CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE. Capitolo I

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1 Redatto da Francesco Pulice con la collaborazione di A.Gionni, F.Portelli e M.Perugini Ottobre 2015

2 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo I INTRODUZIONE A tutti è capitato di tornare a casa da un viaggio e provare disappunto per le fotografie scattate, perché mancano dell impatto emotivo e della bellezza che abbiamo ammirato durante quei momenti irripetibili. La realtà è che, quando scatta l otturatore, la macchina fotografica non è collegata con tuti i nostri sensi e le nostre emozioni. L immagine la dobbiamo prima pensare con il cervello poi la realizzare con la fotocamera a nostra disposizione. Grazie a questo corso base, sarete messi in condizione di scegliere gli elementi compositivi della scena come uno scrittore sceglie le parole per descrivere un luogo, imparerete che un oggetto, un luogo o una persona possono essere raccontate in infiniti modi. GENERI FOTOGRAFICI I generi fotografici si possono sinteticamente classificare in tre gruppi, definiti in base alla all utilizzo finale delle foto. La fotografia di tipo documentaristico si propone di riprodurre in maniera obiettiva la realtà senza l ausilio di alcuna implementazione tecnica. Ph.Howard Becker La fotografia con finalità espressiva viene utilizzata dell autore per raccontare un emozione, per suggerire ed evocare una sensazione o delle idee. Il fotografo racconta qualcosa sfruttando al massimo le tecniche di ripresa. La fotografia artistica permette all autore di comunicare utilizzando forme apparentemente senza significato (una serie di linee, una curva o una parte di un oggetto non riconducibile all originale). Ph. Mathias Haker 2

3 TIPI DI MACCHINE FOTOGRAFICHE DIGITALI Le macchine fotografiche digitali si dividono in quattro grandi categorie Compatte, Bridge, Mirrorless e Reflex. Le caratteristiche fondamentali delle macchine fotografiche Reflex sono il totale controllo dei parametri di impostazione, la possibilità di sostituire gli obiettivi e l alta qualità dei sensori utilizzati. Le Mirrorless negli ultimi anni stanno sostituendo le brigde. Queste fotocamere permettono un adeguato controllo dei parametri, hanno la possibilità di sostituire gli obiettivi (pur se in misura ridotta) e sono dotate di un buon sensore, anche se non comparabile a quello delle reflex. Le Bridge dispongono di un adeguato controllo dei parametri (anche se in scala ridotta rispetto alle Reflex), non hanno la possibilità di sostituire gli obiettivi. La qualità del sensore è inferiore rispetto alle precedenti. Le Compatte sono macchine molto maneggevoli ma non consentono il totale controllo dei paramenti, la sostituzione degli obiettivi e la qualità dei sensori è decisamente inferiore alle precedenti. LA CORRETTA IMPUGNATURA DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA E molto importante garantire la massima stabilità durante la riproduzione di un immagine con la fotocamera. La si ottiene divaricando le gambe sino alla dimensione delle spalle, puntando bene i piedi a terra, avvicinando il più possibile le braccia al busto ed impugnando il corpo della macchina (v. immagine) con la mano destra e sostenendo l obiettivo con quella sinistra. Questo tipo di impugnatura favorisce l uso dei selettori che sono di norma posti in prossimità del tasto di scatto con la mano destra e la messa a fuoco dell obiettivo con la mano sinistra. ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA REFLEX Lo schema che segue riporta le parti principali che compongono le macchine reflex: 1. Obiettivo 2. Specchio in posizione abbassata 3. Otturatore 4. Elemento sensibile (sensore CCD o CMOS) 5. Schermo per la messa a fuoco dell immagine 6. Lente di condensazione 7. Pentaprisma o pentaspecchio 8. Mirino oculare 3

4 La luce penetra attraverso le lenti montate nell obiettivo (1), quando lo specchio (2) è in posizione di riposo, la luce viene riflessa nel pentaprisma, (7) che ha la funzione di raddrizzare l immagine capovolta fornita dall obiettivo, l immagine raddrizzata è poi direttamente visibile nel mirino oculare (8). Quando viene premuto il tasto di scatto lo specchio (2) si alza e la luce raggiunge il sensore (4) passando per l otturatore (3) che dosa la quantità di luce effettivamente fornita al sensore. IL DIAFRAMMA Il diaframma è un dispositivo meccanico posto all interno dell obiettivo: ha un importanza basilare nella fotografia sia perché regola la quantità di luce che passa attraverso l obiettivo sia perché influenza la qualità dell immagine. Il diaframma viene misurato, non in base al diametro del foro ma in base al rapporto tra quest ultimo e la focale dell obiettivo (che vedremo in seguito). Tale rapporto viene indicato col nome di Numero di Diaframma e identificato dalla lettera f. f = focale dell obiettivo (mm) / diametro del diaframma (mm). Essendo f un rapporto tra due misure si ha che più f è piccolo, più il diaframma è aperto, più f è grande più il diaframma è chiuso. Ne deriva che in condizioni di scarsa luminosità si possono usare f più piccoli e viceversa in abbondanza di luce si posso usare f più grandi quindi diaframmi più chiusi. I valori di diaframma possono essere impostati o direttamente sulla ghiera dell obiettivo (metodo non più usato nelle moderne macchine fotografiche) o attraverso il selettore posto direttamente sulla macchina fotografica (di regola nelle vicinanze del tasto di scatto). La scala di valori comunemente utilizzati va da f/32 diaframma chiuso a f/1.4 diaframma aperto passando per f/22, f/16, f/11, f/8, f/5.6, f/4, f/2.8, f/2. L OTTURATORE L otturatore è il dispositivo, meccanico o elettronico che ha il compito di controllare per quanto tempo il sensore resta esposto alla luce. Gli otturatori posso essere di due tipi, a lamelle (o centrale) o, il più comune a tendina. I tempi dell otturatore sono selezionabili mediante una ghiera posta nelle vicinanze del tasto di scatto o mediante i comandi digitali. Una tipica serie di tempi di otturazione (espressa in frazioni di secondo) è la seguente: ½ ¼ 1/8 1/15 1/30 1/60 1/125 1/250 1/500 1/1000 1/2000 1/4000 Nella scala ogni valore è circa la metà di quello precedente e circa il doppio di quello che segue. Di norma i valori inferiori al secondo sono rappresentati sul display solo con il divisore (es. 1/60 è visualizzato con 60). Approfondimento : L otturatore e il diaframma sono fattori indispensabili per determinare una corretta esposizione. La giusta regolazione dell apertura del diaframma combinata con la giusta regolazione del tempo di otturazione consentirà di impressionare il sensore esattamente con la quantità di luce richiesta. Il tempo di otturazione può essere utilizzato in modo creativo: impostando un tempo lento si può catturare un soggetto ed esaltare il movimento (mosso creativo), impostando un tempo rapido si può fissare un soggetto in movimento congelando un istante particolare e ottenendo una immagine definita. 4

