Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni



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Gi o va n n i Gi av i n i, sacerdote della Diocesi di Milano dal 1955, è laureato in Scienze Bibliche. Specialista di san Paolo, è stato per molti

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Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni UFFICIO LITURGICO DIOCESANO Proclamiamo la tua risurrezione I. Il nuovo sussidio della CEI Proclamiamo la tua risurrezione E questo il titolo dell ultima pubblicazione a cura della Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA LITURGIA, Proclamiamo la tua risurrezione. Sussidio pastorale in occasione della celebrazione delle esequie. Libreria editrice Vaticana, 2007). Si tratta, come dice il sottotitolo, di un Sussidio pastorale in occasione della celebrazione delle esequie. E un volumetto offerto a tutte le Chiese che sono in Italia perché esse vivano al meglio, nel ministero dei pastori e delle guide della preghiera domestica, il dono e la testimonianza della consolazione e della Speranza in Cristo. Esso, in qualche modo, precede l adattamento italico (ancora in cantiere) del Rito delle esequie e viene ad integrare e a suggerire segni, gesti, veglie, preghiere nell occasione più solenne e più drammatica della vita di ogni uomo e dei credenti: la morte. E proprio in questa circostanza che i cristiani devono proclamare e celebrare la morte e la risurrezione del Signore, fonte della Speranza della risurrezione per tutti i suoi discepoli. Detto sussidio non intende sostituire l attuale Rito delle Esequie, non è una sua appendice e non è - in senso proprio - un libro rituale. I suggerimenti che in esso si distribuiscono nei sei capitoli (in alcuni dei quali si trovano diversi schemi) non vanno usati indiscriminatamente. Il Sussidio infatti vuole rispondere alle esigenze di tutte le Chiese che sono in Italia con le loro consuetudini e le nuove esigenze varie e variegate. Nel VI capitolo ci sono già suggerimenti per le esequie in caso di cremazione. La cremazione è un uso già in atto nei più grossi centri urbani. Diverse situazioni oggi la fanno intravedere come la soluzione all esubero nei cimiteri, o al trasferimento del defunto da un continente all altro o da un paese ad un altro. E, comunque, ci si potrà trovare davanti ad esplicite richieste in tal senso. Questo capitolo ci aiuta ad intendere e ad agire secondo il pensiero della Chiesa in caso di cremazione (nell adattamento di prossima pubblicazione del Rito delle Esequie è contemplato tutto un capitolo, il IV per la ritualità in proposito). Anche le sei appendici vogliono rispondere alle tante esigenze delle varie regioni del nostro paese. Possiamo accogliere opportunamente questo Sussidio e farne l uso pastorale più adatto alle nostre comunità, favorendo anche la qualità cristiana della preghiera in occasione della morte nelle case dei cristiani, anche da parte dei laici. 1

II. Nota sulla celebrazione delle esequie cristiane Da più parti è stata segnalata la necessità di intervenire a proposito dei funerali cristiani e, particolarmente, circa quegli aspetti che attengono l opera delle agenzie funebri. Da tempo infatti si assiste ad una vera e propria invasione di campo (anche per aspetti non prettamente organizzativi) da parte delle suddette agenzie, fino ad apparire ed essere di fatto il tramite unico tra la famiglia e il parroco (o la parrocchia). Pertanto sottoponiamo alla vostra attenzione una riflessione su: - criteri essenziali, - indicazioni rituali, - luogo della celebrazione e segni accanto al feretro, - luoghi della sepoltura, - allestimenti delle camere ardenti e annunci funebri. 1. Criteri essenziali a) Tutto nella vita della Chiesa, soprattutto la morte, deve attestare la Speranza viva della risurrezione. La luce della fede in Gesù Cristo morto e risorto da senso alla celebrazione delle esequie cristiane. Essa traspare nella celebrazione liturgica e in tutti i gesti e le preghiere con cui la Chiesa accompagna la morte dei suoi figli, non dimenticando mai quanto essa stessa proclama nella liturgia del giorno dell Epifania, nell annuncio del giorno di Pasqua: Anche nelle feste della Santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei santi e nella Commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa, pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore. b) L Introduzione al Rito delle esequie, a norma del Concilio Vat.II, non manca di richiamare in modo esplicito e solenne questa dimensione fondante di ogni liturgia. Così esordisce: La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell anima, vangano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei morti (RE, 1). Queste parole chiare non possono non avere riflessi significativi sulla pastorale che ha il suo culmine nella celebrazione liturgica. c) Seguendo ancora la lettura dell Introduzione vi troviamo delle indicazioni che possono chiarire meglio le nostre scelte celebrative: 2

