Il numero estivo di "Chiesa in Cammino", il periodico del Seminario

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Il numero estivo di "Chiesa in Cammino", il periodico del Seminario È in distribuzione in questi giorni di Chiesa in Cammino, il periodico del Seminario diretto da don Claudio Rasoli. Il numero estivo è dedicato, in gran parte, all ordinazione presbiterale di don Francesco Gandioli, avvenuta lo scorso sabato 11 giugno, nella Cattedrale di Cremona, e alla sua Prima Messa a Gallignano, il giorno successivo. Spazio anche al cambio dell équipe formativa: don Enrico Trevisi saluta i lettori e passa il testimone di rettore a don Marco D Agostino che sarà coadiuvato dal vice don Francesco Cortellini e che potrà contare su don Maurizio Lucini come direttore spirituale sia della propedeutica sia delle classi di teologia. Nel magazine spazio anche alla vita quotidiana dei seminaristi e agli eventi che hanno caratterizzato l ultima parte dell anno, come la riuscitissima festa del Rosario Perpetuo con lo spettacolo dedicato a Pinocchio e realizzato dai futuri sacerdoti insieme agli studenti del liceo Vida. Come sempre don Bruno Bignami offre le sue competenze teologiche e sociali commentando in chiave sacerdotale il documento papale Laudato si'. Non manca il ricordo dei sacerdoti defunti don Luciano Sottili e mons. Carlo Abbiati che molto ha fatto per il Seminario. ABBONAMENTO DIGITALE È possibile ricevere «Chiesa in Cammino» in formato digitale, sulla propria mail. Questo servizio permette di avere il periodico immediatamente, senza dover aspettare le lungaggini

delle Poste. Il costo è di 5 euro l anno. Per il versamento della quota si può utilizzare il conto corrente postale n. 11996261 intestato a «Seminario Vescovile via Milano 5 26100 Cremona» oppure attraverso un bonifico bancario intestato al Seminario Vescovile presso Banca Prossima, codice IT97 D033 5901 6001 0000 0003 195, specificando la casuale. Si prega, poi, di mandare una mail a chiesaincammino@libero.it per avvisare dell avvenuto pagamento e per trasmettere l indirizzo digitale cui inviare il pdf del magazine. Sette cartoline per dire grazie agli animatori del Grest 2016 In molti oratori, soprattutto quelli di città, il Grest è finito con il mese di giugno, così da lasciare spazio ai centri estivi comunali, negli altri, quelli dei tanti paesi della nostra campagna cremonese, l esperienza estiva terminerà tra l 8 e il 9 luglio. C è, però, chi prosegue fino alla fine di luglio e chi il Grest lo promuoverà nel mese di agosto, senza dimenticare quanti proporranno una ripresa prima dell inizio delle scuole. Sta di fatto, comunque, che, in questi giorni, per la maggior parte degli oratori si vive il rush finale dell edizione 2015 dal titolo Perdiqua e per questo motivo l ufficio di pastorale giovanile ha deciso di ringraziare le migliaia di animatori adolescenti che si sono preparati e messi a servizio dei più piccoli attraverso delle cartoline telematiche: una per ogni giorno di questa prima

settimana di luglio. Cartoline che sono recapitate ai dons e ai responsabili laici dei grest i quali a loro volta è chiesto di inviarle, attraverso mail, facebook o l immancabile gruppo di whatsapp a tutti i ragazzi con la divina nera e blu e il cappellino arancione. La prima cartolina è già in circolazione ed ha come parola d ordine Stima : Sì, abbiamo stima di voi si legge perchè ci siete stati. Avete desiderato prendervi cura dei più piccoli. Avete dato vita al sogno dell oratorio. Grazie!. L idea è venuta a don Paolo Arienti, responsabile della pastorale giovanile e presidente della F.O.Cr., che in queste settimane ha incontrato centinaia di animatori prima negli incontri di preparazione diocesani e zonali e poi nelle diverse feste in piazza celebrate in quasi tutte le zone pastorali. «È il nostro modo social di dire grazie. Una parola al giorno, per una settimana: un occasione per mostrare la riconoscenza della Chiesa cremonese in sette forme diverse, ricordando quanto lavoro è stato fatto. E che bello è stato! Invitiamo i don e i responsabili a far girare queste CARTOLINE-GRAZIE nei gruppi WhatsApp, sui social. insomma ovunque». Domani un altra cartolina, un altra parola, un altro segno di attenzione verso un età certamente difficile, ma anche esaltante e ricca di generosità.

Vai allo speciale Grest 2016 Perdiqua Immigrati in Italia, mons.

