Relais Cascina Falconaa

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1 Relais Cascina Falconaa Si trova tra Mombarcaro e Niella Belbo. Giunti alla cappella di S. Bernardo, si gira a destra. La Cascina, che apparteneva al medico Aguzzi di Mombarcaro, detta Falcona, in cui Beppe Fenoglio la citava nel libro La Malora, ritorna a vivere dopo un sonno durato più di mezzo secolo. La rustica casa, fatta di pietre, dopo un restauro eccezionale, è a diposizione per gli amanti del riposo e del silenzio. Tutto attorno vi sono boschi, per cui la tranquillità è assicurata. L opera di recupero è stata interminabile e faticosa. Tutto è stato curato nei minimii particolari.

2 Le camere, con i colori tenui dei fiori di campo, sono piccoli capolavori. Ognuna ha il suo stile, la sua collocazione. Nulla è anonimo o lasciato al caso.

3 Il passa parola degli animali (una favola raccontata in tre pagine consecutive) Mi scusi, buon uomo, mi disse una mattina un bel fagiano colorato, oggi è mercoledì, giorno di caccia, ed io non so dove andare per ripararmi dalle fucilate potrei restare nel suo cortile?. Certo, gli dissi purché non esca dal cancello, lei qui è il benvenuto La mia casa è aperta a tutti gli ospiti. Il fagiano ringraziò, rimanendo nel mio giardino per alcuni giorni, felice di avere trovato un posto gradito

4 Nel frattempo Nel frattempo mi sono trovato in difficoltà, perché il fagiano, con il passa parola, ha avvisato altri animali, spiegando che in questo giardino si poteva girare liberamente senza pericolo. Mi scusi grugnì un grosso cinghiale al di là della griglia potrei entrare anch io?. Gli dissi che non potevo ospitare una bestia così grossa e che la nipotina aveva paura. Il cinghiale mi guardò un po con stizza, ma poi capì che avevo ragione e se ne andò. continua

5 La gazza, vedendo il fagiano girare nel mio cortile, si fermò pure lei al di qua della cancellata. Il gatto, convinto di avere una preda facile, incominciò a puntarla avido, ma nel giro di pochi istanti la gazza diede una beccata così forte sulla testa del gatto, da farlo scappare via. via. Mi scusi, mi disse la gazza, che nel frattempo mi era salita sulle spalle, se ho usato dei metodi un po duri, ma il suo gatto si leccava già i baffi. Non c è problema, replicai io l importante che ora non dia una beccata sulla mia testa. Non sono cattiva, rispose quasi ridendo la gazza. Per dimostrarle la mia bontà, ora vado a dare un bacino a quella bella bimba. Fine della favola.

AFFRESCHI DELLA CAPPELLA DI S. ROCCO 6 La parete destra della cappella di S. Rocco.

7 Nella cappella di S. Rocco, sono stati scoperti dei dipinti singolari. Il primo riguarda la Cavalcata dei Vizi. Secondo il prof. Prosperi, studioso dii tali dipinti, l importanza dell affresco, sta nel fatto che è l ultima Cavalcata che si trovi ad Oriente. Il secondo dipinto rappresenta Il miracolo di Santo Domingo, che testimonia la presenza dei pellegrini dii passaggio a Mombarcaro, prima di continuare il viaggio in Spagna, a S. Giacomo di Compostella. Sopra: rappresentazione del miracolo di Santo Domingo de la Calzada. Sotto: la Cavalcata dei Vizi che entra in bocca al Leviathan.

8 Cappella di S. Rocco. Particolari della Cavalcata dei Vizi (simbologia diffusa dal sec. XV). A Mombarcaro è stata eseguita all inizio del 1500. Qui vediamo (sopra) l Invidia, la Gola, (sotto) la Superbia e l Accidia. All inizio della Sfilata, un diavolo tutto nero è lì pronto a tirare i Vizi nella bocca di un mostro (dalle sembianze di un coccodrillo). La catena di questo diavolo, tenuta bem salda, è racchiusa nel collo di ogni personaggio, proprio a ricordare ai fedeli, che la catena è il simbolo della schiavitù. Per cui chi pecca diventa schiavo del demonio.

