3. L ACQUA ( ) Dr. Claudio del Giudice Consulente ( )

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1 3. L ACQUA ( ) Nel Primo Rapporto sullo Stato dell Ambiente della Provincia di Napoli la matrice acqua è stata trattata estesamente in relazione alle acque marino-costiere e di transizione, ed a quelle superficiali e sotterranee; essendo il primo rapporto, si è ritenuto necessario, non solo fare il punto della situazione, alla luce delle conoscenze disponibili ed anche dell applicazione delle nuove disposizioni in materia di acque contenute nel D.Lgs. 152/99, ma anche fare uno sforzo per capire, leggendo il territorio ed il suo sviluppo, a volte caotico, come, attraverso gli anni, si à arrivati allo stato di qualità attuale caratterizzato da estesi fenomeni di inquinamento. In questo secondo rapporto, tenendo conto del breve lasso di tempo trascorso rispetto al primo, si ritiene che il quadro generale descritto in precedenza possa ancora considerarsi valido; si daranno pertanto solo degli aggiornamenti sia in relazione all evoluzione dei determinanti, ma soprattutto per quanto riguarda le pressioni, lo stato e le risposte, a quattro anni dall uscita del D.Lgs. 152/99 (e successive modifiche) che hanno riordinato l intera materia acqua, adeguandola alle normative europeee e definendo, allo stesso tempo, un sistema di regole e di tempi a cui devono attenersi sia gli operatori privati che il sistema pubblico. Pur essendo il nostro un rapporto sull ambiente della provincia di Napoli, limitato quindi ad un area molto limitata di territorio, non possiamo in questa occasione non ricordare ed accennare alc une problematiche globali dell acqua, tenendo conto che il 2003 è stato definito dalle Nazioni Unite Anno Internazionale dell Acqua Dolce. Ancora oggi, all avvio del terzo millennio, più di un miliardo di persone al mondo non dispone di sistemi di approvvigionamento di acqua potabile e 2,4 miliardi di persone non hanno sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue; questi numeri sono destinati a crescere, fino ad interessare, nel 2050, dai due ai sette miliardi di persone, distribuite in paesi del globo, se non si interverrà opportunamente. Le infezioni connesse all acqua (carenza o inesistenza di acqua potabile e mancanza di sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue) sono una delle cause di malattia e di morte più diffuse e interessano principalmente le popolazioni povere dei paesi in via di sviluppo; nel 2002 la stima dei decessi per diarree ed altre malattie (schistsomiasi, elmintiasi, tracoma) legati a problemi igienico-sanitari ha superato i due milioni di persone e la maggior parte di esse sono bambini di meno di 5 anni (UNESCO World Water Assesment Program WWAP 2003). ( ) Dr. Claudio del Giudice Consulente 184

2 I mutamenti dei cicli idrologici, le attività antropiche, i massicci prelievi ad esse connesse e i fenomeni di inquinamento che interessano sempre più le acque superficiali e sotterranee, stanno compromettendo la risorsa strategica acqua, sia in termini di quantità che di qualità. Fiumi e laghi secchi o inquinati, serbatoi acquiferi impoveriti (sia in quantità che in qualità), penuria di acqua potabile e per scopi irrigui e/o industriali, tensioni politiche tra stati confinanti per il controllo delle risorse idriche comuni; sono questi gli scenari globali che si stanno vivendo, tanto da far dire alla Banca Mondiale che, se il ventesimo secolo è stato segnato dalle guerre per il controllo delle fonti energetiche, in quello ventunesimo sarà l acqua ad essere al centro di aspre contese internazionali.. La situazione italiana non è così catastrofica, ma sono dell estate 2003 le immagini della pianura padana e di larga parte del paese, in ginocchio per la mancanza d acqua per l agricoltura e l industria, le dispute tra regioni ed i razionamenti di acqua potabile. Specialmente nelle regioni meridionali, non c è ancora la garanzia di una dotazione idrica sufficiente, in tutti i periodi dell anno e per tutti i cittadini e, a livello nazionale, non sono ancora stati risolti i problemi legati ad un crescente e perdurante inquinamento delle risorse idriche, comprese quelle sotterranee. Nella provincia di Napoli, come si dirà nel seguito, si riconferma il quadro del rapporto precedente, con le acque superficiali generalmente compromesse, specialmente in relazione alla qualità della risorsa e quelle sotterranee che evidenziano vistosi segnali di sofferenza. Infatti, oltre agli evidenti abbassamenti dei livelli piezometrici, con i connessi fenomeni di subsidenza del suolo e, nelle zone costiere, di intrusione di acque marine, le acque sotterranee in aree sempre più estese, risultano inquinate dagli scarichi civili e da quelli industriali (attraverso gli scambi con il sistema idrico superficiale e, a volte per l immissione diretta), dalla presenza di discariche abusive e dall inquinamento provocato dalle pratiche agricole (fertilizzanti, pesticidi, fitofarmaci). Oltre alle acque dolci, grande attenzione verrà data nel seguito anche a quelle marino costiere che rappresentano per la provincia di Napoli una enorme risorsa, sia per il turismo, che per la navigazione e gli scambi ed anche per le attività legate alla pesca ed alla molluschicoltura. 185

