VANTO DI DUI VILLANI CIOE' SANDRON E BURTLIN sopra l'astutie tenute da essi nel vender le castellate quest'anno COSA BELLA DA RIDERE



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Transcript:

VANTO DI DUI VILLANI CIOE' SANDRON E BURTLIN sopra l'astutie tenute da essi nel vender le castellate quest'anno COSA BELLA DA RIDERE Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

SANDRON E BURTLIN Ah an, vè, vè,, che questa botta A ti l'havèm cargà a sti babiun, Vè c'haven uslà sti galavrun, Chi z'astiman manch d'una recotta. Sì, e sì l'haven cargà, mo potta Dal mond, iz tgnean per curnachiun, E ades i chenin trars in zenuchiun Si volin d'la nostr'uva, e stars sotta. Dì al ver,, hat più Castellà? Con sa n'ho, sì cha n'ho, mo an vuoi dir, Cha vuoi, fradel, ch' l'am sippa ben pagà. A n'ho ancha mi, mo a in vuoi zinquant' lir, E la porta a ch' la vol. Oh, t'gli harà Dal cert. Tienla pur su, t'n'pua fallir. Oh, s'la s'pses tgnir Achmod s'fa al furment in sal granar, Oh t' puà dir cha m'la farè pagar! Mo mi, i vurè vder sgangar D'la sed, e straslar, e cascar mort, Tant è l'odij, fradel, cha i port. No, no, tegnema pur fort E sald al pè in s'l'astla, nu villan, Ades cha vden c'haven la balla in man. Mo possa pur da i can Esser manzà, se mi i vuoi correr dria, A la vuoi ben inienz dar a i purzia. Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

Mo crit mi cha sia Un barbazagn cascà zo d'un nuson? N'sat sa i ho al diavol in tal zuccon. T'sa ben cha son giutton, Ch'l'è un pez t'm'acgnos, e sa cha suoi Farn di quelli ch'puzzan, quand a vuoi. An vuoi za t'm'tuoi Al priessi a mi per cont d'agaffar, Cha nassì al mond sol per sgraffignar, Ma a ni pren durar Fradel, chi cazzan tat i pat in su, Ch' s'a n'rubasn mal biad nu. No, no, cun dis qulù S'lor vuoln i puorch, i cappun e i quattrin, E nu anden a la fiera d'rampin. Lassa pur far,, Al patron qual chal fa, e quel chal po, Chin tugn mod al pagaren dal so. Cha n'robba, mo s'al so, Fradel, st'm'ligas l' man de dria, A m'inzignarè d'torla con i pia. Mo crit mi cha sia Un'ocha? N'sat quand al dorm al patron Sa so cuoier al maiuol e l'albanon? Mo dì pur ti,, La canva e al lin, chal rest srè una fola, Ch'ugn ragazzetta vol la so mazzola. E ma n'fermen la gola O cha manzen d'l'mel, e d'l'per, E dluvien tut quel cha psen haver. E s'a t'ho a dir al ver, A so, fradel mia car, cha fag ogn'art Per ni dar mai al terz d'la so part. Mo i diest' pur al quart, Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

Mo slament la fava cha mangien Quand l'è in ti camp, e al zes cha venden, E quand a vendmen, I più bia grap n'tremia da un là Oh, guarda che d'quij i n'happia ma', Oltra cha tgnen bcà La più zalla, e l'aserba a la mten In tal bgonz, e quella cha schen E i ruoz ch'atachen Al tassel, e l'sorbl, e l'nus Ch'arpiatta in tl'a cassa i nuostr tus Ch'in fichn in tut i bus, Mo quest è nient, fradel, ch'haven cuntà, Turnema un puoch a dir d'l'castellà, Cha i n'è d'nu, cun t'sa, Ch' quand i n'han tant uva ch'la possa impir I fan ch'al poz dal rst hapa a suplir. Mo sta n't'partir, N'havia a negar un tos mi l'altr dì Chiera in t'la castlà, pota d'mi. Mo ch'cosa fieval lì? Mo l'iera vgnu pr veder vindmiar Ch'al so patron n's' dsea fidar Ch'mi ni al fies star E s'iera fic li dentr al giandarot, E si dsea haver durmì tutta la not, E mi viegna via d'bot Con d'l'acqua in spalla per trariela in fond, E dment cha la tro' zo, po far al mond, A sent es n'so dond S'viegna una vos ch'crida oimia, oimia, Es veg st'ombra ch's' leva in pia, E mi casch zo al indria, Per la gran pora, es tria al bigonz in fas, E poc sin mancò ch'an m'plas, E inienz cham asguras A stie un pzol, e pur a mi accustà Chal pareva pruoprij un pullaster anegà, Tant l'havevia lavà. Es dig: Ch'fiev lì dentr, puvraz? E lu bravand respos: A fieva un laz Ch't'apicca, ladronaz, T'm'ha tut bagnà la camisa, e al zibon, Mo at promet chal vuoi dir al patron. Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

