COME HO LAVORATO PRESENTAZIONE LOVE ME LIKE YOU DO
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- Sibilla Fede
- 8 anni fa
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1 COME HO LAVORATO Prima di tutto ho pensato ad una possibile storia, non seguendo però una scaletta. Ho iniziato a raggruppare tutte le mie idee e ho incominciato a scrivere la storia, cercando di descrivere i luoghi tenendo conto delle diverse sensazioni. Ho deciso di lavorare individualmente perché in gruppo si presentano tantissime distrazioni. Lavorando autonomamente senza dar conto a nessuno delle mie idee riesco a lavorare in modo serio e molto più velocemente. Subito dopo aver finito il tema ho iniziato a rileggere molte volte per poi riportare alcune modifiche. Infine, dopo aver copiato tutto su un foglio word ho iniziato a disegnare, colorare e scannerizzare il tutto. PRESENTAZIONE La storia Love me like you do (Amami come sai fare tu) è una storia d amore ambientata in una città a sud di Londra. Qui vivono due ragazzi Lorelay e Matthew, i quali provano gli stessi sentimenti l uno per l altro, ma il forte orgoglio non permette di far splendere questo grande amore. LOVE ME LIKE YOU DO Ed ecco che ricomincia un nuovo anno. Un anno che non la vedo. Un anno che non vedo Lorelay. Un anno che non sento il suo profumo, che non accarezzavo i suoi lunghi e folti capelli biondi. Mi mancava, eccome se mi mancava! Uscii dalla mia BMW nera con vetri posteriori scuri e dei sedili di pelle che amo. Con il pulsante del telecomando la chiusi e mi diressi all entrata della scuola per poi entrare. Non era cambiato nulla: pavimenti lucidi, gli armadietti sempre rovinati e tutto al proprio posto, proprio come un anno fa. Avevo la lezione di fisica alle 9:00 se non sbaglio, ed essendo ancora presto feci un giro per la scuola per poi salire le scale al piano in cui era presente la mia classe. Mi diressi verso la bacheca dove erano stati affissi i fogli contenenti i nomi degli alunni di ogni classe. Guardai il foglio della mia classe 5F sperando di trovare il suo nome. Iniziai a leggere i nomi presenti: Marc, Louis, Sam, Larry, Manuela, Lorelay. Eccolo. Lorelay Tomlinson. All idea di poterla rivedere impazzivo, e il cuore mi batteva talmente forte come se volesse uscire dal mio petto per fondersi col suo e formare un unico battito. 8:57. Iniziai a dirigermi nella mia classe perché come primo giorno non vorrei far tardi anche se a dir la verità morivo dalla voglia di rivederla. Da quando la lasciai sentivo un vuoto incolmabile, che la macchina in se, ovviamente, non poteva mai riempire. Arrivai. La classe si stava empiendo. Mi sedetti agli ultimi banchi. Ad un tratto arrivò lei. Era rimasta come la ricordavo. Forse un po più alta, ma comunque bellissima. Aveva i capelli raccolti in uno chignon e al lato aveva un fiocco color verde acqua. Indossava jeans stretti e una maglietta gialla un po larga. Non mi notò, e si sedette ai banchi del centro. Pareva disinteressata a tutto e a tutti. Ed ecco il suono della campanella che segnava l inizio di quell odiosa ora di fisica. Passò circa mezz ora da quando eravamo in classe e io continuavo a guardare ogni suo gesto incantato dalla sua bellezza. Sembrava poco interessata alla lezione proprio come me e infatti ad un certo punto prese il cellulare dallo zaino, forse per spezzare quella noia, ed io colsi l attimo assecondando quest ultimo suo gesto e scrivendole all istante un SMS che diceva <<Sei bellissima anche da seria Matthew>>. Subito dopo tornai a fissarla. Lei si girò intorno ed io sorrisi silenziosamente, quando si girò e mi guardò negli occhi con un aria perplessa. I suoi occhi azzurri si persero nei miei color cioccolato, e viceversa, e in quel momento sentii il respiro irregolare. Non vedevo quegli occhi da un anno un cavolo di anno! Mi mancava tutto di lei ma ricordavo la sua bellezza e la sua leggera semplicità quando un lieve colpo di vento scompigliò le ciocche ch ella lasciò ricadersi sul viso. Quando mi vide non so bene cosa provò ma, credo e forse ne ero sicuro, le mie stesse emozioni. Ed anche se era passato un anno, da quando io me ne andai a Londra, noi rimanevamo una sola anima. Si voltò di nuovo verso il professore che spiegava ma quell istante parve non finire mai. Per fortuna la campanella mi salvò da quell enorme seccatura e cercai di raggiungere Lorelay la quale però era già uscita dalla classe. Essendo intervallo io e mio cugino Luca, il quale frequentava il 5G, uscimmo in cortile. Gli ero riconoscente. Lui era l unico a darmi consigli buoni nei
2 confronti di Lorelay e non solo, e mi sono sempre serviti. Ad un tratto vidi da lontano Lorelay e Bonnie, una del quarto, le quali si erano sedute su una panchina. Allora corsi da loro e mi sedetti, salutandole, anche se non so cosa mi abbia spinto a superare tenuto la vergogna e il grandissimo rimorso che avevo verso Lorelay. Le salutai, ma Lorelay sembrava triste e anche molto arrabbiata.. non aveva tutti i torti. Infatti sbuffò salutando Bonnie e iniziando ad allontanarsi da quella situazione. Io mi alzai di scatto, l afferrai per il suo esile polso, per poi prendere i suoi fianchi e avvicinarla a me. La guardai negli occhi, per poi abbracciarla e stringerla forte a me. Le dissi <<Dobbiamo parlare>> e non le diedi nemmeno il tempo di rispondere, quando la portai alla vecchia villetta della scuola. Aveva un aria indifferente, ma sapevo che non mi aveva dimenticato che non CI eravamo dimenticati. Inizia a parlare, dicendole che volevo rimanere un amico per lei, che volevo ricominciare, dimenticando il passato e che stavo parlando quando arrivò Bonnie che me la rubò. In quell istante vagarono nella mia mente solo parole negative, ma non volli rinunciare a concludere il discorso con Lorelay, e la invitai a prendere un frappè con me nel pomeriggio, e, anche se svogliatamente, accettò. Eccola arrivare, aveva i capelli sciolti, e le stavano d incanto. Io intanto l aspettavo seduto alla sedia del bar della rotonda, attorno ad un tavolo che si trovava fuori dal bar sotto un gazebo. Guardai due secondi il cellulare ma distolsi subito lo sguardo da esso guardando poi il suo dolce viso. Si sedette alla sedia che si trovava vicino a me, e mi guardò. Io la salutai e andai, poi andai nel bar a prendere i frappè, quando un profumo delizioso invase le mie narici. Era stato appena sfornato un dolce e decisi di prenderne due fette. Tornai da lei, la quale notai stava guardando due fidanzati baciarsi Non notò subito la mia presenza, ma appena sentì il suo nome si voltò. Afferrò il suo pezzo di dolce e diede piccoli morsi, cercando di spazzare l imbarazzo che provava e che provavo. Poi mi disse <<Allora? Stavi dicendo?>> ed io continuai << volevo dirti solo che è stato uno sbaglio lasciarti, ma l ho fatto per non farti stare male durante la mia assenza>> e quando dicevo quelle parole le pensavo sul serio. Lorelay si alzò, e mi disse con molta calma che non voleva parlarne. Poi mi guardò negli occhi ed io feci lo stesso quando notai i suoi occhi lucidi, e ad un tratto una lacrima scenderle sulla guancia. Cercai di accarezzarle il viso ma fece un passo indietro. Riuscii ad afferrarla nuovamente dai fianchi, sapendo che lei amava questo gesto, e l avvicinai al mio petto abbracciandola, cosa che fece anche lei, gesto che non prevedevo, senza lasciarmi più! Il passato fece male a tutti e due. Dopo che ci fummo allontanati decise di andarsene a casa, e l accompagnai. Tutti e due avevamo un debole l uno per l altra, ma forse l orgoglio non ci permetteva di esprimere questo grande amore. In macchina nessuno fiatò ma gli sguardi erano continui e i battiti più forti. Arrivammo e scendemmo dall auto, per poi andare verso la soglia della porta, ed io mi avvicinai a lei poggiando le mani alla porta e costringendola a non muoversi. Le dissi solo sei parole << Mi hai fatto perdere la testa>>, e mi avvicinai sempre di più alle sue rosee labbra. Ella capì il mio gesto, ma, al poggiarsi della mia testa sulla sua mise le mani sul mio petto e mi respinse, dicendo di essersi fatto tardi, ed entrando subito in casa! Avrei fatto di tutto per farla ritornare MIA, anche se so di aver sbagliato, ma l amavo con tutto me stesso, e non avrei permesso, per nulla al mondo, di spezzarle il cuore, di nuovo.
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