Il «GrandTour» degli ungheresi in Italia nel Novecento

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1 In memoria di Judit Józsa Il «GrandTour» degli ungheresi in Italia nel Novecento TÍMEA FARKIS UNIVERSITÀ DI PÉCS 136 Ne abbiamo parlato molto. erano chiacchierate non accademiche, non da studiosi, ma da amiche, bevendo un caffè al bar, o le abbiamo fatte nel no - stro studio tra una lezione el altra, o al telefono. ne parlavamo a lungo, degli ungheresi che in epoche diverse partirono per l italia o per motivi di studio, per perfezionarsi nella lingua, per fare delle ricerche, o per motivi politici. sarebbe sta - to bello elaborare una biblio gra fia insieme, raccogliere tutto il materiale come volevamo, tenendo presenti i lavori già pubblicati degli italianisti ungheresi, ovviamente. se io dicevo endre veress 1 il cui lavoro è fondamentale per tutti quelli che vogliono occuparsi degli ungheresi vissuti, o che hanno studiato in italia allora Judit Józsa Judit rispondeva citando il nome di imre várady 2 che ha riassunto in italiano le ricerche di endre veress. e allora ab biamo raccolto le informazioni che a questo punto riguardavano il nostro dipartimento. imre várady nel 1936 era ritornato in ungheria ed era divenuto direttore del dipartimento di italianistica di pécs, ruolo mantenuto fino al poi, dopo la guerra, accettò l invito dell università di bologna dove lavorò fino al sì, è inevitabile il loro richiamo, leggendo la premessa di melinda mihályi e brian stefen paul alla rivista di Studi ungheresi in occasione del 75 anniversario della fonda zione della cattedra di lingua e letteratura

2 [IL «GRAND TOUR» DEGLI UNGHERESI IN ITALIA NEL NOVECENTO] ungherese presso l università degli studi di roma. insieme a Judit grazie al com - puter e a internet abbiamo letto: i primi studenti ungheresi iniziarono ad arrivare all università di roma soltanto all ini - zio del cinquecento, quando la nuova curia papale cominciò a esercitare una forza di attrazione crescente anche sugli ecclesiastici ungheresi. con l avanzata della riforma si elaborò l idea di opporsi alla diffusione dell eresia con la creazione di collegi, tra le cui mura sarebbe stato più agevole sorvegliare la formazione dei nuovi intellettuali ecclesiastici dell europa centrale e settentrionale. ( ) il gesuita ungherese stefano arator (szántó istván), già studente del germanico, poi penitenziere ungherese della basilica di san pietro, nel 1579 fondò il collegio ungarico presso il monastero dei paolini ungheresi sul monte celio, accanto alla chiesa di santo stefano rotondo. 3 sì, senza endre veress e imre várady non si può. non si può né parlare dell italia - nistica in ungheria, né dell ungarologia in italia. «è bella questa rivista, ed è molto utile per i nostri studenti» diceva Judit, che se leggeva qualcosa, pensava subito ad inserirla nel suo programma d insegnamento. e ancora leggevamo: la fondazione della prima cattedra universitaria di lingua e letteratura ungherese a roma avvenne dopo il trasferimento dell università nella città universitaria, in se - guito al protocollo del trattato di amicizia tra italia e ungheria del per effetto del trattato vennero istituite l accademia d ungheria, nel palazzo falconieri in via giulia, nel 1928, e la cattedra di lingua e letteratura ungherese presso l ateneo romano, nell anno accademico 1929/30. il primo professore ungherese a insegnare la nuova disciplina fu imre varady, primo direttore dell accademia d ungheria, poi famoso professore ungherese dell università di bologna. 