5 SENSORE DIGITALE Oggi, grazie alle capacità di un ingegnere dell'azienda che dominava il mercato delle pellicole (Eastman Kodak), i sensori fotografici digitali hanno quasi completamente sostituito la pellicola in ogni ambito, equipaggiando una miriade di dispositivi, dal telefonino al megagalattico dorso Phase One IQ180 con sensore da 80 (dicasi "ottanta") Megapixel. Ma come funzionano questi sensori e come hanno fatto a cambiare così radicalmente le nostre abitudini fotografiche? Cercando di snellire quanto possibile i concetti e azzardando anche un breve parallelo con la pellicola, possiamo dire che se questa era composta da uno o più strati di materiale sensibile alla luce, oggi è un insieme di recettori fotosensibili collocati ordinatamente su di una superficie bidimensionale. Il sensore misura la luce che passa attraverso le lenti degli obiettivi e ciascuno dei suoi elementi produce una carica elettrica proporzionale che indica uno specifico valore di luminanza, senza peraltro essere capace di registrare alcuna informazione sul colore. Come si fa, allora, ad ottenere un'immagine a colori visto che il sensore vede solo in bianco e nero o, più esattamente, in scala di grigio? Molto ingegnosamente si pone davanti al sensore uno strato che alterna dei filtri con i colori primari RGB (rosso, verde e blu) in modo da separare le singole componenti cromatiche. Nell'arrangiamento inventato da un certo signor Bayer (ancora una volta un dipendente Kodak) il verde è presente in misura doppia rispetto al rosso e al blu. Se vi state domandando il perché di questa proporzione, dipende dal fatto che i nostri occhi sono più sensibili al verde. Per questo anche se ci sono altri schemi possibili il Bayer è quello più usato. Le informazioni grezze catturate dal sensore vengono trasformate in una immagine digitale a colori grazie al processo di demosaicizzazione (dall'inglese "demosaicing"). Per ogni singolo pixel sono necessari i dati delle tre componenti cromatiche e questi vengono ricostruiti proprio in base allo schema utilizzato dal sensore. Questo processo può avvenire direttamente nella fotocamera (quando salva in JPG o TIFF) oppure si può demandare a specifici software per computer destinati al post-produzione (Aperture o Lightroom ne sono un esempio). MODALITA DI SCATTO Le modalità di scatto che si possono normalmente selezionare su una fotocamera Reflex sono le seguenti: Auto - Modalità automatica con flash o senza flash. P - La macchina effettua la lettura esposimetrica mentre l operatore può, mediante i selettori, variare la scelta delle coppie EV. Mantenendo quindi invariata l esposizione della scena è possibile congelare la scena oppure creare un effetto di mosso. A - (AV per Canon) A priorità di diaframma, l operatore seleziona l apertura del diaframma desiderata mentre la macchina regola automaticamente il miglior tempo di posa per garantire una esposizione corretta. E di norma utilizzata quando l intensità di luce non è costante. S - (TV per Canon) A priorità di tempo, l operatore seleziona il tempo di posa desiderato mentre la macchia regola automaticamente la migliore apertura di diaframma, per garantire una esposizione corretta. E di norma utilizzata quando il soggetto è in movimento e si desidera comunque o congelare la scena o creare un effetto di mosso. M - Modalità manuale, le regolazioni sono totalmente in mano al fotografo. (Quella da noi preferita) 5

6 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo II ESPOSIZIONE FOTOGRAFICA L esposizione in fotografia indica la quantità totale di luce che passa attraverso l obiettivo in un determinato tempo, l esposizione si misura in EV (valore di esposizione) e viene calcolata mediante l uso dell esposimetro. Dalla definizione possiamo facilmente comprendere che la corretta l esposizione è determinata dalla combinazione dell otturatore (che regola il tempo di esposizione) e del diaframma (che regola la quantità di luce che attraversa l obiettivo). Per la relazione che intercorre tra i due elementi si può dire che a parità di condizioni di luce, si ottiene la stessa esposizione, se aumentando un termine se ne diminuisce l altro dello stesso fattore. Ad esempio portando il tempo da 1/30 a 1/60 (in gergo aumentando di 1 stop ), e quindi dimezzando l esposizione, per ottenere la stessa immagine dovremo raddoppiare il diaframma (aprendo), aumentandolo di 1 stop, passando ad esempio da f/5.6 a f/4. Quando l immagine è eccessivamente scura, e quindi si perdono i dettagli nelle parti meno illuminate, l immagine si dice sottoesposta. Quando invece l immagine è eccessivamente chiara, e si perdono i dettagli nelle parti più illuminate, l immagine si dice sovraesposta. Quando invece l immagine ha tutti i dettagli definiti si dice correttamente esposta. Qui di seguito alcuni esempi: Sottoesposta Correttamente esposta Sovraesposta L ESPOSIMETRO FOTOGRAFICO L esposimetro è lo strumento utilizzato in fotografia per quantificare la luce presente in una determinata scena. Lo strumento fornisce un valore di esposizione con il quale si può risalire alla coppia tempo/diaframma migliore. Gli esposimetri si dividono in due categorie: a luce riflessa (quelli installati all interno delle fotocamere) e quelli a luce incidente (esposimetro esterno professionale). Il primo misura la quantità di luce riflessa in una determinata zona della scena all interno dell obiettivo. Questo tipo di misurazione è soggetto al tipo di materiale e al colore con cui è composto il soggetto fotografato, per questo motivo può essere richiesta una compensazione dell esposimetro. Il secondo, viene posto sul soggetto fotografato, cosi che l esposimetro possa misurare la quantità di luce effettiva a cui è sottoposto il soggetto (questo tipo di misurazione è più precisa, perché diretta, normalmente impiegata nella fotografia in studio). 6

