INTRODUZIONE SOCIOLOGICA ALLE MIGRAZIONI FORZATE Emanuela Dal Zotto 24 ottobre 2014

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1 INTRODUZIONE SOCIOLOGICA ALLE MIGRAZIONI FORZATE Emanuela Dal Zotto 24 ottobre 2014 CICLO DI INCONTRI INTRODUZIONE ALLE MIGRAZIONI FORZATE Attività dell Osservatorio Provinciale Immigrazione della Provincia di Pavia -Assessorato alle Politiche per la Coesione Sociale 1

2 Una premessa La categorie con le quali definiamo i migranti non esistono in «natura», ma sono il frutto di processi costruzione sociale che riflettono scelte di tipo politicogiuridico, atteggiamenti e vissuti della popolazione, sentimenti custoditi dalla memoria collettiva. 2

3 Distinzione tra: Migrazioni INTERNE/INTERNAZIONALI Migrazioni TEMPORANEE/PERMANENTI Migrazioni REGOLARI/IRREGOLARI Migrazioni VOLONTARIE/FORZATE 3

4 DEFINIRE LE MIGRAZIONI FORZATE 4

5 Alto grado di non volontarietà della migrazione Essere stato vittima di persecuzione (o fondato timore della stessa) Impossibilità di ritornare a casa (da cui il principio di non refoulement) Necessità di protezione e/o assistenza da parte di soggetti terzi Dimensione internazionale della migrazione Eleggibilità a uno status giuridico specifico (costruzione giuridica della categoria di rifugiato) 5

6 Capitolopiù ingombrante e scomodo della questione planetaria delle migrazioni internazionali. Per migranti economici sono possibili chiusure, criteri selettivi rigidi, quote d'ingresso. Interessi delle società riceventi prevalgono su diritto umano alla mobilità e ricerca di migliori condizioni di vita. Spostamenti di richiedenti asilo non possono invece essere calcolati o previsti. 6

7 Obbligo di accoglienza (sancito dal diritto internazionale) cardine della nostra civiltà giuridica e dell'autorappresentazione delle società democratiche: statiprivilegiati sono tenuti a dichiararsi pronti ad accogliere rifugiati e richiedenti asilo, ma cercano di limitarne il numero per ragioni di controllo interno, costi e controllo di confini. Per questo negli ultimi anni tensione tra riconoscimento di forme diverse di migrazione forzate e tentativi di istituzionali di ridefinire e limitare il diritto di asilo, senza poterlo abrogare. Tele tensione si riflette sulla normativa degli anni recenti. 7

8 RIFUGIATO (Convenzione di Ginevra, 1951) = Art. 1 «persona che risiede al di fuori del proprio paese di origine e che non può o non vuole ritornare a causa di un ben fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un particolare gruppo sociale, opinione politica» Questa oggi è solo una delle cause che provocano trasferimenti all'esterno per ragioni esterne alla volontà dei soggetti. 8

9 Art. 33 «Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche». (principio di non refoulement) 9

10 L Italia, ad oggi non dispone di una legge organica in materia di diritto di asilo. Costituzione italiana, Art. 10, comma 3 «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». 10

11 Le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale Con la legge Bossi-Fini (n. 189/2002) sono state istituite sette Commissioni territoriali per il riconoscimento dello 'status di rifugiato': Gorizia, Milano, Roma, Foggia, Siracusa, Crotone e Trapani. Con decreto legislativo (n. 25 del 28 gennaio 2008) e con il relativo decreto ministeriale di attuazione del 6 marzo 2008 sono state individuate, complessivamente, 10 commissioni territoriali con tre sedi in aggiunta a quelle già presenti: Torino, Bari e Caserta. La legge prevede che la Commissione territoriale provveda all audizione del richiedente entro 30 giorni dalla trasmissione dell istanza fatta dalla Questura e che la decisione venga poi adottata entro i successivi 3 giorni. 11

