PARROCCHIA SAN MICHELE ARCANGELO. Adorazione Eucaristica

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PARROCCHIA SAN MICHELE ARCANGELO Adorazione Eucaristica GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2013

CANTO G. In molti c è la convinzione che l uomo possa salvarsi come uomo facendo appello unicamente alle sue risorse. L uomo salva l uomo mediante la scienza, la politica, l arte... E perciò più che mai necessario che i cristiani annuncino al mondo Cristo come salvatore. La salvezza che egli porta non è antagonista della salvezza umana. Anzi la conduce a pienezza. Con la celebrazione dei sacramenti, specie dell Eucaristia, essi testimoniano la necessità dell intervento divino sulla vita dell uomo, si mettono sotto l azione di Dio presente con il suo spirito, e fanno l esperienza privilegiata della giustificazione ottenuta mediante la fede in Gesù Cristo. Devono perciò essere continuamente vigilanti per non partecipare ai sacramenti con spirito farisaico. CANTO Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14) In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi, a differenza dell altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». G. Nella parabola ci sono due modi di concepire l uomo e il suo rapporto con Dio. La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie a Dio. Solo apparente però. In realtà è un pretesto per lodare se stesso e non Dio, compiacersi di sé per la mancanza di ogni peccato e per il merito delle buone opere, in forza delle quali si ritiene giustificato ed «esige» da Dio la ricompensa. La preghiera del fariseo non è preghiera, anzi è l opposto. Il pubblicano invece è «nella verità»: è consapevole della sua colpa e di non avere meriti davanti a Dio. Chiede grazia. La sua è vera preghiera. Perciò dietro i due personaggi della parabola si può scorgere l opposizione tra due tipi di giustizia: quella dell uomo che ritiene di poterla realizzare col compimento perfetto della legge e quella che Dio concede al peccatore che si riconosce tale e che si converte. TUTTI Dal Salmo 33: Il povero grida e il Signore lo ascolta. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. 2

3 Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. 1L. Nella parabola raccontata, Gesù ci dà un altro insegnamento sulla preghiera, precisamente sulle disposizioni interiori necessarie per pregare bene ed essere esauditi. 2L. Qui sono messe a confronto due persone che pregano: il fariseo e il pubblicano. I loro atteggiamenti sono in completo contrasto tra loro: il fariseo sta in piedi, il pubblicano invece si ferma a distanza, non osa neppure alzare gli occhi al cielo e si batte il petto. 1L. Il fariseo è pieno di sé e ringrazia Dio di non essere come gli altri. È pieno di disprezzo per le altre persone, e dice: 2L. «O Dio ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano». 1L. Egli si separa da tutti gli altri, credendo così di essere gradito a Dio. Poi presenta a Dio i suoi meriti: 2L. «Digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». 1L. Così pensa di essere esaudito da Dio. 2L. Il pubblicano, invece, non fa una lunga preghiera, ma una preghiera umile. Si batte il petto, dicendo: 1L. «O Dio, abbi pietà di me peccatore». 2L. E Gesù conclude: «Questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato». La preghiera del fariseo non è stata gradita da Dio, a differenza di quella del pubblicano. CANTO 1L. Si tratta di due atteggiamenti religiosi molto diversi. Gesù ci mette in guardia contro la tentazione di pregare come il fariseo il quale pensa di essere giusto e disprezza le altre persone. 2L. Se vogliamo essere esauditi da Dio, dobbiamo essere pieni di misericordia, di bontà e di comprensione per gli altri, non separarci da loro, ma presentarci a Dio assieme a loro, anche se sono peccatori.