7 Approfondimento: L esposimetro è tarato per esporre bene un soggetto che sia di un colore equivalente al grigio medio (18%), tutto ciò che è più scuro verrà sottoesposto e tutto ciò che è più chiaro verrà sovraesposto. Per questo motivo se l obiettivo viene puntato su un cartoncino grigio al 18%, si riuscirà a non far influenzare la lettura esposimetrica dai valori di colore presenti sulla scena reale e si potrà ottenere la corretta misura della luce presente. In mancanza del cartoncino grigio se si è in esterno, è possibile sfruttare il colore del prato verde che di norma equivale a quello del grigio 18%. IL TRIANGOLO DELL ESPOSIZIONE La corretta esposizione è data dal corretto bilanciamento di tre fattori: f - APERTURA DEL DIAFRAMMA la dimensione dell diaframma, che si trova all interno dell obbiettivo; T - TEMPO DI ESPOSIZIONE il tempo durante il quale l otturatore rimane aperto; ISO la sensibilità alla luce del sensore digitale. I tre parametri nel triangolo dell esposizione sono strettamente legati tra loro. Infatti per far si che la stessa quantità di luce raggiunga il sensore, possono essere utilizzate molteplici combinazioni di apertura, tempo di esposizione e ISO. Per esempio quando aumentiamo il tempo di esposizione, possiamo ottenere la medesima esposizione diminuendo l apertura e lasciando invariata l ISO. Se invece aumentiamo l ISO, potremo diminuire il tempo di esposizione lasciando invaiata l apertura e cosi via. TABELLA DEI VALORI EV In Ambito fotografico si usa l acronimo EV per indicare il valore di esposizione, che è un unità di misura dell intensità luminosa espressa in funzione delle diverse possibili combinazioni della coppia tempo/diaframma. È possibile riportare in una tabella i valori di EV per una sensibilità di ISO determinata. Dalla tabella possiamo facilmente intuire quanto già espresso, ossia possiamo vedere come per un determinato valore EV in tabella (es.12) esistono svariate coppie equivalenti di tempo/diaframma. VALORE DI EV UN VALORE DI EV (EXPOSURE VALUE) DETERMINA UNA SERIE DI COPPIE TEMPO/DIAFRAMMA EQUIVALENTI. Ogni modifica del valore di diaframma - otturatore comporta una variazione di + o 1 STOP. Salendo o scendendo nei valori di diaframma si dimezza o si raddoppia la quantità di luce che colpisce il sensore. 7

8 Tabella EV a ISO 100 COPPIE EQUIVALENTI D I A F R A M M I TEMPI METODI DI MISURAZIONE DELLA LUCE Le fotocamere digitali possono essere impostate su tre differenti metodi di misurazione della luce con l esposimetro: Spot Nella lettura Spot l esposimetro limita la lettura a un area ben precisa e ristretta. Di norma il centro della scena. Con alcune fotocamere è possibile variare il diametro del punto di lettura, permettendo la selezione della zona dove effettuare la misurazione. E un sistema molto preciso e richiede esperienza per ottenere buoni risultati. Semispot (o parziale) La lettura media a prevalenza centrale è effettuata mediante l utilizzo di due punti che leggono valori di luce differenti nella scena. Il primo utilizza la zona centrale e il secondo il resto: il processore si occupa poi di unire i risultati privilegiando comunque la zona centrale. Matrix (o valutata) La lettura multizona utilizza diversi punti mediando i risultati con algoritmi di calcolo, questo è oggi il sistema più affidabile e avanzato. I PARAMETRI ESSENZIALI DELLO SCATTO Le possibili combinazioni di impostazione manuale della fotocamera sono molteplici, sino a questo momento sono stati descritti i principali parametri di scatto cosi da avere una panoramica generale del funzionamento della fotocamera. Bisogna tenere ben presente che sono solo 7 i parametri essenziali che normalmente si utilizzano per effettuare uno scatto in modalità manuale: 1. Apertura del diaframma f 2. Tempo di posa T 3. ISO 4. Piano di messa a fuoco 5. Distanza focale 6. Bilanciamento del bianco 7. Posizionamento e/o movimento della fotocamera 8

9 Il resto dei parametri sono di contorno per effettuare regolazioni fini o utilizzati in particolari condizioni, con il tempo e l approfondimento personale imparerete a sfruttare a pieno la vostra fotocamera. LA SENSIBILITÀ ISO La sensibilità ISO equivale alla sensibilità della pellicola nella fotografia analogica. Minore è il valore ISO, meno sensibile alla luce è il sensore digitale. Maggiore è il valore ISO, più sensibile alla luce è il sensore digitale. Con un numero ISO alto è possibile scattare foto nell'oscurità (attenzione al rumore). Il valore ISO influenza il tempo di esposizione (velocità dell'otturatore). Se l'apertura resta costante e si raddoppia il valore ISO, ad esempio da 100 a 200, il tempo di esposizione si dimezza (e la velocità dell'otturatore aumenta). Se si utilizzerà un valore ISO alto, ad esempio 400, 800, 1600 o 3200, le foto includeranno una quantità di rumore maggiore che con valori ISO inferiori. Tuttavia, i tempi di esposizione sono più brevi che con valori ISO inferiori. Il soggetto in movimento risulta inoltre meno sfocato e in qualche modo anche le vibrazioni della fotocamera lo rendono meno sfocato. Con valori ISO bassi, ad esempio 100 e 200, si ottie una qualità dell'immagine più alta, ovvero meno rumore e una gamma dinamica migliore che con valori ISO alti. Tuttavia, i tempi di esposizione sono più lunghi che con valori ISO alti. Il soggetto in movimento risulta anche più sfocato e in qualche modo anche le vibrazioni della fotocamera contribuiscono a questo. IL RUMORE Il rumore, in fotografia digitale, si riferisce alla grana che compare sulle immagini quando si utilizzano ISO alti, ovvero l immagine risulta meno definita. Nell esempio riportato possiamo facilmente comprendere la differenza di risultato se, con gli stessi valori di esposizione, scattiamo una immagine a ISO 100, 400 o In questo secondo esempio è molto chiaro come il rumore influisce sulla qualità dell immagine all aumentare degli ISO. 9