Perego: «Non un'invasione inarrestabile» Più della metà degli oltre 5 milioni di immigrati residenti in Italia (l 8,2% della popolazione) sono donne (52,7%). Frequentano le nostre scuole, lavorano nelle nostre aziende, case o campagne eppure guadagnano il 30% in meno degli italiani; spesso sono sfruttati o costretti a lavoro nero o grigio. Il 41,7% rientra nella categoria dei working poor, una cifra altissima se comparata a quella degli italiani (14,9%) e le donne sono le più penalizzate. Il 41,3% degli immigrati in Italia sono romeni, albanesi e marocchini anche se in Italia sono presenti ben 198 nazionalità. Non è vero che siamo di fronte ad una invasione perché le cifre sono pressoché stabili con una crescita annuale di soli 11mila immigrati nel 2015 e iniziano i primi cali di presenze nel Nord Est, nelle Marche e in Umbria, a causa della crisi. E la fotografia della popolazione straniera in Italia i dati sono riferiti al 2015 così come descritta nel XXV Rapporto immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. Un volume di 500 pagine che racconta il fenomeno sociale più importante del nostro tempo, oramai divenuto strutturale in tutti gli ambiti sociali. I relatori hanno voluto sfatare i tanti pregiudizi che ruotano intorno all immigrazione e rinnovare le richieste necessarie per una vera integrazione sociale: l approvazione della legge sulla cittadinanza secondo lo ius soli, il diritto di voto, misure di sostegno al reddito anche per gli immigrati, l abbassamento delle tasse su permessi di soggiorno e cittadinanza. Tema dell edizione di quest anno: La cultura dell incontro.

Una mappa contro la disinformazione Quasi il 60% degli immigrati vive nelle regioni del Nord. Le regioni con il più alto numero di presenze sono Lombardia (23%), Lazio (12,7%), Emilia Romagna (10,7%) e Veneto (10,2%). Nell area Ue-28 gli stranieri residenti sono 35,2 milioni, con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. Di questi, il 21,5% vive in Germania, il 15,4% nel Regno Unito, il 14,3% in Italia, il 12,4% in Francia. Caso singolare è il calo dei residenti stranieri in Spagna, diminuiti del 4,8% e in Grecia. Nel 2014 sono state registrate 129.887 acquisizioni di cittadinanza italiana, con una crescita del 29%. Prevalgono le acquisizioni da parte dei marocchini e degli albanesi, presenti da più tempo in Italia. Nell anno scolastico 2014/2015 erano 814.187 gli alunni stranieri nelle scuole italiane, di cui 445.534 nati in Italia, questi ultimi aumentati del 7,3% rispetto all anno precedente. Rappresentavano il 9,2% della popolazione scolastica italiana, con una crescita annuale dell 1,4%, segno di un insediamento stabile con la famiglia. Da sfatare l equazione immigrazione uguale criminalità: gli stranieri in carcere sono molto meno di quanto si pensi. Su un totale di 52.164 detenuti gli stranieri sono il 33,24% del totale (17.340), una cifra in diminuzione rispetto al 2009 quando erano il 37,1%. Abbiamo bisogno degli immigrati. La strage di Dacca (ma non solo quella) ha inferto un colpo decisivo all equazione data per scontata dagli imprenditori della paura tra immigrazione e terrorismo perché gli attentatori non sono praticamente mai gente arrivata in Belgio, in Francia o in Bangladesh con i barconi ma giovani rampolli di famiglie note e di ampie possibilità economiche. Al contrario l immigrazione sul piano meramente economico conviene; anzi ne abbiamo perfino bisogno. Lo ha ribadito monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.

Facendo riferimento all episodio di Porto d Ascoli (alcuni bulli hanno picchiato due giovani venditori di rose del Bangladesh perché non sapevano rispondere a domande sul Vangelo), mons. Galantino ha definito questi fatti una lettura stupida e distorta del Vangelo in cui a integralismi si risponde con integralismi e a violenza con altra violenza. È un danno gravissimo ideologizzare il Vangelo. Inoltre, ha fatto notare, l uso di alcune parole (invasione, emergenza, crisi ) non aiuta certamente ad affrontare correttamente le trasformazioni in corso ma contribuisce, piuttosto, a falsare i dati reali e ad allargare la forbice tra percezione e realtà del fenomeno migratorio: 30% la percezione; 8,2% i numeri reali. Il segretario generale della Cei ha fatto anche riferimento agli effetti della Brexit: Se le premesse restano quelle finora note, si fa fatica a credere che si possa riuscire a vedere un Europa capace di scrollarsi di dosso il fiato pesante di lobby ben organizzate e in grado di smettere di essere ostaggio di gruppi di pressione fortemente ideologizzati e quindi capaci di fronte in maniera efficace a chi si presenta con l arroganza e la violenza supportate dal proprio integralismo. Per favorire l integrazione sociale Caritas italiana, tramite monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha chiesto, tra l altro, l approvazione della legge sulla cittadinanza che giace al Senato, misure di sostegno economico come il Reis (Reddito di inclusione sociale) per tutti, italiani o stranieri che siano e il diritto di voto alle amministrative per i cittadini stranieri residenti. Mentre la Fondazione Migrantes, come ha ricordato il direttore generale mons. Giancarlo Perego, ha smentito chi continua a parlare di invasione inarrestabile in riferimento a 130mila richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle diverse città e regioni del nostro Paese: falsificazioni che impediscono ancora una adeguata politica

dell immigrazione. Monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della Fondazione Migrantes, ha concluso sottolineando che gli immigrati non possono essere qualificati solo come lavoratori. Il ricongiungimento familiare, una politica familiare attenta alle nuove famiglie miste, sempre più crescenti, è un luogo fondamentale da tutelare nella costruzione di una cultura dell incontro. dal Sir Don Claudio Rossi parroco a Torre de' Picenardi, San Lorenzo Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca' d'andrea Durante le celebrazioni di domenica 3 luglio è stato annunciato un nuovo provvedimento del vescovo, mons. Antonio Napolioni: don Claudio Rossi, finora parroco di «S. Felice» e «S. Savino» in Cremona, è stato nominato parroco delle parrocchie «S. Ambrogio vescovo» in Torre de Picenardi, «S. Lorenzo martire» in San Lorenzo Picenardi, «S. Maria Assunta» in Pozzo Baronzio e «S. Andrea apostolo» in Ca d Andrea, della zona pastorale settima. Il decreto è stato firmato dal presule il 30 giugno scorso. Don Claudio Rossi è nato a Trigolo il 6 marzo 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. È stato vicario a Commessaggio (1982-1989) e a Piadena (1989-1997). Nel 1997 è stato promosso parroco di «S. Michele» in Voltido e l anno

