapporto con Dio anche nella quotidianità, imparando a confidare nella Provvidenza. É nella Provvidenza, infatti, che si legge l armonia del creato, in quest armonia, ogni creatura ha una funzione, nessuno è superfluo. Francesco era contento perché era sicuro che Dio avrebbe provveduto a lui, per cui non c era niente che lo preoccupasse. Le cose che ci circondano rispondono a un disegno di Dio. Le nostre preoccupazioni non devono mai toglierci la gioia della vita. Nell ultimo capitolo, il Papa chiede di rispondere a questa crisi di formazione con l educazione. Educare all alleanza tra l umanità e il creato: Puntare ad uno stile di vita alternativo (la raccolta differenziata, la lotta allo spreco dell acqua e dell energia elettrica ). Il modello di vita che avevano cent anni fa era basato sull agricoltura e quindi si rispettavano i ritmi della natura. L enciclica si conclude ponendo la Trinità come modello da seguire, dove ugnuna delle tre Persone vive in comunione con l altra. IL CANTICO DELLE CREATURE Nell incontro di formazione Ofs di Avellino-Roseto, del 9 gennaio 2016, p. Gianluca Manganelli ha fatto una riflessione su uno degli scritti più famosi di S. Francesco: Il cantico delle Creature, attraverso cui, il relatore, ha

sottolineato l importanza del canto per la vita di Francesco. Il canto è la tipica espressione del suo modo di essere. Nell ultima parte del recital Forza venite gente, il padre di Francesco, Pietro di Bernardone, afferma proprio questo, cioè sapere di avere un figlio che canta, anche se non immagina che sarebbe diventato Santo. Francesco esprime con il canto i suoi sentimenti, a volte con canti in francese. La Letizia che porta dentro l anima non trova altra espressione che quella del canto. Si può paragonare la Letizia di Francesco alla gioia degli apostoli che ricevono lo Spirito Santo ed esprimono la loro ebbrezza, parlando in varie lingue, quando escono fuori dal Cenacolo. Nella Vita Prima di Celano si parla di un Francesco che esorta le creature a lodare Dio. Questo lo troviamo anche nell Antico Testamento quando Re Davide esorta la natura a lodare Dio, oppure, ancora, quando i tre giovani cantano nella fornace ardente. un altro momento in cui esprime col canto la gioia che ha nel cuore è quando realizza il presepio di Greccio, in quell occasione anche Francesco canta di gioia insieme a tutti i presenti. Francesco, però, canta anche nei momenti di sofferenza; faceva ricorso al canto nei momenti di prova e di tentazione, infatti il Cantico delle Creature nasce proprio in questa circostanza, cioè vicino alla sua morte. Anche le sue prediche si concludevano con Francesco che esortava i presenti a cantare le lodi di Dio. Il canto era anche strumento di riconciliazione tra due contendenti: Beati quelli che perdonano per lo tuo amore Al termine della sua vita invita i canti a cantare le lodi ed è come se scegliesse la colonna sonora della sua vita che è proprio il Cantico delle Creature: [F.F.263] Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so le laude, la gloria e l honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfane, et nullu homo ène dignu Te mentovare. Laudato sie, mi Signore, cum tucte le Tue creature,

spetialmente messor lo frate Sole, lo quale è iorno et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si, mi Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si, mi Signore, per sor Acqua la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si, mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba. Laudato si, mi Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke l sosterrano in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no l farrà male. Laudate e benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. Per Francesco le creature sono considerate soprattutto nel loro aspetto positivo. Mentre contempla le creature, Francesco si meraviglia; riesce a vedere la bellezza originale che c è nelle creature perché in esse c è la significazione di Dio. Tutte le creature gli parlano di Dio; la creatura bella per eccellenza è quella che porta in se tutta la bellezza dell universo creato, ecco perché Francesco si meraviglia quando contempla le cose, perché gli parlano del Signore. Nel cantico delle creature si esprime tutta la sua meravigliosa. Francesco si sente parte di questo cosmo che Dio ha fatto; vive in simbiosi con le creature. Francesco attribuisce alle cose i sentimenti che prova lui, cioè lui vede nell acqua, ad esempio, la castità e l umiltà