4 elencavamo i nomi uno dopo l altro. non seguivamo nessuna logica, se non quella di citare intellettuali ungheresi in italia. da Jenő Koltay Kästner, tibor Kardos, tibor Klaniczay fino a péter sárközy. sarebbe impossibile elencare i personaggi, studiosi, ricercatori di tutti i campi della letteratura, della storia, della poesia italiana, che in qualche modo erano legati al nostro paese e all italia. nemmeno i nomi di quegli italiani che con il loro lavoro scientifico e creativo cercavano e cercano di far conoscere la cultura, la letteratura, la poesia del nostro paese all estero, non soltanto in italia. «il numero di studenti della cattedra di ungherese a roma si aggira intorno ai 20-30, con tre-quattro tesi di laurea all anno, e non pochi dei laureati della cat - tedra sono diventati studiosi o traduttori riconosciuti anche in ungheria.» 5 «sì, abbiamo detto, 3-4 tesi di laurea all anno in italia, solo a roma, e da noi una trentina all anno, più gli altri dipartimenti d italianistica in ungheria; speriamo che tutto vada bene». tutto, cioè tutto il lavoro, tutta la fatica, tutta la nostra vita che abbiamo dedicato all insegnamento della lingua, della cultura, della letteratura italiana. poi sono nate tesi di laurea al nostro dipartimento, dedicate a questo rap porto millennario tra i due paesi. ad esempio, Judit bozsó, L italianistica a Pécs fra le due guerre mondiali, solo per elencarne una che, con precisione, ha raccolto tutti i documenti, tutte le informazioni fondamentali riguardanti l argomento. con l aiuto di 137

3 [TÍMEA FARKIS] 138 Judit, e qui va menzionata la sua tesi di dottorato, mai pubblicata 6 pur troppo, i cui capitoli sono vere e proprie miniere di informazioni e studio nati da ulteriori ricerche. a proposito delle tesi, parlandone con lei, sono giunta ad usare, ovviamente con un po di ironia, il termine grand tour degli ungheresi del novecento, pur sapendo molto bene che cosa si intenda a proposito di questo fenomeno. così pos - siamo leggere la bella definizione di grand tour nell articolo di edoardo costadura: «grand tour è locuzione francese codificatasi in ambito linguistico inglese; venne usata per la prima volta nel 1636 per il viaggio in francia di lord granborne. la si trova quindi sotto la penna di richard lassels nel voyage of italy: or a Compleat Journey Through italy (1670), e da allora sino alla fine del settecento designa il viaggio di formazione intrapreso dal fior fiore dell aristocrazia e dell intellighenzia europea segnatamente inglese, francese e tedesca attraverso la francia e, soprattutto, l italia» 7. perché non vediamo, «oltre all intellighenzia inglese, francese e tedesca», quella ungherese? non delle epoche remote, ma del novecento. dove cominciare? con chi? seguendo quale logica? come inserire questi intellettuali ungheresi nel programma d insegnamento? queste erano le nostre domande, i nostri problemi quando parlavamo dell argomento. antal szerb era il nostro punto di riferimento, con il suo romanzo il viaggiatore ed il chiaro di luna, che ha un titolo leopardiano: pubblicato nel 1937 [edizione italiana a cura delle edizioni e/o, traduzione di bruno ventavoli], è un capolavoro non sufficientemente noto della letteratura mitteleuropea, da decenni non ripubblicato in italia. szerb, eletto giovanissimo a capo dell accademia letteraria ungherese, aveva vissuto in italia dal 1924 al 1929, e nel 1941 aveva pubblicato una storia della letteratura mondiale 8. non è un ro manzo facile da leggere. ogni generazione, però, può trovarci il suo messaggio personale. viaggiando in italia, anche se si è felici, appena sposati, si possono prendere delle decisioni strane. lasciarsi tutto dietro, la vita quotidiana comoda, e tornare nel passato non soltanto nella storia d italia, viaggiando da una città all altra, ma anche nella nostra storia personale. si rivivono i momenti dell infanzia, e i ricordi si mescolano con le esperienze offerte dall italia. realtà e irrealtà si incontrano nell italia di antal szerb. ed è molto interessante vedere nel caso di szerb come la sto ria personale, la tragedia umana come anche quella di miklós radnóti, di venti parte integrante della storia dell umanità. storia personale, persona storica. giocavamo