successivo gli è stata anche affidata, in qualità di amministratore, la comunità di «S. Eufemia» in Drizzona. Nel 2004 il trasferimento a San Felice e San Savino. Tutti i provvedimenti riguardanti i sacerdoti cremonesi Da 110 anni il Santuario di Caravaggio è Basilica Minore Esattamente 110 anni fa il Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio è stato elevato alla dignità di Basilica Minore attraverso una lettera apostolica in forma di Breve firmata dal Papa Pio X, il veneto Giuseppe Sarto. «Con la nostra autorità apostolica si legge nel prezioso documento che è esposto in uno dei pilastri del tempio mariano -, in forza della presente Lettera e con valore perpetuo, insigniamo del titolo e della dignità di Basilica Minore il tempio di Caravaggio dedicato a Dio in onore della Beatissima Vergine Maria; e gli concediamo tutti gli onori e privilegi che per diritto competono alle basiliche minori dell Alma Città (Roma, ndr). La pergamena porta la data del 7 maggio 1906. Si tratta dunque di un anniversario importante, da sottolineare ribadendo quali sono gli onori e privilegi di una Basilica Minore, attualmente regolati dal decreto Domus Ecclesiae del 9 novembre 1989. Tale Decreto prevede le seguenti indicazioni: innanzitutto la Basilica Minore deve curare in modo particolare la liturgia e la formazione liturgica dei fedeli, con l attenzione particolare ai tempi forti (Avvento, tempo di Natale, Quaresima e tempo di Pasqua; sia data particolare sottolineatura alle forme approvate di pietà popolare; si abbia cura che i fedeli si

uniscano al canto delle diverse parti della Messa; sia espressa chiaramente il particolare vincolo con cui la Basilica Minore è unita alla Cattedra romana di Pietro nelle date del 22 febbraio (Cattedra di Pietro), 29 giugno (solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo), nell anniversario dell elezione o dell inizio del ministero pastorale del Sommo Pontefice (per papa Francesco il 13 marzo). Le concessioni connesse con il titolo di basilica sono tre. La prima concerne la possibilità di ottenere l indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione, comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa) nelle giornate stabilite (26 maggio, giorno dell apparizione; 29 giugno, 13 marzo, come sopra indicato; 7 maggio anniversario della concessione del titolo di Basilica; un giorno all anno a libera scelta di ciascun fedele). In pratica il Santuario di Caravaggio è Chiesa Giubilare perenne! L ultima concessione riguarda la possibilità di utilizzare l emblema pontificio (le chiavi incrociate) come manifestazione anche visiva del legame tra la basilica minore e il Successore di s. Pietro. Al di là degli aspetti esteriori dell onorificenza, il titolo di Basilica dà importanza al Santuario, e ne manifesta il ruolo significativo in correlazione con l autorità del Papa. Intervista al nuovo rettore del Seminario che anticipa

alcune novità per il prossimo anno Lo scorso 9 giugno, durante il Consiglio presbiterale diocesano, mons. Antonio Napolioni ha annunciato la nuova équipe formativa del Seminario. Don Marco D Agostino è il nuovo rettore, che sostituisce don Trevisi nominato parroco a Cristo Re in città, don Francesco Cortellini è il vicerettore che prende il posto proprio di don Marco, mentre don Primo Margini lascia a don Maurizio Lucini il delicato ministero di direttore spirituale. A don Marco D Agostino, soresinese doc, classe 1970, abbiamo rivolto qualche domanda all inizio del suo nuovo incarico. Don Marco con quale stato d animo ha accolto la nomina a rettore del Seminario? «Con serenità. Mi sono venute in mente alcune chiamate dei profeti o degli apostoli. La forza non sta nelle capacità, ma in Chi ti chiama. Sono sereno perchè come ogni prete non si chiede nulla. Si dice di sì e in quella disponibilità si sente tutta la consolazione della Chiesa, la vicinanza del Signore che si fa storia nelle persone che ti mette vicino, il Vescovo, don Francesco e don Maurizio, gli altri preti, la comunità diocesana. Sono sereno perchè sono dentro una comunità di fratelli e di sorelle che pregano e vivono il Vangelo. Non ho vinto un concorso e non devo raggiungere degli standard ideali». Quali saranno le novità per il prossimo anno? «L equipe degli educatori è nuova. Di fatto io no, ma anche io lo sono come collaboratore di don Francesco Cortellini e di don Maurizio Lucini. Siamo tutti e tre nuovi e troveremo le modalità più adatte perchè il nostro vivere insieme, tra noi e coi giovani che il Signore chiama, possa essere fruttuoso.