che vorrebbe avere lui stesso, così come vorrebbe essere fuoco per illuminare la notte ed essere robustoso e forte. Francesco è in sintonia, in armonia con il creato. Riesce a fare pace tra lo spirito e la materia. IL NOSTRO PRESEPE DI GRECCIO Rappresentazione della fraternità degli Araldini di Avellino- Roseto che ne Il nostro presepe di Greccio, hanno fatto rivivere le emozioni delle origini del presepe, per la prima volta realizzato a Greccio da Francesco d Assisi. UN POMERIGGIO AL CARCERE MINORILE DI AIROLA Già da un po di tempo mi ero riproposta di avvicinarmi al problema detenuti, convinta che il modo migliore per approfondirlo, sia quello di cercare un contatto ed essere il più possibile accogliente rispetto al loro vissuto ed ai loro errori. Per questo motivo appena mi è stata data dalla mia Fraternità di Avellino l opportunità di far visita al carcere minorile di Airola, l ho colta come l avvio di una attività che spero possa protrarsi nel tempo dal momento che personalmente già mi occupo di detenuti attraverso un volontariato di altra natura.

La visita al carcere di Airola si è aperta con la liturgia eucaristica nella cappella del carcere stesso a cui abbiamo partecipato noi appartenenti alle varie Fraternità campane Gi.Fra. ed OFS ed alcuni dei ragazzi detenuti, in particolare quelli a cui è data la possibilità di uscire anche per permessi personali. Al termine della liturgia animata con canti dalla Gi.Fra. di Airola, ci siamo tutti trasferiti nel cortile dove i detenuti sono soliti trascorrere il tempo di libertà vigilata a loro disposizione. Lì ognuno di noi ha avvicinato i ragazzi che nel frattempo si erano riuniti in gruppi e ci osservavano curiosi di capire cosa fosse questa novità assoluta per loro poiché erano tutti arrivati da poco. La maggior parte, naturalmente, mi è sembrata particolarmente attirata dalle tante ragazze che forse non si aspettavano di incontrare. Nel complesso posso dire che questa esperienza vissuta in un carcere minorile, costituisce sicuramente uno spunto per riflettere sulla fragilità dei ragazzi e delle famiglie moderne che sono una delle componenti che contribuisce alle scelte sbagliate ed alle strade intraprese seguendo falsi miraggi, anche in giovane età. Ma soprattutto spinge ad interrogarsi ed a cercare le risposte sul contributo che ognuno di noi porta nella propria famiglia ed anche fuori al fine di prevenire situazioni tristi quali quelle che ieri abbiamo solo intuito. Certamente ripetere questa attività anche durante la Quaresima quale momento forte dell anno liturgico, può costituire uno stimolo in più per chi si sente portato per questo tipo di esperienza, ma certamente non apporta grande sollievo ai ragazzi che oggi avranno già dimenticato i nostri volti che probabilmente non vedranno mai più; per cui mi auguro di avere tante altre esperienze come quella vissuta ieri in modo da colloquiare ripetutamente con qualcuno di loro cercando di essere convincente nel proporre le argomentazioni che a noi vengono dalla nostra fede senza, però, minimamente pretendere di catechizzare persone che in questo momento di tutto hanno bisogno meno che di una pesante catechesi.

RITIRO AVVENTO OFS AVELLINO- ROSETO Domenica 13 dicembre 2015, la fraternità Ofs di Avellino- Roseto ha vissuto una giornata di ritiro spirituale, in preparazione al Natale, presso l Istituto psicopedagogico di Prata Principato Ultra. Il ritiro ha avuto inizio alle ore 13, con il pranzo a sacco, che ha rappresentato il momento dell incontro e della condivisione. Dopo il pranzo, l incontro è entrato nel vivo, con una riflessione di p. Gianluca Manganelli sul tempo di Avvento, ma con una finestra aperta sul Giubileo Straordinario della Misericordia. Padre Gianluca Manganelli ha voluto iniziare la sua riflessione evitando di ripetere formule e definizioni ormai note a tutti, ma raccontando un dialogo avuto con alcuni bambini in una classe di catechismo, parlando dell Incarnazione. «L Incarnazione racconta p. Gianluca, riferendosi all episodio suddetto può essere spiegata con l esempio di un unghia tagliata male che può entrare nella carne. Allo stesso modo Dio desidera fare l esperienza della carne umana. A differenza dell unghia che quando entra nella carne fa male, quando Dio entra nella carne, è lui stesso a soffrire, perché c è il rifiuto da parte dell uomo. Nonostante tutto, questa Incarnazione continua ancora oggi. L incarnazione, infatti, è avvenuta più di duemila anni fa, ma avviene anche oggi ogni volta che celebriamo l Eucarestia. C è un altra incarnazione ancora, è quella del Volto di Dio che si

