Eccomi Ordinati otto Diaconi Permanenti. Il cambiamento Demografico. Il Doposcuola. In questo numero, fra l altro:



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Foglio Notizie del Diaconato della Diocesi di Roma www.. vicariatusurbis.org/diaconatus dicembre e 2011 1 n.57 In questo numero, fra l altro: Eccomi Ordinati otto Diaconi Permanenti Il cambiamento Demografico Il Doposcuola formazione informazione corresponsabilità

editoriale Mons. Nicola Filippi Con il Battesimo il cristiano, reso figlio nel Figlio, diventa anch'egli sacerdote, re e profeta. A maggior ragione il diacono, che riceve un particolare dono di grazia che lo conforma maggiormente a Cristo donandogli di essere come lui "il servo", è chiamato ad esercitare in forma specifica il sacerdozio comune, la regalità e la profezia. Ma chi è il profeta? Papa Benedetto XVI nella prima parte del suo libro su Gesù di Nazaret riferendosi a Gesù, il Profeta, scrive: "il profeta non è la variante ebraica dell'indovino non ha lo scopo di comunicare gli avvenimenti di domani o dopodomani Egli ci mostra il volto di Dio e in questo modo ci indica la via che dobbiamo prendere" (p.24). Dunque, due sono le caratteristiche principali: rivelare e insegnare. Con la sua vita e la sua predicazione il Signore ci ha rivelato il volto di Dio, che è amore (cfr 1Gv 4,8) e allo stesso tempo egli ci ha insegnato che la via per vivere la vita stessa di Dio è quella del dono di se stessi nell'umile servizio da rendere ai fratelli. Il diacono, come ministro della carità, è chiamato, dunque, in modo del tutto speciale ad essere profeta nel nostro tempo. Infatti, la nostra cultura è segnata da un lato dalla domanda che i greci fecero a Filippo "Vogliamo vedere Gesù" (cfr Gv 12,21) e dall'altro da quel desiderio insopprimibile del cuore dell'uomo che il salmista esprime con le parole "Il tuo volto, Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto". La testimonianza della carità che il diacono offre quotidianamente, ma in particolare verso tutte le situazioni di fragilità - si pensi ai malati negli ospedali, ai poveri e agli emarginati - è preziosa per rivelare il volto del Dio amore che con amore di Padre si prende cura delle necessità dei suoi figli, consentendo loro di scoprire l'identità di figli amati. Allo stesso tempo, inserito nella comunità cristiana, il diacono è chiamato ad educare tutti alla carità perché essa diventi il permanente stile di vita di ogni discepolo e non semplicemente un'emozione che solo saltuariamente spinge a venire in aiuto al povero che bussa alla nostra porta. Il diacono vivrà dunque la profezia, o meglio egli sarà autenticamente profeta come Cristo, se sarà contemporaneamente testimone ed educatore di carità. Portando i poveri di Roma davanti all'imperatore il diacono Lorenzo testimoniò il volto di Dio che predilige gli ultimi considerandoli come un tesoro e allo stesso tempo fu educatore per quanti assistevano a quella scena. Possa egli dal cielo intercedere per tutti i diaconi di Roma e le loro famiglie perché vivano la profezia alla quale sono stati chiamati. - 2 -

comunità Saluti di S.E. il Card. Vallini al termine della liturgia di Ordinazione (non rivisto dall autore) Al termine di questa singolare e commovente celebrazione abbiamo bisogno tutti di ringraziare il Signore per quanto è avvenuto. Il mistero dell'amore di Dio, che si effonde con la forza dello Spirito Santo e riempie e rende la vita bella felice ancora una volta in questo luogo così significativo: la Cattedrale di Roma, la sede del vescovo di Roma, il Papa, quindi il cuore dell'unità della Chiesa, si è compiuto ancora una volta e noi ne siamo felici e grati al Signore ma permettete che io esprima la gratitudine della chiesa di Roma innanzitutto a voi cari fratelli diaconi novelli e con voi stasera a tutti i diaconi che siete presenti. Voi ci ricordate il servizio. Voi nella vostra, nel vostro entusiasmo, nel