Anzitutto la comunità di propedeutica cioè i giovani che faranno l anno/gli anni di preparazione la cui conclusione sarà la domanda al Vescovo di essere ammessi alla comunità del Seminario. Questa comunità di giovani (e speriamo che sempre più giovani possano sperimentare la bellezza e l efficacia di un anno di preghiera, vita comune, attività insieme, riflessione su se stessi, discernimento) sarà stabile qui a Cremona (non più a Lodi) e il responsabile di questo nuovo cammino sarà don Francesco. Avrà una sua vita a parte con momenti comuni, di formazione, preghiera e fraternità con il Seminario. Gli altri seminaristi andranno a scuola a Lodi dal lunedì al giovedì (solo al mattino e viene abolito il pomeriggio dei primi tre giorni settimanali). Possono così tornare a pranzo ogni giorno e al pomeriggio/sera ci sarà una vita stabile delle due comunità, sia la propedeutica, sia la comunità del Seminario. Don Maurizio sarà il Padre Spirituale di tutte e due le comunità». È vero che la classe propedeutica sarà particolarmente numerosa? «Diciamo che ci sono alcuni giovani (qualcuno sta terminando gli esami di maturità e qualcuno già lavora da anni) che ci stanno pensando seriamente. Don Enrico e don Primo, della precedente equipe formativa, li hanno incontrati più volte e le prossime saranno le settimane decisive per loro. Chiedo a tutta la comunità diocesana di accompagnare nella preghiera coloro che si stanno decidendo. Le tante esperienze estive e formative dei nostri Oratori, le esperienze di carità e di servizio come i preti hanno messo in evidenza lo scorso anno pastorale nei questionari di Pastorale Vocazionale sono occasioni d oro per pensare a come rispondere al Signore con la vita. Anche la prossima GMG potrà essere un buon trampolino per buttarsi nella risposta a Dio e alla sua voce». Secondo lei come deve essere il Seminario oggi? «Una comunità di discepoli, attorno a Gesù Maestro, che

costruiscono la loro umanità. Peccatori riconciliati che possono raccontare la misericordia che Dio ci ha usato. Pecore in continuo ascolto del vero Pastore. Figli e discepoli in cammino verso la Pasqua, in attesa del dono dello Spirito che confermi e mandi in missione. Se abbiamo questo atteggiamento di fondo, disponibilità a Dio e ai fratelli, possiamo crescere umanamente, nella fede, grazie allo studio e alla dimensione pastorale». Il Vescovo Antonio le ha fatto qualche particolare raccomandazione? «Sì, di essere discepoli autentici del Vangelo e di passare, giorno per giorno, da uomini a credenti, da credenti a pastori. Credo che il Seminario abbia bisogno, ogni giorno del Vescovo e del suo presbiterio. Il Vescovo ha suggerito, come indicazione, che ci sian anche una famiglia nell équipe formativa del Seminario: credo sia un ottima indicazione che aprirà la porta ad altre attenzioni sulla vita familiare. Il Seminario, dentro la Chiesa e il mondo, saprà vivere la sua vocazione, ai piedi del Maestro, come Maria a Betania, in cammino come i due di Emmaus, con le stesse fatiche e gioie dei Dodici». Tre qualità indispensabili per un rettore di Seminario «È una domanda difficile. Le elenco, ma ci sono lavori in corso su tutte e tre. Anzitutto l ascolto, di Dio, dei preti che vivono con me, dei giovani che formano le comunità del Seminario, del Vescovo, del presbiterio, delle famiglie e dei laici. Dio parla in tutti e sa raggiungerci e sorprenderci in molti modi, anche attraverso qualche critica. L umiltà di non avere la verità e la soluzione in tasca. Cioè l atteggiamento di chi sa confrontarsi, ripensare, dialogare, mettersi all ultimo posto, pur nella responsabiltà, per essere a servizio. Infine la riconoscenza. Credo che la bellezza del seminario sia essere a contatto con giovani entusiasti di vivere, di rispondere al Signore, di essere dentro l esperienza del Dio vivo. È un esperienza privilegiata.

Vivere e collaborare con altri preti è un dono speciale di cui rendo grazie fin da subito». Tre qualità indispensabili per un giovane prete «Al primo posto metterei la capacità di relazione. È il requisito fondamentale per il cammino di risposta al Signore. Sapersi relazionare con Dio, coi gli altri, con se stessi. Essere uomini di comunione e non di divisione nella comunità, lasciarsi aiutare. Riconciliarsi anche con le proprie storie, sapersi guardare con gli occhi misericordiosi di Dio. In secondo luogo la voglia di annunciare il Vangelo e di non avere due vangeli, uno predicato e uno vissuto. L autenticità è requisito fondamentale, come il sapersi mettere in discussione continuamente, proprio attraverso le relazioni con i laici, che formano la maggioranza della comunità. Infine la maturità umana che evita il pettegolezzo e la critica distruttiva e fa considerare la Chiesa non come un possesso, ma come un servizio. Il potere delle chiavi non è un privilegio per comandare da padroni, ma un invito a slegare ciò che le nostre rigidità e punte impediscono di essere. Siamo i collaboratori della vostra gioia, non i padroni della fede altrui». La maggior parte della sua vita l ha passata proprio in Seminario: quali persone ricorda con più riconoscenza e affetto? «I miei educatori e insegnanti, tanti preti con cui ho collaborato in questi anni, sia negli uffici di curia, alla Pastorale Giovanile, sia nelle parrocchie per incontri biblici o con i genitori dell Iniziazione Cristiana, i miei colleghi e gli alunni del Liceo Vida e tanti adolescenti e giovani che ho incontrato, tante espressioni della vita consacrata, tante famiglie e laici che mi hanno arricchito con le loro storie. Spero che le buone relazioni con tutti possano regalare alla comunità del Seminario tanti amici che pregano, lo sostengono, lo fanno crescere nella comunità diocesana. A tutti grazie, fin da oggi».