fa carne nell altro e nei poveri in particolare: nella persona che il Signore mi mette accanto, sperimento l incarnazione di Dio. Nel Vangelo del giorno (Luca 3,10-18) le folle, i soldati, il pubblicano chiedono a Giovanni il Battista cosa possono fare per accogliere quel messia che lui sta annunciando. E cosa posso fare io per prepararmi al meglio all avvento del Signore? Certamente vivere al meglio le mie responsabilità: in famiglia, sul luogo di lavoro nella vita di fraternità.». Dopo la sua breve riflessione, padre Gianluca ci invita a condividere i nostri propositi, per vivere meglio il nostro essere cristiano in questo tempo. «Il Giubileo Straordinario della Misericordia ci da l occasione per riflettere sul fatto che una strada maestra per cambiare il nostro atteggiamento e capire se siamo o meno discepoli di Cristo, è la scelta preferenziale per i poveri. Don Tonino Bello dice che i poveri non sono i destinatari dell evangelizzazione, ma chi evangelizza. Lo stesso ha fatto San Francesco che per comprendere il vero significato del Vangelo ha voluto recarsi presso i lebbrosi. San Paolo dice nella lettera ai Corinzi che senza la carità qualunque grande azione non avrebbe alcun significato e c è un parallelismo tra il brano della perfetta Letizia, di San Francesco, e l inno alla Carità di San Paolo. Nella Misericordiae vultus, Papa Francesco esorta tutti ad aprire il cuore alla misericordia, soprattutto di aprirlo agli ultimi. Le opere di carità, però, non si esauriscono nel donare il bene di cui si ha bisogno; a una persona nuda, infatti, non basta dare dei vestiti, ma ridargli anche della sua dignità. Don Milani diceva che chi fa un opera buona a un povero è come se pagasse un debito, conseguenza dell ingiustizia del nostro mondo». Alla domanda se era necessario indire un giubileo, Padre Gianluca risponde che dal Concilio Vaticano II in poi, tutti i papi hanno rilevato come la misericordia sia un riferimento su cui deve poggiare tutta la spiritualità della Chiesa di oggi. Papa Francesco oggi con l annuncio del giubileo straordinario

ha voluto porre l accento sulla misericordia e sulla tenerezza di Dio. Il Giubileo della Misericordia non è stato un idea per favorire il business, ma un opportunità per approfondire la spiritualità della tenerezza di Dio che diventa occasione di crescita per la Chiesa. La stessa Chiesa di Avellino si propone di realizzare almeno due opere-segno che rappresentano un opportunità di crescita per tutti. Riferendosi ancora al Giubileo, p. Gianluca riporta il pensiero di don Tonino Bello che in suo scritto, quasi profeticamente se seguiamo l impronta che papa Francesco sta dando alla Chiesa di oggi, diceva di sognare un Giubileo al contrario; oggi quando scriveva le persone si mettono in fila per entrare nella chiesa, lui sogna un giubileo dove la folla dalla Chiesa esce per andare verso le periferie. Dopo l intervento di p. Gianluca, alcuni Terziari si sono uniti alla celebrazione organizzata dalla Diocesi per l apertura della Porta Santa, presso il Duomo di Avellino, gli altri hanno proseguito l incontro insieme agli ospiti una volta li chiamavamo i bambini di Prata, oggi qualcuno arriva anche ai quarant anni della struttura che ci ha ospitato. PROMESSA REGIONALE ARALDINI 2015