10 Approfondimento: le dimensioni fisiche del sensore determinano la gamma di sensibilità ISO utilizzabile senza che le immagini soffrano troppo per il rumore digitale. La ragione principale è che un grande sensore può ospitare fotositi più grandi che hanno una maggiore capacità di raccogliere luce, e per conseguenza un rapporto segnale/rumore più favorevole. Se osserviamo due sensori di 6 Mpx ciascuno, ma di diverse dimensioni, vedremo che il sensore più piccolo genera rumore in misura notevolmente maggiore rispetto al sensore più grande. Le camere digitali reflex usano sensori di dimensioni più generose, come APS-C (half-frame 23 x 15 mm) o anche Full Frame (35 x 24 mm) pari ad un fotogramma di una pellicola. Con queste macchine a ISO 800 è possibile ottenere foto con livelli di rumore migliori di quelli di molte compatte a ISO 100. VERIFICA DELL ESPOSIZIONE ISTOGRAMMA Uno strumento veramente potente in mano al fotografo digitale è l istogramma. Praticamente tutte le macchine fotografiche digitali, dalle compatte economiche alle reflex, sono in grado di mostrare gli istogrammi relativi alle foto scattate. Si tratta di quei grafici composti di linee verticali affiancate che spesso producono forme simili a curve (come potete vedere nelle immagini qui sotto). Molti fotografi, soprattutto i neofiti, non sanno nemmeno dell esistenza di questo strumento, tanto meno ne conoscono il significato e le potenzialità. Esso però si può dimostrare un alleato fondamentale per capire rapidamente quando l esposizione di una foto è corretta. L istogramma è un grafico che dice come sono distribuiti i pixel di una foto al variare della luminosità. In altre parole, l istogramma riordina i pixel di un immagine dai più scuri (a sinistra), che corrispondono alle zone d ombra, ai più chiari (a destra), che corrispondono alle zone di maggiore luce. Ogni linea verticale del grafico indica quanti pixel dell immagine hanno un determinato valore di luminosità: più è alta, maggiore il numero di pixel corrispondente a quel livello di luminosità. Quindi, un immagine molto buia con prevalenza di toni scuri avrà un istogramma spostato a sinistra. Viceversa, un immagine molto luminosa avrà un istogramma spostato a destra, come si può vedere dagli esempi in questa pagina. 10

11 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo III GLI OBIETTIVI Gli obiettivi si classificano in base alle seguenti caratteristiche riportate in ordine di importanza: a. Lunghezza focale b. Angolo di campo c. Apertura del diaframma luminosità d. Qualità ottiche (aberrazioni cromatiche, distorsioni e vignettature) e. Distanza minima di messa a fuoco f. Altre caratteristiche: stabilizzatore ottico, tipo g. di ghiera, ecc h. Costo Gli obiettivi si dividono, in base alle caratteristiche e all uso che se ne vuole fare, in cinque categorie principali: Obiettivi a focale fissa Sono gli obiettivi la cui focale non può essere modificata,. Di norma la qualità ottica risulta essere superiore agli zoom, sono più leggeri, più compatti e più economici le misure più comuni sono 35mm, 50mm, 85mm, 105mm, ecc. Obiettivi normali Si definisce normale un obiettivo che ha un angolo di campo simile a quello dell occhio umano, tra 43 e 45. Per convenzione si considerano normali gli obiettivi con lunghezza focale vicina alla diagonale del fotogramma, es. formato24x36, focale 50mm opp. formato APS-C focale 35mm). Obiettivi grandangolari Gli obiettivi con angolo di campo maggiore del normale da 60 a 80 o anche più spinti, con angolo 180, si definiscono ultragrandangolari: l immagine risultante è molto deformata. Le ottiche più comuni, per il formato 24x36, sono 35mm e 28mm. Obiettivi zoom Gli zoom sono obiettivi di costruzione complessa che permettono di variare la focale tra due valori estremi, es mm, 17-70mm, mm. Praticamente un zoom equivale a molti obiettivi a focale fissa riuniti in uno solo e con la possibilità di cambiare focale istantaneamente, senza dover smontare e rimontare obiettivi. Il lato negativo degli zoom è che a parità di tutto il resto uno zoom ha in genere una qualità ottica inferiore ad una ottica fissa. Teleobiettivi I teleobiettivi hanno la funzione fondamentale di ingrandire il soggetto dell inquadratura. L effetto però non è identico quello che si otterrebbe avvicinandosi al soggetto, a causa dei diversi effetti della distorsione prospettica, dovuta alla distanza fra soggetto e fotocamera. I teleobiettivi si distinguono tra Tele a focale fissa o Tele a focale variabile (Tele/Zoom). Di norma si comincia a parlare di teleobiettivo per focali superiori a 85mm). Obiettivi Macro Gli obiettivi macro sono quelli che consentono un rapporto di riproduzione 1:1. Cioè ogni particolare del soggetto verrà riprodotto esattamente con le stesse dimensioni sul sensore. In commercio possiamo trovare obiettivi macro con rapporti d ingrandimento 1:2, 1:4, 1:5 e 1:6 (ma non possono essere definiti propriamente Macro). 11

12 Approfondimento: Per decenni il sistema fotografico più usato è stato basato sul fotogramma 36x24 (usato da Leica). Oggi le fotocamere reflex di qualità superiore montano un sensore di dimensioni 24x36 (detto Full Frame). La maggior parte delle reflex digitali in commercio hanno un sensore di dimensioni inferiori (16x24 - APS-C) per compensare questa differenza il valore della lunghezza focale viene moltiplicata per il fattore di crop (caratteristico delle fotocamere es. 1.5 per Nikon e 1.6 per Canon, ecc). Come si può notare nello schema, utilizzando un sensore inferiore è possibile riprodurre con la fotocamera una porzione inferiore dell oggetto, come se avessimo un obiettivo con una focale maggiore. Quindi se montiamo un obiettivo con focale 300mm su una fotocamera con sensore 16x24 (Apsc), questo equivale, su una fotocamera con sensore full frame (24x36), ad un obiettivo con focale 450mm per fotocamere Nikon e focale 480mm per fotocamere Canon. IL PIANO DI MESSA A FUOCO Il circolo di confusione è un parametro ottico relativo alla nitidezza delle immagini. Si può immaginare il fascio di luce che trasforma l informazione relativa ad un punto dell immagine come un cono che parte dal soggetto e arriva alla lente, la quale ha il compito di ribaltare il cono facendo riconvergere il fascio su un punto proiettato sul sensore. Il soggetto è a fuoco quando il cono termina esattamente sul sensore, disegnando un punto. Gli elementi posti a distanze diverse proietteranno invece dei cerchi con un raggio che varia in funzione della distanza dalla linea di fuoco. L occhio umano ha un certo margine di tolleranza, all interno del quale può considerare un immagine molto nitida, come messa a fuoco, anche se in realtà, ingrandendo, si può notare una certa sfocatura, ossia anziché un punto si scorge un piccolo cerchio. Il circolo di confusione è appunto il più piccolo cerchio che l occhio umano può percepire come tale, ossia dotato di un certo raggio, da una certa distanza. Cerchi più piccoli verrebbero visti come punti privi di dimensioni. Come il fenomeno del circolo di confusione, che avviene all altezza del sensore della macchina fotografica, esiste un fenomeno ottico simile anche all altezza del soggetto che si chiama profondità di campo. LA PROFONDITA DI CAMPO Un obiettivo è capace di mettere a fuoco, in un dato momento, esattamente ad una e una sola distanza dalla macchina fotografica. Ogni oggetto che non è collocato su questa linea immaginaria in realtà non è a fuoco, questo non significa che non sia sufficientemente nitido per far credere al nostro occhio che in realtà sia a fuoco. Questa fascia di nitidezza è chiamata profondità di campo e dipende essenzialmente da tre fattori: a. La lunghezza focale dell obiettivo Più aumenta la focale più la profondità di campo si restringe; b. L apertura del diaframma Più il diaframma è aperto, più la profondità di campo si restringe c. La distanza a cui si mette a fuoco Più è vicino l oggetto che mettiamo a fuoco, più la profondità di campo si restringe 12