Il vescovo Antonio celebra i Santi Pietro e Paolo a Barbata Un altra prima volta per il vescovo Antonio in un altra parrocchia della Bassa Bergamasca. Dopo Fornovo San Giovanni venerdì sera, domenica mattina mons. Napolioni è stato a Barbata per celebrare la messa solenne in onore dei Santi Patroni Pietro e Paolo ed inaugurare e benedire la nuova statua di San Francesco d Assisi, collocata in piazza IV Novembre, e la sede del presidio della Croce Verde Martesana. Alla cerimonia, organizzata dal Comune con la collaborazione della parrocchia, hanno preso parte i sindaci dei paesi limitrofi (da Pino Fossati di Mozzanica a Beppe Lucca di Fontanella ad Elena Comendulli di Calcio), le associazioni di volontariato locali e non, la banda musicale di Fontanella (che ha allietato l evento), gli esponenti delle forze dell ordine e l illustre cittadino onorario di Barbata, il mister per antonomasia Giovanni Trapattoni, ormai di casa nel piccolo paese della Bassa Orientale. In chiesa, all inizio della Messa allietata dalle voci dei cantori della corale parrocchiale diretta da Rosangela Fratus e concelebrata assieme al vescovo da padre Antonio Zanotti della comunità Oasi 7 di Antegnate, è stato il parroco di Barbata e di Isso don Andrea Oldoni a porgere a monsignor Antonio il benvenuto a nome di tutti i parrocchiani: «La gioia che la sua presenza arreca a tutta la nostra comunità ha detto don Andrea rivolgendosi al vescovo toccano il cuore e formulano pensieri di gratitudine per un evento così forte ed

importante allo stesso tempo. Mi piace paragonare la nostra realtà parrocchiale ad una piccola barca con due remi. Le chiediamo di suggerirci come migliorare, come essere espressione della carità e della misericordia e soprattutto come testimoniare la gioia del Vangelo». A fine celebrazione è stato invece il sindaco di Barbata Vincenzo Trapattoni a parlare: «Il mio pensiero ha detto in un passo del suo intervento- va a quel 30 gennaio scorso, giorno della consacrazione a vescovo di Sua Eccellenza e come allora anche oggi sento la presenza dello Spirito Santo. Caro vescovo, la saluto e le dico che le vogliamo bene». Incentrata sulla figura e sull esempio di San Pietro l omelia del presule: «Il Signore ha detto ha liberato Pietro, proprio come fa con noi. Ci libera da ogni paura e ci dice di seguirlo. Allora, evitando le favole che ci rendono miseri, facciamoci prendere per mano da lui e costruiamo la nostra Chiesa, come ha fatto Pietro». Dopo la messa, le inaugurazioni e le benedizioni, a partire da quella della statua in marmo bianco di Carrara di San Francesco, che rappresenta il tassello iniziale del progetto dell amministrazione comunale di una completa riqualificazione di piazza IV Novembre. Realizzata dallo scultore Amedeo Togni con la collaborazione del figlio Ermanno, la statua, alta poco più di due metri, raffigura il Santo nell atto di ricevere le stimmate. Non casuale la scelta di San Francesco d Assisi, una figura di portata universale, un esempio per tutti, credenti e non, con il suo messaggio di amore verso il prossimo e di pace. Da ultimo, il taglio del nastro presso il distaccamento della Croce Verde Martesana, una novità assoluta per il territorio che, su concessione del Comune, trova posto all interno dell ex scuola elementare. Attualmente quello della Croce Verde è un presidio ma l amministrazione Trapattoni e l associazione stessa, guidata dal presidente Samuele

Castellazzi, hanno l obiettivo di farlo diventare punto di emergenza 118 attivo 24 ore su 24 (le pratiche sono già state avviate). Nel corso della mattinata non è mancato nemmeno un pensiero per l ex parroco di Barbata don Orazio d Alessio, nella ricorrenza del decennale della sua morte, con la posa di un mazzo di fiori presso la stele che lo ricorda.

Annunciate nuove nomine del Vescovo Antonio: nove sacerdoti interessati Durante le celebrazioni eucaristiche di domenica 26 giugno sono stati comunicati, nelle parrocchie interessate, diversi provvedimenti che coinvolgono ben nove sacerdoti. Il più evidente riguarda la costituzione di una nuova unità pastorale tra le parrocchie di Pizzighettone, Regona e Roggione. Mons. Napolioni ha nominato moderatore don Andrea Bastoni, già collaboratore nelle stesse comunità e parroci in solido don Gabriele Battaini, sinora vicario a Covo, e don Attilio Spadari, già collaboratore a Soresina. Di seguito pubblichiamo integralmente il comunicato della Cancelleria Vescovile.