12 Con l articolo 30 della legge 6 agosto 2013, n. 97 si è introdotta una modifica all articolo 4 del decreto legislativo n. 25/2008, prevedendo che con decreto del Ministro dell'interno, presso ciascuna Commissione territoriale possano essere istituite, al verificarsi di un eccezionale incremento delle domande di asilo connesso all'andamento dei flussi migratori e per il tempo strettamente necessario da determinare nello stesso decreto, una o più sezioni, fino ad a un numero massimo complessivo di dieci per l'intero territorio nazionale. Le 10 sezioni istituite sono: due a Roma, quattro a Siracusa, una a Torino, una a Bari e una a Crotone, una a Trapani, con operatività fino al 31 dicembre

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15 Fonte: Ministero dell Interno 15

16 Fonte: Ministero dell Interno 16

17 Fonte: Ministero dell Interno 17

18 Tendenze in materia di migrazioni forzate nel Mediterraneo Arrivano molti meno potenziali richiedenti asilo di quanto ci si potrebbe aspettare: la maggior parte dei migranti forzati rimangono nello stesso paese di origine (sfollati interni) o nei paesi limitrofi Ci sono molte meno domande di asilo di quante potrebbero essercene: non tutte le persone che ne avrebbero i requisiti o che vorrebbero farlo presentano domanda di riconoscimento della protezione internazionale (mancanza di informazioni o decisione di andare altrove; v. siriani ed eritrei) Anche se il tasso di riconoscimento dell Italia è tra i più alti al mondo in molti decidono di andarsenepost-riconoscimento (movimenti secondari): in questo modo perdono i diritti connessi alla protezione

19 SFOLLATO (IDPs) = Persone costrette a lasciare le loro case a causa di progetti di sviluppo su larga scala (dighe, estrazione idrocarburi). Sfollati anche per ragioni climatiche e ambientali (desertificazione, deforestazione, alluvioni, terremoti...) ma su questo c'è discussione: benché deterioramento ambientale possa influire sulla decisione di partire, in genere si associa ad altri fattori (come conflitti etnici, sperequazioni nella distribuzione delle risorse ecc.): l'enfasi su elementi ambientali serve a distogliere l'attenzione da problemi di sviluppo, diseguaglianza e conflitti. 19

20 SITUAZIONI DI RIFUGIO PROTRATTE = anni di esilio, confinati nei campi, senza speranza di ritorno o di integrazione nel paese ospitante. Un limbo: persone impossibilitate a liberarsi dalla dipendenza dall'assistenza, a soddisfare diritti fondamentali e bisogni economici, sociali e psicologici. 20

21 RIFUGIATI DI RITORNO = comunità internazionale e agenzie preposte insistono su rientro in condizioni di "sicurezza e dignità", ma rientro è tutt'altro che agevole (specie dopo i conflitti, anche se c'è la volontà di tornare bisogna ricostruire tessuto economico, infrastrutture e servizi pubblici). 21

22 Nel 2013 i paesi in via di sviluppo hanno accolto l 86% dei rifugiati a livello mondiale, rispetto al 70% di dieci anni fa. I paesi in assoluto meno sviluppati al mondo hanno dato asilo a 2,8 milioni di rifugiati Il Pakistan è stato il paese che ha accolto il più elevato numero di rifugiati a livello globale (1,6 milioni), seguito dalla Repubblica islamica dell Iran ( ), dal Libano ( ), dalla Giordania ( ) e dalla Turchia ( ). Il Libano ha accolto il più elevato numero di rifugiati in rapporto alla popolazione nazionale, con 178 rifugiati ogni abitanti. Quasi un abitante su cinque è un rifugiato; se si considerano anche i rifugiati palestinesi residenti in Libano e registrati presso l'unrwa, questa percentuale sale a uno su quattro. Se tenessimo la stessa proporzione, in Italia ci dovrebbero essere tra i 12 e il 15 milioni di rifugiati. 22