3 3.1 Le acque marino costiere e di transizione ( ) Le acque marine e costiere costituiscono un ecosistema di fondamentale importanza; nel seguito della trattazione verranno affrontate precipuamente le problematiche relative alle acque costiere, perché sono queste che, ad esclusione degli sversamenti di inquinanti in mare dovuti ad incidenti navali o a scarichi di rifiuti di vario genere, natura e entità (sempre ad opera di navi), sono più sottoposte agli effetti ed ai fenomeni di inquinamento prodotti dalle attività antropiche delle popolazioni rivierasche. Sono infatti proprio le zone costiere quelle in cui l ambiente marino e quello costiero si incontrano, si influenzano ed interagiscono tra loro; è opportuno rilevare che in queste zone, che occupano meno del 15% della superficie della terra, vive il 60% della popolazione del mondo e anche il territorio della Provincia di Napoli rientra pienamente in questo range con il 52% della popolazione totale. Il nostro paese, in conseguenza della posizione geografica al centro del mare Mediterraneeo, dell estensione delle sue coste e dell importanza economica della risorsa mare, riveste o dovrebbe rivestire, un ruolo molto importante nella difesa dell ambiente marino nel quadro dell evoluzione più recente del diritto minternazionale. A partire dai principi contenuti nella Convenzione di Montego Bay, rafforzati nel corso della Conferenza su Ambiente e Sviluppo di Rio De Janeiro (ONU 1992), il quadro legislativo internazionale si è sempre più spostato da una visione economico-politica delle risorse marine ad un approccio volto alla tutela ambientale del mare. La definizione stessa di inquinamento marino, introdotta sempre nella Convenzione di Montego Bay, è molto ampia ed articolata, includendo ogni forma di inquinamento, anche quelle che, apparentemente, non provocano danni economici l introduzione diretta o indiretta, da parte dell uomo, di sostanze o di energia nell ambiente marino, compresi gli estuari, quando essa ha, o può avere, effetti nocivi, quali danni alle risorse biologiche, rischi per la salute dell uomo, intralcio alle attività marittime, compresa la pesca e le altre utilizzazioni lecite del mare, alterazione della qualità dell acqua di mare dal punto di vista della sua utilizzazione e degradazione dei valori di gradimento. Nel paragrafo seguente saranno brevemente introdotti dei richiami normativi, in relazione al D.Lgs 152/99 che definisce la disciplina in generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, per quanto riguarda invece le aree a rischio di incidenti rilevanti, quali i porti industriali e petroliferi, il ( ) Dr. Claudio del Giudice Consulente 186

4 D.Lgs. 334/99, recependo la direttiva europea Seveso 2, ha stabilito l applicazione di nuovi principi in relazione a tali rischi, e in particolare all'articolo 4, comma 3 ha previsto l'emanazione di un regolamento interministeriale per la definizione degli adattamenti necessari per applicare la normativa del citato decreto legislativo nei porti industriali e petroliferi, considerata la peculiarità delle attività portuali. Tale regolamento è stato varato con il Decreto del 16 maggio 2001, n. 293 del Ministero dell ambiente che ha anche introdotto la definizione di porto industriale e petrolifero: le aree demaniali marittime a terra e le altre infrastrutture portuali - individuate nel Piano regolatore portuale, o delimitate con provvedimento dell'autorità competente - nelle quali si effettuano, con la presenza in quantitativi non inferiori a quelli della colonna 2 dell'allegato I al citato decreto legislativo n. 334 del 1999, attività di carico, scarico, trasbordo e deposito di sostanze pericolose, destinate a stabilimenti industriali, impianti produttivi o depositi, ovvero dagli stessi inviate al porto per l'imbarco. Il regolamento introdotto con il Decreto 293/01, disciplina le modalità di redazione del rapporto integrato di sicurezza portuale, del piano di emergenza portuale e dei sistemi di controllo relativi ai porti industriali e petroliferi. Il rapporto andrà aggiornato almeno ogni 5 anni, salvo il potere del Ministero dell Ambiente di richiederne un aggiornamento in qualsiasi momento, qualora ciò sia giustificato da fatti nuovi. Fino all attuazione del disposto dell articolo 72 del D. Lgs. 112/98, lo svolgimento dell istruttoria e della valutazione del rapporto integrato di sicurezza portuale avviene in sede di conferenza dei servizi, appositamente convocata dall autorità competente, nella quale le amministrazioni partecipanti, contestualmente all approvazione del rapporto e delle relative prescrizioni rilasciano ai soggetti sopra indicati le ulteriori autorizzazioni di propria competenza. La Prefettura di Napoli, ha in corso di completamento, ai fini della protezione civile, il piano di emergenza esterna per attività industriali a rischio di incidente rilevante nell area orientale di Napoli che, parzialmente, interessa anche il porto di Napoli. L Autorità Portuale di Napoli, di intesa con la Capitaneria di Porto, ha in corso di definizione il piano particolareggiato che, coniugandosi con quello di emergenza esterna di cui sopra, si pone come obbiettivo la messa in sicurezza, nell area orientale del porto (Darsena Petroli), di persone o cose a terra e delle navi (e relativi equipaggi,) ormeggiate al terminal petrolifero, al verificarsi di incidente a depositi costieri collegati con oleodotto al porto, ovvero allo stesso oleodotto e/o a navi ormeggiate, il tutto secondo quanto previsto dal Decreto 293/

5 Tutto questo sistema normativo è volta a prevenire gli incidenti e gli effetti di possibili inquinamenti nelle zone portuali, non elimina però quelli al largo delle acque territoriali, pertanto non soggette alle nostre leggi, ma in questa direzione di prevenzione, anche al di là delle acque territoriali, vanno sia la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 417/2002 sull'introduzione accelerata delle norme in materia di doppio scafo o di tecnologia equivalente per le petroliere monoscafo, che il decreto del 21 febbraio 2003, a firma congiunta del Ministro dei Trasporti e dell Ambiente, che stabilisce che: Fino all'entrata in vigore di norme dell'unione europea di analogo effetto, è vietato l'accesso ai porti, ai terminali off-shore ed alle zone di ancoraggio nazionali, delle navi cisterna a scafo singolo, di qualsiasi nazionalità, di età superiore ai quindici anni e di portata lorda superiore alle tonnellate che trasportano combustibile pesante, oli usati, greggio pesante, bitume e catrame. Nel seguito del capitolo verranno anche trattate le acque di transizione che nella Direttiva 2000/60/CE, in corso di recepimento in Italia, sono definite come i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente influenzati dai flussi di acqua dolce, mentre nell attuale normativa italiana includono, oltre a quelle prima descritte, anche le acque di lagune, di laghi salmastri e di stagni costieri (D.Lgs. 152/99 All. 1 Par ) Inquadramento e richiami normativi ( ) Le coste della provincia di Napoli si sviluppano per 221,5 Km con tratti di costa che alternano caratteristiche geomorfologiche diverse. Si evidenziano tratti di costa bassi e sabbiosi come quelli della Piana del Volturno e tratti alti e rocciosi come quelli della Penisola Sorrentina. Nel Primo Rapporto sullo stato dell ambiente della provincia di Napoli, il quadro fisiografico è stato descritto dettagliatamente (M. Ribera d Alcalà et alii) ( ) Dr.ssa Fabrizia Giovinazzi ARPAC 188