S. E. Mons. Vescovo, con decreti in data 21 giugno 2016, ha nominato: il Rev.do Nespoli Don Lorenzo, finora Parroco delle Parrocchie Derovere, Cella Dati e Pugnolo, Parroco della Parrocchia «Santi Giacomo e Filippo apostoli» in Covo (BG); il Rev.do Zanaboni Don Umberto, finora Vicario parrocchiale di Caravaggio, Parroco delle Parrocchie «S. Giorgio martire» in Derovere, «S. Maria Assunta» in Cella Dati, e «S. Giovanni Battista» in Pugnolo; il Rev.do Pini don Matteo, finora Vicario parrocchiale di Pandino, Vicario Parrocchiale della Parrocchia «Ss. Fermo e Rustico martiri» in Caravaggio (BG); il Rev.do Montagna Don Stefano, Assistente del Settore A.C.R. dell Associazione di Azione Cattolica della Diocesi, mantenendo l incarico di Vicario parrocchiale di «Ss. Apollinare e Ilario» e «S. Agata» in Cremona. In data 22 giugno 2016, ha nominato: il Rev.do Lamperti Tornaghi don Andrea, finora Vicario parrocchiale di Pizzighettone, Gera, Regona e Roggione Vicario Parrocchiale della Parrocchia «S. Margherita vergine e martire» in Pandino (CR); il Rev.do Duchi don Simone, finora Vicario parrocchiale di Antegnate, Vicario Parrocchiale della Parrocchia «S. Maria Immacolata e S. Zeno» in Cassano d Adda (CR). In data 23 giugno 2016: ha costituito in Unità Pastorale le Parrocchie «S. Bassano» in Pizzighettone, «S. Rocco» e «S. Pietro» in Gera di Pizzighettone, «S. Patrizio vescovo» in Regona di Pizzighettone, «Beata Vergine del Roggione» in Roggione di Pizzighettone nominando: Bastoni Don Andrea, già collaboratore della stessa unità, Spadari Don Attilio, finora

collaboratore parrocchiale in Soresina, Battaini Don Gabriele, finora vicario parrocchiale in Covo, Parroci «in solido» dell Unità Pastorale e Bastoni Don Andrea Moderatore della stessa. BIOGRAFIE DEI SACERDOTI INTERESSATI Don Lorenzo Nespoli è nato a Cremona il 5 aprile 1969 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia cittadina di Cristo Re. È stato vicario a Soresina dal 2001 al 2003 e a Calcio dal 2003 al 2011. Nell estate del 2011 mons. Lafranconi lo ha nominato parroco di «San Giorgio Martire» in Derovere, «Santa Maria Assunta» in Cella Dati e «San Giovanni Battista» in Pugnolo. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuova guida della popolosa comunità bergamasca dei «Santi Giacomo e Filippo apostoli» in Covo. Don Umberto Zanaboni è nato a Crema il 5 ottobre 1975 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva a Pandino. È stato vicario a Sabbioneta dal 2000 al 2000 e poi vicario a Sabbioneta- Breda Cisoni-Ponteterra-Villa Pasquali dal 2008 al 2009. Dal 2009 è vicario a Caravaggio, mentre dal 2007 è membro del Consiglio presbiterale diocesano. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco delle parrocchie «S. Giorgio martire» in Derovere, «S. Maria Assunta» in Cella Dati, e «S. Giovanni Battista» in Pugnolo.

Don Matteo Pini è nato a Cremona il 1 aprile 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 14 giugno 2008 mentre risiedeva a Regona di Pizzighettone. Laureato in Giurisprudenza, finora è stato vicario Pandino. Ora mons. Napolioni lo ha nominato vicario della Parrocchia «Ss. Fermo e Rustico martiri» in Caravaggio. Don Stefano Montagna è nato a Cremona il 22 novembre 1987 ed è stato ordinato sacerdote l 8 giugno 2013 mentre risiedeva a Sospiro. Dal 2013 è vicario delle comunità cittadine di Sant Agata e Sant Ilario. Ora mons. Napolioni gli ha affidato anche l incarico di assistente dell Azione Cattolica Ragazzi. Don Andrea Lamperti Tornaghi è nato a Treviglio il 30 luglio 1983 ed è stato ordinato sacerdote l 8 giugno 2013 mentre risiedeva nella parrocchia di San Zeno in Cassano d Adda. Dal 2013 è vicario delle parrocchie di Pizzighettone e Regona cui è stata aggiunta, nel 2014, quella di Roggione. Ora mons. Napolioni lo ha nominato Vicario della parrocchia «S. Margherita vergine e martire» in Pandino.

Don Simone Duchi è nato a Cremona il 29 luglio 1987 ed è stato ordinato sacerdote l 8 giugno 2013 mentre risiedeva nella parrocchia cittadina di S. Ilario. Dal 2013 è vicario di Antegnate. Ora mons. Napolioni lo ha nominato vicario della Parrocchia «S. Maria Immacolata e S. Zeno» in Cassano d Adda. Don Andrea Bastoni è nato a Cremona il 31 marzo 1972 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997 mentre risiedeva nella comunità di Piadena. Dal 1997 al 2001 è stato studente a Roma dove ha conseguito la licenza in Teologia fondamentale e in Liturgia. Dal 2001 al 2010 è stato vicario a San Bernardo in città, mentre dal 2010 al 2014 è stato vicario a Caravaggio. Nel 2014 la nomina a collaboratore delle parrocchie di Pizzighettone, Regona e Roggione. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido e moderatore della nuova unità pastorale costituita dalle comunità di «S. Bassano» in Pizzighettone, «S. Rocco» e «S. Pietro» in Gera di Pizzighettone, «S. Patrizio vescovo» in Regona di Pizzighettone, «Beata Vergine del Roggione» in Roggione di Pizzighettone.