vostro donarvi vi siete impegnati e siete stati consacrati per il servizio di carità nella fede. Ce lo ricordate a tutti, a noi sacerdoti, vescovi, a tutti i fratelli. Siate ringraziati e benedetti, il vostro dono particolare che avete ricevuto vi dia la gioia di un coraggio nella fedeltà e nella certezza che il Signore ha avuto per voi, uno sguardo particolare d'amore chiamandovi ad un sacramento che insieme a quello grande del matrimonio, della paternità è un segno davvero che il Signore vi vuole bene. Permette però che io rivolga anche un saluto alle spose di questi otto diaconi. Sono consapevole che il dono del diaconato è un dono grande anche per voi, ma sono anche consapevole che questo inevitabilmente comporta nella pluralità degli impegni dei vostri sposi, anche un supplemento di amore da parte vostra. Siate però certe che il Signore mentre vi chiede amore e generosità allargando la vostra famiglia al campo del loro ministero, non si tira indietro, arricchisce la vostra famiglia di un dono, di una presenza, di una grazia ancora più grande e questo vorrei dirlo anche ai figlioli di questi diaconi, i vostri papà non sono diventati preti, restano vostri papà, sposi delle vostre mamme, appartengono soprattutto a voi, sono il segno della paternità e dell'amore di Dio per la vostra famiglia ma hanno ricevuto un dono in più cioè quello di un cuore che si allarga insieme con voi al bene di tante persone e loro doneranno questo bene innanzitutto a voi. Non dovranno mai sacrificare la vostra famiglia che viene prima di tutto e poi insieme con voi questo amore si allarga alla parrocchia, all'ambiente di lavoro in questa testimonianza semplice umile, ma tanto forte significativa e bella per cui io sono sicuro che voi sentirete una maggiore bontà S.E. Cardinal Agostino Vallini da parte dei vostri papà, una maggiore tenerezza. Saranno il segno della tenerezza della paternità di Dio. Siate anche voi ringraziati e accompagnateli mentre anche essi vi accompagnano in un cammino di santità e di gioia. Grazie ai presbiteri, in particolare ai parroci. Il primo passo del cammino vocazionale è partito da voi. Vi sono dati stasera come collaboratori, voi conoscete benne quello che potete chiedere sosteneteli ma siano essi anche di conforto, di aiuto, un braccio valente nel vostro lavoro pastorale nelle comunità insomma anche la parrocchia si è arricchita di una grazia speciale stasera. E grazie anche voi fratelli e sorelle che avete partecipato a questa liturgia grande. Ma mi dovete consentire ancora che io un grazie davvero sentito lo esprima ai miei collaboratori nella formazione di questi giovani innanzitutto sua ecc. mons. Schiavon, vescovo incaricato per il diaconato e poi a mons. Peracchi, lo storico nostro maestro di formazione che insieme a s.e. Brandolini cominciarono il diaconato a Roma tanti anni fa e anche al nostro caro don Nicola che adesso si occupa più direttamente di questo. Ecco questa sera è tutto un inno di grazie e di benedizione che noi vogliamo esprimere con il canto finale perché la Chiesa di Roma stasera è diventata più ricca di santità. Che attraverso di noi questo amore e questa pace, questa grazia possa penetrare in tutte le vie, le case dove gli uomini e le donne di Roma vivono. Cristo è con noi, guida la nostra Chiesa attraverso il Papa Benedetto e noi lo seguiamo sulle vie della testimonianza e dell'impegno missionario. - 3 -