- Rispetto a tradizioni familiari, consuetudini locali, onoranze funebri organizzate, si può recepire solo ciò che non contraddice la speranza nella vita eterna. In ogni modo, niente deve offuscare la prospettiva pasquale delle esequie cristiane (cfr RE, 2). - Grande importanza deve avere la parola di Dio, in qualsiasi celebrazione per i defunti: è infatti la parola di Dio che proclama il mistero pasquale, dona la speranza di incontrarci ancora nel regno di Dio, ravviva la pietà verso i defunti ed esorta alla testimonianza di una vita veramente cristiana (RE, 11). - Una terza indicazione è per quanti sono chiamati ad animare le celebrazioni esequiali, a partire dai sacerdoti: Ricordino che quando nella liturgia esequiale raccomandano a Dio i defunti, hanno anche il dovere di rianimare nei presenti la speranza, di ravvivarne la fede nel mistero pasquale e nella risurrezione dei morti (RE, 17). Proprio a queste indicazioni deve ispirarsi il comportamento dei credenti e di quanti si trovano a rivestire un ruolo nelle esequie dei cristiani e nel loro vivere la morte. 2. Indicazioni rituali a) In tutte le celebrazioni per i defunti, a cominciare dalle esequie pertanto, sacerdoti e animatori vari curino che sia data la centralità alla Parola di Dio e che sia da tutti intravista e riconosciuta. b) Soprattutto nella celebrazione eucaristica, in ossequio a quanto prescritto per ogni celebrazione eucaristica, non si introducano testi di autori extra scritturistici (anche se cari al defunto). Questi offuscherebbero proprio la centralità irradiante della Parola di Dio. c) L omelia sia sempre aiuto e confronto a saper leggere, alla luce della Parola santa, l evento della morte, divenendo così consolazione per i viventi. Essa non può mai trasformarsi in elogio funebre o - peggio - in quasi canonizzazione del defunto. d) Nella scelta dei canti, che sono previsti dal Rito, si cerchi che riecheggino nel testo la vivezza del linguaggio biblico e la spiritualità di quello liturgico (RE, 12). Nessuna canzoncina per quanto poetica o amata dal defunto deve essere eseguita. In proposito urge ricordare che per eseguire i canti è assolutamente inopportuno chiamare gruppi o cori al di fuori della Comunità, ma educare questa a celebrare cantando secondo lo spirito della Riforma Conciliare. Ciò ovviamente vale anche per le altre celebrazioni (matrimonio in particolare). e) Se, durante le esequie, qualche parente o amico intende ricordare il defunto, lo faccia al termine della celebrazione, dopo il rito liturgico dell ultima raccomandazione o commiato, evitando e distogliendo la comunità cristiana da applausi o da altre forme di sapore televisivo o teatrale. 3