Don Gabriele Battaini è nato a Treviglio il 13 luglio 1970 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva nella comunità di Caravaggio. È stato vicario a Mozzanica dal 2000 al 2006. Nel 2006 il trasferimento, sempre in qualità di vicario, a Covo. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell unità pastorale comprendente le comunità di «S. Bassano» in Pizzighettone, «S. Rocco» e «S. Pietro» in Gera di Pizzighettone, «S. Patrizio vescovo» in Regona di Pizzighettone, «Beata Vergine del Roggione» in Roggione di Pizzighettone. Don Attilio Spadari è nato a Castelleone il 23 settembre 1958 ed è stato ordinato il 23 giugno 1984. È stato vicario a S. Imerio in città (1984-1988), Caravaggio (1988-1994), San Sigismondo in città (1994-1996). Dal 1996 al 2000 è stato amministratore parrocchiale di Gera di Pizzighettone, mentre dal 2000 al 2005 è stato parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2005 al 2014 ha ricoperto l incarico di collaboratore parrocchiale a Caravaggio. Attualmente è collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell unità pastorale comprendente le comunità di «S. Bassano» in Pizzighettone, «S. Rocco» e «S. Pietro» in Gera di Pizzighettone, «S. Patrizio vescovo» in Regona di Pizzighettone, «Beata Vergine del Roggione» in Roggione di Pizzighettone.

Il Vescovo a Fornovo per celebrare S. Giovanni Battista Prima volta a Fornovo San Giovanni per il vescovo Antonio che, in occasione della solennità del patrono San Giovanni Battista, venerdì 24 giugno, alle 20.30, ha celebrato la Messa solenne e presieduto la processione per le vie del paese con la statua del Santo. Chiesa parrocchiale gremita di fedeli per la celebrazione, allietata dalle voci dei cantori della schola cantorum parrocchiale diretta da Cleo Canevisio: sull altare, assieme al vescovo, i sacerdoti don Antonio Aresi, pro-rettore del santuario di Caravaggio, e don Giambattista Aresi, entrambi nativi di Fornovo, ed il collaboratore parrocchiale don Roberto Cremona. In prima fila nei banchi, i bambini ed i ragazzi del grest dell oratorio di Fornovo, il locale gruppo scout ed il commissario prefettizio Alfredo Nappi in rappresentanza del Comune. Proprio a Nappi, che in questo momento è la massima autorità civile del paese (le elezioni del 5 giugno non hanno prodotto un sindaco per mancato raggiungimento del quorum), è stato affidato il compito di espletare ad inizio messa il classico rito dell accensione del cero votivo. Il parroco don Angelo Storari ha portato al vescovo il saluto della comunità: «È la prima volta, Eccellenza ha detto che è tra noi e siamo felici che accada nella ricorrenza della nostra festa patronale. Avere San Giovanni Battista come patrono ci responsabilizza, perché così come lui ha preparato il terreno per Gesù anche noi dobbiamo essere pronti a

preparare l annuncio del Vangelo e a testimoniare il Vangelo stesso. Per farlo abbiamo bisogno anche dell aiuto del nostro vescovo, cui va la preghiera di tutti noi per il suo apostolato». In risposta alle parole di don Angelo mons. Napolioni ha ringraziato la comunità di Fornovo. «Una comunità giovanissima ha detto almeno a quanto vedo in questa chiesa stasera. Una comunità alla quale auguro che il Signore si manifesti sempre». Incentrata sulla figura del Battista l omelia. Il Vescovo ha definito la storia di questo Santo, che va incontro alla morte pur di annunciare Gesù, come «Balorda» ma «Dentro la quale il Signore ci permette di scoprire il punto interrogativo sulle nostre vite. Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, non credette e rimase muto. Noi dobbiamo lasciarci chiamare alla fede da Gesù. In che modo? Basta aprire il Vangelo. Come Giovanni Battista dobbiamo rendere grazie al Signore ed è in quel frangente che nasce la missione». Al termine della Messa si è formata la processione che ha attraversato le vie centrali di Fornovo: davanti la croce ed i fedeli disposti su due file, poi i bambini del grest, gli scout, i sacerdoti con il presule e, a chiudere, la statua del patrono. Il tutto accompagnato dalle note della banda musicale di Fornovo. Meta finale del corteo religioso la chiesa parrocchiale per la benedizione finale da parte del vescovo che al termine della cerimonia si è intrattenuto con i giovani del grest, con gli scout e con i cantori della corale per poi incontrare i parrocchiani durante il rinfresco organizzato all oratorio.