23 Persone di competenza UNHCR per categoria Regione Rifugiati Richiedenti asilo (casi pendenti) Rifugiati Rimpatriati Persone di competenza UNHCR Sfollati e altre persone di competenza Totale Africa 3,377, , , Asia 6,317, , , Europa 1,156, , America Latina e Caraibi 381,900 23, Nord America 424, , Oceania 45,300 14, Totale 11,703,100 1,171, , Fonte: UNHCR 23

24 Origine delle 10 principali popolazioni di rifugiati Origine Principali paesi d asilo Totale Afghanistan Pakistan/Iran/Germania Siria Turchia/Giordania/Libano Somalia Kenya/Yemen/Etiopia Sudan Ciad/Sud Sudan R.D. Congo Uganda/Congo/Tanzania Myanmar Bangladesh/Malesia/Thailandia Iraq Siria/Giordania/Germania Colombia Venezuela/Ecuador Vietnam Cina Eritrea Sudan/Etiopia Fonte: UNHCR 24

25 Richieste di asilo nell UE Rifugiati nell UE Stato Domande d asilo Stato Rifugiati Austria Austria Belgio Belgio Bulgaria Bulgaria Rep. Ceca 503 Rep. Ceca Cipro Cipro Croazia Croazia 684 Danimarca Danimarca Estonia 97 Estonia 70 Finlandia Finlandia Francia Francia Germania Germania Grecia Grecia Irlanda 946 Irlanda Italia Italia Lettonia 185 Lettonia 160 Lituania 275 Lituania 916 Lussemburgo 989 Lussemburgo Malta Malta Paesi Bassi Paesi Bassi Polonia Polonia Portogallo 507 Portogallo 598 Regno Unito Regno Unito Romania Romania Slovacchia 281 Slovacchia 701 Slovenia 243 Slovenia 213 Spagna Spagna Svezia Svezia Ungheria Ungheria Totale UE Totale UE Fonte: UNHCR 25

26 I riflessione: Concetto di rifugiati si è articolato e differenziato: più inclusivo e flessibile rispetto a definizione del 1951, ma anche protezione più ristretta e impoverita. Si è disegnata una stratificazione civica della popolazione dei rifugiatiquanto a diritti e sicurezza della protezione. 26

27 II riflessione: La maggior parte di quelle che vengono definite MIGRAZIONI FORZATE, avvengono tra paesi confinanti generalmente nell'ambito di quello che chiamiamo III mondo (80%), solo 15% arriva in Europa. Quella del rifugio politico o umanitario è comunque una strada a cui si fa sempre più ricorso, dinanzi alle diminuite opportunità di immigrazione per lavoro. 27

28 DOVE SI DIRIGONO? Anche per richiedenti asilo vale la preferenza per paesi dove ci sono già connazionali, amici o parenti (impiego delle reti e delle catene migratorie), ma anche attenzione a paesi più attenti e generosi. 2013: Il tasso di riconoscimento dello status di rifugiato a livello globale è stato pari a circa il 32%, mentre il tasso totale di riconoscimento in Italia è stato del 44%. Nei principali paesi industrializzati di accoglienza i tassi totali di riconoscimento in primo grado più elevati sono stati registrati in Svizzera, Svezia, Norvegia e Italia. In questi paesi il tasso variava tra il 68% (Svizzera e Svezia) e il 64% (Italia). 28

29 CAPACITA' DI INIZIATIVA Fuga improvvisa e non programmata farebbe pensare a contrario, mentre rifugiati sono in grado di elaborare strategie e eutilizzare la loro situazione come una risorsa. Etichetta di "disperati" è riduzionista (e xenofoba), incapace di cogliere agencydi quegli attori sociali che vengono appiattiti nella categoria di rifugiati. No vittima passiva, ma attore a tutti gli effetti capace di agire strategicamente e mobilitare risorse diverse a seconda dei contesti. 29

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31 Politiche di accoglienza e gestione dei rifugiati Paesi riceventi davanti a incremento delle domande hanno inasprito criteri d'accesso (vedi Dublino) e tagliato le misure di accoglienza. Queste erano state pensate per momento in cui rifugiati erano delle élites sociali e culturali e potevano avere una funzione politica nella logica della contrapposizione tra blocchi est-ovest. 31