13 Se è vero che in molti casi giocare con lo sfocato ci dona foto bellissime (ad esempio nei ritratti in primo piano), in altri vogliamo rendere nitidi sia gli oggetti in primo piano che quelli sullo sfondo (ad esempio in un panorama), e per farlo la tecnica migliore è quella del calcolo della profondità di campo o distanza iperfocale. Approfondimento: Per calcolare la distanza iperfocale è necessaria una equazione matematica complessa, esistono anche delle tabelle, dei regoli o delle applicazioni per smartphone e PC che ci possono aiutare. In alcune fotocamere è presente un pulsante per la verifica della profondità di campo direttamente nel mirino, questa applicazione era molto importante con le macchine fotografiche analogiche (a pellicola). Oggi è più veloce scattare la foto e poi verificare direttamente sul display se il risultato ottenuto è quello effettivamente voluto. 13

14 Alcuni esempi di scatti con differenti profondità di campo ottenuti agendo sull apertura del diaframma f : COME SFRUTTARE LA PROFONDITA DI CAMPO La Profondità di Campo, in fotografia, può essere utilizzata per creare degli effetti per enfatizzare un particolare a discapito di un altro, e cosi rendere meno banale lo scatto. Si usa un Ampia profondità di campo quando abbiamo la necessità di mettere in evidenza il contesto in cui il soggetto è immerso. Oppure ridotta profondità di campo quando ci interessa il soggetto ma vogliamo eliminare il contesto. 14

15 MODALITA DI MESSA A FUOCO Le fotocamere più comuni permettono la messa a fuoco sia in modalità Manuale che in modalità Automatica, di norma è possibile selezionare la modalità desiderata, con un selettore posto sull obiettivo, un selettore posto sul corpo macchina o in fine dal menu. La messa a fuoco in modalità automatica ha differenti sistemi di selezione: rispetto all area di messa a fuoco : 1. su singola zona; 2. a zona multipla; 3. a riconoscimento facciale. rispetto al tempo di messa a fuoco : a. AF-C messa a fuoco continua (spostando la fotocamera o con soggetto in movimento il sistema automatico modificherà la messa a fuoco sino al momento dello scatto; b. AF-S messa a fuoco singola (una volta premuto a metà il tasto di scatto, il sistema metterà a fuoco il soggetto: se questo poi si muoverà, o noi sposteremo la fotocamera, la messa a fuoco rimarrà quella originaria); c. AF-A messa a fuoco automatica AF-C o AF-S (sarà l elettronica della fotocamera a decidere se utilizzare un sitema coninuo o un sitema singolo). 15

16 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo IV OTTURATORE Come già anticipato nel Capitolo I, l otturatore è il dispositivo, meccanico o elettronico che ha il compito di controllare per quanto tempo il sensore resta esposto alla luce. Per questo motivo possiamo certamente asserire che due immagini scattate con coppie equivalenti EV anche se risulteranno ambedue esposte correttamente non saranno identiche, perché in base al tempo e al diaframma impostato l immagine potrà avere differente profondità di campo oppure riprodurre una scena congelata (con tempi di esposizione molto brevi) o una scena in movimento (con tempi di esposizione molto lunghi). IL MOVIMENTO FOTOGRAFICO Esprimere il movimento Se si vuole rendere la dinamica del movimento della scena si può giocare con i tempi di esposizione. Questi ci permettono o di congelare una scena o di esprimere il movimento. Scena congelata Scena in movimento Quando si ha una differenza di velocità fra il soggetto e la macchina fotografica è possibile ottenere un effetto di movimento dell immagine. Approfondimento: è anche importante riflettere su un principio fondamentale. Più il soggetto in movimento è vicino alla fotocamerà, maggiore sarà l effetto del mosso e, viceversa, più lontano sarà il soggetto dalla fotocamera, minore sarà l effetto del mosso. Questo è dovuto principalmente al tempo di percorrenza del soggetto davanti al sensore digitale e alla distanza percorsa. DA COSA DIPENDE IL MOVIMENTO L effetto del movimento può dipendere dal movimento stesso della fotocamera o dal tempo di posa impostato. Come possiamo notare dalle immagini ottenute con differenti tempi di posa aumentando il tempo di posa aumenta l effetto di mosso. Pima si perde la definizione della forma, successivamente all aumentare del mosso, si perde anche la definizione dei colori. 16

17 IL PANNING Il panning è un particolare effetto del mosso dove il soggetto appare congelato, mentre la scena risulta in movimento. Per ottenere questo particolare effetto è necessaria un po di pratica e alcune particolari impostazioni della fotocamera: Selezionare la velocità di scatto tra 1/8 a 1/60; Seguire il movimento del soggetto con la fotocamera; Il movimento della fotocamera deve essere parallelo a quello della direzione del soggetto; Iniziare il movimento della fotocamera qualche istante prima dello scatto e ultimarlo qualche istante dopo. MOSSO e MICROMOSSO Il temine mosso indica un difetto di nitidezza di un immagine dovuto o all instabilità della fotocamera al momento dello scatto o del soggetto in movimento. In alcuni casi questo effetto può essere considerato un pregio se cercato dal fotografo per esprimere un concetto. Errore di scatto Effetto che esprime il movimento del soggetto Con il termine micromosso invece si intende un movimento impercettibile della fotocamera al momento dello scatto, considerato sempre un difetto. Questo effetto può essere attenuato in vari modi, utilizzando un ottica dotata di un sistema antivibrazione denominato VR, utilizzando un comando di scatto a distanza (wireless, IR o a filo) oppure utilizzando la funzione di autoscatto che permette di ritardare di qualche secondo l apertura dell otturatore e quindi di evitare la vibrazione. Questi ultimi due sistemi sono validi se la fotocamera è posizionata su un cavalletto o su una superfice stabile. 17

