FIDATI DEI TUOI OCCHI

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1 Kersti Merilaas FIDATI DEI TUOI OCCHI Poesie scelte ( ) traduzione dall estone di Mailis Põld LietoColle Libriccini da collezione ~ 7 ~

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3 Kersti Merilaas è una delle voci più suggestive della poesia estone del Novecento. Esordì alla fine degli anni trenta con la raccolta Maanteetuuled (I venti della grande strada) e da allora è entrata a far parte del ristretto numero dei più brillanti esponenti della poesia lirica. Con il trascorrere del tempo i suoi mezzi espressivi e formali, come ubbidendo ad una logica naturale, variarono nei toni e nelle sfumature ma l essenza di quel poetare rimase sempre fedele a se stesso, inconfondibile, straordinariamente ricco di umanità, improntato ad un sorriso serio, commosso in un dolore silenzioso. La parabola creativa di Merilaas conobbe il tempo del silenzio, mai quello della decadenza. La sua ultima raccolta Antud ja Võetud (Dato e Preso) che qui è rappresentata da una quindicina di liriche, costituì certo uno dei momenti più intensi del suo percorso creativo. L amore e l amicizia, la casa e la patria, la bellezza e la forza della natura, il legame con essa e il rispetto delle sue leggi, la dignità dell uomo, la sorte di ogni singola persona nella tempesta delle mutevoli vicende del destino e della storia: sono questi i temi che le stanno più a cuore. La poesia di Merilaas pur fortemente radicata nella sua terra natia si innalza verso un cielo che ci appare familiare: il fulcro espressivo dei versi infatti nasce sempre dall esperienza umana, concreta della poetessa. E non bisogna neppure dimenticare che questa poesia sorge in un area geografica che per molti decenni fu isolata e chiusa dentro i muri divisori delle ideologie. Eppure quella condizione forzata non fu sufficiente a determinare accettazioni passive o rinunce. Merilaas superò tutti i vincoli esterni in virtù della sua grandezza d animo, della sua disposizione mentale fiduciosa, con l aiuto di uno sguardo saggio e penetrante. Davanti ai suoi occhi il tempo e lo spazio si aprono in profondità. In alcune sue liriche che talvolta somigliano a piccoli racconti in versi o a quadretti con situazione, spesso riemergono i ricordi e risorgono così anche i propri cari defunti, sempre descritti e precisamente delineati nelle loro vive fattezze. Sono proprio i ricordi che, nelle loro visite fugaci, hanno la forza e il dono di trasformarsi in una sorta di urgenza creativa. E allora negli occhi della poetessa, coraggiosi nel guardare e nel riconoscere le cose del mondo nel loro vero volto, s illumina lo sguardo di una bambina. Il tono di voce di ~ 9 ~

4 Merilaas, dotata di grande delicatezza di sentimenti, non supera mai il diapason naturale del colloquio. Con lei si è forse chiuso un certo modo di poetare, di intendere la poesia come un atto assoluto di fiducia totale, senza dover mai ricorrere ai nascondimenti, ai giochi manieristici o ad accenti troppo intellettualizzanti. Mailis Põld ~ 10 ~

5 Fidati dei tuoi occhi ~ 11 ~

6 Usalda oma silmi Ühele sõbrale Usalda oma silmi, neis peegeldub laotuse sina, pilved, järved ja mäed, varjude virvendus, väljade lumine lina kõik on nõnda, kui näed. Usalda oma silmi. Sa vaatle, võrdle ja uuri: piisast tuntakse merd, mullasõmerast maad. Latvade laiuse järgi peidetud juuri mõõta ja määrata saad. Ere, liig ere on valgus, hämarus mahedalt paitaks väsinud lauge Kuid ei! Vaata! Sa vaatama pead! Usalda oma silmi, aegade kogemus aitab õigesti näha sul kurja ja head. Mõistad siis seda, miks unes veel võpatab süda, hälli kohale ema sirutab kaitsevad käed. Muret hüütakse mureks, häda nimi on häda ikka ja alati Kõik on nõnda, kui näed. Aus oled sina, mu sõber, iial ei suudaks sa maitsta leiba, mis mõru ja märg kaaslaste silmaveest. Miks sa siis arvad, et valega tõde võib kaitsta, roimaga võidelda õiguse eest? ~ 12 ~

7 Fidati dei tuoi occhi A un amico Fidati dei tuoi occhi, in essi si riflette l azzurro dei cieli, le nubi, i laghi e i monti, il tremolio delle ombre, il manto nevoso dei prati tutto è così come lo vedi. Fidati dei tuoi occhi. Osserva, confronta e studia: dalla goccia si riconosce il mare, dal granello la terra. Dall ampiezza delle chiome saprai misurare e definire le nascoste radici. Cruda, troppo cruda è la luce, la penombra dolce carezzerebbe le palpebre stanche Ma no! Guarda! Devi guardare! Fidati dei tuoi occhi, la saggezza dei tempi ti aiuta a vedere in modo giusto il male e il bene. Capirai allora perché ancora nel sonno sobbalza il cuore, sopra la culla la madre tende le mani premurose. L ansia si chiama ansia, il nome del dolore è dolore ora e sempre Tutto è così come lo vedi. Onesto sei tu, mio amico, mai potresti gustare il pane amaro e bagnato dalle lacrime dei compagni. Perché allora pensi che con il falso si difende la verità e con il crimine si combatte per la giustizia? ~ 13 ~

8 Rukkilill Leidsin rukkist lille, õie hilise, viimse suve kanni sügavsinise. Kuuma viljatolmu langes põsile, tabas mind su vaade nukralt tõsine. Üle kitsa raja kõrred kummargil, lihtsast leivamurest räägib rukkilill. Tahaks tänu laulda maale hallile, vajutada huuled käele kallile. ~ 14 ~