1L. Gesù ha insegnato sempre questo modo di santificazione: non per mezzo della separazione, ma per mezzo della partecipazione, della comunione e della bontà misericordiosa. 2L. Per noi è abbastanza spontaneo pensare di piacere a Dio presentandoci a lui separati dagli altri, che, secondo noi, non piacciono a Dio, perché sono ladri, ingiusti, adulteri. 1L. In realtà questo modo di santificazione non raggiunge il suo scopo, perché proprio Dio è un Dio misericordioso, che vuole perdonare, accogliere tutti quanti i suoi figli. 2L. Perciò è necessario presentarsi a lui in unione con gli altri, non separarsi da loro, anche se essi hanno dei difetti o dei torti. 1L. Gesù è venuto per portare sulle sue spalle i peccati del mondo. Quando preghiamo, anche noi dobbiamo portare sulle nostre spalle i peccati del mondo; altrimenti non corrispondiamo al desiderio del Padre celeste. 2L Alla fine della parabola Gesù dice: «Chi si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Il Vangelo oggi ci offre molti insegnamenti sulla preghiera. 1L. Il primo è quello dell'umiltà. Bisogna presentarsi a Dio con umiltà e con la solidarietà verso le altre persone, con un atteggiamento fraterno, e non con un comportamento superbo o ostile agli altri, separandosi da loro. 2L. Il secondo insegnamento è quello della fiducia, che si accompagna all'umiltà. Il Signore è pieno di bontà verso gli umili; quindi chi prega con umiltà può essere sicuro di venir esaudito. 1L. Il terzo insegnamento è quello del perdono. Gesù ha insistito sulla necessità di perdonare; ha inserito nel Padre nostro una domanda in cui c'impegniamo a perdonare agli altri, per ottenere anche noi l'indulgenza divina. 2L. Umiltà, fiducia e perdono sono atteggiamenti che dobbiamo avere sempre nella preghiera, in unione con il cuore di Gesù. TUTTI Oh, se si ripetesse nella famiglia cristiana di questi giorni quello che sappiamo essere avvenuto a Gerusalemme tra gli Apostoli, dopo l ascensione di Cristo al cielo, quando tutta la Chiesa, nata da poco, in assoluta concordia di animi si unì a Pietro, Pastore degli agnelli e delle pecore, e pregò con lui e per lui! E si degni l adorabile Spirito di Dio, accondiscendendo alle aspettative di tutti, di accogliere questa supplica, che ogni giorno gli viene rivolta da ogni parte della terra: "Rinnova in questa nostra epoca i tuoi prodigi, quasi come con una nuova Pentecoste, e concedi alla Santa Chiesa che, 4

CANTO perseverando concordemente e assiduamente con Maria, la Madre di Gesù, e guidata da San Pietro, estenda il regno del divin Salvatore, regno di verità e di giustizia, regno di amore e di pace. Amen. (Humanae Salutis, 23) 3L. Se domenica scorsa abbiamo meditato sulla «necessità di pregare sempre, senza stancarsi», oggi nel vangelo Gesù ci dà un altro insegnamento sulla preghiera, mettendoci una precisa domanda: quale immagine di Dio, di noi stessi e degli altri muove la nostra preghiera? 4L. Gesù disse questa parabola per alcuni che immaginavano, di essere giusti e disprezzavano gli altri. 3L. L'annotazione con cui si apre il brano del Vangelo tocca ciascuno di noi: siamo, infatti, sempre tentati di sentirci giusti, di giustificare ogni nostro comportamento. 4L. La via più breve per arrivare a questo scopo consiste nel condannare gli errori altrui, il che consente di lasciare in pace la propria coscienza ed evita la fatica di ammettere i propri peccati. 3L. In questo modo finiamo per essere ciechi davanti ai nostri errori e ci allontaniamo da Gesù. 4L. Quest atteggiamento si riflette anche sul nostro modo di pregare, come ci rivela la parabola odierna. 3L. «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano». A prima vista la contrapposizione non può essere più netta: da una parte un «uomo religioso», stimato come persona pia ed esemplare; dall'altra un pubblicano, colui che svolge il mestiere dell'ingiusto esattore di tasse, la figura tipica del peccatore pubblico, riconosciuto tale da tutti. 4L. Entrambi salgono al tempio per entrare in comunione con Dio, ma le loro preghiere sono agli antipodi. 3L. Il fariseo sta in piedi, nella posizione di chi è sicuro di sé, e «si rivolge a se stesso» in una sorta di monologo. 4L. Le sue sono parole in cui si nasconde uno stravolgimento della preghiera: il fariseo sostituisce il suo «io» a «Dio» e rende grazie non per ciò che Dio, nel suo amore fedele, ha fatto per lui, ma per ciò che lui stesso ha compiuto per Dio! 3L. È evidente che in una simile preghiera l'intero rapporto con Dio è snaturato: la chiamata alla fede diventa un privilegio, l'osservanza della Legge una garanzia, l'essere in una condizione morale retta un pretesto per sentirsi superiore agli altri. 5