Domenica 26 la Giornata della Carità del Papa Una pratica molto antica che arriva fino a oggi. È l Obolo di San Pietro, la colletta che si svolge in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (quest anno il 26 giugno). La colletta rimanda alle origini del Cristianesimo, quando vengono sostenuti materialmente «coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero, prendendosi cura dei più bisognosi». È quanto sottolinea anche monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. Il Sir Servizio informazioni Religiose lo ha incontrato alla vigilia di questo appuntamento, conosciuto come Giornata per la carità del Papa. Eccellenza, l Obolo di San Pietro è una pratica molto antica che rimanda alle origini del cristianesimo. Quali sono i motivi che la rendono ancora attuale? «Direi gli stessi di un tempo, fondamentalmente due: offrire un sostegno materiale a chi vive per annunciare il Vangelo, quindi alle necessità dell apostolato, comprese anche le attività della Santa Sede; e prendersi cura dei più bisognosi, che purtroppo non mancano mai, non solo vicino a noi, ma anche in tanti contesti di sofferenza, spesso dimenticati». Qual è il senso spirituale ed ecclesiale della Giornata per la carità del Papa? «Oltre alla carità, che parla già da sé, c è, come lei ha

detto, un importante significato ecclesiale: non si tratta solo di dare un aiuto a chi ne ha bisogno o una mano a chi fa del bene, ma di farlo come Chiesa. Partecipare alla carità del Papa è un gesto fortemente simbolico, perché manifesta la vicinanza delle comunità e dei fedeli al Papa, la partecipazione alla sua sollecitudine. È un segno, semplice e antico, di unità nell amore. Per questo è e dev essere, com era anche nella Chiesa delle origini, un gesto spontaneo. Mi piace anche ricordare che l obolo avviene attorno alla solennità di San Pietro: è, in fondo, il regalo delle Chiese al Successore di Pietro, che non lo tiene per sé, ma a sua volta lo distribuisce secondo i bisogni delle Chiese e dei poveri». Una nota particolare viene data a questo appuntamento annuale dal Giubileo della misericordia che stiamo vivendo. In tale senso è efficace lo slogan scelto dalla Conferenza episcopale italiana per la Giornata del 26 giugno: Apriamo i cuori alla misericordia. Ma è possibile coniugare carità e misericordia? E in che modo? «Direi che sono già coniugate, sono strettamente apparentate: la misericordia indica un cuore aperto, che non rimane chiuso in se stesso, un cuore che sa abbassarsi, sa chinarsi verso le miserie, come fa Dio con noi. La carità nasce da qui, come un buon gesto viene da un buon cuore, come un sorriso dalla gioia. Il Papa ci ricorda più volte che, per essere vera, la carità deve essere concreta. Vuol dire che non può fermarsi al pensiero o al sentimento, ma deve raggiungere pure le tasche! E vuol dire anche, soprattutto oggi, che le opere di carità devono essere sapientemente pensate e ben gestite, per arrivare veramente a chi ha bisogno, senza sprechi». Sono molto frequenti i richiami del Papa a non volgere lo sguardo altrove rispetto alle situazione di povertà, esclusione e disagio. Molto spesso però non vengono colti appieno. Frequenti, infatti, sono le accuse di pauperismo, populismo, peronismo. Perché tutto questo?

«Mi verrebbe da dire che la prima reazione, quando un invito è scomodo e fa pensare, è proprio quella di muovere qualche critica un po stizzita che poi alla fine, se ci pensiamo, sa spesso di astratto, di ideologico, di partitico, e soprattutto non aiuta. Credo che in questi casi la cosa più importante sia davvero andare oltre e non lasciarsi amareggiare: si sa che trovare la pagliuzza nell occhio del fratello è uno degli sport più diffusi al mondo. Ebbene, la Chiesa è chiamata a non fare così, ma ad andare avanti nel bene con fiducia, guardando solo al Vangelo e non ad altro, nemmeno ai propri ritorni di immagine». Alle parole e alle denunce, infatti, il Papa aggiunge l esempio concreto: basta pensare alla visita a Lesbo e al gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie siriane. «Sì, ma, conoscendolo un poco, direi che proprio non gli interessa farlo per strategia mediatica. Lo fa, e credo che la gente lo veda, con naturalezza, in modo direi connaturale, unendo spontaneamente quello che crede e quello che fa. Mi viene in mente un espressione di Papa Benedetto: «Il programma del cristiano è un cuore che vede». Non è un fuoco d artificio pubblicitario, ma uno sguardo che vede i bisogni e un cuore che si dà da fare, senza bisogno dell approvazione altrui, e senza volerla ricercare». Nepal, Repubblica Centrafricana, Kenya, Uganda, Niger Sono alcuni Paesi su cui si è intervenuti nel 2015 con le offerte giunte da tutto il mondo all Obolo. Senza dimenticare i cristiani perseguitati nelle guerre e i poveri della città di Roma. Insomma, la carità del Papa non conosce confini «Non deve conoscerne! Un aspetto molto importante è essere presenti soprattutto presso le realtà che vengono dimenticate troppo in fretta. Da molte parti del mondo, senza clamore mediatico, giungono al Papa accorate richieste e grida di aiuto. Bisogna prestarvi attenzione. Si fa presto oggi a scordarsi di quello che succede nel mondo, presi dalla

curiosità per le ultime novità di casa nostra. La missione del Papa e della Chiesa, invece, è proprio quella di abbracciare tutti, in particolare i più dimenticati e lontani, che purtroppo non hanno risalto sulle prime pagine di tanti media». Qual è il suo auspicio e il suo appello per la raccolta del 2016? «Vorrei far mio quel che scriveva san Paolo, quando chiedeva di contribuire a una colletta per la Chiesa: più che fare propaganda o inseguire il risultato, dava valore al gesto, dicendo che Dio ama chi dona con gioia. Ecco, il mio auspicio è che l obolo di quest anno sia un occasione concreta per ritrovare la gioia pura e semplice di donare».