comunità E Cori, affreschi, meraviglia e suggestione. Questo lo scenario della solenne celebrazione liturgica di sabato 19 novembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano per l'ordinazione di otto candidati diaconi. Attesa, bisbiglii, occhi incollati ai monitor, occhi lucidi. Parenti, amici, fedeli. Una folla appena contenuta dall'enorme navata centrale sovrastata dal preziosissimo soffitto ligneo. Preceduta dal crocifero, incede composta la processione introitale verso l'altare. Otto vesti bianche, otto paia di mani giunte avanzano, cantando ECCOMI ORDINATI OTTO DIACONI PERMANENTI i versi del canto d'ingresso. Sui loro volti emozione e serenità, fede e consapevolezza. Dietro di loro il libro dei Vangeli, i diaconi, e, a chiudere, i sacerdoti con il Cardinal Vicario. Al suo arrivo, il corteo si scoglie in una precisa geometria di ruoli. Alla destra dell'altare, gli ordinandi. Alle loro spalle, noi familiari partecipi di questa vocazione. Coinvolgimento e pathos. Il segretario del diaconato invita gli aspiranti a presentarsi chiamandoli per nome, uno ad uno. La loro risposta breve, concisa, sicura, non lascia adito ad incertezze: "Eccomi". Ci siamo. Omelie, letture, canti, testimonianze. La liturgia verte tutta sulla figura del diacono, sul suo ruolo nell'ambito della Chiesa, sugli obblighi assunti di fronte a Dio, alla comunità, alla famiglia ed al mondo. Un sospiro gioioso proviene da mia madre al mio fianco, un fruscio dei movimenti nervosi da mio fratello dietro di me. Un groppo alla gola e una lacrima di gioia nel vedere mio padre prostrarsi a terra pronto a servire. I rispettivi parroci si avvicinano, come di rito, per vestire coloro che si sono rialzati, ora finalmente Diaconi. Una pioggia di applausi manifesta l'incontenibile gioia di tutti. Mio padre Diacono. Mi guarda, lo vedo, trovo in lui un nuovo volto. Questa è la storia che il Signore vuole fare con coloro che con coraggio e l'aiuto dello Spirito Santo donano la propria vita. Soffio di Dio in (noi) è l'etimologia della parola entusiasmo, ed è proprio questo il sentimento di tutti alla conclusione della cerimonia, che è allo stesso tempo fine di un percorso ed inizio di un altro. Auguri ai neo-ordinati e a tutti i Diaconi che in questa circostanza, molto probabilmente, hanno rinnovato le promesse fatte con la loro ordinazione. Federica Pennone - 4 -

comunità [...] Ma in questa "battaglia", Eminenza, sono stati affiancati e sostenuti dalle loro spose, i cui ornamenti non sono, come dice San Paolo, "complicate pettinature, gioielli d'oro, perle e vestiti lussuosi". Queste spose sono invece "ornate di opere buone, adatte a donne che amano Dio" D ALLA (1Tm 2,9-10). DI P. G Sì, perché sappiamo bene PALMISANI che lo spazio per la formazione, per il servizio e per lo studio, se non venisse supportato dalle spose non potrebbe essere posto in essere. E anche i figli, giovani virgulti in questi bei giardini del Signore, hanno nel tempo dato il loro consenso - pur sempre vigile e critico come si conviene a figli - alla strada intrapresa dai loro padri. Padri che lavorano, Eminenza. Che conoscono le difficoltà e le speranze della vita quotidiana, dei sacrifici che sono necessari per tenere insieme la famiglia e farla crescere. Che conoscono le tensioni che ai nostri giorni animano il mondo del lavoro, dove non sembra più contare l'impegno serio e il merito della persona umana, ma le logiche - sempre più spesso antiumane - del mercato senza regole. Qui sono e saranno chiamati ad annunciare il Vangelo. Hanno colleghi anche non credenti, indifferenti, sofferenti, disperati, in mezzo ai quali saranno "segno sacramentale di Cristo servo". Nel nome di Dio dovranno portare speranza, serenità gioia, animare il rispetto per ogni persona, indirizzare i dubbiosi, confortare chi soffre. Chi guarderà loro potrà sperimentare la maternità della Chiesa, la vicinanza a ogni umanità [...]. "[...] E questa vicinanza a ogni umanità la stanno già esercitando e continueranno a farlo come custodi della comunione ecclesiale nelle comunità parrocchiali di appartenenza, perché come insegna Papa Benedetto "la diaconia della carità, che non deve mai mancare nelle nostre Chiese, deve essere sempre legata all'annuncio della Parola e alla celebrazione dei santi misteri" (DCE, n. 25). Non voglio dilungarmi troppo. A nome però di tutti Parroci e delle comunità di appartenenza mentre ringraziamo il Signore per questo dono del ministero, vorrei ringraziare anche tutti quelli che hanno formato i candidati nei lunghi anni di preparazione, donando tempo, energie e risorse in uno sforzo comune che ha il buon profumo di Cristo (2Cor 2,15). Per tutte queste ragioni che ho brevemente sintetizzato, e per le molte altre che conosce solo la misericordia del Signore, noi Parroci chiediamo che questi nostri otto fratelli, figli della Chiesa di Roma, siano ordinati Diaconi". ALLA TESTIMONIANZA. GIANFRANCOIANFRANCO ALMISANI A NOME DEI PARROCI - 5 -