IL PADRE MISERICORDIOSO Il giorno 05/12/2015 si è tenuto il primo incontro della Zona Interdiocesana di Avellino, presso il monastero delle sorelle clarisse di S. Lucia di Serino. All incontro hanno preso parte poche fraternità (Avellino-Roseto, Avellino-Cuore Immacolato, Montella, Serino), anche per il fatto che il sabato precedente c era già stata la preghiera di Avvento, proprio dalle clarisse. Di seguito sono riportati alcuni appunti presi durante la lectio divina di Suor Emanuela Basile sorella Clarissa del Monastero di Santa Lucia di Serino sulla Parabola del Padre Misericordioso Lc 15,11-32; obiettivo dell incontro era fare esperienza della Misericordia del Padre che riceviamo in dono e che siamo chiamati a donare. Se dovessimo perdere tutti il Vangelo e dovesse restare solo questa parabola, noi avremo conservato tutto il Vangelo: è una parabola paradigmatica. Il contesto, cioè quello che sta attorno, è una diatriba tra Gesù e farisei, perché il Cristo mangiava con i peccatori. Gesù viene a dire che cosa l uomo deve fare per essere perdonato. L uomo non deve fare proprio niente ma è un dono gratuito ricevuto da Dio. Per spiegare questo Gesù racconta tre parabole tra cui la pecora e la dramma perduta. La parabola è rivolta a noi direttamente. Chi figlio chiede al Padre dammi la parte di eredità? Di norma viene fatto alla morte del padre, inoltre il giovane che chiede è il minore che al tempo ha un importanza minore rispetto al primogenito. La richiesta di eredità è come se per il figlio il Padre fosse già morto. Il Padre gliela concede e la da anche al primo figlio, senza che glielo chiedesse. Con questo gesto il Padre vuole lasciare in libertà i figli e vuole che anche il primogenito diventi responsabile.

La legislazione del tempo diceva che al figlio maggiore fosse dato il doppio dell eredità rispetto al minore. Il libro del Siracide 33,21 consiglia di non concedere l eredità prima di morire, per non essere soggetto ai figli. La traduzione dal greco dice che il Padre ha dovuto la sua vita tra i due ragazzi. Il paese lontano dove si reca il figlio minore è un luogo non lontano come distanza, ma da tutto il suo bagaglio culturale, da quanto gli hanno trasmesso i suoi genitori. È come se andasse al ricerca di se stesso senza sapere dove andare. In questo paese dissipò tutto il suo patrimonio: In casa raccoglie tutto e lontano da casa perde tutto, costruito nella fatica di tanti anni. Il giovane andò a mettersi a servizio di un uomo del luogo che lo mise a pascolare i porci. Da qui si capisce che è un paese pagano, perché gli ebrei non allevano porci. Quindi va in un paese dove non hanno gli stessi valori. Ha lasciato un Padre per trovare un padrone. Nessuno gli dava da mangiare, ma poteva anche prenderlo da solo, significa che solo quello che ci viene donato vi da la vita e non quello che riusciamo a carpire. Tornato in se dice quanti salariati di mio padre vivono nell abbondanza Allora dice risorgerò, ecc. ecc. almeno non morirò di fame, quindi è ancora tutto basato sul bisogno. L immagine che ha davanti agli occhi è quella del Padre e vuole riscattarsi proprio davanti a lui. Osea era stato chiamato ad essere segno per il suo popolo. Dio gli aveva chiesto di prendere in moglie una prostituta, così visto che ogni tanto lei cadeva Osea la portò nel deserto per ritrovare il loro amore iniziale. Quando il figlio tornò a casa. Trovò il Padre che lo vide da lontano, lo aspettava perché non si era mai rassegnato alla partenza del figlio. Ne ebbe compassione, come nella parabola del samaritano. Ebbe compassione significa che le viscere materne si rivoltano e questo è attribuito a Dio soltanto. Quando vide il figlio corse verso lui. Nel mondo orientale una persona che corre è una persona che non ha la testa apposto, soprattutto se sposato. Il Padre perde tutta la sua

