Il Santo ritrovato: pellegrini, reliquie, monaci nella Lunigiana medioevale. e di una ritrovata identità culturale



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Riccardo Boggi 81

Il Santo ritrovato: pellegrini, reliquie, monaci nella Lunigiana medioevale piccola cronaca di una straordinaria scoperta archeologica e di una ritrovata identità culturale In un pomeriggio d ottobre del 2003, all interno dell abside di San Caprasio, gli archeologi stanno demolendo a colpi di piccone una strana massicciata; è fatta con sassi di fiume legati da una malta durissima, riempie una grande buca che affiora nel mezzo di un pavimento in terra battuta, illuminato dalle tre piccole finestrelle da poco scoperte demolendo gli intonaci esterni dell abside. Si sta scavando al di sotto del pavimento moderno, perché si ritiene che le tre piccole finestre, costruite ad un livello più basso del pavimento della chiesa, siano un tempo servite ad illuminare una cripta prima di essere chiuse, forse a seguito dell abbandono della cripta. Gli studiosi cominciano a chiedersi se la presenza di una cripta non sia un primo indizio a conferma di una tradizione popolare aullese: quella che vuole sepolta sotto l altare la tomba di San Caprasio. L attesa è tanta, ma di fronte al ritrovamento di ammasso di pietrame si lavora senza troppo entusiasmo, convinti di trovarsi di fronte a niente più che una solida base, forse costruita per reggere il peso del grande altare maggiore eretto a metà del 1600 dalla famiglia Centurione di Genova. All improvviso tra le pietre affiorano blocchi squadrati di calcare fluviale, disposti longitudinalmente a coppie, in modo da formare un lungo tettuccio. Ciò che appare ha chiaramente l aspetto di una tomba a capuccina, simile nell architettura alle tombe che i romani costruivano coprendo il corpo del defunto con tegoloni disposti a capanna. 82

Di fronte a questa scoperta prende sempre più corpo la convinzione che possa trattarsi della tomba del Santo, anche perché una tomba posta sotto l altar maggiore non può essere altro che la tomba di un Santo. Nessun potente: né re, né abate, può esser sepolto nel luogo più sacro di una chiesa e ancora oggi, quando si consacra una nuova chiesa, sotto l altare si depongono reliquie di Santi. Gli anziani di Aulla narravano la storia del loro santo patrono sepolto sotto l altare della chiesa, dicevano che un tempo era stato ricercato, che lo si era trovato, ma subito di nuovo nascosto perché si era scatenata una tempesta. Gli storici pensavano che questo racconto fosse una delle tante leggende lunigianesi, non troppo diversa da quelle che fantasticano su misteriosi tesori sepolti nei castelli. Lo scavo prosegue e l attesa è grande: quando gli archeologi sollevano le pesanti lastre di marmo su cui poggiava il tettuccio scoprono un vano rettangolare ricolmo di sabbia di fiume accuratamente setacciata e pensano di aver trovato una tomba vuota. C è aria di delusione, che ben presto si trasforma in trepida attesa quando tra la sabbia affiora una grande cassa realizzata in stucco. L apertura della cassa è un momento solenne: c è il grande antropologo Francesco Mallegni, che ha studiato e ricomposto i corpi di Sant Antonio di Padova, di Santa Zita, di San Ranieri; ci sono l archeologo Tiziano Mannoni, autorità religiose e civili. Quando il coperchio della cassa viene sollevato appaiono i resti incompleti di uno scheletro, appartenente ad un uomo morto in età molto avanzata. Il silenzio denso di attese che regnava nella chiesa all improvviso è interrotto da una preghiera. 83