6 I riferimenti normativi sulle acque marine costiere in particolare e sulla tutela delle acque dall inquinamento in genere sono contenuti nel D.Lgs 152/99 che ha avuto il merito di ricondurre ad unitarietà legislativa tutti i diversi profili che caratterizzano la tutela della risorsa idrica. L'ambito di applicazione del decreto è individuato nell'articolo 1, nel quale viene stabilito che la nuova norma "definisce la disciplina in generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee", e pertanto si propone come legge cornice specifica del settore. In materia di tutela delle acque marino-costiere, gli strumenti attuativi che il decreto individua quali necessari per il raggiungimento degli obiettivi, sono relativi ad un doppio canale di interventi: un obiettivo di qualità ambientale relativo a tutte le acque marino-costiere; un obiettivo di qualità ambientale relativo a particolari destinazioni d'uso, che nel caso particolare riguardano le acque destinate alla balneazione e le acque destinate alla molluschic oltura. Il monitoraggio relativo alle acque di balneazione viene regolato dal D.P.R. 470/82, la normativa per le acque per la molluschicoltura fa riferimento a due diverse esigenze, l'una di carattere sanitario che riguarda il controllo delle aree di produzione dei molluschi destinati alla vendita,, regolata dal D.lgs 530/92, e l'altra già enunciata, recepita nel D.lgs.152/99, di carattere ambientale. In Campania l attuazione del programma di sorveglianza delle coste è garantito dall ARPAC che, tramite le sue strutture - Dipartimenti Provinciali - provvede, secondo le norme tecniche contenute nel D.lgs 152/99,al monitoraggio delle acque marino costiere e di transizione e di quelle a specifica destinazione d uso I determinanti I Determinanti (Driving forces) sono costituiti dalle cause generatrici primarie delle pressioni sull ambiente, quali la popolazione e tutte le attività antropiche (industria, energia,urbanizzazione, turismo, trasporti, deforestazione, agricoltura, navigazione, pesca, acquacultura, molluschicoltura). In questo paragrafo verranno presi in considerazione e aggiornati, rispetto al primo rapporto, solo quei determinanti che hanno attinenza prevalentemente con la matrice acque marine e costiere ed in particolare: 189

7 Il movimento navi. Per la pesca, l acquacultura e la molluschicoltura, essendo trascorso solo un breve lasso di tempo dal primo rapporto, si è aggiunta solo una breve nota sulla pesca Il movimento navi ( ) Il movimento navi è legato alla presenza nella provincia di Napoli di numerosi porti, questi come tutte le opere marittime litoranee hanno un notevole effetto sulle dinamiche costiere in quanto, interrompendo il flusso lungo costa, modificano l evoluzione tipica dei fondali nel corso del tempo, con conseguente innesco o accentuazione dei fenomeni erosivi, che verranno descritti nel paragrafo relativo al suolo. Inoltre rappresentano punti di riflessione e/o diffrazione delle onde, modificando di fatto i fenomeni di trasporto e sedimentazione legati al campo ondoso esistente prima della realizzazione dell opera. Un porto può rappresentare talvolta una potenziale fonte di inquinamento delle acque, in considerazione della non intercettazione di acque di scarico e della scarsa ossigenazione dei fondali inquinati. D altro canto un porto rappresenta una fondamentale infrastruttura di servizio per il commercio, la cantieristica e la mobilità via mare e, quindi, un fattore trainante dell economia locale ed un notevole volano occupazionale non solo in quella diretta, ma anche attraverso l indotto. Per una trattazione esauriente del sistema portuale della provincia di Napoli si faccia riferimento al Piano Territoriale di Coordinamento. Il movimento navi, dove è molto consistente provoca delle modifiche locali al moto ondoso; al traffico marittimo è legato il diffuso fenomeno di abbandono di rifiuti in mare, la presenza di idrocarburi ed i fenomeni di inquinamento acustico in direzione dei fondali, oltre alle emissioni di inquinanti in atmosfera. Di fondamentale rilievo è anche il rischio di inquinamenti, dovuti alla perdita del carico conseguente ad incidenti, ciò rende particolarmente importante la conoscenza delle caratteristiche merceologiche delle merci in arrivo/partenza e quella delle rotte critiche in caso di sversamenti accidentali. ( ) Cipriano Cinque Autorità Portuale Napoli e Claudio del Giudice Consulente 190

8 I dati sul movimento per porto e sul movimento navi e su quello delle merci, per capitoli merceologici, sono stati tratti dall Annuario Statistico della Regione Campania (Fonte Istat), dall Istat e dall autorità Portuale di Napoli, il periodo coperto (non per tutti i porti) va dal 1997 al 2002, i dati sono mostrati nelle Tabb. 54 e 55 e nelle Figg Nelle Figg. 37 e 38, sono mostrati i movimenti navi per porto, rispettivamente in arrivo e partenza, il dato degli altri porti che comprende tutti i porti turistici.della Campania supera quello del porto di Napoli, diversa è la situazione mostrata nelle Figg. 39 e 40 (Tonnellate di Stazza Netta in arrivo e partenza) e Fig. 41 e 42 (Merci in arrivo e partenza) che mostrano una netta e ovvia predominanza dei valori del Porto di Napoli. Nelle Figg. 43 e 44 sono infine mostrati i dati di sbarchi e di imbarchi di prodotti petroliferi per il Porto di Napoli. A partire da questi dati sono stati utilizzati come indicatori il movimento navi per porto in arrivo e partenza e, sempre per porto, in arrivo e partenza, il movimento di merci relativo ai combustibili minerali solidi, ai prodotti petroliferi, ai minerali e cascami per la metallurgia e dai prodotti chimici. 191