con le parole con Judit. discutevamo di come gli intellettuali ungheresi sono diventati vittime dei cambiamenti politici, delle guerre, delle rivoluzioni utili o non utili. ed abbiamo continuato l elenco. miklós hubay, il cui dramma The rest is silence è stato tradotto da Judit ed è stato presentato da luigi tassoni e milly curcio a budapest, nel l evento è stato organizzato dall istituto italiano di cultura di budapest e dal dipartimento di italianistica dell università di pécs. quanto tempo, quanta energia, quanta fatica, quanta esperienza personale e d insegnamento ci è voluta da parte di Judit per portare a termine questa traduzione! «è strano vedere come un lavoro di mesi, e di anni, diventi una piccola nota nell appendice!» diceva scherzando, ironizzando. altri ungheresi del novecento? sì, ce ne sono ancora alcuni i cui nomi sono poco conosciuti. ma l elenco non può essere perfetto, è ovviamente imperfetto. ci vogliono anni per portare avanti questo tipo di ricerca 10. magari lavorando comple-

4 [IL «GRAND TOUR» DEGLI UNGHERESI IN ITALIA NEL NOVECENTO] mentarmente su quella comunità di italiani, che ha contribuito a diffondere la cultura ungherese in europa ma, almeno con lei abbiamo cominciato, chiacchierando, ironizzando qualche volta. nella sua tesi di dottorato Judit ha dedicato qual - che pagina 11 ai viaggiatori ungheresi in italia, schizzando brevemente le loro esperienze. nel 2001 è stato pubblicato un articolo in cui Judit ha indagato su altri artisti, poeti, intellettuali ungheresi, che tornando dall italia, mantennero viva nella loro arte, nella loro metodologia, l esperienza «italiana» 12 : miklós borsos, lászló pas - suth, ferenc Karinthy, József füsi, e alla fine viene presentato molto brevemente suo padre, györgy bodosi. Károly lyka era un altro nome. un artista del novecento. nacque a pest e morì a budapest nel partì per l italia nel dopo aver visitato napoli, tornò a roma dove passò parecchi anni. si occupò prevalentemente di storia dell arte, ma era molto aperto verso la vita quotidiana romana. divenne corrispondente, come esperto di arti, dei giornali ungheresi dell epoca, come il Pesti Napló. alla morte di lajos Kossuth, come giornalista mandò i suoi articoli in ungheria. nel suo libro 13 viene dedicato un intero capitolo alla descrizione del suo soggiorno in italia, che porta il titolo Sotto il cielo italiano 14. può essere considerata una guida personale molto particolare. è il diario di un artista mitteleuropeo, che non aveva problemi economici, e che oltre ad essere pittore, storico dell arte, grazie a questa sua autobiografia, diventa uno scrittore dalla penna leggera. si immerge nella sua esperienza italiana, e allo stesso tempo la registra con una precisione incredibile, quasi fotografando la sua vita quotidiana. passava il tempo libero nei musei, nelle pinacoteche, nelle chiese, osservando le opere d arte che conosceva già bene per gli studi com piuti. ammirando le opere di giotto, di raffaello, di michelangelo e quelle degli altri artisti, lyka rimase profondamente colpito. non le osservò come un qualsiasi visitatore, ma andò in biblioteca, per leggere tutti gli articoli, tutte le analisi allora re centi, riguar - danti le opere degli artisti menzionati. sfogliando attentamente questo suo libro, qualche volta ci troviamo di fronte a veri e propri saggi scientifici nascosti tra le pagine. il libro di lyka è un tesoro. teniamo presente che è stato pubblicato nel 1970, quando la maggior parte degli ungheresi sognava soltanto dell italia! una minoranza veramente piccola poteva permettersi di andare in italia, risparmiando per anni, poi arrivando nel «bel paese», dopo aver visitato i luoghi obbligatori, doveva accontentarsi di bere uno o due caffè al giorno come esperienza diretta della vita quotidiana italiana. il 1969 è l anno della pubblicazione di un altro libro, che traggo sempre