reputazione. Correndo il Padre cade sul suo collo in senso di abbandono. Come tra Giacobbe ed Esau. Il figlio dice al Padre la storiella che si era preparata, ma il Padre non lo fa continuare e dice ai suoi servi di portare la prima veste, cioè immagine di Dio, essere figlio, ciò che Adamo aveva perduto con il peccato; gli ridà la dignità di figlio. Poi gli mette l anello che è un sigillo che gli permetteva di esercitare gli atti giuridici così come li aveva prima. Il Padre è pazzo per suo figlio. Mettetegli i sandali ai piedi Solo i padroni mettevano i sandali e non i servi. Portate il vitello che indica il sacrificio e quindi tutta la scena è un richiamo all eucarestia. A questi punto cambia il quadro perché entra in scena il figlio maggiore. Luca dice il figlio più anziano, perché vuole toccare quelli che hanno provocato la parabola, cioè scribi e farisei. Il figlio più anziano era nel campo e quando torna a casa trova un clima di festa. Invece di avvicinarsi trova qualcuno a vedere, perché non si ritrova in questa gioia, non condivide l allegria del Padre. Se il figlio minore ha sbagliato la situazione del maggiore è ancora più grave. Il rifiuto del maggiore fa dire a Gesù che voi non siete entrati nel regno e non avete permesso ad altri di entrare. Il maggiore dice al Padre: Ecco da anni ti servo e mai mi hai dato un capretto perché facessi festa con i miei amici. Qui c è un aberrazione che cioè noi dobbiamo amare Dio attraverso il servizio che poi ci sarà ricompensato. Da qui scaturisce la falsa immagine di Dio che noi vediamo come un padrone e non come il Padre. Il figlio maggiore è rimasto a casa ma sotto la veste di schiavo e non di figlio. Il maggiore indica il fratello chiamandolo figlio tuo dinanzi al Padre, anziché chiamarlo fratello. Egli aggiunge che il minore ha dilapidato il patrimonio con le prostitute, cosa che non aveva detto il Padre. Il Padre rimette gli

equilibri in famiglia, dicendo: Questo tuo fratello In vari momenti della vita sono Padre, il figlio maggiore o il figlio minore ma quello che sono chiamato a fare è diventare Padre, questo è il percorso che dobbiamo fare. Dopo la lectio di suor Emanuela c è stato un momento di approfondimento con la divisione dell assemblea in tre gruppi di lavoro: Il figlio minore, il maggiore e il Padre. Ci siamo, poi, ritrovati in assemblea per fare le nostre considerazioni. Tra le varie osservazioni, una terziaria chiede: cos è che ci fa andare e perchè andiamo lontano? A questa domanda Suor Emanuela risponde che a volte è meglio andare lontano per tornare più maturi, piuttosto che rimanere parcheggiati nell ordine, senza crescere e interrogarci più. Alla fine siamo chiamati a divenire Padre, anche se durante la nostra vita a volte siamo i figli maggiori altre i figli minori. Gli esegeti non dicono che il figlio vuole tornare a casa, ma dal Padre e questo potrebbe essere dettato da un sincero pentimento. In questo modo lui capisce che la gioia non sta nelle cose. Anche Francesco è andato via dal padre ed è tornato con un idea nuova di paternità. Dio si può servire anche del bisogno materiale per tornare a Lui, ma poi è lì che sentiamo, invece il bisogno e l amore del Padre. Dopo la lectio, la parte restante dei partecipanti (visto che alcuni sono andati via per vari impegni) si è spostata in chiesa, dove, insieme alle sorelle clarisse, abbiamo celebrato una intima e molto sentita liturgia dei vespri, guidata da p. Giuseppe Iandiorio che ci ha raggiunto alla fine dell incontro.