9 Tab 54: Movimento per porto ( ) ARRIVI PARTENZE PORTO NUMER O TSN (ton) MERCI (ton) PASSEGGER NUMERO I TSN (ton) MERCI (ton) PASSEGGER I 1997 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia PORTO 1998 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia PORTO 1999 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia PORTO 2000 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia 192

10 Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia Tab 54: Continua ARRIVI PARTENZE PORTO NUMER O TSN (ton) MERCI (ton) PASSEGGER NUMERO I TSN (ton) MERCI (ton) PASSEGGER I 2001 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia Pozzuoli PORTO 2002 Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia Altri porti ad esclusione di Salerno, sono compresi Baia, Torre Annunziata, Procida, Porto (*) d'ischia, Casamicciola, Sorrento, Capri e Amalfi e Positano in provincia di Salerno Dati tratti dagli Annuari Regione Campania su Fonte ISTAT Dati Autorità Portuale di Napoli Dati Fonte ISTAT 193

11 Tab 55: Movimento merci per capitoli merceologici (1997) PORTO PRODOTTI AGRICOLI E ANIMALI VIVI DERRATE ALIMENTARI E FORAGGERE COMBUSTIBILI MINERALI SOLIDI PRODOTTI PETROLIFERI MINERALI E CASCAMI PER LA METALLURGIA PRODOTTI 1997 METALLURGICI MINERALI GREGGI O MANUFATTI E MATERIALI DA COSTRUZIONE CONCIMI PRODOTTI CHIMICI MANUFATTI, TRANSAZIONI SPECIALI TOTALE Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia PORTO 1998 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania

12 Mezzogiorno Italia Tab 55: Continua PORTO PRODOTTI AGRICOLI E ANIMALI VIVI DERRATE ALIMENTARI E FORAGGERE COMBUSTIBILI MINERALI SOLIDI PRODOTTI PETROLIFERI MINERALI E CASCAMI PER LA METALLURGIA PRODOTTI 1999 METALLURGICI MINERALI GREGGI O MANUFATTI E MATERIALI DA COSTRUZIONE CONCIMI PRODOTTI CHIMICI MANUFATTI, TRANSAZIONI SPECIALI TOTALE Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia PORTO 2000 Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia 195

13 Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia Tab 55: Continua PORTO PRODOTTI AGRICOLI E ANIMALI VIVI DERRATE ALIMENTARI E FORAGGERE COMBUSTIBILI MINERALI SOLIDI PRODOTTI PETROLIFERI MINERALI E CASCAMI PER LA METALLURGIA PRODOTTI 2001 METALLURGICI MINERALI GREGGI O MANUFATTI E MATERIALI DA COSTRUZIONE CONCIMI PRODOTTI CHIMICI MANUFATTI, TRANSAZIONI SPECIALI TOTALE Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Campania Mezzogiorno Italia (*) Altri porti ad esclusione di Salerno, sono compresi Baia, Torre Annunziata, Procida, Porto d'ischia, Casamicciola, Sorrento, Capri e Amalfi e Positano in provincia di Salerno 196

14 Dati tratti dagli Annuari Regione Campania su Fonte ISTAT Dati Fonte ISTAT 197

15 Arrivi (numero) Movimento per porto : Numero Arrivi Tempo (anni) Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Fig. 37: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo Numero Arrivi Movimento per porto : Numero Partenze Partenze (numero) Tempo (anni) Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Fig. 38: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo Numero Partenze 198

16 TSN (kton) Movimento per porto : Arrivi Tonnellate Stazza Netta Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Tempo (anni) Fig. 39: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo TSN Arrivi Movimento per porto : Partenze Tonnellate Stazza Netta TSN (kton) Tempo (anni) Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Fig. 40: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo TSN Partenze 199

17 Movimento per porto : Merci in arrivo Pozzuoli Napoli Merci (ton) C. a Mare di Stabia Altri (*) Tempo (anni) Fig. 41: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo Merci Arrivi Merci (ton) Movimento per porto : Merci in partenza Tempo (anni) Pozzuoli Napoli C. a Mare di Stabia Altri (*) Fig. 42: Provincia di Napoli: Movimento navi per porto nel periodo Merci Partenze 200

18 Porto di Napoli: Prodotti petroliferi sbarcati nel periodo Quantità (ton) Tempo (anni) Fig. 43: Provincia di Napoli: Prodotti petroliferi sbarcati nel Porto di Napoli nel periodo Porto di Napoli: Prodotti petroliferi Imbarcati nel periodo Quantità (ton) Tempo (anni) Fig. 44: Provincia di Napoli: Prodotti petroliferi imbarcati nel Porto di Napoli nel periodo

19 La pesca ( ) Il 1999 coincide con l ultimo anno di applicazione del V piano triennale della pesca e dell acquacoltura e rappresenta un anno di passaggio verso la nuova programmazione dei fondi strutturali per il periodo Rispetto al 1998 non si sono verificate sostanziali modifiche nelle variazioni delle componenti dello sforzo di pesca. La flotta campana ha registrato un aumento dell 1%, corrispondente ad un incremento di 18 battelli. A tale lieve incremento numerico non è corrisposto un incremento in termini di tonnellaggio, con un decremento dell 1.4%, e della potenza motore, la cui capacità complessiva ha subito una contrazione del 7%. L anno 2000 coincide con l avvio di importanti strumenti di programmazione e regolamentazione per il comparto ittico, elaborati sia in ambito nazionale che comunitario. Nel corso del 2000 non si sono riscontrate modifiche sostanziali nell assetto strutturale della flotta peschereccia regionale. Le imbarcazioni campane inscritte nell Archivio licenze di pesca ammontano a 1579, per una stazza complessiva di tsl ed una potenza motore di kw. Rispetto al 1999, il numero dei battelli è diminuito del 4% circa, mentre la diminuzione della stazza e della potenza motore hanno avuto un decremento, rispettivamente, de 7% e del 5%. Il ridimensionamento della struttura produttiva risponde agli obiettivi stabiliti in sede comunitaria dai programmi operativi pluriennali cha hanno avuto, nel corso dell anno 2000, un forte impulso. Per quanto riguarda il livello di attività, si rileva un decremento, rispetto al 1999, dei giorni medi di pesca, di circa il 6%, passando da 210 a 198 giorni di attività. La Tab. 56 riporta la suddivisione della flotta peschereccia regionale per classi di stazza. ( ) Dr. Alessandro Maggi Consulente e Dr. Giovanni Salerno IREPA Salerno 202