9 Cappella di San Rocco. In alto a sinistra: S. Rocco e S. Sebastiano divisi da una colonna. Rocco ci mostra la piaga nella gamba sinistra, contagiata dal morbo della peste. Detto Santo è nato nel 1295 (circa) a Montpellier da ricca famiglia. Rinunciò ai suoi averi per darli ai poveri. Dopo un pellegrinaggio a Roma, S. Rocco girò l I l Italia, praticando miracoli e aiutando gli appestati. Il culto per S. Rocco è molto sentito nella Langa, poiché ogni paese ha una cappella a lui dedicata. Di fianco: S. Antonio ab., appena scoperto dai restauratori. A sinistra:: S. Bernardo di Mentone (923-1009), 009), conosciuto più come S. Bernardo d Aosta. Ha fondato sul Piccolo e sul Gran San Bernardo due ospizi, che sono stati ostello per i viandanti e i pellegrini (in basso sulla sinistra, il pittore ha disegnato i due monti accennati). Però, dopo la pulizia dei dipinti, è uscito fuori un diavoletto, simbolo di S. Bernardo di Chiaravalle. Dunque?... Perché il pittore ha dipinto anche i due monti sulla sinistra in basso?

10 Cappella di S. Rocco. A sinistra presento San Sebastiano dell omonima cappella, a destra il San Sebastiano di Monesiglio. E evidente la rassomiglianza dei due personaggi, pur avendo invertiti la spada e la freccia. Antonino Ocello, il pittore del 1500, ha adoperato gli stessi cartoni (ma girandoli, per dare l impressione di due figure differenti). In basso: un altro S. Sebastiano che subisce il martirio per mezzo delle frecce. In questa piccola chiesa sono stati affrescati tre S. Sebastiano e due S. Rocco.

11 Cappella di S. Rocco. A sinistra in alto: i restauratori hanno trovato sotto scialbo, un altro diavolo che spinge con un bastone, l ultimo Vizio (l Accidia) verso l Inferno. A destra: altro particolare scoperto dai Nicola, in cui il gallo (ormai morto), salta sul piatto del Governatore (ancora vivo). Questo è il simbolo del Miracolo di Santo Domingo, che testimonia la presenza dei pellegrini a Mombarcaro, che andavano a Compostella. In basso: particolare del libro di S. Antonio.

12 Documentazione storica, del salvataggio della cappella di S. Rocco, da parte del gruppo Alpini di Mombarcaro, negli Anni Settanta, i quali hanno provveduto a sanare il tetto. Non ha importanza, se non si sono seguiti i criteri esatti del tetto, l importante è che abbiano salvato dei dipinti cinquecenteschi, che avremmo perso per sempre. Grazie Alpini. Se avessimo aspettato coloro che dicono sempre: non fate così, non fate colà, oggi non ci sarebbe neppure più la chiesa. A sinistra: inizio del restauro, effettuato da parte dei maestri Nicola di Aramengo. Si noti la differenza della Lussuria, con l altro dipinto sopra la sua testa. E stata tolta quella patina grigia, che non lasciava vedere i dipinti. A destra: i Nicola hanno scoperto altri affreschi sotto scialbo. Qui vediamo una finestra, da cui spunta, quasi sorridendo, per tutti gli anni che è rimasto nascosto, S. Antonio abate. Il santo, è poi uscito intero, in tutta la sua bellezza. Il lavoro fatto dai Nicola di Aramengo, è stato perfetto.

13 SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE (in frazione S. Luigi) La facciata e l abside quadrata della Madonna delle Grazie. Affresco che si trova nel pilone, del sec. XV (dal 1666 il pilone è inglobato nel Santuario). Il pilone è stato eretto, secondo l archivio parrocchiale, verso il 1400 (ma non è specificato se all inizio di tale secolo, oppure a cavallo del 1500) ). La costruzione è avvenuta, per grazia ricevuta, da un certo Janotus Ferrarius, per ringraziare la Beata Vergine. L affresco è opera di un pittore dell area monregalese, il cui autore è stato un vero maestro: nel centro vediamo la Madonna che stringe con la mano sinistra un fiore e con la destra sorregge il Bambin Gesù che sta in piedi sul grembo materno. Ai lati S. Antonio abate e S. Giovanni Evangelista (che ha il calice in mano).

14 Il volto della Madonna, assai delicato, è veramente un capolavoro dell arte gotica. I drappeggi e i colori ocra alle spalle della Vergine, sono gli stessi che si vedono nella nuova parrocchiale e a San Rocco (cioè della Scuola di Antonino Ocello da Ceva). I dipinti hanno bisogno di essere puliti dalla patina patina che li ricopre. Evidentemente non sono mai stati ritoccati. Dubito che gli affreschi siano stati fatti all inizio del 1400. Sant Antonio abate e S. Giovanni Evangelista. E evidente che gli affreschi hanno bisogno di essere ripuliti. In tutti questi questi secoli, comunque, la conservazione dei dipinti è stata eccellente.