LODI DI DIO ALTISSIMO Appunti tratti dall incontro di formazione alla fraternità Ofs del Roseto di Avellino, tenuto da P. Gianluca Manganelli OFM Cappuccini sugli Scritti di San Francesco, in particolare sono state commentate le Lodi di Dio Altissimo. Francesco, come San Paolo ha nel Vangelo inteso come Gesù Cristo morto e risorto, il suo punto di riferimento e tutti i suoi scritti sono orientati alla esortazione a vivere il Vangelo in maniera autentica. Francesco scrive non direttamente ma sotto dettatura, altre volte riferisce ad un frate che poi elabora il suo pensiero. Le laudi e preghiere fanno parte di una delle tre parti in cui si dividono gli scritti di Francesco. La preghiera Alto e glorioso Iddio secondo alcuni è attribuita a San Francesco, ma non è stata scritta da lui. Le lodi di Dio altissimo sono la preghiera figlia dell esperienza sulla Verna. Nelle preghiere si può capire il rapporto che Francesco ha con Gesù e tutto quello che lui ha scaturisce proprio da questa sua vita di preghiera. Nelle preghiere c è tutta la sua fede. Le fede è la roccia su cui ti aggrappi dove costruisci la tua casa, perché è un luogo stabile. Così è per Francesco che in Gesù trova la sua ricusa, si punto di riferimento. Nelle preghiere cu sino anche i suoi desideri: l intimità con il Signore e con I fratelli. L aspirazione di Francesco è la santità; fare fraternità in Dio tutti insieme. Francesco Si intrattiene nella preghiera perché desidera stare con Dio, tutti insieme. Da questi deriva il suo desiderio espresso nel perdono di Assisi, dove diceva di voler portare tutti in paradiso. La preghiera di Francesco non è di richiesta, ma tutta estatica; Francesco quando prega esce fuori di sé. Francesco è contento per i doni ricevuti e il suo atteggiamento è di ringraziamento; a Dio restituisce la

lode, la gloria. Nelle preghiere si manifesta l atteggiamento desiderio di Francesco: Avere sente di al centro dei suoi pensieri. Anche le preghiere come gli altri scritti sono state dettate da Francesco. Le fonti di ispirazione sono la sacra scrittura e la liturgia, difficilmente utilizza parole sue. Il linguaggio dell amore è il silenzio e in esso riceve e da al Signore. Francesco ha una buona memoria, ad esempio l ufficio della passione del Signore è un collage di salmi. Settembre 1224. Nel giorno dell esaltazione della croce Francesco se ne va sulla Verna a pregare. F.F.635. Mentre il Santo era sul monte della Verna, chiuso nella sua cella, un confratello desiderava ardentemente di avere a sua consolazione uno scritto contenente parole del Signore con brevi note scritte di proprio pugno da san Francesco. Era infatti convinto che avrebbe potuto superare o almeno sopportare più facilmente la grave tentazione, non della carne ma dello spirito, da cui si sentiva oppresso. Pur avendone un vivissimo desiderio, non osava confidarsi col Padre santissimo ma ciò che non gli disse la creatura, glielo rivelò lo Spirito. Un giorno Francesco lo chiama: Portami gli dice carta e calamaio, perché voglio scrivere le parole e le lodi del Signore, come le ho meditate nel mio cuore. Subito gli portò quanto aveva chiesto, ed egli, di sua mano, scrisse le Lodi di Dio e le parole che aveva in animo. Alla fine aggiunse la benedizione del frate e gli disse: Prenditi questa piccola carta e custodiscila con cura sino al giorno della tua morte. Immediatamente fu libero da ogni tentazione, e lo scritto, conservato, ha operato in seguito cose meravigliose. Un frate tentato da un momento di crisi vuole uno scritto di Francesco che scrive di suo pugno le Lodi di Dio Altissimo. Frate Leone scrive a margine di questa reliquia che questa preghiera gli è stata scritta da Francesco e questa reliquia è assolutamente originaria e quella di foglietto è proprio la scrittura di Francesco.

Questa preghiera è stata partorita proprio durante l esperienza delle stimmate. [261] LODI DI DIO ALTISSIMO Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo, Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra. Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dèi, Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero. Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza, Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete. Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza, Tu sei giustizia, Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza. Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio. Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore. Quando sono state fatte le traduzioni non c è mai l invocazione, non è Francesco che chiama il Signore, ma va verso il Signore e si fonde con Lui. Il credente non ha più il cuore che batte per se, ma il suo cuore batte con quello di Dio. Sulla Verna non esiste più Francesco, ma esiste Francesco in Gesù. In quella fase della sua vita Francesco vive la sofferenza della croce dovuta alla dell ordine per la sua fraternità e al momento di deserto della sua fede. Noi non siamo angelo e il peso di questa fragilità richiede uno sforzo da parte del credente. Il Signore ci da dei doni che però devono fruttificare Grazie al nostro impegno.

