FRONTIERA DI PAGINE LETTERATURA ANTICA PROPERZIO E IL TORMENTO DELLA LUCE

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1 FRONTIERA DI PAGINE LETTERATURA ANTICA PROPERZIO E IL TORMENTO DELLA LUCE DI ANDREA GALGANO PRATO, 21NOVEMBRE I Auguste Jean Baptiste Vinchon, Properzio e Cinzia a Tivoli

2 Della vita di Sesto Properzio (dal 50 al 15 circa a.c.) si sa ben poco. Umbro (pare sia nato ad Assisi), perse tutti suoi beni confiscati dai triumviri, un lutto lo colpì durante la guerra perugina, e paradossalmente, tutto questo non lascia traccia nella sua poesia La sua pagina d amore sopravvive all ignoto della sua vita. L amore sopravvive all incertezza. Venuto a Roma si innamorò di una donna di grande acume e dottissima, di nome Cinzia anche se il suo vero nome era Hostia protagonista e padrona della sua opera Quattro libri di poesia, l ultimo postumo, che recano il suo nome come consuetudine e come impronta indelebile: «Cinzia per prima mi ha preso, infelice, coi suoi occhi. / e nessuna passione mi aveva prima toccato». Due fuochi introduttivi: infelice e passione. Sono questi due lessemi che mescolano amore e morte, desiderio e prigione, sofferenze e richiami. La passione amorosa, già conosciuta all inizio per Licinna, è, come del resto in tutta l antichità e soprattutto nella rievocazione del dettato alessandrino, una prigione e irrimediabilmente destinata alla dissipazione. II Il rapporto con la donna amata è una dipendenza che supera i processi sociali e si configura soprattutto come servitium, filtrato attraverso la squisitezza del richiamo mitologico, che fornisce pathos e visione d insieme Egli rivendica la sua diversità, compiacendosi del suo processo interiore. Cinzia, donna elegante e raffinata, sacra ad Apollo, è il mezzo per raggiungere la ragionevolezza dell esistere, del poeta e della sua poesia, che, come un canto, fiorisce di pienezza È un dettato d amore portato all estremo, deliziato dal mito, che raggiunge l esclusività dolceamara del rifiuto del mos maiorum, per attraccare nelladeditio amorosa e nelle sue pieghe. Ecco che si assiste, quindi, alla fusione del poeta-amante che del suo amore si fa materia, snodo e bordo. Per Cinzia, egli vive il vagheggiamento di una passio (proprio nel suo valore greco di sofferenza), che è servizio eterno e all eterno, ma anche valore, fedeltà e pudore: «traicit et fati litora magnus amor» (trapassa anche le sponde del fato un grande amore).

3 Una tensione irrisolta e trasfigurata, appoggiata al mito, che fa della topica amorosa uno scandaglio ampio e costante verso un esperienza completa di asservimento e dono di sé, nonostante i capricci, le delusioni e le rotture È un percorso di dedizione che conosce il tormento e la disciplina, mosso dal fuoco e impregnato di fuoco, che conosce i trapassi e le lacerazioni, e i trasferimenti. Una parabola che è destinata a finire, come annuncia il III libro. Nutrito di stanchezza e come una ferita larga, cerca la congiunzione, il tratto tenero e fedele, l anticipazione di una figura, che confluirà in Cornelia, madre e sposa esemplare, protagonista finale della sua parabola e addio a Cinzia Nella densità del suo stile, Properzio manifesta il suo slargo poetico, impadronendosi della varietà dei toni e dell eziologia, dapprima cara a Callimaco, segno vivo della sua tensione Egli non è un poeta d amore, vive il suo status di poeta d amore e meglio ancora di praeceptor amoris. Non conosce solo la levitas dei neóteroi, ma l ossessione della prigione dell estasi totale, senza requie, come una terra percossa e un furore che vince la morte e il tempo. La poesia che ne deriva ha un fulcro solenne, un incanto di realtà e un amentia, ossia una follia: «dolce mi è stata ieri la lite al lume della lanterna / e i così numerosi insulti della tua voce infuriata, / quando fuori di te per il vino spingevi la mensa, / e con folle mano mi scagliavi coppe ricolme» III Scrive Paolo Fedeli: Egli è stato capace di vivere sino in fondo la contraddizione di chi si dedica interamente a un amore, pur avendo piena coscienza dell impossibilità di un completo successo. Quasi sempre ci appare facile preda di una passione che gli dà più sofferenza che gioie; eppure non dimostra la fragilità di altri poeti, perché alla passione è capace di reagire nei momenti di amarezza e delusione Una ferita che determina una chiusura. Un illusione che provoca grido irrisolto e uno spazio d assenza e di rievocazione Ci sono nella poetica una fermezza e un proposito saldo, che si appropriano del risentimento della fine e dell impossibilità di attuazione. Tutto il mondo di Properzio,che sarà amato poi da Tasso, Ronsard, Goethe, da Manzoni che voleva che gli venisse letto sul letto di morte e Pound, è un trapasso di luce e di getto di anelito, passato o come scrisse Antonio La Penna di integrazione difficile