comunità A Sua Eccellenza Mons. Paolino Schiavon Incaricato per il Diaconato Permanente della Diocesi di Roma Piazza San Giovanni in Laterano, 6A 00120 Città del Vaticano In occasione della celebrazione del venticinquesimo anniversario di ordinazione di diaconi permanenti della Diocesi di Roma il Sommo Pontefice Benedetto XVI rivolge il suo cordiale e beneaugurante pensiero esprimendo viva gratitudine per il generoso esercizio del ministero diaconale e, mentre invoca una abbondante effusione dei doni del divino spirito per un sempre più fruttuoso servizio al popolo di Dio, in costante comunione con i vescovi e i presbiteri, invoca la celeste protezione della Vergine Maria Salus Populi Romani e imparte di cuore a Vostra Eccellenza, ai festeggiati e a quanti prendono parte alla liturgia l'implorata Benedizione Apostolica propiziatrice di pace e di spirituale fervore, estendendola ai familiari e alle persone care. Dal Vaticano, 23 Novembre 2011 Cardinale Tarcisio Bertone Segretario di Stato di Sua Santità 25 DID ORDINAZIONE DIACONALE A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. LUCA BRANDOLINI Vicario Capitolare Capitolo Lateranense 00120 Città del Vaticano Roma, 17 novembre 2011 Eccellenza Reverendissima, ho appreso con gioia che mercoledì 23 novembre Ella presiederà una Celebrazione Eucaristica in occasione del 25 anniversario dell'ordinazione di alcuni diaconi permanenti. In questa lieta ricorrenza desidero unirmi al loro rendimento di grazie al Signore per i tanti doni ricevuti in questi anni e per il bene che, sostenuti dalla grazia sacramentale, hanno potuto compiere nelle diverse comunità parrocchiali in cui hanno esercitato il ministero. Confido che ancora per lunghi anni essi possano testimoniare la carità, il grande segno che induce a credere il Vangelo, e così offrire il loro peculiare contributo all'impegno che la nostra Chiesa di Roma profonde in questi anni nell'annunciare nuovamente la Buona Novella agli abitanti della nostra città. Mentre affido i diaconi e le loro famiglie alla materna intercessione della Vergine Maria, Salus populi romani, di cuore invoco la benedizione del Signore su quanti partecipano alla Santa Messa giubilare. Agostino Card. Vallini - 6 -

comunità I dieci diaconi ordinati il 23/11/1976 da S.E. cardinal Poletti TI SERVIRÒ CON GIOIA SIGNORE NELLA TUA CASA (Estratto dall'omelia di mons L. Brandolini non rivisto dall'autore) Dobbiamo essere grati al Concilio Vaticano II di aver rimesso come centro gravitazionale di tutto il Magistero Conciliare l'ecclesiologia di comunione. La comunione è prima di tutto un dono e, nell'ottica della comunione, soltanto pienamente nell'ottica della comunione, noi scopriamo e viviamo il mistero della Chiesa.Lo Spirito che deve stupirci come vi stupì 25 anni fa voi diaconi e come dovrebbe stupirci ogni volta che la sua effusione rinnova e rinvigorisce, ringiovanisce e rende feconda la Chiesa nel mistero dell' Eucaristia che stiamo celebrando. Un dono di fronte al quale noi dobbiamo soltanto adorare, piegare le ginocchia. Nessuno può dirsi degno di una partecipazione ai doni dello Spirito come quella che è stata fatta, anche se in modi diversi a ciascuno di noi. A voi fedeli nel battesimo a noi per la partecipazione così singolare alla diaconia di Cristo, al ministero di Cristo. Al dono deve corrispondere l'impegno, alla coinonia risponde la diaconia