15 Ai lati del pilone sono stati dipinti S. Giuseppe e Sant Anna. La tecnica e i colori dell affresco, non sono coevi con il pilone. Forse eseguiti nel periodo della costruzione del Santuario. Secondo gli archivi parrocchiali, la chiesa è stata voluta da un muratore di Mombarcaro (ma non specifica il nome), il quale durante una tempesta in alto mare, pregò la Madonna delle Grazie, affinché lo proteggesse da una sì spaventosa burrasca. Tornato a casa, salvato dalla grazia della Madonna, nel 1640, a sue spese, furono gettate le fondamenta per la costruzione di una chiesa, proprio accanto al pilone, dove c era l immagine della Madonna. Per cui il pilone venne inglobato nel Santuario, che finì di essere inaugurato nel 1666.

16 MUSEO STORICO DI MOMBARCARO L entrata del Museo Storico di Mombarcaro. Reperti del Museo. Antichissima fisarmonica. Sotto: quadro di Pini Segna, donato al Museo.

17 I manichini del reparto militare. Alcuni oggetti esposti nel Museo. E una ricca collezione etnografica, donata da amici e concittadini. Tutto ciò che fa parte dell Alta Langa, qui è conservato gelosamente, affinché le nuove generazioni, sappiano capire che gli oggetti esposti, non sono lì, solo per essere ammirati o guardati con indifferenza: ogni oggetto, è un tassello costruito dai nostri avi e i vari tasselli, uniti l un l altro, formano quella storia, che noi non vogliamo che si disperda, come un anello di fumo.

18 STATUTI di Mombarcaro e di San Benedetto Belbo 3 aprile 1301 Testo originale in latino, elaborato e tradotto in italiano da Piero Friggeri e Camillo Minetti Anno del Signore 1301, XIII indizione (1), martedì 3 aprile, nel castello di Clavaxi (?) (2). Presenti il signor Oberto Spinola, Guglielmo di San Giorgio conte di Biandrate, Pietro di San Giorgio conte di Biandrate (3), Amedeo Caballerio di Ceriate, Leone Spinola e Manfredo Macario. Testimoni chiamati all istanza e supplica di Enrico Rinaldi e Giraldi Calabroni, ambasciatori e nunzi dei luoghi, della comunità e degli uomini di Mombarcaro e San Benedetto, specificatamente alle sottoscritte richieste di costituzioni e suppliche per incarico e designazione dei predetti luoghi, comunità e uomini di Mombarcaro e San Benedetto che ci sono adesso e che vi abiteranno. Ivi stesso, il signor Giovanni, illustre marchese di Monferrato, per sé, i suoi eredi e nunzi, conferma, retifica e approva, per sicura conoscenza e in piena conformità di questo trattato, così come può di legge e di fatto ai predetti Enrico Rinaldi e Giraldi Calabroni, per essi e alla comunità e agli uomini dei luoghi di Mombarcaro e San Benedetto che vi sono ora e che vi abiteranno, le consuetudini (leggi) che saranno sottoscritte. Primo Che gli stessi uomini e le comunità di Mombarcaro e San Benedetto paghino e siano tenuti a pagare ogni anno in cambio del tributo in foraggio al signor marchese, ai suoi eredi che hanno o avranno titolo, cento lire di astensi buoni e non più. Parimenti paghino e siano tenuti a pagare, per i pascoli e le boscaglie (o forse le vigne), le stesse comunità e uomini di Mombarcaro e San Benedetto, lire cinque di buoni denari astensi e non altro. Parimenti che il predetto comune e uomini di Mombarcaro siano tenuti a pagare ogni anno allo stesso signor marchese, ai suoi eredi o a quelli di San Benedetto 20 moggi (4) di frumento e non più. Parimenti che tutti e singoli parenti e consanguinei, cugini e attinenti, se vi erano o vi stavano comunemente al momento della morte degli stessi o di qualcuno di loro, possano succedersi l un con l altro e gli altri con gli altri, sia con testamento che senza, i beni in una casa al tempo della morte come sopra. Parimenti che chiunque o qualsivoglia, dei predetti luoghi, che vi sono adesso e che vi saranno nei tempi possano e sia a essi lecito avere due terzi dei loro beni mentre vogliano mandare la restante terza parte al marchese. Parimenti che sia permesso a qualsivoglia degli stessi predetti uomini che ci sono o che ci saranno prelevare tutte le vettovaglie dei loro campi senza contraddizione del signor marchese, eredi o nunzi dello stesso, eccetto grano e farine, mentre dividano e diano delle stesse vettovaglie prelevate, il suo diritto al signor marchese e nunzi dello stesso dopo che avranno prelevato dai campi le vettovaglie come sopra.