f) Il saluto ai parenti (condoglianze), tradizionale nei nostri paesi, sia compiuto, ove possibile, fuori dalla Chiesa (sul sagrato) evitando, comunque, aree troppo vicine all altare. 3. Luogo della celebrazione e segni accanto al feretro Nelle celebrazioni esequiali, che la CEI esorta a tenere nelle Chiese parrocchiali (RE, 22), si abbia cura di porre presso il feretro il Cero pasquale. Esso è il simbolo della luce di Cristo che risorge glorioso e disperde le tenebre del cuore e dello spirito (vedi Veglia Pasquale). Ordinariamente esso è accanto al fonte battesimale per ricordare che col battesimo tutti siamo immersi nel mistero del Risorto. Posto accanto (o in testa) al feretro esprime la fede pasquale che la luce del Risorto, accesa nel cuore del battezzato, non si spegne neppure nel passaggio della morte. Non ci siano, pertanto altre luci presso il feretro, deposto a terra (con tutta la valenza biblico-antropologica che ciò indica) nell assemblea liturgica (non si ammettano mai carrelli fai da te da camere ardenti). E bene, poi, educare a non deporre sulla bara altri segni (bandiere, berretti vari, oggetti di uso quotidiano) che, pur esprimendo l umanità del defunto, non siano espressione della fede pasquale. La stessa indicazione vale anche per immagini di santi, beati e della stessa Madre di Dio. Si pongano solo i segni che esprimono la fede (p.e. la croce, il libro della Bibbia, il rosario, la palma benedetta) o i fiori espressione dell affetto dei parenti e di venerazione per un corpo destinato alla risurrezione. La presenza dei fiori sia, tuttavia, discreta e sobria, soprattutto non crei ostacolo ai movimenti processionali dell assemblea celebrante. 4. Luoghi della sepoltura cristiana La fede pasquale deve, nondimeno, esprimersi nelle cappelle (e in tutti i luoghi di sepoltura cristiana) dei cimiteri. Si deve anzitutto vigilare nelle cappelle confraternali e si deve indicare anche per quelle familiari che l immagine troneggiante e principale deve essere la Croce o il Crocifisso. In Gesù Cristo infatti noi riconosciamo il principio e il fine della storia e di tutte le cose, soprattutto di ogni credente e di ogni comunità cristiana. Ove fosse necessario collocare l immagine della Madre di Dio o di qualche Santo (p.e. per il titolo della Confraternita) questa non può mai essere in concorrenza, o, peggio, al posto del crocifisso. a) Preghiere e celebrazioni Va detto qualcosa anche circa la preghiera in questi luoghi. Oltre alla preghiera libera e personale, eventuali celebrazioni liturgiche (a cominciare dalla Santa Messa) devono essere svolte in stretta aderenza alle norme della Chiesa e alle prescrizioni del Vescovo Diocesano, lasciandosi guidare da Carità e disinteresse. 4

Il tutto deve essere coordinato dal presbiterio del posto in comunione con il Cappellano del cimitero (lì dove c è). Non si tralasci pertanto la celebrazione comunitaria per soddisfare le esigenze dei singoli, né si accetti di moltiplicare le celebrazioni. Soprattutto il 2 novembre ci si attenga alla disposizione del nostro Vescovo di celebrare per tutti i defunti nella Chiesa comune del cimitero o nello spazio più adatto del cimitero stesso. 5. Allestimenti delle camere ardenti e annunci funebri Non può mancare, infine, una parola circa l allestimento delle camere ardenti dei defunti cristiani (in casa o altrove). Usi recenti vedono l introduzione di quadri e (addirittura) di statue di santi o della Vergine in capo al feretro. Anche in questo caso i parroci devono educare le famiglie e ricordare a titolari e operatori di onoranze funebri che il senso pasquale delle esequie cristiane richiede che il segno unico che deve richiamare l attenzione è la Croce di Cristo. Essa non è elemento coreografico religioso, ma il segno della confessione della fede in Gesù Cristo morto e risorto, unico Salvatore dell umanità e dell universo. In Cristo soltanto, infatti, il cristiano, in vita e in morte, si vuole identificare e a Lui solo vuole configurarsi. Tutto ciò vale anche per gli annunci funebri. E in voga ormai di ornarli con immagini (p.e. di P.Pio e di Giovanni Paolo II). Se si tratta dell annuncio della morte di un cristiano vale quanto abbiamo detto sopra per il resto. A questo proposito ci si deve adoperare, città per città, a fare un discorso univoco a titolari e operatori delle onoranze funebri. Non mancherà a ciascun parroco qualche altro elemento per completare le attenzioni che abbiamo posto in evidenza in questa nota. Chiediamo la collaborazione fraterna di tutti i parroci, dei sacerdoti e degli operatori pastorali perché la celebrazione delle esequie cristiane sia per ogni credente defunto l estrema confessione della fede in Cristo morto e risorto e per la Comunità cristiana l ulteriore atto di fede in Colui che è la risurrezione dei morti. Brindisi, 1 gennaio 2008 L Ufficio Liturgico Diocesano 5