20 Tab. 56: Flotta peschereccia regionale per sistemi di pesca e per classi di stazza Sistemi di pesca N. battelli Tsl N. battelli Tsl Strascico Circuizione Draghe turbosoffianti Piccola pesca Polivalenti Circuizione tonniera Totale Classi di stazza Diff. % N. battelli Tsl N. battelli Tsl < 10 tsl tsl tsl > 100 tsl Nel 1999 i battelli con tonnellaggio inferiore alle 10 unità di tsl rappresentano circa il 92% del totale, quelli con stazza lorda compresa tra 10 e 50 tonnellate costituiscono il 5,7%, quelli con stazza lorda compresa tra 51 e 100 tonnellate costituiscono l 1.5%, mentre i natanti di stazza superiore alle 100 tonnellate di stazza lorda rappresentano soltanto l 1% del totale. Nel 200 i battelli con tonnellaggio inferiore alle 10 unità di tsl rappresentano il 92.4% del totale, quelli con stazza lorda compresa tra 10 e 50 tonnellate costituiscono il 5,3%, quelli con stazza lorda compresa tra 51 e 100 tonnellate costituiscono l 1.4%, mentre i natanti di stazza superiore alle 100 tonnellate di stazza lorda rappresentano lo 0.9% del totale. 203

21 204

22 3.1.3 Le pressioni Nella valutazione delle pressioni esercitate sulle acque marine e costiere sono stati presi in considerazione: Gli scarichi in mare; Il carico inquinante potenziale di azoto e fosforo; Le catture di pesce sono state descritte nel primo rapporto e, dato il breve lasso di tempo trascorso, non sono state oggetto di aggiornamento Gli scarichi in mare ( ) Il catasto degli scarichi In ottemperanza alla normativa vigente, all Amministrazione Provinciale, in qualità d ente competente al rilascio delle autorizzazioni allo scarico di reflui nei corpi idrici superficiali, attiene la formazione, la tenuta e l aggiornamento del Catasto degli scarichi. Il catasto informatizzato è nato com esperimento d interazione con i sistemi informativi geografici, volto a consentire il superamento della carenza di personale, attraverso l adozione di strumenti e procedure automatizzate sviluppate ex-novo e, tale circostanza, ha determinato l adozione di continue modificazioni strutturali e organizzative, dettate dalla verifica sul campo delle necessità della direzione. La progettazione della struttura è avvenuta esclusivamente con l utilizzo di risorse interne all Amministrazione ed è stata diretta all ottenimento di un database funzionale per lo svolgimento delle procedure di controllo sulle autorizzazioni rilasciate. A tal fine alla maschera principale (Fig. 45), contenente i dati identificativi dello scarico e le sue caratteristiche tecniche principali ne sono state aggiunte tre secondarie per l inserimento dei parametri analitici (Fig. 46), con l evidenziazione, in modo automatico del superamento dei limiti previsti dalle disposizioni normative vigenti. Si è conservato il codice e la metodologia per la sua composizione, descritta nell edizione precedente del Rapporto, quale elemento univoco identificativo dello scarico. L evoluzione di tale sistema, prevede il passaggio al sistema gestionale Oracle, con accessi differenziati per gli utenti ed eventuale sistema di condivisione con l Ente deputato all effettuazione degli esami analitici per l immissione dei dati, in modo di semplificare l iter burocratico, rendendo tempestiva l adozione dei provvedimenti amministrativi. ( ) Ing. Bruno Mazza e Arch. Angela Klein Provincia di Napoli Area Tutela Ambientale 203

23 Avendo terminato, l Amministrazione Provinciale, la predisposizione della cartografia in scala 1:5000 del territorio provinciale, si stanno predisponendo i tematismi concernenti gli scarichi in ambiente GIS e, per permetterne una localizzazione con un errore di posizionamento coerente con la scala utilizzata, tale rilevamento sarà fatto dal personale della direzione con l utilizzo di rilevatori GPS. Fig. 45: Maschera principale del catasto scarichi 204

24 Fig. 46: Maschera d inserimento prescrizioni analitiche Dall esame dei dati in nostro possesso, riassunti nella Tab. 57 e nella Fig. 47, riportati di seguito si evince chiaramente che il numero degli scarichi autorizzati, in rapporto a quelli censiti, (24%) è alquanto esiguo, il che lascia supporre il perdurare di un diffuso abusivismo. 205

25 Tab. 57: Provincia di Napoli: Numero d effluenti a mare per tipologia e comune Comune Effluenti Tipologia Urbano Domestico Industriale Meteorico Termale Autorizzati ANACAPRI BACOLI BARANO D ISCHIA CAPRI CASAMICCIOLA CASTELLAMMARE DI STABIA ERCOLANO FORIO ISCHIA LACCO AMENO MASSA LUBRENSE META MONTE DI PROCIDA 7 7 NAPOLI POZZUOLI PROCIDA SANT AGNELLO SERRARA FONTANA SORRENTO TORRE ANNUNZIATA TORRE DEL GRECO VICO EQUENSE Totali Urbano Domestico Industriale Meteorico Termale 10 0 ISCHIA FORIO ERCOLANO CASTELLAMMARE CASAMICCIOLA CAPRI BARANO D ISCHIA BACOLI ANACAPRI VICO EQUENSE TORRE DEL TORRE SORRENTO SERRARA SANT AGNELLO PROCIDA POZZUOLI NAPOLI MONTE DI META MASSA LACCO AMENO Fig. 47: Effluenti a mare per tipologia 206