ed è sulla diaconia, particolarmente quella che, nel terzo grado del sacramento del ministero, è stata partecipata a voi diaconi che voglio attirare l'attenzione perché è per questo singolare dono che noi siamo qui a rendere grazie. La diaconia alla comunione, il servizio alla comunione, questa è la chiave che spiega la partecipazione al ministero diaconale finalizzata ad edificare il Corpo di Cristo finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Ecco il senso della diaconia sacramentale. Mi ha commosso quanto ha detto il Cardiale Vicario quando ha chiesto ai diaconi, lui, il Vescovo, che rende presente in mezzo a noi il Vescovo Benedetto XVI: "ci dovete educare, sensibilizzare voi alla diaconia". Voi siete la bocca del Vescovo, lui non lo ha detto ma, implicitamente, questo era il senso, voi siete l'occhio del Vescovo, voi siete la mano del Vescovo.Noi dobbiamo compiere il ministero per rendere idonei i fratelli, tutti i fratelli, dal vescovo ai presbiteri, ai fedeli laici a diventare servi e servi della comunione. E secondo quello stile che san Paolo ci ha ricordato, in maniera degna della vocazione particolare che avete ricevuto con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza e cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace Voi dovete essere non solo testimoni ma maestri di umiltà perché attraverso la testimonianza che voi date nella Chiesa e per la Chiesa voi possiate fare innamorare del servizio, coinvolgere nel servizio, orientare nel servizio tutta la chiesa che non può non essere serva. Serva di Dio nella dimensione dossologica, nella dimensione della lode, nella dimensione eucaristica e serva degli uomini nell'individuazione concreta dei bisogni delle attese delle aspirazioni degli uomini specialmente dei poveri educando la Chiesa a riconoscere il bisogno e nello stesso tempo a chinarsi sui bisogni per dare risposte evangelicamente ispirate. Nelle prossime settimane di avvento risuonerà continuamente l'invito alla vigilanza. Vegliate! Tenere gli occhi aperti, vegliare perché il nemico, il disgregatore, non si insinui nella casa del Signore, ma soprattutto vegliare per annunciare il Giorno del Signore ormai vicino, la redenzione, la salvezza, l'aurora, il futuro di Dio. Questo atteggiamento è importantissimo per chi nella Chiesa vuole essere servo. E' l'atteggiamento del profeta. Il profeta è l'uomo dello Spirito che dalla contemplazione di Dio Acquista la sapienza che gli consente di guardare in profondità, anche nel buio della notte, i bagliori di luce di un futuro che è il futuro di Dio. Questo dovete essere cari diaconi nella città. Mentre facciamo memoria siamo chiamati a fare un po' di revisione di vita discernere se veramente abbiamo speso la vita nell'ottica di comunione in un servizio vigile. Nello stesso tempo dobbiamo ravvivare gli impegni diaconali perché attingendo alle acque della salvezza che sono la Parola di Dio, l'eucaristia celebrata e vissuta, la preghiera, la forza per continuare con più entusiasmo, con rinnovata convinzione e soprattutto con grande gioia il servizio che abbiamo avuto in dono e del quale dobbiamo solo dire grazie al Signore per la bontà che ha avuto verso di noi. Grazie a Lui con rinnovato impegno di fedeltà perché possiamo ridire con il salmo: "Ti servirò con gioia, Signore, nella tua casa". - 7 -