FESTIVAL FRANCESCANO 2015 Dal 25 al 27 settembre 2015 si è svolto a Bologna il Festival Francescano che nasce come iniziativa del Movimento Francescano dell Emilia Romagna, per diventare, poi, un appuntamento di confronto, condivisione, approfondimento, di tutto l Ordine Francescano Secolare e Gioventù Francescana d Italia. Il tema del Festival è stato: Sorella Terra, per approfondire una delle tematiche fondamentali del nostro tempo, oggetto di studio da un lato, per cercare tecnologie sempre meno inquinanti e sostituire quelle esistenti, e di riflessione dall altro (come l enciclica di papa Francesco Laudato Sii ) che sono orientate alla sensibilizzazione e alla proposta di nuovi stili di vita, più rispettosi della nostra madre terra, ma anche di chi ci sarà dopo di noi. L organizzazione prevedeva varie conferenze, dibattiti, spettacoli, attività per bambini, ecc. con la presenza anche di personaggi di rilievo come: Massimo Cacciari, Alex Zanotelli, Pupi Avati, Paolo Curtaz I vari appuntamenti si svolgevano in luoghi diversi e anche in momenti diversi della giornata. Il centro del festival erano, però, le piazze Maggiore e del Nettuno, dove erano ubicati vari stand e un ampia platea, per le principali manifestazioni. All interno del Festival Francescano 2015 si è tenuto il CAPITOLO DELLE STUOIE. dell Ordine Francescao Secolare, momento d incontro di tutta la fraternità nazionale che nel pomeriggio del 26, di fronte alla basilica di S. Petronio, si è ritrovata per celebrare la liturgia del mandato missionario. La liturgia è stata presieduta da Mons. Rino Fisichella Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione che ha fatto una profonda riflessione sulla parabola del Padre Misericordioso (nel video è

riportato l intervento di Mons. Fisichella). Il tema della missione che vedrà protagoniste tutte le fraternità dell Ofs d Italia è: PER-DONO, in linea con l Anno Santo della misericordia, proclamato da papa Francesco, ma anche con la ricorrenza dell ottocentesimo anniversario del Perdono di Assisi. Alla fine della celebrazione i ministri regionali presenti hanno ricevuto dal ministro nazionale Remo Di Pinto il mandato missionario e, a loro volta, dovranno condividerlo con i ministri delle varie fraternità locali. La domenica mattina, alle ore 10 con diretta su retequattro abbiamo tutti partecipato alla Santa Messa celebrata dall arcivescovo di Bologna, nella basilica di San Petronio, per l occasione gremita di francescani. Le cose che vi ho raccontato sopra sono solo un accenno a quello che è stato organizzato e vissuto in questi giorni e, certamente, nel prossimo futuro saranno pubblicati degli atti che descriveranno in modo più dettagliato come è stato vissuta l edizione 2015 del Festival Francescano. Il mio era solo un modo per trasmetere un esperienza e far venire la voglia di approfondire. Le mie considerazioni? E stata una manifestazione bella da vivere, sicuramente meno bella da organizzare! Mi sembrava di partecipare ad una piccola GMG, per il fatto che c erano queste conferenze itineranti e c era un atmosfera di festa e di gioia in tutta la piazza. Un occasione in più per uscire dal proprio guscio per confrontarsi con una realtà che cammina, per stare al passo dei tempi e per non deludere le attese di chi conta ancora sulle nostre spalle, per sorreggerla nella lotta al relativismo e all assenza di valori. Ciro d Argenio

NAVIGANDO PER IL CREATO 2015 Domenica 6 settembre 2015 si è consumato l ormai consueto appuntamento della minicrociera di beneficienza Navigando per il creato, organizzata dall Ordine Francescano Secolare e dalla Gioventù Francescana della Campania e Basilicata. L iniziativa ha avuto il triplice obiettivo di: raccogliere fondi per le iniziative missionarie dell Ofs e della Gifra regionali, riflettere sulla salvaguardia del creato e, perchè no, fare fraternità. Il primo obiettivo era in funzione dei partecipanti, più persone c erano, maggiore sarebbe stato il ricavato. Il numero dei partecipanti quest anno non ha raggiunto quota 300, forse anche per il poco entusiasmo che ha suscitato l iniziativa che, in fin dei conti, proponeva lo stesso itinerario da tre anni a questa parte; ma deve lasciar riflettere come tante fraternità abbiano considerato secondario questo appuntamento e, quindi, l hanno praticamente ignorato. Il secondo obiettivo era la salvaguardia del creato e in questo ci ha accompagnato l enciclica del Santo Padre, papa Francesco: Laudato Sii che ci offre tanti spunti di riflessione per un approccio diverso nei confronti dei beni che ci dona madre natura e che stiamo consumando con avdità, senza preoccuparci di lasciare qualcosa a quelli che vengono dietro di noi I NOSTRI FIGLI, NIPOTI Il terzo obiettivo era la festa e, dove c è Gi.Fra. c è festa! La giornata è iniziata a Pozzuoli, dove già prima delle 8.30 molte persone avevano preso posto sulla nave che ci avrebbe accompagnato a Nisida. Con pochi minuti di ritardo sulla tabella di marcia (partenza prevista alle ore 9) abbiamo abbandonato il porto di Pozzuoli e ci siamo diretti verso la