26 Il dato maggiormente preoccupante è che la non ottemperanza alle norme sulla tutela delle acque dall inquinamento, sia ancora diffusa per gli scarichi urbani costituiti, in maggior parte, da scarichi derivanti da fognature, quindi scarichi pubblici per i quali perdura un irregolare posizione amministrativa. Numerosi sono i procedimenti ad essi relativi, terminati con rigetti o con archiviazioni, per mancata presentazione della documentazione occorrente. In Fig. 48 è mostrata la suddivisione percentuale degli scarichi per tipologia. 26% 1% Urbano Domestico Industriale 5% 13% 55% Meteorico Termale Fig. 48: Provincia di Napoli: Tipologia scarichi espressa in percentuale In Fig. 49 sono mostrati gli scarichi autorizzati per comune Fig. 49: Provincia di Napoli: Scarichi a mare autorizzati per comune 207

27 Attualmente è in atto il completamento e la rifunzionalizzazione della rete di collettamento e depurazione del territorio regionale, attraverso una gestione unitaria degli interventi attuata dal Commissariato Straordinario di Governo, per la predisposizione di un sistema integrato e funzionante. Purtroppo però, per questo sistema integrato sono prevedibili tempi di realizzazione tali da non poter prospettare realisticamente il miglioramento di tale realtà in tempi brevi. Ancora carente risulta il sistema depurativo pubblico esistente; nel territorio provinciale sono autorizzati allo scarico quattro depuratori comprensoriali e due depuratori comunali e, dai risultati analitici, alcuni di questi non rientrano ancora nei limiti tabellari imposti. Trattasi generalmente di impianti che richiedono lavori d adeguamento per essere resi compatibili sia con le nuove normative vigenti in materia, che con la quantità e qualità dei reflui che attualmente ricevono, diverse da quelle di progetto. Nell attesa della completa entrata in funzione del sistema di depuratori comprensoriali, continuano ad essere funzionanti piccoli depuratori comunali, privi d autorizzazione e con capacità depurativa estremamente ridotta, destinati alla dismissione. Confrontando i dati, pubblicati nella precedente edizione del rapporto, sul numero e sulle tipologie di scarichi autorizzati con quelli attuali, riassunti nei grafici sottostanti, si può notare che il numero delle autorizzazioni rilasciato è raddoppiato il che implica un rilevante incremento di scarichi conformi alle disposizioni normative (Figg ). Il dato negativo che si ricava è che tale miglioramento riguarda quasi esclusivamente scarichi aventi titolarietà privata, mentre per gli urbani pubblici perdura un irregolare posizione amministrativa per le ragioni esposte precedentemente. Fig. 50: Provincia di Napoli: Scarichi raggruppati in urbani e tipologie diverse

28 Fig. 51: Provincia di Napoli: Scarichi raggruppati in urbani e tipologie diverse 2003 (1) Urbani Altri Fig. 52: Provincia di Napoli Scarichi autorizzati (1) (1) Tutti i dati 2003 si riferiscono al periodo gennaio-agosto 209

29 Il carico inquinante potenziale di azoto e fosforo ( ) Come riportato nel precedente rapporto sullo stato dell ambiente della provincia di Napoli, una delle principali pressioni, esercitate sull ambiente marino e costiero, è il carico potenziale di azoto e fosforo. Sulla base di procedure standardizzate, sono state efettuate delle stime dei valori di carico prendendo in considerazione diverse attività antropiche quali l agricoltura, l attività zootecnica, l industria, ecc. L analisi, ha messo in evidenza due dati interessanti. Innanzitutto, è stato riscontrato un rapporto azoto fosforo (N/P ~= 28 ) ben più alto di quello considerato fisiologico per la crescita degli organismi. Inoltre, sulla base delle stime delle immissioni di fosforo (fattore apparentemente limitante), è stato valutato un effetto fertilizzante potenziale pari a 300g/m 2 *a di produzione nuova che è paragonabile ai valori riscontrati nelle aree fortemente eutrofizzate Lo stato Lo stato delle acque verrà valutato in relazione alle acque marino costiere, a quelle di transizione, alla balneabilità ed alla molluschicoltura La qualità delle acque marino costiere ( ) La fascia costiera campana presenta un estensione di 512 Km, la zona monitorata si estende dalla Foce del fiume Volturno (CE) a Punta Licosa (SA), nella provincia di Napoli le aree monitorate sono tre: 1. Litorale di Napoli, Piazza Vittoria (Na) 2. Litorale di Portici (Na) 3. Foce fiume Sarno (Na) ( ) Dr. Rosario Lavezza, Dr.ssa Serena Esposito, Dr. Patrizio Mariani, Prof. Maurizio Ribera d Alcalà Stazione Zoologica A. Dohrn Napoli ( ) Dr.ssa Fabrizia Giovinazzi ARPAC 210

30 In ognuna delle aree di indagine, individuate da parte del Ministero dell Ambiente, sono stati localizzati dei transetti, disposti perpendicolarmente alla linea di costa, con le relative stazioni di campionamento, in funzione della tipologia del fondale e della sua profondità. Per una valutazione dello stato di qualità ambientale è stato utilizzato l indice CAM, algoritmo che è stato concepito in modo da far emergere dai dati disponibili, le tipologie di acque più ricorrenti e significative, lasciando ad un momento successivo l interpretazione delle loro proprietà. La finalità dell indice CAM è quella di fornire un giudizio sulla qualità delle acque, intesa anche come rischio igienico-sanitario, basata su dati oceanografici di base. In particolare le variabili utilizzate per il calcolo di tale indice sono: Salinità (psu) Trasparenza (m) (*) Clorofilla (mg/mc) Ammoniaca (NH4 -mm/mc) Fosfati (PO4 -mm/mc) Nitrati (NO3 -mm/mc) Nitriti (NO2 -mm/mc) Silicati (SiO4 -mm/mc) (*) Se la trasparenza ha valore di 55 il disco secchi ha toccato il fondo Il giudizio di qualità viene formulato a due livelli, di cui uno semplificato al massimo. Il primo livello prevede sei classi di appartenenza, mentre il secondo prevede solo tre classi. Il giudizio di qualità è ispirato ad un principio precauzionale, per cui è stata accettata la possibilità di avere dei falsi positivi piuttosto che dei falsi negativi. Le indagini sono state effettuate nell ambito del progetto SIDIMAR (del Ministero dell Ambiente) svolto dall ARPAC (Dipartimento Provinciale di Napoli) in collaborazione con la Stazione Zoologica Anthon Dhorn di Napoli. Il transetto relativo ad ogni stazione comprende tre punti di campionamento a diversa distanza dalla costa. Viene di seguito riportata la Tab. 58 rappresentativa della qualità delle acque, che tiene conto dei valori dei parametri analizzati per le singole stazioni di campionamento (dati marzo 2003). 211

31 Tab. 58: Provincia di Napoli: Qualità delle acque marino costiere (Dati marzo 2003) TRANSETTO Napoli P.zza Vittoria QUALITA ACQUE (punto sotto costa) QUALITA ACQUE (punto intermedio) QUALITA ACQUE (punto verso il largo) Portici - Pietrarsa Foce Sarno Il colore dei simboli è stato usato come supporto per l interpretazione dell ordinamento. Il blu indica un assetto tipicamente oligotrofico, tipico delle acque del largo o comunque non soggette ad immissioni dalla linea di costa o a perturbazioni di natura antropica. Queste acque sono caratterizzate da basse biomasse fitoplanctoniche e scarsità di nutrienti e di particolato organico ed inorganico. Il colore blu è quello che effettivamente osserviamo in mare in queste condizioni. Il verde, invece, indica una condizione che tende ad un livello di eutrofizzazione più o meno marcato, sotto l influsso di apporti terrigeni o di altre sorgenti di arricchimento- in termini trofici- delle acque marino costiere. Il verde indica però che queste acque, caratterizzate da una elevata biomassa fitoplanctonica, sono anche in grado di produrre nuova biomassa con efficienza. L arricchimento, dunque, non determina uno squilibrio dell assetto ecologico del sistema, che è in grado di metabolizzare l eccesso di nutrienti. Il giallo indica elevate concentrazioni di particolato organico ed inorganico e di nutrienti. In questo caso le acque sono soggette a fenomeni di eutrofizzazione non marginali e, soprattutto, non sono nelle condizioni di poter produrre nuova biomassa con efficienza. Questo tipo di assetto è quello che caratterizza molte aree di foce di fiumi, che veicolano in mare molti nutrienti ed un elevata quantità di particolato, che riduce la trasparenza ed ostacola l utilizzo dei nutrienti da parte del fitoplancton, riducendo, quindi, la produttività del sistema. Questa condizione è per ovvi motivi quella più frequentemente (ma non necessariamente) associata ad un rischio igienico sanitario. ( Dati sito ) Per ogni stazione di monitoraggio viene di seguito riportata la qualità del Plancton (Dati Ministero ambiente). 212

32 Qualità del Plancton delle stazioni monitorate: Tipologia Punto di prelievo Stazione Fornitore Plancton NA04 Regione Campania Anno 2003 Campagna Località Prima di Marzo Napoli Piazza Vittoria Indicazioni sui parametri indagati nel Programma di monitoraggio 213

33 Fitoplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Cellule/litro Diatomee Bacteriastrum furcatum 55392,0 Bacteriastrum parallelum ,0 Chaetoceros curvisetus 44314,0 Chaetoceros danicus 99706,0 Chaetoceros diadema 33235,0 Chaetoceros socialis ,0 Chaetoceros spp ,0 Chaetoceros tenuissimus ,0 Cylindroteca closterium 33235,0 Dactyliosolen blavyanus 11078,0 Leptocylindrus danicus 66470,0 Pseudo-nitzschia delicatissima ,0 Pseudo-nitzschia galaxiae 88267,0 Pseudo-nitzschia pseudodelicatissima ,0 Pseudo-nitzschia spp ,0 Skeletonema pseudocostatum 77549,0 Thalassionema spp 55392,0 Thalassiosira spp ,0 Dinoflagellate Altri Dinoflagellati ,0 Altro Fitoplancton Dinophysis sacculus 11078,0 Peridinioidi indet 11078,0 Protoperidinium granii 11078,0 Altri Fitoflagellati ,0 Chrysochromulina spp 22157,0 Cryptophyceae indet ,0 Diplostauron elegans 11078,0 Emiliana huxleyi 33235,0 Phaeocystis spp 11078,0 Pyramimonas spp 99706,0 Tetraselmis spp 11078,0 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio 2002 Zooplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Individui/mc Cladoceri Podon spp 6,4 Copepodi Acartia spp 153,2 Centropages typicus 2,4 214

34 Clausocalanus spp 24,9 Copepoditi Calanus spp 0,8 Corycaeus spp 2,4 Euterpina acutifrons 0,8 Farranula rostrata 0,8 Harpacticoidi indet 3,2 Isias clavipes 0,8 Microsetella sp 0,8 Oithona spp 1,6 Oncaea spp 22,4 Paracalanus parvus 397,0 Altro Zooplancton Appendicolarie 129,9 Cirripedi larve 5,6 Decapodi larve 2,4 Doliolum spp 1,6 Gasteropodi larve 3,2 Lamellibranchi larve 1,6 Meduse 5,6 Pesci uova larve 56,1 Policheti larve 0,8 Pteropodi 1,6 Sagitta spp 2,4 Salpidae spp 1,6 Sifonofori 1,6 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio 2002 Tipologia Punto di prelievo Plancton Stazione PO07 Fornitore Regione Campania Anno 2003 Campagna Prima di Marzo Località Portici Pietrarsa Indicazioni sui parametri indagati nel Programma di monitoraggio 215

35 Fitoplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Cellule/litro Diatomee Asterionellopsis glacialis ,0 Bacteriastrum parallelum ,0 Chaetoceros curvisetus ,0 Chaetoceros socialis ,0 Chaetoceros spp ,0 Chaetoceros tenuissimus ,0 216

36 Cylindrotheca closterium 22157,0 Ditylum brightwellii 22157,0 Lioloma pacificum 22157,0 Pseudo-nitzschia delicatissima ,0 Pseudo-nitzschia galaxiae ,0 Pseudo-nitzschia psedodelicatissima 44314,0 Pseudo-nitzschia spp ,0 Skeletonema menzelii 44314,0 Skeletonema pseudocostatum 66470,0 Thalassionema spp 22157,0 Thalassiosira mediterranea 66470,0 Thalassiosira spp ,0 Dinoflagellate Altri Dinoflagellati 44314,0 Altro Fitoplancton Altri Fitoflagellati ,0 Apedinella spinifera 22157,0 Cryptophyceae indet ,0 Dinobryon coalescens ,0 Diplostauron elegans 22157,0 Emiliania huxleyi 44314,0 Pyramimonas spp ,0 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio 2002 Zooplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Individui/mc Cladoceri Podon spp 9,5 Copepodi Acartia spp 62,8 Calocalanus spp 1,0 Candacia spp 1,0 Centropages typicus 1,0 Clausocalanus spp 3,8 Isias clavipes 1,0 Oithona spp 8,6 Paracalanus nanus 1,9 Altro Zooplancton Appendicolarie 206,4 Cirripedi larve 9,5 Decapodi larve 1,0 Lamellibranchi larve 1,0 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio

37 Tipologia Punto di prelievo Plancton Stazione FS10 Fornitore Regione Campania Anno 2003 Campagna Prima di Marzo Località Foce del Sarno Indicazioni sui parametri indagati nel Programma di monitoraggio 218

38 Fitoplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Cellule/litro Diatomee Altre Diatomee ,0 Bacteriastrum parallelum ,0 Chaetoceros curvisetus 44314,0 Chaetoceros danicus ,0 Chaetoceros peruvianus 22157,0 Chaetoceros socialis ,0 Chaetoceros spp ,0 Chaetoceros tenuissimus ,0 Cylindrotheca closterium 44314,0 Pseudo-nitzschia delicatissima ,0 Pseudo-nitzschia galaxiae 66470,0 Pseudo-nitzschia spp ,0 Skeletonema menzelii 88627,0 Skeletonema pseudocostatum 88627,0 Thalassiosira spp ,0 Dinoflagellate Altri Dinoflagellati 66471,0 Peridinioidi indet 44314,0 Altro Fitoplancton Altri Fitoflagellati ,0 Cryptophyceae indet ,0 Dinobryon coalescens 66470,0 Diplostauron elegans 22157,0 Emiliana huxleyi ,0 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio 2002 Zooplancton: taxa rilevati Gruppo Taxa(*) Individui/mc Cladoceri Cladoceri 0,0 Copepodi Copepodi 0,0 Altro Zooplancton Appendicolarie 0,2 (*) I dati sulle specie sono stati rilevati solo a partire da Luglio

39 La qualità delle acque di transizione ( ) In relazione alle acque di transizione verranno nel seguito descritti due situazioni ambientali: quella del lago Fusaro e quella del lago Miseno. Il lago Fusaro L osservazione più evidente che si può fare riguardo il regime idro-biologico del lago è l esiguità degli scambi di acqua con il mare e l area molto limitata del lago interessata da questi scambi; le zone più isolate da essi sono quella orientale e settentrionale. L effetto combinato dei canali troppo stretti e dei depositi argillosi che sedimentano sul fondo, unito alla ridotta escursione mareale (circa 30 cm), sono le principali cause di questi scambi ridotti. Lo scambio giornaliero di acqua è stato stimato in 1/840 dell intera massa. Solo in prossimità della Foce Centrale si nota un afflusso percettibile di acqua in entrata. Il bilanciamento tra apporti di acqua dolce e lo scambio di acqua con il mare rendono i valori di salinità più bassi di quelli delle acque esterne: la salinità media è stata calcolata in 36 PSU. Valori più bassi sono registrati in periodi di scarsa evaporazione e di abbondanti piogge; i valori di salinità, inoltre, sono leggermente più alti al fondo che in superficie. La concentrazione di ossigeno nel lago subisce caratteristiche escursioni periodiche, che fanno trasparire un regolare ciclo metabolico stagionale della laguna. In primavera l ossigeno raggiunge valori elevatissimi. Sono stati riportati valori di 400% di saturazione dovuti, dopo la stasi invernale, alla ripresa della vegetazione bentonica e alla fioritura massiccia del fitoplancton. Questi eventi sono provocati da un aumento del fotoperiodo e dall elevata concentrazione di nutrienti e sono seguiti da un generale rigoglio biologico. Con il progredire dell estate si passa a valori di ossigeno minimi (anche inferiori al 50% di saturazione) legati all instaurarsi di condizioni di distrofia che sono prodotte da un ulteriore graduale aumento della temperatura; inizia a questo punto la morte delle specie bentoniche, la cui decomposizione sottrae ulteriori quantità di ossigeno all ambiente. In autunno, con l abbassarsi della temperatura e con il ristabilirsi di un ricambio idrico più spinto (causato dalle correnti di foce spinte in lago dai venti del terzo quadrante e dalle più forti maree sigiziali), incomincia la ripresa della vita attiva del lago. ( ) Dr.ssa Fabrizia Giovinazzi ARPAC 220