società Il volume "Il cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell'italia" (AAVV, Editori Laterza), è un autorevole punto di riferimento redatto a più mani, a cura del Comitato per il progetto culturale della Cei, presieduto dal card. Camillo Ruini. Suddiviso in tre parti, il Rapporto prende il via dalla convinzione che "l'incuria italiana degli ultimi quarant'anni nei confronti del problema demografico" abbia "prodotto gravissimi danni sociali, economici e politici". La prima sezione, corredata da tabelle e grafici redatti con criteri scientifici, ripercorre il cammino demografico nel nostro Paese, dove da molti anni nascono meno di 600 mila bambini l'anno (561.944 nel 2010, secondo l'istat, dato in progressivo calo dagli anni Settanta quando toccava i 900 mila), 150 mila in meno di quanto sarebbe necessario "solo per garantire" nel tempo "l'attuale dimensione demografica", mentre la fecondità "si è S.E. Cardinal Camillo Ruini attestata attorno alla media di 1,4 figli per donna". La seconda parte offre una riflessione sui cambiamenti e i principali nodi critici, tra cui l'allungamento della vita, la convivenza con gli oltre 5 milioni di immigrati, le difficoltà dei giovani adulti a raggiungere l'autonomia e il disagio per dover rimanere ancora in famiglia, le conseguenze della Legge 194 e l'influenza dei media sulla società. L'ultima è dedicata alle proposte e alle azioni e IL CAMBIAMENTO DEMOGRAFICO politiche sociali per governare questi mutamenti. Gli autori della ricerca ritengono che nonostante la diffusa concezione antropologica che privilegia "un'idea individualistica della persona umana" e "relega nell'ambito del privato tutto ciò che appartiene agli affetti, alla sessualità, alla filiazione e alla famiglia", dietro "alle grandi trasformazioni demografiche" ci sia "una vera grande protagonista: la famiglia" nella quale "si concretizza il risultato dei comportamenti riproduttivi della popolazione italiana". Proprio "nelle difficoltà familiari" trova "normalmente ragione il divario" di cui il rapporto dà conto "tra la fecondità voluta - gli oltre due figli che le madri vorrebbero - e quella di fatto realizzata, i circa 1,3-1,4 figli per donna". Quanto al "rallentamento dei processi di formazione di nuove coppie - dagli oltre 400 mila matrimoni degli anni Settanta agli attuali poco più di 200 mila", esso "va di pari passo" con il "diffuso prolungamento della permanenza dei giovani adulti nella casa dei genitori", l'innalzamento "oltre i 30 anni dell'età media al primo matrimonio, sino al rinvio delle scelte procreative sempre più verso la soglia dei 40 anni". Tuttavia, secondo gli studiosi, "il grande fenomeno che fa da sfondo al panorama del cambiamento demografico nell'italia del XXI secolo" resta quello dell'invecchiamento della popolazione: "la transizione dal sorpasso (già realizzato) tra nonni e nipoti a quello (in un futuro non così lontano) tra bisnonni e pronipoti". Un aspetto che "suscita molto allarme" per la tenuta del sistema di welfare, la salvaguardia del sistema produttivo e "la capacità di garantire una segue a pag. 10-8 -

società pacifica convivenza sociale". Definendo "selettive e frammentate" le misure fino ad oggi adottate in Italia per sostenere la natalità, il Rapporto afferma che "la misura più significativa in tal senso" è "l'equità fiscale", intesa come "modalità strutturale di trattamento equo della famiglia sotto il profilo del reddito effettivamente spendibile dai suoi membri". Di qui la proposta di adottare il quoziente familiare, oppure il "fattore famiglia" con la determinazione di una "no tax area". Si devono inoltre "potenziare i servizi di qualità per la primissima infanzia", in particolare i nidi, e valorizzare il ruolo dei consultori. Ma occorre soprattutto "un piano nazionale per la famiglia" con "carattere sussidiario", oltre ad "una strategia dinamica e di lunga durata che la collochi al centro della società" come "una dimensione di tutte le politiche sociali, economiche, educative". Una sorta di family mainstreaming, per il quale gli autori della ricerca invitano inoltre a conciliare famiglia e lavoro e a elaborare adeguate politiche abitative. AL DI LÀ DELLA SOGLIA C 'è un altro modo di prendersi cura del prossimo, in particolare di chi è in difficoltà, anche senza avere un rapporto diretto con lui: è di fare attenzione a ciò che succede nella società, non solo per comprendere la dinamica degli avvenimenti, ma anche per contribuire, come cittadini, ad