Tas, tas, dighia, Minchion, Cha vlea lavar al fond, i era un po' brut, E a trar zo l'acqua, a t'ho bagnà ti tut. N'dar mo ti in ti rut, Ch'an t'havea vezu t'fus lì, Ch'an son miga una bestia niancha mi. Po, i fia dar un vestì, La camisa, un capel e i mia bragun, E la Tuonia i sugò fin a i schfun. E perché a' sua patrun Al n'dses nient, al fie menar Appres al fuog, e s'al fia governar Ben ben, po a in fia dunar D'l'mel, d'l'nus e mil cagariol, Po a i dis: N'dir na gotta, al mie fiol, Sben a i ho in t'lussol Trat qula poca d'acqua, chat prumet Chan t'vleva bagnar ti, puvret. E con st'barzelet Al fie taser, es n'fu nient, E poi turnie a trar d'l'acqua novament, Chan pseva altrament Impirla, chal n'iera grasp assa', S'la poz n'm'haves un poch aidà. Mo t'm'ha ben mo' acchiappà, Cosa crit ch'hapa fat ancora mi? Oh fradel, a iho fat piez d'ti, Cha i mniè una l'altr dì A un caldiran, al qual m'die i quattrin, In s'la man, es n'vos miga sesin, Ma tut bie zchin, A la barba d'quij ch'gli han vindù Manch d'nu, e ch'n'ihan anch apu, E, a dirla fra nu du, A ti cazzie d'l'acqua d'maniera Chal n'in met za lu tant in la caldiera. E ades mo sl s'dspiera, Chal dis chal tinaz n'ha ma livà. Mo a tal cred, fradel, sti ha lavà L'grasp cun t'm'ha cuntà, Achmod volal chal lieva, al puvraz, E lu in die haver trat d'l'altra in tal tinaz. Tant ch'l'harà un bel sulaz Ch'ma l'la farà svinar a i rastlin, Ch'la sarà più d'acqua che d'vin. A tal ch' sti cittadin Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

Han bel dal gof, a dirla qui fra nu, Si credin cha siama turlulu, Ch' si havessin ben più Occh ch'n'ha al pavon in t'la cova, I n'haran ma' da nu la part sova. M'viegna al mal d'la lova Ch apos dir al ver, es t'al zur, Cha iho fat star mill bot anch i fattur, Prché la not al bur, D'ment ch' lor durmivan am son livà Es son andà in l'ara, es ho insaccà Al gran, es l'ho purtà In sal granar, e qusì d'man in man Cun t'sa cha saven far nu altr villan. Ch'andem a Rastgnan Tut l'an, e in Graffagnana vuluntera, Po' a turnem pr la piana zo a Rubiera, Mo una stmana intiera A i sre da dir; basta, ch' nu cuntadin Nassem tut con l'man fat a rampin. Eh, n'dir qusì,, Cha i n'è anch d'quij ch'dan so dver, Al po esr, t'digh ver, Mo mi n'so vder, Es a i n'è pur qualch'un, ch' mi n'al so, Al ni è di nuostr, es al sustintarò. Cha so mi quel cha fo, E ti, e Mengh e in somma, i cuntadin, Tut van con l'man vluntiera a rastlin. T'ha tort,, Ch' pr dies ch'sien trist infra d'nu, A i n'è mill ch'ijn da ben, ancora più. Es so ch' mi padr fu Un hom da ben, e mi, ch'm'appicas, An prev ma' durmir un dì cha n' rubas. Es pr sort al passas Qual dì chan dies un qualch sgrafgnot An prev ma' durmir tutta qula not. Am tro' al crud e al cot, E a quel cha poss'haver, fradel mie car, Mo destrament pr ni far cridar. Horsù, at vuoi lassar Archmandam a tut quant qui fiuua E sforzat esr da bel al più ch't'pua. Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per

IL FINE Testo trascritto da: Vanto di dui villani cioè e, Sopra l'astutie tenute da essi nel vendere le Castellate quest'anno. In Bologna, per