Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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1 Penale Ord. Sez. 3 Num Anno 2015 Presidente: SQUASSONI CLAUDIA Relatore: RAMACCI LUCA Data Udienza: 21/04/2015 sul ricorso proposto da: ORDINANZA DUBBINI MARIA LUISA N. IL 06/10/1936 avverso l'ordinanza n. 9/2015 TRIB. LIBERTA' di ANCONA, del 06/02/2015 sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. LUCA RAMACCI; e/sentite le conclusioni del PG Dott. OC. Uditi difensor Avv.;

2 RITENUTO IN FATTO 1. Il Tribunale di Ancona, con ordinanza del 6/2/2015 ha parzialmente accolto la richiesta di riesame, presentata nell'interesse di Maria Luisa DUBBINI, avverso il decreto di sequestro preventivo emesso il 17/1/2015 dal Giudice per le indagini preliminari e concernente alcune strutture abusive, ubicate all'interno di uno stabilimento balneare, in relazione ai reati di cui agli artt. 54, 55, 1161 cod. nav., 44 lett. c), 93, 95 d.p.r. 380\01, 181 d.lgs. 42\2004 e 30 legge 394\1991, disponendo la restituzione all'avente diritto di un'area adibita a sala ristorante e confermando invece il vincolo reale relativamente alla tamponatura di una tettoia adibita a sala ristorante, un gazebo, un bagno per disabili ed un collegamento tra locale lavapiatti e cucina, ma con riferimento al solo reato sanzionato dall'art. 95 d.p.r. 380\01, concernente il mancato deposito del progetto strutturale per le opere suddette. Avverso tale pronuncia la predetta presenta ricorso per cassazione tramite i propri difensori di fiducia. 2. Con un primo motivo di ricorso deduce la violazione di legge e la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, rilevando che, ai fini della configurabilità dell'unico reato posto dai giudici dl riesame alla base del vincolo cautelare, si sarebbe dovuto tenere conto di altre disposizioni e, segnatamente, del d.m. 14/1/2008 n del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con riferimento alle norme tecniche ad esso allegate, nonché della delibera della Giunta Regionale delle Marche n. 836/2009, demandando il decreto ministeriale alle regioni il potere di uniformare le procedure di deposito dei progetti delle opere e degli interventi soggetti a preventiva denuncia ai sensi dell'art. 93 d.p.r. 380\01. Aggiunge che la Regione Marche, con la menzionata delibera, avrebbe individuato i manufatti qualificabili come «opere minori», non soggette al deposito del progetto in quanto non rilevanti ai fini della tutela della pubblica incolumità. Il bagno per disabili, inoltre, rientrerebbe tra le opere di edilizia libera per l'abbattimento di barriere architettoniche di cui all'art. 6 del d.p.r. 380\ Con un secondo motivo di ricorso denuncia nuovamente la violazione di legge e la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, ritenendo apoditticamente affermata la sussistenza del periculum in mora, non essendo

3 stata considerata la natura delle opere realizzate e la possibilità di una loro successiva sanatoria. Insiste, pertanto, per l'accoglimento del ricorso. CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso è infondato. Occorre preliminarmente osservare che la costante giurisprudenza di questa Corte si è ripetutamente espressa nel senso che il ricorso per cassazione avverso l'ordinanza emessa in sede di riesame di provvedimenti di sequestro (probatorio o preventivo) può essere proposto esclusivamente per violazione di legge e non anche con riferimento ai motivi di cui all'articolo 606, lettera e) cod. proc. pen., pur rientrando, nella violazione di legge, la mancanza assoluta di motivazione o la presenza di motivazione meramente apparente, in quanto correlate all'inosservanza di precise norme processuali (Sez. U, n del 28/1/2004, Bevilacqua, Rv V. anche Sez. 6, n del 10/1/2013, Gabriele, Rv ; Sez. 5, n del 25/6/2010, Angelini, Rv ; Sez. 6, n del 21/1/2009, Vespoli, Rv ; Sez. 5, n del 11/1/2007, Ladiana, Rv ). Non possono pertanto prendersi in considerazione le censure prospettate in ricorso in punto di manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione. 2. Quanto al primo motivo di ricorso deve rilevarsi che questa Corte ha più volte preso in considerazione il reato di cui agli artt. 93 e 95 d.p.r. 380\01. Si è specificato (Sez. 3, n del 04/06/2013, Vella, Rv ) con argomentazioni che pare opportuno riproporre anche in questa occasione, come le specifiche finalità della disciplina delle costruzioni in zone sismiche abbiano determinato la previsione di un rigoroso regime autorizzatorio (articolo 93) che impone, a chiunque intenda procedere ad interventi in tali zone, di darne preavviso scritto allo sportello unico che, a sua volta, provvede alla trasmissione al competente ufficio tecnico regionale. La speciale disciplina si applica a tutte le costruzioni, la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità, realizzate in zone delle quali sia dichiarata la sismicità. 3. Dal contenuto delle disposizioni che regolano la materia si rileva come il loro ambito di applicazione sia particolarmente esteso, riferendosi non solo alla 2