una loro più favorevole evoluzione. Senza lasciarsi vincere da un senso di impotenza di fronte a inerzie, sperequazioni, squilibri, discriminazioni e inquinamenti (ambientali e morali) che vediamo intorno a noi e che finiscono per colpire le persone più deboli, ma anzi cercando di reagire in difesa della dignità dell'uomo e del bene comune. Noi abbiamo a nostra disposizione due formidabili strumenti: da un lato l'insegnamento sociale della Chiesa, che è un sapiente patrimonio, assai arricchito negli ultimi anni (e chi altro può vantare punti di riferimento così nitidi e lungimiranti in questi tempi di confusione e insicurezza?); dall'altro l'associazionismo cattolico, che sta riprendendo vigore e vuole incidere su una ampia gamma di aspetti della società: non solo il volontariato, ma anche la famiglia, la vita, il lavoro, la scuola, i media. E poi abbiamo dalla nostra la speranza cristiana, in una situazione di "oscuramento della speranza collettiva", come ebbe a dire il Cardinal Bagnasco nella sua memorabile prolusione al Consiglio permanente della CEI a fine settembre 2011. L'invito all'impegno nel sociale, che sempre più frequentemente ascoltiamo, è risuonato con particolare forza nel convegno CEI di pastorale sociale (Rimini, 25-28 ottobre). È stata presentata una carrellata di iniziative diocesane di animazione e incoraggiamento dei laici, in particolare dei giovani, a essere protagonisti di un cambiamento spirituale e culturale. Pensate che ben 77 Diocesi in Italia hanno promosso una scuola di formazione all'impegno socio - politico e parecchie altre iniziative formative sono sostenute, anche a Roma, dall'associazionismo cattolico. Sembra proprio che stia finalmente entrando nella coscienza comune il pressante invito che anni fa ci veniva rivolto dall'esortazione apostolica Sacramentum caritatis: "Il cristiano laico è chiamato ad assumere direttamente la propria responsabilità politica e sociale È necessario che nelle Diocesi e nelle comunità cristiane venga fatta conoscere e promossa la dottrina sociale della Chiesa nella quale troviamo gli elementi che orientano con profonda sapienza il comportamento dei cristiani di fronte alle questioni sociali scottanti" (n 91). E di questi tempi le questioni scottanti certo non mancano. Diac. Giuseppe Colona - 9 -

società Gratta e vinci, slot machine, lotto, scommesse, poker on line: sono alcune delle voci di una massa enorme di denaro mossa dagli italiani. Nel 2004 i consumi di "alea" erano di 27,5 miliardi, nel 2010 61,4. Per l'anno in corso la stima è di 80. Il Nel 201 consumo tra il 2004 e il 2010 è aumentato del 220%, mentre l'incremento fiscale solo del 20%. Così si deprimono i consumi necessari, crollano le spese per le cure odontoiatriche al -54% delle prime visite e al -32% per l'insieme delle cure (dal 2009 a oggi). Il consumo dei giochi d'azzardo è un moltiplicatore negativo dell'economia. Un settore che "estrae valore" e non "crea valore" (Luciano Gallino, La civiltà del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011). Oltre il miraggio della grande vincita, il gioco d'azzardo di massa si basa sulle minivincite, premi irrisori che inducono il giocatore a reimmettere il cosiddetto pay out nel meccanismo, con una continua progressione di spesa. Fino al 2003 nonostante l'ampliamento delle modalità di gioco, il criterio della regolazione statale dei giochi era finalizzato a contenere una condotta pur sempre rappresentata come disvalore. L'obiettivo di incrementare le entrate tributarie era fissato nel prelievo netto dello Stato del 32% VIVERE D AZZARDOZZARDO Nel 20111 si stima che il 10% della spesa dei consumi in Italia verrà impegnato in giochi del totale giocato. Dal 2003 la svolta: l'obiettivo divenne non più accrescere le entrate tributarie, ma incrementare l'intera "economia dei giochi". Si riformano i Monopoli (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) e il nuovo