18 TEMPO DI SICUREZZA. Il tempo di sicurezza corrisponde al valore di otturazione minimo al di sotto del quale, fotografando a mano libera, si rischia di ottenere una foto mossa, pur fotografando soggetti statici. Per determinare il tempo di sicurezza bisogna applicare il seguente principio: TEMPO DI SCATTO => LUNGHEZZA FOCALE DELL OBIETTIVO Più la focale è lunga più dovremo ridurre i tempi di scatto (tempi rapidi). Qualche esempio: FOCALE: 35mm TEMPO DI SICUREZZA: 1/30 FOCALE: 50mm TEMPO DI SICUREZZA: 1/50 FOCALE: 100mm TEMPO DI SICUREZZA: 1/125 FOCALE: 200mm TEMPO DI SICUREZZA: 1/250 OBIETTIVI STABILIZZATI In alcuni casi gli obiettivi stabilizzati possono essere di aiuto: la compensazione del movimento della mano del fotografo viene ottenuta grazie ad un sistema giroscopico che adatta il sistema ottico rispetto al piano dell'immagine. Questo tipo di tecnica è molto costosa e viene impiegata principalmente nei teleobiettivi. Agendo su una leva posta sull obiettivo è possibile inserire e disinserire tale sistema. Si consiglia di tenere il sistema disinserito se non necessario, per ridurre il consumo della batteria. 18

19 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo V LA GAMMA DINAMICA Una scena è composta da molteplici zone di luce con differente grado di luminosità, nella scena potremmo avere zone molto chiare, zone molto scure e zone mediamente illuminate. Queste zone a loro volta possono essere suddivise ulteriormente in sottozone (chiare, medie e scure) che a loro volta possono essere ancora suddivise in sottozone (chiare, medie e scure) e così via. Il cervello umano, attraverso l occhio, è in grado di percepire una gamma dinamica di luce molto ampia, la macchina fotografica invece copre una gamma che va da 5 a 7 stop al massimo. Per questo motivo, il fotografo, dovrà fare delle scelte, per riprodurre nell immagine la scena come desiderata. Approfondimento: posizionando il puntatore dell esposimetro della macchina fotografica in una zona chiara della scena produrremo un immagine più definita nelle zone illuminate e meno definita in quelle in ombra e viceversa. Il fotografo ha quindi la facoltà di realizzare l immagine mettendo in risalto alcuni particolari a discapito di altri. Nelle immagini che riproducono la medesima scena puntando il mirino dell esposimetro in zone differenti è stato possibile dare maggiore risalto alle scritte sulla tenda nella prima foto e alla porta dell armadio nella seconda. LA NATURA DELLA LUCE Qualsiasi fonte di luce visibile ha un suo colore specifico. La temperatura di questo colore si misura in gradi Kelvin ( K), proprio come si misura il calore in gradi Celsius. Ad esempio, la temperatura della luce diurna è di K e il suo colore è il blu; quella di una lampadina a incandescenza è di K, il colore è l arancione. Esistono luci più fredde e luci più calde. Una temperatura colore bassa corrisponde al giallo-arancio; scendendo si passa al rosso e all infrarosso (che non è visibile all occhio umano), mentre salendo lungo la scala Kelvin la luce diventa prima bianca, poi azzurra, violetta ed ultravioletta (anche quest ultima oltre i limiti di percezione dell occhio umano). Quando nel linguaggio comune si dice che una luce è calda in realtà ci si riferisce ad un colore con temperatura colore bassa e viceversa. Tale definizione ha una motivazione puramente psicologica, perché la nostra mente tende ad associare a colori come il rosso o il giallo-arancio l idea di caldo ed a colori come il bianco o l azzurro l idea di freddo. Dunque: più alto è il valore della temperatura sulla scala, più fredda apparirà la luce al nostro occhio. E viceversa. 19

20 IL BILANCIAMENTO DEL BIANCO Il bilanciamento del bianco è una funzione della fotocamera, che consente di rendere naturali i colori delle fotografie, anche se nella luce ci sono delle dominanti di colore. Due immagini della stessa scena con differente bilanciamento del bianco: Tutte le sorgenti di luce emettono una luce con una temperatura di colore specifica. Per creare una immagine che ritragga con precisione ciò che vogliamo rappresentare, quando scattiamo dobbiamo essere consapevoli dell esistenza di una temperatura colore della luce e se necessario dobbiamo modificare i parametri della macchina fotografica per compensare la lettura dell esposimetro. Dobbiamo sempre ricordare che la temperatura di colore del sole non è costante, la sua gradazione cambia rispetto alle particelle in atmosfera che vengono attraversate dalla luce. Al tramonto potremmo avere una temperatura intorno a K, mentre a mezzogiorno potremmo avere K, quindi non è sufficiente impostare la macchina fotografica su un valore predeterminato ma ogni volta dobbiamo valutare la scena in cui vogliamo fotografare. 20

21 La macchina fotografica digitale permette di impostare il bilanciamento del bianco o tramite un tasto sul corpo macchina (di norma indentificato da WB ) o tramite il menu. Le possibili impostazioni sono di norma: Automatico ( K) Incandescenza (3000 K) Fluorescenza (4200 K) Sole diretto (5200 K) Flash incorporato (5400 K) Nuvoloso (6000 K) Ombra (8000 K) Manuale ( K) Premisurato (utilizzo di uno scatto di riferimento) In alcune fotocamere è inoltre possibile effettuare delle variazioni fini per ogni singola impostazione ad esclusione di quella Manuale e Premisurata. FORMATI IMMAGINE I Formati immagine più diffusi sono il RAW, JPEG, PNG, TIFF, GIF, BMP. Nelle immagini fotografiche i formati più utilizzati sono il Raw e il Jpeg. Nel formato RAW, il sensore digitale acquisisce per ogni singola cella fotosensibile il livello di luce che lo colpisce e lo converte in un potenziale elettrico, che è poi convertito in un valore digitale a 10, 12, 14 o 16bit. La registrazione Raw può avvenire senza alcuna compressione, ovvero senza perdita dei dati relativi ai dettagli dell immagine: questo tipo di formato risulta essere molto pesante, da 15Mb in su, in base alle caratteristiche del sensore digitale. Per ovviare ai problemi di pesantezza dei file, vengono utilizzati dei sistemi di compressione dell immagine, il più diffuso dei quali oggi è il JPEG (noto anche con le estensioni jpg, jpe, jfif). Il Formato Jpeg è un formato compresso, adatto all uso fotografico, che riduce le dimensioni dei file eliminando i dati non utili. Le immagini jpeg possono essere di qualità elevata (4/5Mb) e si possono ridurre, in base all utilizzo sino a qualche centinaio di Kb. La tecnica per la riduzione del formato Jpeg prevede la memorizzazione dei dati relativi a zone di colore uniforme. Per esempio, se in un immagine ci sono mille punti adiacenti dello stesso colore, il programma di compressione salva i dati del colore e il numero di punti uguali. Questa tecnica era utilizzata quando i sensori riuscivano a decodificare solo una gamma di colori limitata. Oggi con i potenti sistemi di calcolo esistenti e la maggior gamma di colori acquisiti dai moderni sensori, questa tecnica è stata sostituita con algoritmi di calcolo complessi che permettono di comprimere e ricostruire l immagine con risultati molto buoni. Approfondimento: Differenza fra Qualità e Dimensione di un immagine. La Qualità di un immagine (v. sopra) equivale alla qualità delle informazioni che abbiamo immagazzinato per la singola cella fotosensibile del sensore digitale della fotocamera. Di norma si esprime in Mb o in Kb. Questo dato non deve essere confuso con la Dimensione di un immagine, che è definita come il numero di punti (o pixel) contenuti in una determinata dimensione lineare, esempio 640x480 o 1936x1296 ecc. Le Macchine fotografiche digitali hanno la possibilità di impostare sia il formato dell immagine (RAW e/o JPEG) sia il livello di qualità dell immagine (Jpeg Fine, Jpeg Normal e Jpeg Basic) che le dimensioni dell immagine (Large <es.3872x2592=10mpx>, Medium <es. 2896x1944=5,6Mpx> e Small <es. 1936x1296=2.5Mpx>). 21