nostra meta. Le notizie che ci arrivavano dall altro lato erano che dopo Capo Miseno avremmo trovato un po di onde lunghe e, quindi avremmo ballato un po : e così è stato ma, grazie a Dio, tutto è passato senza grosse difficoltà, se si esclude il mal di mare di qualche bambino! Appena sbarcati a Procida ci siamo radunati sullo spiazzo antistante la chiesa dedicata alla Madonna e a S. Giovanni Battista. Dopo un breve ristoro, ci sono stati i saluti del sindaco di Procida, dott. Raimondo Ambrosino, dell assessore all ambiente e poi del nostro ministro regionale, Antonio Nappi, cui ha fatto seguito la voce delle varie associazioni che hanno partecipato all evento anche attraverso degli stands, distribuiti sul perimetro della piazza. E stato da più parti sottolineato il valore dell iniziativa che si pone l obiettivo di salvaguardare il creato anche attraverso gesti semplici, quelli possibili, per poi, un giorno, arrivare a quelli impossibili. Subito dopo ci siamo trasferiti tutti in chiesa, dove c era, finalmente, un po di fresco, ma eravamo tanti e quindi l aria era quasi irrespirabile. La Santa Messa è stata celebrata da Don Lello Ponticelli, decano del 1 decanato di Napoli che, ancora una volta, ha sottolineato, usando anche le parole tratte dall enciclica di papa Francesco, Laudado Sii, come ciascuno di noi può fare tanto per la salvaguardia del creato, con piccoli gesti concreti ma, soprattutto con un cambio di mentalità che non pone più l' io al centro, ma l' altro. Dopo la celebrazione eucaristica siamo ritornati sulla piazza, dove la GiFra ha coinvolto tutti: frati, terziari, ecc. in balli al ritmo dei tormentoni delle ultime estati, dopodichè c è stato dato il mandato, per vivere nella nostra vita quanto meditato. Finalmente l ora del pranzo! La seconda parte della giornata era stata organizzata secondo tre itinerari: il primo era rivolto alla missione, cioè la pulizia di una spiaggia, il secondo alla visita alla spiaggia della

Chiaiolella e il terzo all Abbazia di San Michele Arcangelo. Io e mio figlio Andrea ci siamo arrampicati, seguiti dal resto della famiglia che, però, è stata accompagnata in auto da una gentile signora del posto, all Abbazia dell arcangelo Michele. E stata una visita molto bella, sia dal punto di vista paesaggistico, sia storico-architettonico. Ho potuto apprezzare le bellezze del centro storico di Procida e anche le caratteristiche casette colorate del suo porticciuolo che, ci è stato spiegato, hanno un colore diverso, perchè i marinai del posto da lontano dovevano riconoscere la loro casa. Molto bella anche l abbazia di san Michele che racchiude in essa tanta storia e tradizioni. Mi hanno colpito, in particolare le tradizioni delle sepolture per la gente comune e per le due confraternite del luogo che durante la setimana Santa danno vita a due manifestazioni molto suggestive. Alle 17 siamo ripartiti per Pozzuoli e, un po per la stanchezza, un po perchè il mare era più calmo, molti ne hanno approfittato per un rigenerante riposino. PACE E BENE N.B. Questo è il volantino che è stato preparato per l occasione, con stralci tratti dalla citata enciclica del papa.