Ravenna la svogliata: 20 anni di turismo e statistiche in costante calo, malgrado la grande bellezza Mercoledì 8 Febbraio 2017 Abbiamo raccolto i dati turistici dell'accesso ai monumenti statali della città di Ravenna dal 1996 ad oggi, ed il quadro che è uscito non sembra dei più dorati. Il turismo nella capitale bizantina arranca, e i numeri di 20 anni fa sono ancora lontani La Basilica di Sant'Apollinare in Classe Bologna, la dotta; Genova, la superba; Venezia, la Serenissima; Milano, la grande; Napoli, mille culure... e ovviamente, Roma caput mundi. E Ravenna? Ravenna, se parliamo di turismo, è senza dubbio 'la svogliata'. Come uno studente pigro, ha le potenzialità, ma non si applica. Sembra infatti che la storia statistica delle presenze turistiche a Ravenna negli ultimi vent'anni, non sia una storia a lieto fine. Solo in pochi casi, stando ai dati ufficiali dell'ufficio Statistico del MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) le visite ai nostri monumenti statali sono aumentate rispetto al 1996 che rappresenta un po' il nostro annus mirabilis, quello dell'entrata ufficiale dei nostri otto monumenti nella lista dell'unesco. Analizzando l'andamento delle visite ai nostri siti statali dal 1996 ad oggi, si ha l'impressione di assistere ad una lenta ed inesorabile emorragia: calano i visitatori, calano le entrate, scompariamo dal radar delle eccellenze nazionali. Complicato individuare tutte le cause di questa lunga subsidenza turistica; semplicistico ridurle tutte a insufficienze o pecche amministrative, senza tener conto della durata del periodo preso in esame; impossibile capirle senza far riferimento ad un contesto economico nazionale ed internazionale più ampio, che qui non avremo ovviamente lo spazio di considerare. E soprattutto, straniante, pensando alla ricchezza della nostra offerta artistica nel panorama nazionale. Quante altre città vantano 8 monumenti Unesco?
Per questo si è preferito far parlare gli stessi numeri attraverso tabelle e analisi comparative, senza esagerare nell'interpretazione statistica. Abbiamo raccolto i dati ufficiali ministeriali, prendendo in considerazione il numero dei visitatori (paganti e non paganti) per ogni singola istituzione statale dal 1996 ad oggi, considerando un intervallo di 4 anni. I siti statali in questione sono, in ordine di rilevanza numerica, la Basilica di Sant'Apollinare in Classe (a pagamento dal 1999), il Mausoleo di Teodorico, il Battistero degli Ariani (gratuito), il Museo Nazionale di Ravenna, e il Porto Antico di Classe, denominato, nei dati ministeriali "Impianto Portuale Tardo Romano e Basilica di San Severo a Classe". Gli unici siti a registrare un aumento di ingressi, con un 2016 migliore del 1996, sono il Battistero degli Ariani (che tuttavia rimane un monumento a ingresso gratuito) e, per ovvie ragioni, il Porto Antico di Classe, che registra un vero boom di visitatori nel 2016, a ridosso della sua inaugurazione, avvenuta l'anno precendente.