22 CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo VI FLASH Il Lampeggiatore fotografico o più comunemente chiamato Flash, è un dispositivo in grado di emettere lampi di luce in sincronia con il periodo di apertura dell'otturatore di una fotocamera. La sua funzione è di illuminare la scena ripresa dalla fotocamera in modo da ottenere fotografie più luminose. Il flash può essere un dispositivo a sé stante, oppure essere integrato nella fotocamera. Quando è un dispositivo a sé stante, può essere predisposto per essere collocato a terra o su un ripiano, oppure per essere tenuto in mano o fissato alla fotocamera. USO DEL FLASH L'uso più ovvio del flash consiste nell'illuminare un sogetto ripreso in condizioni di luce insufficienti per ottenere una corretta esposizione o per abbreviare il tempo di esposizione eccessivamente lungo (con corrispondente rischio di mosso). In realtà, il flash può essere utile anche per scattare fotografie in pieno giorno. In questo caso, infatti, il flash può avere una funzione di fill-in, ovvero di illuminare un soggetto parzialmente in ombra o controluce, riducendo il contrasto rispetto alle zone in luce della scena e quindi facilitandol esposizione. Viceversa, il flash può essere utilizzato in giornate col cielo luminoso ma coperto (e quindi caratterizzate da luce diffusa) per incrementare il contrasto. 22

23 TIPOLOGIE DI FUNZIONAMENTO Manuale : tutte le regolazioni sono demandate al fotografo, il diaframma deve essere impostato manualmente (f = NG/mt); Automatico: Si imposta il diaframma di lavoro e l intensità della luce è regolata dal flash tramite una fotocellula sul flash stesso (f = valore impostato dal fotografo); Automatico TTL: Si imposta il diaframma di lavoro e l intensità della luce è regolata dal flash tramite una fotocellula posta sul piano pellicola (comunica con l esposimetro della reflex); Flash Dedicati: sono tutti i flash che lavorano in completa sincronia con la fotocamera. Possono essere TTL, E- TTL, A-TTL, ecc Ogni funzionalità incorpora la precedente. FLASH E CREATIVITÀ Luce Mista: Luce flash e luce continua usati in concomitanza; Fill-In: Lampo di schiarita nei controluce; Open Flash : Soggetto in notturna, si usa il tempo per saturare le luci; Bounce: rimbalzo vengono usate le pareti come diffusori della luce flash per ottenere immagini senza ombre; Slow-Sync: Si sincronizza su tempi lenti ottenendo l effetto mosso con l immagine congelata alla fine; Sincronizzazione sulla seconda tendina: Il flash emette il lampo sulla seconda tendina dell otturatore, ottenendo un effetto mosso particolare; Stroboscopico: Flash che emette una serie di lampi a frequenze velocissime per applicazioni particolari. Esempi di sincronizzazione sulla prima e seconda tendina: Sincronizzazione su I o II Tendina 23

24 ELEMENTI DI TEORIA DEL COLORE CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE Capitolo VII Pochi fotografi riflettono su come utilizzare i colori nella fotografia. Dopotutto a differenza dei pittori, che scelgono quali colori utilizzare e come accostarli, i fotografi, specialmente quelli che si dedicano alla natura e al paesaggio, i colori li trovano già confezionati nella scena che intendono immortalare, e si devono limitare a catturarli. In realtà non è proprio così. Il fotografo di paesaggio spesso, anche se entro certi limiti, può decidere quali colori includere, e quali escludere da una scena, cambiando l inquadratura, oppure può semplicemente riprendere lo stesso panorama in un momento diverso della giornata o dell anno. Un paesaggio marino avrà come tonalità dominante il blu, se ripreso di giorno, il violetto o il rosso-arancio se ripreso al tramonto. Un campo di grano sarà marrone al momento dell aratura, verde mentre il frumento sta crescendo, giallo quando il raccolto è quasi maturo. Anche il fotografo, quindi, dovrebbe conoscere qualche elemento di teoria dei colori, visto che il risultato finale, l effetto della fotografia sull osservatore, dipende anche in buona misura dai colori presenti sull immagine e dal loro accostamento. Colori primari, colori secondari e colori complementari I colori si dividono i colori primari e colori secondari. I colori primari sono il blu, il rosso e il giallo. Si tratta di colori puri, che non si possono ottenere mescolando altri colori e che, quando vengono miscelati tra di loro, permettono di ottenere tutti gli altri. Mescolando due colori primari otteniamo i colori secondari. Ad esempio l unione di blu e rosso genera il viola, l unione di rosso e giallo genera l arancione, l unione di giallo e blu genera il verde. Viola, arancione e verde sono colori secondari. La ruota dei colori mostra quindi i sei colori dello spettro. Tutti gli altri colori non sono altro che variazioni di tonalità di questi. I colori complementari tra di loro sono quelli che si trovano ai lati opposti della ruota dei colori, quindi sono complementari tra loro le coppie rosso-verde, blu-arancio, violagiallo. Ogni coppia di colori complementari pertanto è composta da un colore primario e dal colore secondario ottenuto mescolando gli altri due primari (ad esempio la coppia di complementari rosso-verde è composta da un primario, il rosso, e da un secondario ottenuto dagli altri due colori primari, il verde formato dal giallo e dal blu). Quando si accostano i due colori complementari si ottiene il massimo effetto di contrasto possibile. 24