Tutti sono ormai certi di aver ritrovato il corpo di San Caprasio, ma gli studiosi ed il vescovo, prima di pronunciarsi, aspettano il responso della scienza: le ossa vengono portate all Università di Pisa per il loro restauro, mentre un piccolo frammento prende la strada della Polonia, dove un centro specializzato nelle datazioni dei reperti archeologici con il metodo del radiocarbonio (C 14) cercherà di stabilire l età dello scheletro. Altri piccoli frammenti saranno studiati a Pisa per capire, attraverso la composizione chimica delle ossa, che cosa quell uomo ha mangiato negli ultimi cinque anni della sua vita. Finalmente nel gennaio del 2004 arrivano i risultati delle analisi scientifiche: l uomo sepolto in chiesa è morto in età avanzata, nel V secolo, ha camminato molto, si è cibato, negli ultimi anni della sua vita, di pesci, crostacei, verdure. Tutti i dati coincidono con la biografia di Caprasio: si sa che è morto nel 433 sull isola provenzale di Lerìns ( oggi Saint Honorat ), che ha molo viaggiato verso l Oriente, per incontrare i Padri del Deserto. A questo punto il vescovo, sulla scorta della secolare tradizione aullese e dei responsi della scienza, riconosce autentiche le Reliquie e ne ammette il culto. Intanto, proseguendo lo scavo, si è scoperto che esisteva una tomba più antica di quella in cui è stata rinvenuta la cassa con le ossa, tomba che è stata riempita con blocchi di tufo, ma all interno della quale è stato lasciato un mucchietto di ferri pieni di ruggine che si rivelerà essere un piccolo tesoro di storia e di fede. Il restauro di quell ammasso di ruggine ha restituito serratura, angolari, cerniere e chiodi, risalenti a prima dell anno mille e appartenenti alla cassa di legno giunta dalla Provenza con il corpo del Santo: materiali che sono stati lasciati sotto l altare perché considerati reliquie da non disperdere, oggetto di rispetto semplicemente per il fatto di essere stati a contatto con il corpo di San Caprasio. Fin qui la cronaca di un ritrovamento archeologico. 84

Quella che è stata creduta una leggenda tramandata di generazione in generazione è ormai diventata un fatto storico accertato: non solo si è ritrovato il corpo del santo, ma si è anche visto che in effetti, tra l anno mille e l anno 1050, quel corpo è stato ricercato e poi collocato in una nuova tomba. Anche la storia della tempesta acquista ora un significato preciso: negli anni della ricomposizione del corpo era ancora vivo il ricordo dell arrivo dei Saraceni al porto di Luni e la tomba del santo doveva essere ben protetta. Così si costruì la monumentale tomba ora ritrovata e fu nascosta e protetta da quell ammasso di pietre legate con calce durissima: un vero e proprio inaccessibile bunker. Non solo una materiale protezione di pietra, ma anche una sospesa minaccia per chi avesse osato disturbare la quiete del santo: si doveva sapere che il santo era lì, perché potessero venire alla sua tomba folle di pellegrini, ma si doveva anche sapere che non si poteva violare la sua tomba, pena il castigo di una spaventosa tempesta. Il corpo di San Caprasio come si è visto- è giunto incompleto ad Aulla, perché vi è arrivato solo intorno all anno 900, quando è stata ultimata la costruzione della chiesa voluta da Adalberto di Toscana nell anno 884. Prima di essere trasportato ad Aulla in una cassa di legno, di cui sono stati ritrovati serratura, angolari e chiodi di ferro, Caprasio per 500 anni ha trovato sepoltura e culto nell isola francese, dove è morto e dove è stato costruito un grande monastero. Ma quell isola, conosciuta nell antichità come isola dei Santi per i numerosi suoi monaci con fama di santità, intorno alla fine del IX secolo e agli inizi del X è attaccata dai Saraceni: i monaci che riescono a sfuggire al massacro portano con se le reliquie dei loro Santi, tra cui quelle di Caprasio. Ad Aulla c è una nuova abbazia benedettina, con una nuova chiesa ricca di marmi antichi e con una tomba fatta per accogliere le Reliquie di Santi che vi potranno essere portate: quella chiesa può custodire e proteggere il corpo di san Caprasio scampato alle profanazioni saracene. 85