4 Cinzia è uno spasimo di stelle in un corpo, ma il poeta è nudo, piegato in un ascolto di ritardi. Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis, contactum nullis ante Cupidinibus. Tum mihi constantis deiecit lumina fastus et caput impositis pressit Amor pedibus, donec me docuit castas odisse puellas improbus, et nullo vivere consilio. Et mihi iam toto furor hic non deficit anno, cum tamen adversos cogor habere deos. Milanion nullos fugiendo, Tulle, labores saevitiam durae contudit Iasidos. Nam modo Partheniis amens errabat in antris, ibat et hirsutas ille videre feras; IV ille etiam Hylaei percussus vulnere rami saucius Arcadiis rupibus ingemuit. Ergo velocem potuit domuisse puellam: tantum in amore preces et bene facta valent. In me tardus Amor non ullas cogitat artis, nec meminit notas, ut prius, ire vias. At vos, deductae quibus est fallacia lunae et labor in magicis sacra piare focis, en agedum dominae mentem convertite nostrae, et facite illa meo palleat ore magis! Tunc ego crediderim vobis et sidera et amnis posse Cythalinis ducere carminibus. Aut vos, qui sero lapsum revocatis, amici, quaerite non sani pectoris auxilia. Fortiter et ferrum saevum patiemur et ignis, sit modo libertas quae velit ira loqui.

5 Ferte per extremas gentes et ferte per undas, qua non ulla meum femina norit iter: vos remanete, quibus facili deus annuit aure, sitis et in tuto semper amore pares. In me nostra Venus noctes exercet amaras, et nullo vacuus tempore defit Amor. Hoc, moneo, vitate malum: sua quemque moretur cura, neque assueto mutet amore locum. Quod si quis monitis tardas adverterit auris, heu referet quanto verba dolore mea! (vv.1-38) Cinzia per prima m irretì, sventurato, coi suoi dolci occhi, quand ero ancora intatto dai desideri della passione. Allora Amore abbassò il consueto orgoglio del mio sguardo e mi oppresse il capo sottoponendolo al dominio dei suoi passi, finché m insegnò crudele a odiare fanciulle caste V e a condurre una vita priva di qualsiasi saggezza. E ormai da un anno intero questa follia non m abbandona mentre sono costretto ad avere gli dei avversi. Milanione, Tullo, disposto a non fuggire nessun travaglio, infranse la crudeltà dell'insensibile figlia di Iaso. Egli infatti errava talora, folle, per gli anfratti del Partenio, e andava a scovare le irsute fiere; e anche, percosso da un colpo di clava dal centauro Ileo, giacque ferito e gemente sulle rupi d Arcadia. Dunque poté così domare la veloce fanciulla: tanto in amore valgono le preghiere e i benefizi. Per me Amore impigrito non escogita alcun espediente, né ricorda di percorrere, come prima, le note vie. Ma voi che traete giù dal cielo con ingannevoli arti la luna, e compite riti propiziatori sui magici fuochi,

6 orsù mutate l animo di colei che mi signoreggia, e fate che il suo volto divenga più pallido del mio! Allora crederò che voi potete guidare il corso degli astri e dei fiumi con gli incantesimi della donna di Cytaia (?) E voi amici, che tardaste troppo a sollevare il caduto, cercate aiuti per un cuore ormai infermo. Sopporterò con saldezza le torture del ferro e del fuoco, purché sia libero di dire ciò che l ira mi detta. Portatemi in mezzo a popoli e a mari remoti, dove nessuna donna possa conoscere il mio cammino: voi, a cui il dio accondiscende con favorevole orecchio, rimanete, e l amore vi sia sempre sicuro e reciproco. Quanto a me, la mia Venere mi travaglia con amare notti, e Amore non mi abbandona mai lasciandomi libero. Vi ammonisco, evitate questo male: ognuno indugi nella propria passione, né si stacchi da un sentimento consueto. Chè se alcuno tarderà ad ascoltare i miei ammonimenti, ahi, con quanto dolore ricorderà le mie parole! VI (trad. Luca Canali)