9 Fiordaliso Trovai tra la segala un fiore, un tardivo bocciolo, ultimo balocco dell estate di un azzurro profondo. La calda polvere del grano cadeva sulle guance, mi colpì il tuo sguardo serio, triste. Sullo stretto sentiero reclinati gli steli, la semplice premura per il pane ecco il racconto di un fiordaliso. Vorrei cantare grazie al grigio suolo, premere le mie labbra su una mano d oro. ~ 15 ~

10 Punane moon Keset kullakat, küpsevat nisu hõõgub tuliselt punane moon. Mis oleks, kui välja sealt kisun selle õie ja sinule toon? Kahju kõrsi küll tallata maha, iva pudeneb lõikuse eel, aga ütle sa ainult, kui tahad kõik, mis tahad, ma teen. Miks nii küsivalt kummardud alla, tõstad kohkunult keelavad käed, ja sosistad tasa: Las olla äkki väljavaht tuleb ja näeb. ~ 16 ~

11 Un papavero rosso Tra il grano dorato, sempre più maturo, un rosso papavero arde focoso. Che diresti se andassi a strappare questo fiore per donartelo? Mi dispiace davvero calpestare gli steli, il chicco cadrà prima del raccolto, ma se vuoi, basta che me lo dici faccio tutto quello che vuoi. Perché così dubbiosa ti chini, impaurita, alzi le mani interdette, dicendomi piano: Lascialo lì potrebbe arrivare il custode e vederti.? ~ 17 ~

12 Anemoonid See oli tõsine tee, asjata seda ei astutud, muidu ei mindud, tühjalt ei tuldud. See oli kirikutee ja vallamajatee ja kauba- ja kalmistutee. Suur kivitee nii seda kutsuti. Aga tee ääres õõtsusid valged, hõbeudemeis anemoonid. Me olime tulnud seda teed mööda, ema ja mina maamadaluke, ja põlvitasime nüüd kõrges, kõmisevas kirikus hallidel jahedatel, pisaraist niisutatud paekiviplaatidel: Meie isa, kes sa oled taevas... Ema näperdas nartsu, mille sisse oli sõlmitud raha. Kroonised ja kahekroonised: kleepuvad, higist soolased heinapäevade eest, tulikuumad, tolmused turbaaunade eest, jäised, raudkülmad, mis puudutamisel sõrmedelt naha maha rebivad talvise metsatööga teenitud. Kroonised ja kahekroonised ta tundis neid kõiki läbi õhukese koe ja ta huuled sosistasid rehkendades: Silgud ja suhkur, silgud ja suhkur, pearätik ja pastlad, pearätik ja pastlad... igavesest ajast igavesti. Aamen! ~ 18 ~

13 Gli anemoni Quella era una strada seria, non andava battuta inutilmente, invano non ci si metteva in cammino, a mani vuote non si tornava. Quella era la strada della chiesa, la strada del comune, la strada delle merci e del cimitero. La grande strada di pietra era chiamata così. Ma ai bordi della strada dondolavano i bianchi anemoni ricoperti di calugine d argento. Eravamo venute per quella strada, la mamma e io ancor piccina, e stavamo ora nella chiesa, alta e risuonante, inginocchiate sulle grigie fresche lastre di pietra calcarea bagnate di lacrime: Padre nostro che sei nei cieli La mamma tastava un panno dove era annodato il danaro. Le monete da una e due corone: appiccicose e salate di sudore per i giorni della falciatura, roventi, polverose per le cataste di torba, gelide, fredde come il ferro che, toccato, ti strappa la pelle guadagnate con i lavori invernali nel bosco. Le monete da una e due corone le sentiva tutte quante sotto il tessuto sottile e le sue labbra mormoravano calcolando: Salacca e zucchero, salacca e zucchero, fazzoletto e scarpe, fazzoletto e scarpe nei secoli dei secoli. Amen! ~ 19 ~ dalle dita

14 Suur kivitee, pikk, päikesest palavaks köetud. Kodutee. Keskendunult, kõrvale vaatamata, üksluiselt jalga jala ette tõstes astus ema, sirge kahe kandami vahel. Silgupütt läigatas soolvett ja korv, milles olid suhkrukott, pearätik ja pastlanahk, nagises tasakesi. Aga tee ääres õõtsusid valged, pikavarrelised anemoonid, ja kui ma neid korjates vahel puhmaste varju kadusin, huikas mind ema ja pahandas, sest ta kartis, et jään maha ja võin ära eksida. Ei jäänud ma maha, ei eksinud ära, vaid tulin ikka ja jälle välja suurele, pikale ja palavale kiviteele, pihud täis valgeid, hõbeudemeis anemoone. ~ 20 ~

15 La grande strada di pietra, lunga, arroventata dal sole. La strada di casa. Tutta concentrata, senza volgere lo sguardo, un passo dietro l altro, sempre uguale camminava la mamma, schiena diritta, con due carichi. Dal recipiente della salacca traboccava salamoia e il cesto con il sacchetto di zucchero, il fazzoletto e la pelle per le scarpe scricchiolava piano. Ma ai bordi della strada dondolavano gli anemoni bianchi sui gracili steli, e se ogni tanto accadeva che raccogliendoli finivo tra i cespugli, la mamma gridava e mi rimproverava, aveva infatti paura che rimanessi indietro e che potessi perdermi. Non rimanevo indietro, non mi perdevo, ma tornavo sempre sulla grande strada di pietra, lunga e calda, nei pugni i bianchi anemoni ricoperti di calugine d argento. ~ 21 ~