In quegli anni Aulla è già diventata un borgo fortificato e accogliente dove i mercanti ed i pellegrini diretti a Roma trovano, gli uni magazzini sicuri, gli altri un ricovero dove sostare. I monaci benedettini, chiamati da Adalberto di Toscana, che per loro aveva costruito chiesa e abbazia, assicureranno per secoli l assistenza spirituale alle migliaia di pellegrini della via Francigena che sosteranno ad Aulla tra il X ed il XII secolo, il periodo più fortunato di questa strada. Ma quei monaci porteranno ad Aulla anche ricchezza: insegneranno a dissodare e meglio coltivare la terra, a costruiranno torchi e molini, a manterranno in funzione ponti, strade, traghetti, senza mai dimenticare di ospitare nell abbazia, assieme a viandanti famosi, migliaia di anonimi pellegrini. Con l arrivo delle Reliquie di San Caprasio Aulla e l abbazia diventeranno uno dei centri più importanti della via Francigena: all assistenza e protezione materiale del borgo e dell abbazia si aggiungerà la protezione spirituale del Santo lì è custodito. Nel corso dei secoli i monaci, grazie alla ricchezza dell abbazia, rinnoveranno più volte l arredo della chiesa e gli antichi preziosi marmi durante il medioevo saranno sostituiti da arredi in arenaria: straordinari capitelli riccamente scolpiti, non solo da artigiani, ma anche da un maestro scultore dei primi decenni del XIII secolo. Di questo straordinario e grande passato di Aulla poco si sapeva e nulla di visibile sembrava essere rimasto. Dopo la distruzione ad opera dell ultima guerra Aulla sembrava essere un paese senza storia, il solo tra i paesi di Lunigiana a non aver nulla di bello da mostrare al di fuori della cinquecentesca fortezza della Brunella. Con le ricerche archeologiche si sono ritrovate le tracce di oltre 2000 anni di storia: la memoria di una presenza di Liguri nel secolo VII a.c; reperti importanti della presenza dei Romani; monete lasciate dai pellegrini dei 86

secoli X- XIII; corredi funebri di aullesi vissuti nel medioevo ; stoviglie in uso nell abbazia; pietre con pregevoli decorazioni. Nelle pietre della chiesa, nello scavo dell abside e del chiostro, negli oggetti rinvenuti durante gli scavi si legge, come in un libro, la storia millenaria di Aulla e della Lunigiana. Ma la cosa più interessante è che, attraverso la preziosa reliquia di San Caprasio, gli oggetti ritrovati e persino i poveri scheletri di comuni cittadini vissuti nel medioevo, è oggi possibile ricostruire frammenti della vita quotidiana di secoli lontani, che non sono stati secoli bui, ma secoli in cui la Lunigiana è stata terra di incontro di popoli e culture, sul percorso della grande strada medievale lungo la quale si è formata la civiltà europea. E così molti pellegrini che oggi tornano a percorrere l antica strada, ma a dir il vero anche molti lunigianesi, tra le mura di San Caprasio scoprono che la nostra terra non è mai stata un isola, ma viceversa un ponte tra uomini e culture diverse che qui si sono incontrati scambiandosi merci e saperi e affidando ad uno tra i più grandi padri spirituali dell alto medioevo francese, la protezione del loro cammino spirituale verso le tombe degli Apostoli, a Roma come San Giacomo di Compostela. Riccardo Boggi 87

La tomba del Santo 88

Serratura, angolari e chiodi di ferro della cassa di legno con cui San Caprasio fu trasportato ad Aulla 89

b a Nelle immagini a, b, c vediamo un capitello, ripreso da diverse angolazioni, rinvenuto durante gli scavi a San Caprasio. Nell immagine d un capitello attribuito a Oberto Ferlendi d c Capitello e parte di un manufatto in arenaria rinvenuti durante gli scavi a San Caprasio 90

Alcuni marmi portati alla luce durante gli scavi a San Caprasio Panorama di Aulla agli inizi del 900, in primo piano l Abbazia di San Caprasio e i resti del complesso monastico 91