19 Parimenti che nessuna femmina dei predetti luoghi, sposata, promessa con dote, sorella, nipote, o qualsiasi altra femmina da parte dei parenti del padre, madre o fratelli, possa né le sia concesso, dopo la morte del padre o della madre, richiedere alcuna parte o diritti dei loro beni. Parimenti che gli stessi uomini siano tenuti e obbligati a macinare tutto il loro grano alla mola del mulino Samaleyde (5) finché lo stesso mulino possa macinare e, quando non possa macinare, sono tenuti e obbligati a macinare ai mulini che ci sono e ci saranno nei possessi di Mombarcaro e se in tali possessi non vi sono mulini che possano macinare, allora sia permesso a chiunque delle stesse predette comunità e luoghi, macinare ovunque a essi piaccia finché la stessa macina di Samalayde o altra macina del territorio di Mombarcaro non possa macinare e non siano tuttavia esenti da legge, qualsiasi persona, singola o insieme soprascritta ai quali il predetto signor marchese per sé, i suoi eredi e nunzi, promette, con solenne stipulazione, ai predetti Enrico Rinaldo, Giraldi Calabroni e a me notaio sottoscritto come pubblica persona stipulatrice per nomina e incarico dei predetti uomini e comunità di Mombarcaro e San Benedetto e di tutti i singoli dei quali è interesse o interesserà, di attenersi e rispettare e fare attenere e rispettare con questo atto che fu richiesto e stipulato, vincolando con pegno al signor marchese tutte le sue sostanze e per qualsiasi concessione e assicurazione il detto signor marchese, avesse e recepisse dai predetti Enrico e Giraldi, a proprio nome e per nome dei predetti di Mombarcaro e San Benedetto 30 lire di buoni denari astensi, rinunciando nell eccessione di sostanze non ricevute e di timore di diverse concessioni e assicurazioni future non fatte, nell eccessione di inganni in futuro e senza motivo e ogni altra eccessione, di qui si è ordinato di fare il pubblico strumento. (1) Indizione: è l atto di annunciare, di notificare pubblicamente e solennemente. In uso fin dal IV secolo d.c., l indizione, era praticamente un imposta fiscale, il cui calcolo cronologico, era stabilito in periodi di 15 anni, con la revisione del catasto. Per esempio: dopo la I indizione, dovevano passare tre lustri, indi, al quindicesimo anno, avveniva la II indizione, sino ad arrivare alla XV, cioè dopo 225 anni. (2) Non siamo riusciti a capire, se si tratta del castello di Cravanzana, oppure di un castello del Monferrato (ma non crediamo possibile, che a stipulare uno Statuto, si sia scelta una sede fuori zona e così lontana, giacché le strade di allora non erano delle migliori); oppure, la trascrizione in latino non era perfetta. In tutti i casi propendiamo che il presente Statuto, sia stato stipulato proprio a Cravanzana, essendo tale castello, abbastanza vicino sia da Mombarcaro che da San Benedetto. (3) Come mai due conti di Biandrate, sono legati a Mombarcaro, con uno Statuto del 1301? Guido il Grande, di Biandrate (No), essendosi imparentato col marchese del Monferrato, avendone sposata la figlia (forse 1130), supponiamo che il legame antichissimo col marchesato, provenga proprio da detto fatto (le cui terre del Monferrato, nel 1301, comprendevano anche l Alta Langa). Tanto è vero, che il 16 dicembre 1306, il marchese Teodoro di Monferrato, invitava gli uomini di Mombarcaro, a partecipare ad una riunione, indetta a Casale. (4) Moggio. Unità di misura agraria: Questo recipiente ha la capacità di un moggio (ossia, per contrattare i cereali, si doveva sottostare a codesta antica legge). Il suo valore, come capacità, variava a seconda degli Statuti e a seconda dei luoghi. (5) Samaleyde. Sicuramente è il nome di qualche mulino della zona, ma non siamo riusciti a trovarne la provenienza. Forse, è il mulino che ho descritto nelle pagine precedenti (del rudere che si trova in Valle Belbo). Nei tempi antichi, gli abitanti del territorio, non potevano macinare i cereali altrove (legge valida anche per Monesiglio), all infuori di quello stabilito dai marchesi o dagli Statuti locali. Chiunque avesse trasgredito tale norma, sarebbe incorso in gravi pene.