4L. Chi è convinto di essere giusto s illude della propria pretesa perfezione e non pensa di dover cambiare, ma è spinto innanzitutto al disprezzo verso gli altri. 3L. I peccati evidenti del pubblicano invece lo rendono oggetto di presa in giro da parte di tutti; per questo egli è andato al tempio con la coscienza, resa più bruciante dal giudizio altrui, di essere un peccatore. 4L. Quest'uomo non osa avvicinarsi al Santo dei santi, là dove c'è la presenza di Dio: non ha nulla da vantare, ma sa che può solo implorare misericordia da parte di Dio. 3L. Sì, l'autentico incontro con Dio e con Gesù Cristo coincide con la rivelazione all'uomo del proprio essere peccatore, cioè con la scoperta dell'abissale distanza che lo separa dal Signore. 4L. Ecco perché la preghiera: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» è quella che meglio esprime la nostra condizione: siamo chiamati a riconoscere le nostre cadute e ad accettare che Dio le rivesta con la sua inesauribile misericordia, l'unica cosa veramente necessaria nella nostra vita. 3L. Indicativa è la conclusione di Gesù, lui che era disprezzato proprio dai farisei per il suo mangiare con i pubblicani: 4L. «Il pubblicano a differenza dell altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 3L. Il pubblicano, infatti, prega presentandosi a Dio con grande realismo, accettando di essere conosciuto da lui per ciò che egli è: un peccatore bisognoso di misericordia. 4L. Solo chi ha «il cuore spezzato» da questa consapevolezza può rivolgere a Dio, in comunione con i fratelli e le sorelle, «la preghiera dell'oppresso che arriva fino alle nubi». TUTTI Ogni giorno il mondo mi dice che vincerò se passo avanti agli altri a costo anche di spintoni, se riesco a fregiarmi di medaglie luccicanti anche se prive di valore, se so vestirmi con le penne del pavone. Ma tu, Signore, sei diverso e, perciò, devo cambiare modo di pensare. Oggi ho capito, infatti, che vincerò solo se riesco a venirti davanti senza essere truccato, disposto a riconoscere i miei peccati anziché elencarti quelli degli altri ed i miei meriti. Solo in questa maniera potrò uscire di qui e sentirmi nuovo, reso tale non dalla mia vanteria, ma dalla tua misericordia. 6 CANTO

7 PREGHIERE SPONTANEE PADRE NOSTRO G. Se vogliamo entrare in una relazione autentica con Dio, dobbiamo evitare due ostacoli decisivi. È quello che tu ci insegni, Gesù, con la parabola del fariseo e del pubblicano. Quando ci consideriamo giusti, quando ci riteniamo speciali perché osserviamo scrupolosamente ogni regola e ogni comandamento, quando arriviamo a pensare che Dio sia in debito con noi e che abbiamo diritto alla sua ricompensa, allora non c è alcuna possibilità di un rapporto vero con lui. La nostra arroganza ci taglia fuori dalla sua misericordia, il nostro orgoglio ci impedisce di accogliere il suo amore, i meriti che squaderniamo ci tolgono il sapore della sua grazia. E finiamo col disprezzare quelli che sbagliano, quelli che commettono peccati, quelli che non riescono a osservare le sue leggi, dimenticando che anch essi sono figli di Dio e nostri fratelli. Donami, dunque, Gesù, l atteggiamento e le parole di un povero, che riconosce la sua debolezza, ma anche la forza dell amore di Dio. TUTTI Preghiera per le vocazioni sacerdotali Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore: manda operai nella messe. Nella nostra preghiera, però, riconosci pure l espressione di un grande bisogno: mentre diminuiscono i ministri del Vangelo, aumentano gli spazi dov è urgente il loro lavoro. Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore, un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti. Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome. Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti; soltanto legati a un amore unico, casto e fedele. Siano apostoli appassionati del tuo Regno, ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito. Un altra cosa chiediamo, Signore: assieme ai chiamati non ci manchino i chiamanti ; coloro, cioè, che, in tuo nome, invitano, consigliano, accompagnano e guidano. Siano le nostre parrocchie segni accoglienti della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede. Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta: crescano di giorno in giorno in santità e sapienza. Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti, confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie, custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà. All intercessione della tua Santa Madre, affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.

Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen. (+ Marcello Semeraro Vescovo di Albano) 8 CANTO: TANTUM ERGO Tantum ergo Sacramentum Veneremur cernui Et antiquum documentum Novo cedat ritui Praestet fides supplementum Sensuum defectui. Genitori Genitoque Laus et jubilatio Salus, honor, virtus quoque Sit et benedictio. Procedendi ab utroque Compar sit laudatio. Amen. Sac.: Hai dato loro il pane disceso dal cielo. Tutti: Che porta con sé ogni dolcezza. Sac.: Preghiamo. Guarda, o Padre, al tuo popolo, che professa la sua fede in Gesù Cristo, nato da Maria Vergine, crocifisso e risorto, presente in questo santo sacramento e fa' che attinga da questa sorgente di ogni grazia frutti di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. ELEVAZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO E BENEDIZIONE EUCARISTICA Acclamazioni: Dio sia benedetto Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetto il Suo Santo Nome. Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Benedetta la sua Santa e Immacolata Benedetto il Nome di Gesù. Concezione. Benedetto il suo Sacratissimo Cuore. Benedetta la sua gloriosa Assunzione. Benedetto il suo Preziosissimo Sangue. Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre. Benedetto Gesù nel santissimo sacramento Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo. dell'altare. Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi. CANTO FINALE