32 Con crollo blocco sovietico e guerre Balcani, tra fine anni '80 e 1992, rifugiati saltano in primo piano nell'agenda europea (nel '92 picco con domande). 32

33 Tra '91 e 2000 (Europa a 15): 3,8 milioni di domande. Già in questo periodo progressive restrizioni con Schengen (1985) e Convenzione di Dublino (1990). Abbassamento della qualità della sicurezza garantita ai richiedenti asilo e rifugiati Trattato di Amsterdam: quadro più organico e coerente delle politiche, ma istituzionalizza il principio di securitizzazione dello spazio europeo 33

34 Democrazie occidentali (paesi europei in primis) hanno quindi messo in piedi armamentario di misure per il contenimento della mobilità dei rifugiati cercando di camuffarlo con motivazioni umanitarie oppure con la lotta all'immigrazione clandestina 34

35 Tre assi centrali delle politiche d asilo: progressiva precarietà internamento esternalizzazione 35

36 Effetto è formazione di una popolazione dallo status precario, incerto e reversibile Confinamento li separa da società ospitanti 36

37 3 modalità prevalenti di politiche: chiusura senza alternative accoglienza senza integrazione integrazione senza accoglienza + saldatura tra accoglienza umanitaria e percorsi di integrazione nella società ricevente 37

38 Successo di questo tipo di misura si basa su: attivazione di energie positive del territorio rapporto con i beneficiari del progetto 38

39 In Italia tensioni tra emergenza e sistema Luoghi e strutture Storico sottodimensionamento del sistema di accoglienza Coesistenza di diverse forme di accoglienza (sistemi paralleli) Dimensioni e funzioni dei centri (grandi v. piccoli, localizzazione, propensione a favorire l integrazione) Ricorso a luoghi e attori ad hoc / extra legem(centri eccezionali, ENA, Protezione Civile, alberghi etc)

40 La chiusura senza alternative 40

41 Accoglienza senza integrazione I: i CARA I CARA sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. 41

42 Accoglienza senza integrazione e integrazione senza accoglienza Le due anime dell EMERGENZA NORD AFRICA 42

43 Saldatura tra accoglienza umanitaria e percorsi di integrazione nella società ricevente: lo SPRAR Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. 43

44 Le caratteristiche principali del Sistema di protezione sono: il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e degli enti politicamente responsabili dell'accoglienza, Ministero dell'interno ed enti locali, secondo una logica di governance multilivello; la volontarietà degli enti locali nella partecipazione alla rete dei progetti di accoglienza; il decentramento degli interventi di "accoglienza integrata"; le sinergie avviate sul territorio con i cosiddetti "enti gestori", soggetti del terzo settore che contribuiscono in maniera essenziale alla realizzazione degli interventi; la promozione e lo sviluppo di reti locali, con il coinvolgimento di tutti gli attori e gli interlocutori privilegiati per la riuscita delle misure di accoglienza, protezione, integrazione in favore di richiedenti e titolari di protezione internazionale. 44

45 Bibliografia M. Ambrosini, Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, Bologna 2005, cap. XII Ambrosini M., Marchetti C., Cittadini possibili: un nuovo approccio all accoglienza e all integrazione dei rifugiati, Franco Angeli 2008 M. Manocchi, Richiedenti asilo e rifugiati politici. Percorsi di ricostruzione identitaria: il caso torinese, Franco Angeli, Milano 2012 Marchetti C., Un mondo di rifugiati, migrazioni forzate e campi profughi, Emi 2006 L.Zanfrini, Sociologia delle migrazioni, Laterza, Bari 2007, cap. I 45

46 qualche sito utile CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI SPRAR servizio centrale UNHCR PROGETTO MELTING POT EUROPA 46

47 Se voi foste nei suoi panni 47

48 GRAZIE PER L ATTENZIONE!!! 48