25 Il blu è il colore del cielo sereno. Forse per questo motivo quasi universalmente al blu sono associate sensazioni di tranquillità, sicurezza, calma e serenità. Si pensi alla canzone Nel blu dipinto di blu o, più prosaicamente, al colore dei moduli delle polizze assicurative. Il blu viene usato spesso, nell arte, come colore del vestito della Vergine Maria, per simboleggiarne la serenità e la purezza (specie nelle annunciazioni ), sovente in contrapposizione ad un altro indumento di colore rosso che allude alla passione del Cristo. Il giallo è il colore della luce e, per estensione, nell arte, della divinità. I bambini scelgono il giallo per disegnare il sole. L oro è una tonalità di giallo, e quindi questo colore viene associato alla ricchezza e alla sovranità. Il giallo è il colore di molti fiori e del grano quando è pronto per la mietitura, per questo motivo è associato alla primavera e, per estensione, alla rinascita. E un colore che suscita emozioni positive. Si dice che scelgano abiti ed accessori gialli le persone che hanno una forte personalità, che stanno bene con se stesse, estroverse, sicure di sé. Il giallo non passa inosservato, infatti è, dopo il rosso, uno dei colori più scelti per le auto e le moto sportive. Il rosso, colore del fuoco e del sangue, rappresenta l amore, l energia vitale, la sessualità, la passione. Nella tonalità porpora, per via di una tradizione plurimillenaria, rappresenta il potere. Sicuramente il rosso è il colore che ha la forza psicologica più forte. Attira immediatamente l attenzione. Non a caso i segnali stradali di pericolo e di divieto hanno questo colore. In una fotografia un particolare rosso, anche molto piccolo, cattura immediatamente l occhio dell osservatore. Un fattore da tenere sempre presente quando si include qualcosa di questo colore in un immagine. Colori caldi e colori freddi I colori sono inoltre suddivisi, in base alle sensazioni che trasmettono, in caldi e freddi. Sono considerati colori caldi il rosso, il giallo e l arancione. Sono considerati colori freddi il blu, il verde e il violetto. LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA La geometria del fotogramma Uno degli errori più comuni che commettono i fotoamatori inesperti è quello di inserire troppi elementi in una fotografia disponendoli in maniera disordinata. Quando osserviamo dal vivo una scena il nostro cervello aiutato in questo da tutti e cinque i sensi tende a selezionare le cose presenti in base all importanza che conferisce loro. Gli altri elementi presenti semplicemente passano in secondo piano : la nostra mente non dà loro importanza. Quando però fotografiamo la stessa scena, se non abbiamo valorizzato ciò che per noi ha un importanza primaria, molto probabilmente otterremo una fotografia in cui il soggetto non sarà individuabile con facilità. In questa foto qual è il soggetto? 25

26 Uno dei principi di base della composizione dunque è quello di eliminare tutto ciò che può distogliere l attenzione dal soggetto, creare confusione, o semplicemente rendere la nostra immagine disordinata. Quando parliamo di eliminare gli elementi superflui dalla scena non intendiamo agire con tecniche di elaborazione dell immagine, intendiamo piuttosto incoraggiare a comporre con molta attenzione la scena in fase di scatto, valutando attentamente quale è il nostro soggetto, come possiamo valorizzarlo, come rapportare il soggetto con altri elementi presenti nella scena, cosa includere nell inquadratura, e quale deve essere il rapporto del soggetto con lo sfondo e il contributo dato da quest ultimo all economia compositiva della fotografia. Scattare una foto interessante è frutto di molteplici fattori: la scelta del soggetto, la scelta dell inquadratura, la tecnica più corretta per quello che vogliamo rappresentare, l impostazione dei parametri corretti (tempo, diaframma, ISO, focale, profondità di campo, temperatura colore, ecc) ed infine lo scatto. Pensi veramente che tutte queste operazioni possono essere fatte in pochi secondi con una reflex in modalità manuale? Se pensi ancora questo, ti consiglio di ricominciare il corso base dal Capitolo I J!!! Gli aspetti più importanti. a) Avere bene chiaro in mente qual è il nostro soggetto Questo è sicuramente il primo passaggio se vogliamo scattare una fotografia efficace. Ad esempio, di fronte ad una famosa piazza ricca di monumenti e di turisti chiediamoci: Quale è il mio soggetto? Cosa voglio fotografare?. Potrebbe essere l intera piazza, con il suo via vai di gente, oppure un determinato monumento, potrebbero essere le reazioni dei turisti, un mimo che lavora lì, un particolare di un monumento. Le interpretazioni possibili sono infinite. Quello che è importante capire è che non possiamo trasmettere tutto insieme in una sola fotografia. Quindi dobbiamo decidere, nella fotografia che stiamo scattando, quel è il nostro soggetto, e riprenderlo in modo che l attenzione dell osservatore sia guidata senza esitazioni su di esso. Tutto ciò che eventualmente è presente nella scena dovrebbe fungere da contorno, per valorizzare il soggetto, per guidare l occhio dell osservatore verso di esso: non dovrebbe distoglierne l attenzione o generare confusione. b) Valorizzare il soggetto Valorizzare il soggetto significa fare in modo che esso sia immediatamente individuabile dall occhio dell osservatore della fotografia. Per farlo possiamo utilizzare vari sistemi: Fare in modo che le sue dimensioni siano abbastanza grandi nel fotogramma. Questo è un errore che i neofiti fanno spesso. Avvicinatevi al vostro soggetto, altrimenti rischiate che nella foto esso appaia insignificante. Disporre il soggetto in un punto forte del fotogramma (regola dei terzi). Creargli una cornice formata degli altri elementi della scena. Sfruttare le eventuali linee per guidare lo sguardo dell osservatore verso il soggetto. c) Inquadrare pochi elementi e disporli armoniosamente Anche se nel nostro fotogramma non c è un soggetto ben determinato, come spesso accade nella fotografia di paesaggio, è fondamentale che nella fotografia regni un senso di ordine. Quindi è importante che gli elementi della foto siano pochi e ben disposti, magari facendo riferimento alla regola dei terzi (che vedremo in seguito). d) Fare attenzione allo sfondo e al contorno 26