4 costruzione dei nuovi edifici, ma anche ad interventi su manufatti già esistenti, in ordine ai quali si prendono in esame le sopraelevazioni (articolo 90) e le riparazioni (articolo 91). Del tutto inconferente, ai fini dell'applicazione della disciplina, è stata ritenuta la natura dei materiali usati e delle strutture realizzate, in quanto le disposizioni che regolano la materia hanno una portata particolarmente ampia, perché finalizzate alla tutela dell'incolumità pubblica e devono, quindi, applicarsi a «tutte le costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità», a nulla rilevando, appunto, la natura dei materiali impiegati e delle relative strutture (Sez. 3, n del 24/11/2011 (dep. 2012), D'Onofrio, Rv ; Sez. 3, n del 21/6/2011, Floridia, Rv ; Sez. 3, n del 27/4/2011, Coppa, non massimata; Sez. 3, n del 10/5/2007, Puleo e altro, Rv ; Sez. 3, n del 26/9/2001, Tucci R, Rv Il principio è stato ribadito anche con riferimento alla cartellonistica autostradale in Sez. 3, n del 11/4/2012, Di Nicola e altro, Rv ). Altrettanto irrilevante è la eventuale natura precaria dell'intervento, attesa la natura formale dei relativi reati ed il fine di consentire il controllo preventivo da parte della pubblica amministrazione di tutte le costruzioni realizzate in zone sismiche (Sez. 3, n del 27/4/2011, cit.; Sez. 3, n del 9/7/2008, Di Benedetto e altro, Rv ; Sez. 3, n del 3/7/2007, Borgia e altro, Rv ; Sez. 3, n del 28/10/2003, Noto, Rv ; Sez. 3, n del 29/5/2002, P.M. in proc. Bianchini P, Rv ). Nella medesima occasione si è peraltro ribadita la natura permanente del reato in questione, la cui consumazione si protrae sino a quando il responsabile non presenta la relativa denuncia con l'allegato progetto ovvero non termina l'intervento edilizio (in senso conforme, Sez. 3, n del 11/2/2014, Petrolo, Rv ). 4. Date tali premesse, deve rilevarsi come l'art. 95 sanzioni non soltanto la violazione delle prescrizioni contenute nei decreti interministeriali di cui agli artt. 52 e 83 del d.p.r. 380\01, ma anche quelle contenute nel Capo IV del medesimo decreto, tra le quali figura il generale obbligo di denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di cui all'art. 93. Il decreto interministeriale, richiamato dall'art. 83, fissa esclusivamente le norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche che, come è espressamente specificato nell'allegato al d.m. 14/1/2008 n del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, «definiscono i principi per il progetto, l'esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro richieste in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità, anche in caso di 3

5 incendio, e di durabilità. Esse forniscono quindi i criteri generali di sicurezza, precisano le azioni che devono essere utilizzate nel progetto, definiscono le caratteristiche dei materiali e dei prodotti e, più in generale, trattano gli aspetti attinenti alla sicurezza strutturale delle opere», non incidendo pertanto sul regime autorizzatorio, che resta soggetto alla generale disciplina del testo unico dell'edilizia il quale, come si è detto, si applica a tutte le costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità. Parimenti, la delibera regionale richiamata dalla ricorrente si limita a fornire generali linee di indirizzo per uniformare le procedure di deposito dei progetti delle opere definite «minori», che individua, come è già stato rilevato (Sez. 3, n del 17/9/2014, PM in proc. Baldolini, non massimata) sulla base delle caratteristiche costruttive, senza considerare la natura dell'intervento stesso (costruzioni, riparazioni, sopraelevazioni, come stabilito dall'articolo 93). 5. Dunque, tanto nel decreto ministeriale quanto nella delibera regionale non si rinvengono disposizioni che possano in qualche modo far ritenere esonerate le opere realizzate dalla ricorrente dal generale obbligo di presentazione del progetto, né la delibera regionale potrebbe derogare alla disciplina statale, poiché, come pure si è ripetutamente affermato, la deroga della legislazione regionale alla disciplina nazionale in materia urbanistica non può essere estesa alle previsioni che dispongono precauzioni antisismiche, attenendo tale materia alla sicurezza statica degli edifici, come tale rientrante nella competenza esclusiva dello Stato anche dopo la modifica dell'art. 117, comma secondo, Cost. (Sez. 3, n del 20/6/2013, RM. in proc. Serpicelli, Rv ; Sez. 3, n del 28/2/2013, Crisafulli ed altro, Rv ). 6. Va inoltre rilevato che neppure l'art. 6 del d.p.r. 380\01, pure menzionato dalla ricorrente, sottrae gli interventi di edilizia libera al rispetto delle norme antisismiche ed alle altre disposizioni di settore, come si ricava dalla testuale formulazione del comma 1, che fa salve «le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell'attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all'efficienza energetica nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio». 7. Dunque il Tribunale risulta avere effettuato, entro i limiti imposti dalla verifica delle condizioni di legittimità della misura cautelare, una valutazione sulla sussistenza del fumus del reato che appare perfettamente aderente ai 4

6 principi richiamati, avendo correttamente considerato l'obiettiva natura di «costruzione» degli interventi eseguiti. Tale verifica, che ha riguardato il pericolo per la incolumità delle persone conseguente la realizzazione delle opere in assenza del progetto, ha preso in considerazione anche la sussistenza del periculum in mora, che non può essere escluso in considerazione della natura degli interventi, come sostenuto in ricorso, per le ragioni dianzi esposte, né rilevando una possibile futura sanatoria, perché la verifica postuma dell'assenza del pericolo ed il rilascio del provvedimento abilitativo non incidono sulla illiceità della condotta (Sez. 3, n del 13/5/1997, Petroni N, Rv ) ed una tale evenienza risulta, allo stato, confinata nel campo delle mere possibilità. Il provvedimento impugnato risulta, pertanto, del tutto immune da censure. Il ricorso deve pertanto essere rigettato, con le consequenziali statuizioni indicate in dispositivo. P.Q.M. Rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Così deciso in data