Celebrazione eucaristica

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Sussidio per l animazione pastorale della 54 a GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI Celebrazione eucaristica IV DOMENICA DI PASQUA 7 maggio 2017 Gesù il pastore bello e porta delle pecore. Chiamati e attratti dalla bellezza «Non esiste amore che non semini bellezza. La bellezza che seduce senza ingannare, che incanta senza bloccare. La bellezza che conduce il gioco della vita e ci condurrà a Dio». (P. Spoladore) Nella quarta domenica di Pasqua, la parabola del pastore bello rivela Dio che viene a noi attraverso l'umanità di Cristo. Il messaggio di Gesù è rivolto a quanti nella Chiesa hanno un compito di responsabilità, a quanti Fanno parte del popolo di Dio affinché possano accogliere, manifestare, trasmettere la propria fede. Oggi siamo invitati a pregare particolarmente per le vocazioni alla vita sacerdotale, consacrata e missionaria. Perché pregare per le vocazioni? Il Signore non sa che ne abbiamo bisogno? Le vocazioni sono un dono di Dio e Lui sa di che cosa abbiamo bisogno; la preghiera serve per crescere in questa consapevolezza, creando le condizioni per cui un giovane possa rispondere alla chiamata del Signore. Anche oggi ci sono tanti giovani che hanno la vocazione, ma a volte c'è qualcosa che li ferma : «Dobbiamo pregare perché il cuore di questi giovani possa svuotarsi, svuotarsi di altri interessi, di altri amori, perché il cuore divenga libero. E questa è la preghiera per le vocazioni: Signore, mandaci, mandaci suore, mandaci preti, difendili dall'idolatria, dall'idolatria della vanità, dall'idolatria della superbia, dall'idolatria del potere, dall'idolatria del denaro. E la nostra preghiera è per preparare questi cuori per poter seguire da vicino Gesù». (Papa Francesco, S. Marta, omelia del 3 marzo 2014)

ATTO PENITENZIALE Cristo Gesù, porta del recinto delle pecore, rivelaci il pastore di cui fidarci, l'amico che ci conduce con pazienza alla vita e alla salvezza. Invochiamo perdono per quelle volte in cui siamo caduti, nell'illusione di trovare scorciatoie verso la felicità. Signore Gesù, luogo di meditazione per entrare ed abitare presso il Padre, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo Gesù, porta che ci aiuta a sperimentare la comunione di vita e la pienezza di libertà, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore Gesù, specchio del Padre, capace di amore totale, abbi pietà di noi. Signore, pietà. PREGHIERE DEI FEDELI C. Il Signore ci invita ogni giorno a stare con Lui per gustare la sua presenza. Riconosciamolo anche oggi come il Maestro e il Pastore buono, che si prende cura di ciascuno di noi e delle necessità della sua Chiesa. Affidandoci con fiducia alla sua guida, preghiamo insieme: Gesù, buon Pastore, ascoltaci. 1. Padre Santo, che hai indicato nella sequela del tuo Figlio Gesù la via della realizzazione, della beatitudine e della pace, concedi luce a quanti si interrogano sulla tua volontà e dona perseveranza a quanti hanno scelto la propria vocazione, preghiamo. 2. Signore Gesù, Ponte di ogni bene, che ci hai chiamato alla vita e hai reso ciascuno di noi protagonista di un progetto d'amore, fa' che accogliamo con stupore e gratitudine la vocazione che tu ci hai donato, preghiamo. 3. O Dio nostro, che nella tua infinita creatività continui a suscitare e a sostenere nuove vocazioni, donaci discepoli appassionati, che ti servano nei diversi stati di vita e facciano risplendere la bellezza e la santità della Chiesa, preghiamo. 4. Ti affidiamo, Signore, tutte le famiglie: possano rinnovare la profonda consapevolezza di essere il primo grembo vocazionale e accogliere con gioia il seme della chiamata al Sacerdozio e alla Vita consacrata, preghiamo. C. Padre Santo, effondi con abbondanza il dono del tuo Spirito su tutti noi; la testimonianza della Chiesa incoraggi risposte vocazionali e ne susciti di nuove, perché le nostre vite esprimano la tenerezza di Gesù per ogni creatura. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen

BENEDIZIONE FINALE C. Gloria a Te, o Padre, che attrai a Te con speciale amore le tue creature per una specifica missione. Tutti: Fa' che ascoltando la tua chiamata ci affidiamo al tuo amore, per un servizio totale a te e al tuo disegno di salvezza. C. Gloria a Te, o Figlio, che inviti le persone all'intimità con Te per seguirti ovunque vai. Tutti: Fa' che seguiamo fiduciosi la tua chiamata, assumendo i tuoi sentimenti e la tua forma di vita, custodi dell amore e della bontà. C. Gloria a Te, o Spirito Santo, che formi e plasmi l'animo dei chiamati, configurandoli a Cristo. Tutti: Suscita in noi il desiderio di una generosa risposta, per essere segni della tua presenza che anima e vivifica ogni creatura. C. Vi benedica il Signore onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo. Tutti: Amen

SPUNTI DI RIFLESSIONE I PASTORI: USI E COSTUMI AL TEMPO DI GESÙ Nella Palestina, al tempo di Gesù, era usanza dei pastori radunare le greggi in recinti comuni costruiti con muri di sassi, a secco. Di notte, chiuso il cancello, c'era un solo guardiano che dormiva sulla soglia dell'entrata, ah interno del cortile; in tal modo impediva il passaggio a chiunque volesse entrare. I ladri di bestiame, senza svegliare il custode, saltavano i muri di recinzione, prendevano le pecore e le buttavano al di là del recinto dove erano i complici. Nei recinti erano rinchiusi greggi di diversi pastori. Al mattino ogni pastore raccoglieva le proprie pecore per andare al pascolo lanciando un richiamo. Ogni pecora riconosceva la voce e il fischio del suo padrone e ogni pastore le sue pecore. Di solito i pastori non erano proprietari del gregge intero, ma solo di alcuni capi. Il pastore portava con sé bisaccia, borraccia, fionda, vincastro e bastone per svolgere il suo lavoro. Il vincastro era un ramoscello di salice che serviva per guidare e governare il gregge, mentre il bastone veniva usato come arma di difesa. lo sono «lo sono» è l'affermazione di Gesù nel racconto del buon Pastore. È la stessa che Dio fa a Mosè nel roveto ardente: «lo sono colui che sono» (che la tradizione ebraica ha interpretato come "colui che è sempre vicino al suo popolo). Nell'espressione del buon pastore Gesù afferma la sua condizione divina; è la definizione di Dio, conoscenza perfetta che comprende tutto, simbolo e armonia di tutte le cose, luce, logos che illumina ogni uomo e gli dona vita. Il pastore bello «lo sono il pastore buono» dice Gesù. A questa dichiarazione Giovanni non dà il significato di bontà, intesa come bene per gli altri, desiderio di procurare bene, per la quale usa il termine greco "Agathòs", ma utilizza una parola greca "Kalòs", che significa "il bello, il vero". Questa a sua volta viene dall'ebraico "tob", che ha molti significati: bellezza, verità, armonia. Gesù è il pastore bello che assume e rivela in sé l'immagine perfetta, infinita di Dio che tutto attrae a sé. lo sono la porta delle pecore «Chi non entra per la porta è un ladro. Chi entra per la porta è il pastore delle pecore». La porta delle pecore, al di là del significato simbolico, è una delle porte del tempio di Gerusalemme; gli Ebrei attraversano la porta ed entrano nel cortile del tempio per il culto del Signore. È il popolo d'israele che va verso Dio; è il gregge che attraverso la porta entra nel mistero divino. L'immagine di Gesù "porta delle pecore" (che introduce al tempio), è l'accesso al nuovo, tempio che conduce nell'eternità, alla presenza di Dio.