Ravenna vs Mantova vs Urbino Per la Basilica di Sant'Apollinare in Classe, il più importante sito statale della Regione Emilia-Romagna in termini di visitatori e introiti, si è deciso di comparare l'andamento degli afflussi turistici con quello di due altri siti statali italiani, il Museo di Palazzo Ducale a Mantova e la Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. Questi siti sono paragonabili alla Basilica di Sant'Apollinare per varie ragioni: numero di visitatori; grandezza e qualità di infrastrutture della città che li ospita; importanza storico-artistica dei beni in questione (sono tutti siti inseriti in contesti Unesco). Comparando i tre siti, emerge con più chiarezza la lenta discesa di Sant'Apollinare in Classe: il buon margine di distanza rispetto a Urbino e Mantova, dal 1996 in poi, si fa anno dopo anno sempre più esiguo; fino al 2016, il momento del definitivo sorpasso. La retrocessione di Sant'Apollinare in Classe, vista da vicino Sant'Apollinare in Classe, ancora oggi, è il sito statale più visitato in regione. Compare nella lista della top 30 degli istituti italiani a pagamento per visitatori nel 1999, e lo fa piazzandosi ad una buona posizione: la Basilica è al 19 posto, dopo il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e addirittura prima degli Scavi e del Teatro Antico di Ercolano, degli scavi di Ostia e del Museo del Palazzo Ducale di Mantova. Tuttavia, ed è questo un dato interessante, è il sito che ottiene i più bassi introiti lordi della lista: 202 mila euro. I Templi di Paestum, a Capaccio, in Campania, incassano quell'anno 329 mila euro. Negli anni successivi la posizione della Basilica rimane sostanzialmente stabile: nel 2000 Sant'Apollinare è al 21 posto in Italia; nel 2001 è al 20. Tuttavia continua ad essere il sito in lista che fa gli incassi più bassi. Nel 2002 la Basilica tocca il suo apice. È al 15 posto, a metà classifica. E ancora una volta, siamo i penultimi della lista in termini di incassi (268 mila euro), dopo il Museo Archeologico di Venezia, che ne incassa 254 mila euro. Nel 2003 manteniamo il 15 posto, posizionandoci addirittura prima del Cenacolo Vinciano a Milano. Ultimi in introiti. Nel 2004 scendiamo al 18, dopo la Villa Adriana a Tivoli e prima della Grotta Azzurra di Anacapri. Ancora una volta, abbiamo i più bassi introiti lordi della lista. Nel 2005 scendiamo ancora e occupiamo il 25 posto, dopo il Circuito Archeologico di
Roma comprendente le Terme di Caracalla e la Tomba di Cecilia Metella; e prima delle Grotte di Catullo a Sirmione. Ancora una volta, gli introiti sono i più bassi della lista, con quasi 100 mila euro di distacco: a Ravenna si incassano 161 mila euro; a Paestum 251 mila. Nel 2006 risaliamo al 22 posto. Sant'Apollinare viene prima della Pinacoteca di Brera, ultima della lista in termini di visitatori, ma siamo ancora al minimo di incassi con 192 mila euro. La Pinacoteca di Brera ne incassa 586 mila. La situazione cambia poco nei due anni seguenti, sia in termini di posizioni, sia in termini di incassi fino al 2009, quando abbiamo un vero e proprio tracollo, passando al 29 posto. Siamo i penultimi. Sotto di noi il Castello Scaligero di Sirmione, che incassa tuttavia più del doppio di Ravenna (475 mila euro contro 210 mila). Quindi, il triste epilogo: scompariamo dai radar nel 2010, e non torniamo più. La Basilica di Sant'Apollinare non rientrerà più in lista. Nell'ultima rilevazione, del 2016, il Castello Scaligero di Sirmione si colloca al 25 posto. Da questa discesa si ha la netta impressione che, nel giro di 20 anni, si sia verificata una svalutazione turistica del patrimonio culturale e artistico di Ravenna, e non solo da un punto di vista delle presenze, ma anche in termini economici. Come si spiegano altrimenti gli incassi, così esigui, che si ottengono da uno dei siti storico-artistici più importanti d'italia? L'impressione, fortissima, è che questa Ravenna sonnecchiante e riservata, questa Ravenna svogliata, pensi che si possa permettere di fare a meno della sua eredità bizantina, che continua tuttavia a sfolgorare in tutti i libri d'arte e in tutti i corsi di storia, in ogni parte del mondo. I monumenti diocesani Discorso diverso va fatto necessariamente per il patrimonio sotto il saldo controllo della Diocesi ravennate: la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero Neoniano e il Museo Arcivescovile assieme alla Cappella di Sant'Andrea. "Necessariamente", perché non siamo riusciti ad accedere né alla stessa ricchezza di dati, né allo stesso dettaglio. Questo l'andamento dei visitatori per il circuito Diocesano, che resta tutto sommato stabile nei cinque anni dal 2011 al 2016, e che registra addirittura il dato migliore della serie. Mancando tuttavia una prospettiva a più lungo termine, questi dati rimangono purtroppo incommensurabili rispetto agli altri, risultando interessanti, ma inservibili al momento ad un'indagine più approfondita.
A cura di Iacopo Gardelli Tabelle a cura di Michele Evangelisti Savini Economia, Società