dalla biblioteca privata di Judit, sul quale abbiamo scherzato molto. il titolo è italia soleggiata 15 di János buzási che passò i primi anni della sua infanzia in italia, a milano. il suo diario comincia con la descrizione degli anni d infanzia, con i ricordi personali. pian piano, proseguendo nella lettura del libro, questi ricordi si mescolano con una propaganda vera e propria dell ideologia comunista. buzási era giornalista corrispondente del Népszabadság, che allora era il quotidiano ufficiale del partito comunista ungherese. pur volendo, non avrebbe po tu to rimanere neutrale. doveva rappresentare quell italia di cui l ungheria, più precisamente il partito comunista del 1969, aveva bisogno. infatti non mancano le pa gine dedicate al partito comunista italiano. in un intero capitolo i lettori ungheresi degli anni sessanta ricevono infor- 139

5 [TÍMEA FARKIS] mazioni riguardanti le statistiche delle ultime elezioni politiche, i voti che hanno ricevuto i diversi partiti di sinistra. poi possiamo leggere un breve riassunto degli ultimi anni della seconda guerra mondiale, ovviamente dal punto di vista della storiografia comunista. tutto il libro rappresenta la prospettiva di una duplicità straordinaria, ma non sorprendente. da una parte l autore è un esperto della cultura, della civiltà italiana, dall altra invece non esita a esprimere il «suo» malcontento nei confronti della situazione politica a lui contemporanea. gli ungheresi di allora quindi hanno ricevuto un quadro non del tutto attendibile dell italia che era profondamente filtrato attraverso l ideologia ufficiale di allora. ma nonostante questo, l autore, anche se in modo molto ambiguo, non po teva evitare la rappresentazione della bellezza naturale, della cultura, della civiltà millennaria d italia. alla fine dei nostri discorsi da amiche, da colleghe, da insegnanti anche di lingua italiana, dicevamo sempre: «perché c è una sola lingua nel mondo, con la quale come diceva sempre gyula herczeg si può insegnare anche la cultura classica europea?». n o t e János Karácsonyi, Matricula et acta Hungarorum universitatibus italiae studentium. i., padova raccolse e pubblicò endre veress, Századok, 1916 (50), pp endre várady, Docenti e scolari ungheresi nell antico studio bolognese, bologna saggi in occasione del 75 anniversario della fondazione della cattedra di lingua e letteratura ungherese presso l università degli studi di roma, a cura di melinda mihályi. premessa in: aa.vv. rivista degli Studi ungheresi, università degli studi di roma «la sapienza», roma 2005, p.5. 4 ivi, p.6. 5 ivi. p.8. 6 Judit Józsa, Nyelvoktatás, nyelvi helyzet, nyelvtanárképzés. alkalmazott nyelvészeti vizsgálatok a magyarországi olasz nyelvoktatás köréből, il Grand Tour da Montaigne a Heine, p il dramma in effetti è stato tradotto da Judit Józsa sulla base dell originale ungherese Elnémulás ( ), sulla base di una precedente esperienza tradotta in friulano (vedi: m. hubay, L ùali di Diu, forum, udine 2013), ma per l edizione a cura e con un saggio di l. tassoni, traduzione di J. Józsa, The rest is silence, rubbettino, soveria mannelli 2008, lo scrittore aveva reinventato strut - tura e perfino titolo, dettando le revisioni direttamente in italiano a tassoni e indicando il nuovo titolo shakespeariano come quello più adatto. per l edizione italiana Judit ha scritto una bellis - sima postfazione. 10 Katalin sinkó, viaggiatori ungheresi in italia, in Pittori ungheresi in italia acquarelli e disegni dalla raccolta della Galleria Nazionale ungherese, budapest 2002, pp Judit Józsa, Nyelvoktatás, nyelvi helyzet, nyelvtanárképzés. alkalmazott nyelvészeti vizsgálatok a magyarországi olasz nyelvoktatás köréből, pp Károly lyka, vándorlások a művészet körül.(i miei vagabondaggi attorno alle arti), Képzőművészeti alap Kiadó, budapest ibidem.pp János buzási, Napfényes itália, Kossuth Könyvkiadó, budapest 1969.