LA CHIAMATA: I TRE VERBI DEL PASTORE Chiama «Chiama per nome». Gesù è il pastore bello che chiama le pecore per nome. Per il pastore chiamare per nome è una necessità; garantisce la disposizione del gregge, raduna e mantiene unito il gregge, richiama una pecora che si allontana. È lo stesso rapporto che il Signore ha con noi. Dare un nome o chiamare per nome è conoscere l'altro, è vivere un'intimità con l'altro, perché quel nome rivela un volto, uno sguardo e narra una storia. Gesù ci chiama per nome perché ci conosce, sa chi siamo e ci ama; siamo cercati da lui per diventare il suo popolo, il suo gregge che egli chiama alla libertà, alla dignità in una relazione d'amore che porta alla "verità". È lui il vero pastore, non i pastori inetti, sfruttatori, i briganti che abbandonano le pecore, i falsi pastori che non curano il proprio gregge. Ancora oggi, in alcune tribù nomadi, i pastori danno un nome alle pecore e le chiamano con questo nome. Il gregge è un bene prezioso, il sostentamento per molte famiglie, è la vita e per questo il pastore non lascia la pecora che rallenta e che indugia, ma la aspetta, cura quella ferita per condurre tutto il gregge al sicuro. Gesù, il pastore bello, ha cura delle sue creature, le chiama per nome, ne conosce i pensieri e i sentimenti; per lui ognuno è unico e irripetibile; la sua è la voce che salva e consola, che conduce alla felicità. Cammina «Cammina davanti ad esse». Gesù è il pastore sicuro, precede il gregge che si affida a lui e si fa compagno di viaggio che condivide le asperità e le insidie del terreno; conduce alla meta e non abbandona mai le sue pecore, al contrario dei mercenari che lasciano indietro le più deboli e le portano su piste sbagliate. Conduce Appena fa giorno il pastore conduce le pecore fuori dal recinto e le porta al pascolo. Il gregge inizia il viaggio, segue itinerari particolari alla ricerca di ricchi pascoli per raggiungere, a sera, l'ovile in cui troveranno rifugio. È il pastore che guida, le pecore lo seguono docilmente, sanno che non saranno mai abbandonate. È il cammino della liberazione, dell'esodo, del passaggio a una vita nuova che solo Lui può dare. LA RISPOSTA: I TRE VERBI DELLE "PECORE" Ascoltano «Le pecore ascoltano». Nella Bibbia il verbo "ascoltare" assume un significato particolare: significa "obbedire", è l'azione che segue alla "chiamata per nome". Nell'ascolto è coinvolta la mente che permette di conoscere e di pensare; è rispondere con impegno a un rapporto di fiducia, di amicizia e, ancor più profondo, di amore che si instaura con Gesù e con la Parola. Ascoltare significa accogliere la sua Parola, conoscerlo e camminare con Lui, vivere la nostra vita plasmata su di Lui "obbedendo" al suo invito, rispondendo alla sua chiamata, al bisogno di vita piena e vera.

Conoscono «Le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce». Gesù è il pastore bello che ci attrae e ci chiama ad un legame con lui. Quando sentiamo la voce dei nostri cari o di un amico, siamo lontani o in una situazione di disagio, noi tutti proviamo un sentimento di gioia, di sollievo, di sicurezza, viviamo un senso di vicinanza che ci rende felici perché ritroviamo voci e persone che conosciamo. Conoscere implica un rapporto di familiarità, sapere chi è l'altro; si conosce veramente solo chi si ama, e solo se si ama con il cuore, in un amore donato e ricambiato, si vive e si comunica la vita. Seguono «Le pecore seguono»: muovere i passi e decidere consapevolmente di seguire chi si ascolta e si ama, è il segreto della sequela. L'itinerario proposto dai tre verbi "ascoltare, conoscere e seguire" aiuta a mettere in pratica la sequela di Gesù e a condividere il suo progetto di vita. La realizzazione di una relazione con Gesù comporta profondi cambiamenti nel nostro modo di vivere, di pensare, di accogliere e decidere, conformandosi a Lui, per seguirlo nella totalità. Attraverso la sua "bellezza Gesù converte i suoi discepoli, li affascina, li invita ad abbandonare tutto per vivere di lui. PER COMPRENDERE E MEDITARE Dio ama te «Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era incapace di credere alla bontà. Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio. Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata e gli chiese: "Che cosa ti turba tanto, amico?". "Mi sento immensamente solo". "Anch'io sono solo, eppure non sono triste". "Forse perché Dio ti fa compagnia... " "Hai indovinato". "lo invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami me?". "Vedi laggiù quel villaggio?", gli chiese il pastore, "Vedi le finestre di ogni casa?". "Vedo tutto questo". "Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra». A cura dell Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni - CEI