ente gode di autonomia gestionale e strategica amplissima, sottraendo competenze al Parlamento nel campo dei contenuti e dei valori di una politica pubblica del settore. Si passa dal "valore pubblico" per la fiscalità al "valore aziendale" a vantaggio di tutta le filiera degli "investitori" nel campo. Il prelievo erariale unico raggiunge così un massimo del 15% (dati reali del 2010). L'Italia è diventato così il Paese che assorbe il 18% del totale (stimato in 335 miliardi di euro) dei consumi mondiali dell'azzardo, valore che sale di altri 10 punti contabilizzando la zona grigia (illegale) di slot machine, scommesse e lotterie. Le decisioni del 2003 ormai hanno dato i loro frutti avvelenati. Qualche parola di più su queste fragilità andrebbe detta, mentre in silenzio questa idrovora erode e impoverisce famiglie e persone. Fonte dei dati: Italia Caritas, settembre 2011 a cura della Redazione - 10 -

condivisione IL DOPOSCUOLA Ibambini della periferia di Lima, specialmente i più poveri, incontrano serie difficoltà nell'applicarsi allo studio: a scuola ci vanno, ma fare i compiti è per loro problematico per la precarietà delle baracche in cui vivono o per la mancanza dei libri di testo. Inoltre in casa certo non hanno chi possa aiutarli e la tentazione di ritrovarsi in strada con i loro amici è tropo forte. Ma alla lunga questa disabitudine allo studio finisce per compromettere il loro futuro scolastico e, in prospettiva, anche quello lavorativo. "Ci vorrebbe un doposcuola!" ci siamo detti più volte e ora abbiamo trovato una combinazione che ci dà buone garanzie di continuità ed efficacia. L'Università Sedes Sapientiae (della Diocesi di Carabayllo) mette a disposizione alcuni dei suoi migliori studenti per seguire di pomeriggio i bambini nel fare i compiti, cercando di trasmettere loro metodo di studio e curiosità intellettuale, e noi contribuiamo a pagare per gli studenti la retta universitaria. Insomma gli studenti si mantengono all'università insegnando ai più piccoli a studiare: due cose buone in un colpo solo. E così il 12 settembre la "casita blanca", presso la cappella Virgen de Loreto, ha visto l'inaugurazione del doposcuola, con la benedizione del nostro Vescovo-missionario mons. Enzo Dieci. Le famiglie hanno subito apprezzato questa opportunità data ai loro figli e il numero dei bambini (36 dopo tre settimane) è in graduale crescita. Promettente è anche la sinergia con la catechesi di prima comunione. Il contributo per le borse di studio è di 2.500 soles al mese, pari a circa 700. Chi S.E. mons. Enzo Dieci all inaugurazione del doposcuola alla casita Blanca. voglia parteciupare potrà dare liberamente la propria offerta (o quella dei propri amici) al nostro segretario e saprà di star facendo qualcosa di utile per un bambino che vive presso la cappella Virgen de Loreto. Diac. Giuseppe Colona - 11 -

Il Credo del popolo di Dio Il testo della Professione di Fede che Paolo VI pronunciò il 30 giugno 1968, al termine dell'anno Anno della fede indetto per il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo a Roma Professione di Fede Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (1), e Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, come Egli stesso lo ha rivelato a Mosè (2); ed Egli è Amore, come ce lo insegna l'apostolo Giovanni (3): cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di Colui che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che "abitando in una luce inaccessibile" (4) è in Se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di Lui a partecipare, quaggiù nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l'eterna vita. I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l'unico e identico Essere divino, sono la beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l'umana misura (5). Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l'unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità.