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1 Articles from LuxFlux Arte tecnoetica: coscienza, telematica, nanotecnologie. Conversazione con Roy Ascott :11:06 Mauriz io Bolognini Ro y Asco tt, artista e te o rico, p re curso re d e ll arte cib e rne tica e te le matica, fo nd ato re e d ire tto re d e l Plane tary Co lle g ium, ne two rk inte rnazio nale d i rice rca alla Unive rsity o f Plymo uth (UK), inse g na al De p artme nt o f De sig n and Me d ia Arts, UCLA. I suo i p ro g e tti te le matici so no stati p re se ntati in nume ro se manife stazio ni, tra cui Ars Ele ctro nica, a Linz, Ele ctra, a Parig i, e alla Bie nnale d i Ve ne zia d e l Tra i suo i lib ri p iù re ce nti, Telematic Embrace (Unive rsity o f Califo rnia Pre ss, 2003), e Reframing Consciousness (Inte lle ct Bo o ks, 1999).1. Arte, co scie nza e re ti d i te le co municazio ne. 1. Arte, coscienza e reti di telecomunicazione Mauriz io Bolognini: I t uoi primi esperiment i di collaborazione art ist ica at t raverso le ret i di t elecomunicazione hanno ant icipat o di un decennio la presenza di internet. Ma già negli anni Sessanta e Settanta, mentre Fluxus e alcuni art ist i concet t uali cercavano di spost are l at t enzione dall oggetto all idea e al comportamento dell art ist a, t u met t evi il sistema al cent ro della rif lessione: dal tuo punto di vista l arte era un processo nel quale gli artisti potevano lavorare insieme funzionando come un sistema integrato e autoregolato. Questa prospettiva era già in parte presente nel tuo manifesto Behaviourables and Futuribles del Poi, più recent ement e, l hai sviluppat a per spiegare l arte telematica, fino a parlare di un estetica tecnoetica (technoetic aesthetics, un estetica hai sottolineato che riguarda le forme di comportamento piuttosto che il comportamento delle forme) e di reti noetiche (noetic networks), capaci di fondere le reti neurali individuali con la ret e globale, creando una nuova dimensione della coscienza, paragonabile alla noosf era di T eilhard de Chardin o al global brain del f ut urologo Pet er Russell. Uno degli aspetti che mi colpiscono del tuo lavoro, artistico e teorico, è che non ha subit o sost anziali cambiament i di rot t a da quando pref iguravi int ernet con alcuni anni di ant icipo a quando l uso di int ernet è divent at o un esperienza ordinaria, quindi meno adat t a a suscit are prospet t ive visionarie. Semmai, con la diffusione di internet, hai spostato ulteriormente il tuo orizzonte temporale, immaginando sviluppi ancora più lont ani. Come riassumerest i oggi gli aspet t i essenziali dell arte tecnoetica e di ciò che definisci il tuo costruttivismo radicale? Roy Ascott: L Occidente ha sofferto a lungo di una dicotomia ontologica. La scienza classica sost iene che la coscienza è un epif enomeno del cervello. Le nuove scienze, d alt ra part e, f orniscono element i che f anno supporre che la coscienza possa precedere la dimensione mat eriale. Le discipline spirit uali orientali, la fisica quantistica e la telematica a livello planetario (insieme con alt ri modelli e met odi della nost ra era non-lineare) hanno spezzat o quest a dicotomia. Negli ultimi anni gli artisti si sono dimostrati impazienti di impiegare le nuove met af ore della scienza e, ut ilizzando gli st rument i delle t ecnologie avanzat e, hanno iniziat o a conquist are nuovo t erreno, consent endo lo sviluppo di una cultura della coscienza. Ho chiamato questa cultura

2 tecnoetica (da techne e noetikos, mente), e ho chiamato cybercezione (cybercept ion) il modo in cui oggi pensiamo e percepiamo il mondo. La cybercezione rappresent a qualcosa di più della semplice amplif icazione t ecnologica del pensiero e della nost ra capacit à di guardare prof ondament e nella materia e poi nello spazio: essa costituisce una facoltà umana int erament e nuova, che ci at t ribuisce un nuovo insieme di possibilit à filosofiche e un repertorio di comportamenti trasformato radicalmente. La t ecnologia ha t ravalicat o il desiderio. Il bisogno di una societ à più coerent e, collaborat iva, int erconnessa ha preparat o le condizioni in cui ha pot ut o emergere il global networking. In quant o alla mia propost a di un cost rut t ivismo radicale, noi viviamo in realt à complesse e mist e, ci t roviamo sul conf ine t ra cyberspazio e spazio materiale, tra pixel e particelle. Direi che un intero nuovo substrato delle nostre esperienze vissute è formato dalla convergenza, guidata t ecnologicament e, di Bit, At omi, Neuroni e Geni: il nuovo Big B.A.N.G. Dal punt o di vist a degli art ist i quest o crea un nuovo universo mediale. Il primo st adio di questa convergenza può essere facilmente individuato nella tendenza dei dati digit alment e asciut t i a unirsi con la biologia bagnat a dei sist emi vivent i, dando luogo a una nuova specie di media che def inisco umidi (moistmedia). Ora, con l avvent o delle nanot ecnologie, che si avvicinano molt o di più alla prima linea delle nost re prat iche mat eriali, si aggiunge un alt ra dimensione alla nostra spinta costruttiva a realizzare nuovi mondi. Così oggi siamo coinvolti non solo nella cost ruzione di nuove realt à, ma nella def inizione di una nuova nat ura, una Nat ura II, e nella ricerca di come possiamo ricreare noi st essi in un mondo che non sia più soltanto né digitalmente asciutto né biologicamente bagnato, né virtuale né attuale; in sintesi, ciò che ho definito un mondo umido. M.B.: Prima di considerare il rapporto tra virtuale e materiale, facciamo un passo indietro e ripartiamo dalla telematica. Il tuo lavoro ha introdotto molte quest ioni import ant i, dalla nozione di aut ore dist ribuit o alla relazione t ra t elemat ica e coscienza collet t iva. Ma vorrei che ci arrivassimo part endo dal basso, dalle t ecniche di comunicazione di gruppo, un aspet t o la cui importanza è stata forse sottovalutata nell arte telematica. Nel 1980 hai realizzat o Terminal Art, il primo proget t o art ist ico t elemat ico int ernazionale, che ha coinvolto in una collaborazione a distanza artisti situati negli Stati Uniti e nel Regno Unit o, at t raverso Not epad, un sist ema di comput er conf erencing prodot t o dall Inf omedia di Jacques Vallée. Due anni dopo, nel 1982, hai realizzat o La plissure du texte. In quest o caso una ret e di comput er collegat i via modem è stata usata per generare un racconto, collettivamente e interattivamente, da parte di un gruppo di artisti che si trovavano in 11 città diverse: t ra gli alt ri, T om Klinkowst ein e Robert Adrian a San Francisco, alcuni st udent i dell Ont ario College of Art di T oront o, Hank Bull a Vancouver, Zelko Wiener a Vienna ecc. In questo caso hai impiegato il sistema ART EX. Come f unzionavano Not epad e ART EX? Erano sincroni o asincroni? E hai mai part ecipat o alla proget t azione di sist emi di comput er-mediat ed communicat ion che pot essero soddisf are più specif iche esigenze di comunicazione?

3 R.A.: Sì, sia ART EX che Notepad erano asincroni. È stata proprio la natura essenzialment e asincrona del medium che mi ha at t rat t o sin dall inizio; alt riment i le ordinarie t ecnologie di comunicazione non avrebbero avut o alcun reale interesse per me, nel contesto del mio lavoro artistico. L interattività d altra parte aveva caratterizzato il mio lavoro in un modo o nell altro, sin dai Change Paintings, che avevo realizzat o a Londra negli anni Sessant a. I sist emi t elemat ici sono int rinsecament e int erat t ivi, diversi da quelli legat i al t empo lineare e alla cognizione causale che, sebbene privi di incert ezza o ambiguit à, sono condannati alla prevedibilità e all inerzia (lo stesso stato che nella mia percezione def iniva molt a part e della produzione art ist ica in quel periodo). Nel 1978, quando vivevo nella Bay Area, Brendan O Regan, diret t ore di ricerca dell Institute of Noetic Sciences, appena aperto a Sausalito, mi fece conoscere Jacques Vallée e il suo sist ema Not epad. Più t ardi, nel 1982, f u Bob Adrian, a Vienna, che mi int rodusse all uso di ART EX. I det t agli t ecnologici del sof t ware e dei sist emi impiegat i non mi int eressavano molt o; ciò che era importante è che, con il mio T exas Instruments Portable Memory T erminal 745, pot evo viaggiare ovunque ed ero in grado di collegarmi a una ret e mondiale più o meno da qualsiasi luogo, purché ci f osse un t elef ono, e pot evo conversare, lavorare o giocare in uno spazio asincrono. Rendermi cont o delle implicazioni di quest o spazio e speriment arlo prof ondament e f u per me una rivelazione: aut ent icament e junghiana (per esprimermi in t ermini occident ali), psichicament e int ensa e spirit uale. Aprire gli occhi su uno spazio di event i nonlineare e atemporale, dove la memoria poteva anticipare i suoi oggetti, e la mente poteva espandersi nel tempo e nello spazio fu rivelatore. Un colpo di fulmine ontologico! La mia prima esperienza avvenne partecipando a un gruppo di scienziat i al Vallee s Sat urn Encount er, che seguiva il Voyager ii della nasa. In che modo, partendo da qui, sia arrivato al concetto di autore distribuito è una lunga storia, che ho appena raccontato in un capitolo scritto per il libro di Annemarie Chandler e Norie Neumark, At a Dist ance: Precursors t o Art and Act ivism on t he Int ernet (mit Press, Cambridge, ma, 2005). L ho intitolato La distanza fa crescere l arte: autore distribuito e testualità telematica ne La plissure du texte. M.B.: Hai più volt e spiegat o che consideri il comput er uno st rument o in grado di pot enziare il pensiero collaborat ivo. E nel t uo lavoro hai speriment at o la possibilit à che, grazie alle ret i di comput er, gruppi di art ist i pot essero realmente funzionare come sistemi integrati e autoregolati. Questo tuttavia può t rovare un ost acolo nelle t ecniche di comunicazione impiegat e, che sono ancora molto elementari, e inadeguate sia per trattare questioni complesse sia per coinvolgere un elevat o numero di part ecipant i (lo sa bene chi si occupa di democrazia elet t ronica e di processi decisionali on-line). Si pot rebbe dire che una cosa è l importanza di aumentare la connettività, che sostieni da sempre, ma un alt ra è come f arlo, cioè con quali t ecniche. Il problema non è di scarso significato, a meno di non voler far rientrare tutto in una prospettiva purament e visionaria, ma sin dai t uoi primi proget t i t elemat ici hai chiarit o di volerli considerare come modelli operat ivi di sist emi cibernet ici. Dunque cosa pensi dei tentativi che si stanno facendo per migliorare queste tecniche (DSS, Delphi, Collaborat ive Hypermedia )? Non sarebbe necessario che quest a

4 ricerca fosse condotta anche all interno della sperimentazione artistica? Non dovrebbero in quest o caso la dimensione est et ica e quella t ecnica, coincidere con lo st esso disposit ivo? R.A.: Lo sviluppo della new media art verso un materialismo fortemente sociologico, al di f uori di ciò che io considero il suo dest ino t ecnoet ico, è st at o molto marcato. Ora, sia l estetico che il sociale possono condurre a una dimensione spirit uale, ma il percorso è spesso bloccat o dall est et a o dal sociologo. Abbiamo assist it o a una specie di ping pong ideologico nel corso del secolo scorso, t ra quest i due poli della sensibilit à, t ra verit à e bellezza. Probabilment e solo se saremo guidat i sia dalla coscienza che dalla contingenza potremo sviluppare appieno le potenzialità dell arte attraverso i nuovi media. Cert ament e le at t uali t ecnologie on-line, di ret e, ipermediali, non rappresent ano che element ari precursori di una realt à biof isica che sarà creat a da una più piena comprensione della ment e-corpo e della sua collocazione nella dimensione spazio-t emporale. Mi rif erisco a ciò che pot remmo def inire coscienza quant ica, in cui la st essa cybercezione può essere aumentata da computer quantici e le reti telematiche possono conf ondersi senza sf orzo con le nost re ret i biochimiche/elet t romagnet iche organiche. A quel punt o la ment e dist ribuit a, il pensiero collaborat ivo, una percezione e una coscienza pervasive e integrate troveranno il loro posto nella nostra avventura evolutiva. 2. Immersione e distanz a critica M.B.: Pur con i limit i delle at t uali t ecnologie di comunicazione, sia nella t ua visione che nei progetti telematici hai spesso indicato una relazione tra reti, intuizione e coscienza. Hai definito lo stesso autore collettivo, o distribuito, come un esperienza di coscienza collaborat iva, una f usione di coscienze individuali geograf icament e disperse. Nello sviluppare quest a prospet t iva, la tua riflessione sull arte e le neotecnologie non si è fermata all Occidente. Ci sono lavori in cui hai usat o la ret e per consult are l I Ching, hai ripreso l art e dei Navajo, hai fatto riferimento alla necessità di uno stato zen di disposizione e apert ura alle suggest ioni emergent i dall iperconnet t ivit à, hai associat o l esperienza della rete a uno stato di biforcazione e doppia coscienza sciamanica. In Brasile sei st at o anche iniziat o a prat iche sciamaniche, speriment ando quella che hai def init o come corrispondenza t ra spazio sciamanico e spazio t elemat ico R.A.: Sono stato introdotto alla cultura brasiliana, profondamente sincretica, nel 1998, quando Diane Domingues mi invitò a partecipare ad A arte no século XXI: a humanização das t ecnologias, a San Paolo. Per la most ra avevo propost o un proget t o per localizzare, o st abilire, uno spazio psichico sul web, in breve per cercare lo psichico nel virtuale. Essendo il progetto totalmente irrealizzabile, f ui spint o a immergermi nel mondo sciamanico brasiliano e passai due set t imane nella regione del f iume Shingu, in Mat o Grosso, con i Kuikuru. Questa è stata un esperienza che ha cambiato profondamente la mia vit a, con l immersione nello spazio sciamanico at t raverso bevande rit uali, yagé o ayahuasca (la vite della giungla Banisteriopsis caapi). È una pratica che è stata introdotta anche nel contesto urbano da diversi movimenti

5 spirit uali, come Sant o Daime e União do Veget al, con i quali sono rimast o a contatto. Considero le qualità immersive e la ricerca di sapienza in questi rit uali come l equivalent e della ricerca, in Occident e, di conoscenza (o almeno di inf ormazione) at t raverso le t ecnologie, l immersione nel cyberspazio e l est razione di dat i (la sapienza nat uralment e non f a part e dell agenda occidentale, dove governa l utilità). L import anza di quest i modi di essere mi ha port at o a t eorizzare la relazione t ra ingegnerie ont ologiche diversament e sviluppat e nelle cult ure arcaiche e postmoderne, che ho definito con le tre vr: la Virtual Reality (tecnologie digit ali, int erat t ive, t elemat iche e immersive), la Validat ed Realit y (t ecnologie meccaniche, reat t ive, prosaiche, newt oniane), e la Veget al Realit y (t ecnologie veget ali psicoat t ive, ent eogeniche e spirit uali). M.B.: Se tuttavia consideri l analogia tra spazio telematico e spazio sciamanico in una prospet t iva più vicina alla cult ura occident ale, dovrai assumere che l immersione nei media non è l unico ogget t o di ricerca rilevant e, ma c è quello complement are della emersione, o se pref erisci della capacità di stabilire una distanza critica. Proprio muovendo dalla tua visione utopica di una società più coerente e collaborativa (parlando di reti telematiche hai spesso citato Charles Fourier e la teoria dell attrazione universale), si potrebbe facilmente osservare che la connettività e la comunicazione non sono sufficienti per risolvere i conflitti o per garantire le libert à civili, e che i sist emi democrat ici non possono basarsi solo sulla f usione ma sulla dialet t ica, sulla responsabilit à e sulla capacit à di guardare le cose da una certa distanza. Le reti telematiche del resto si possono vedere come il luogo di nuove f orme di int elligenza collet t iva o, invece, di cost ruzione di una coscienza globale che implica ciò che def inisci cyberself, un sé decent rat o, dist ribuit o, cost rut t ivament e schizof renico, e anche ciò che indichi come relat ivit à t ecnoet ica, che in ult ima analisi vuol dire la f ine di un idea del mondo centrata sul soggetto. Perché dovremmo guardare a tutto questo come a un utopia e non come a una sconfitta? R.A.: Chi sostiene a gran voce la necessità di mantenere una distanza critica nel net working spesso non cerca la risoluzione promessa dallo scambio dialettico, ma ha già un elenco di priorità, di solito basate su una specie di male interpretato marxismo (l ironia è che questo ha rappresentato l utopia più olt raggiosa del XIX secolo, corrot t a proprio dal mat erialismo e dalla volont à di colonizzazione che oggi st a t ravolgendo il capit alismo americano). L aut oconsapevolezza crit ica degli individui può essere qualcos alt ro. Ha a che f are con la ricerca di coerenza nel campo ment e-corpo e nella sua più ampia relazione col mondo. Quest o signif ica innanzit ut t o risolvere ogni possibile dualismo tra il cyberself e la sua cyberception da una parte, e lo psyberself e la sua percezione psichica dall alt ra. Il paradosso della coerenza in quest a congiunzione è che il sé e la sua presenza possono essere decentrati e distribuiti, in qualche modo biforcati per creare identità multiple in un contesto di instabilità e incertezza creativa. Questo trova una rappresentazione negli stati quantici in cui atomi individuali seguono percorsi biforcati in un universo di incert ezza.

6 (Una versione più ampia della conversazione si t rova in M. Bolognini, Postdigitale, Carocci, Roma 2008). Dall alto : Ro y Asco tt (Ars Ele ctro nica, 2004) Ro y Asco tt, Aspects of Gaia, 1989, Ars Ele ctro nica, Linz Ro y Asco tt, La plissure du text, 1983, Ele ctra, Parig i (alcune d e lle p o stazio ni co lle g ate a d istanza) Ro y Asco tt (co n Jo se p h G irib e t), Mind shift, 1999, Bie nale d o Me rco sul, Brasile