MER 22 FEBBRAIO 2012 IL GENIO DI BONN

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1 MER 22 FEBBRAIO 2012 IL GENIO DI BONN CONCERTISTICA

2 IL GENIO DI BONN PROGRAMMA LUDWIG VAN BEETHOVEN ( ) Quartetto op. 18 n. 6 Allegro con brio Adagio, ma non troppo Scherzo La malinconia AURYN QUARTETT Matthias Lingenfelder violino Jens Oppermann violino Stewart Eaton viola Andrea Arndt violoncello Quartetto op. 130 Adagio, ma non troppo - Allegro Presto Andante con moto, ma non troppo. Poco scherzoso Alla danza tedesca. Allegro assai Cavatina. Adagio molto espressivo Grande Fuga per quartetto d archi op

3 LA GRANDE FUGA testo a cura di Paolo Meneghini ludwic van beethoven Repellente, incomprensibile come la lingua cinese, una Babele di confusione, un indecifrabile orrore. Per quasi un secolo - dalla prima esecuzione pubblica del 1826 e fino ai primi anni del Novecento - la Grande Fuga di Beethoven è stata bollata con questi ed altri assai poco edificanti epiteti da buona parte dei critici e del pubblico. Poi arrivò Stravinskij, che la definì il più perfetto miracolo di tutta la musica ed ancora musica contemporanea che resterà contemporanea per sempre. E così, grazie ad una profonda revisione critica, la composizione beethoveniana occupa oggi il posto che merita fra i capolavori di tutti i tempi. Nata originariamente come movimento finale del Quartetto op. 130, composto per il principe russo Nikolaus Galitzin nel 1825, la Grande Fuga op. 133 è un lavoro di grande impegno esecutivo e di dimensioni imponenti. Fu separata dall originario Quartetto sostanzialmente per ragioni pratiche: l eccessiva lunghezza, ma anche la reazione del pubblico dell epoca, che rimase sconcertato dalla complessità, dalla durezza e dalla difficoltà dell opera. Così l editore Artaria, ovviamente interessato allo sfruttamento commerciale della composizione, convinse l autore a staccare la Fuga dal corpus originario e a pubblicarla separatamente con il numero d opera 133. Ludwig van Beethoven si cimentò nella forma quartettistica solo ad iniziare dai trent anni - quindi relativamente tardi - quando aveva già dato alle stampe una sinfonia, concerti, sonate, trii ed anche parecchia musica sacra e per il teatro. Il quartetto rappresentava infatti per lui una forma strumentale molto impegnativa, che esigeva, nel compositore, una perfetta padronanza del contrappunto per poter attribuire a ciascuno dei quattro archi una precisa ed autonoma personalità, all interno del dialogo polifonico. È per questo che il genio di Bonn affermò più volte, ad amici e colleghi musicisti, che avrebbe intrapreso la forma quartettistica solo quando sarebbe stato ben certo di non avere più nulla dell allievo. Un timore reverenziale che svanirà completamente solo con gli ultimi cinque sublimi Quartetti (dal 1824 al 1826) ai quali Beethoven affida le più alte, intime, profonde e sofferte confessioni della sua grande anima. Con il concerto di questa sera abbiamo l opportunità di apprezzare in pieno l evoluzione della scrittura beethoveniana per il quartetto d archi: nella prima parte, infatti, l ci propone il Quartetto op. 18 n. 6, fresco e giovane, spensierato e sorridente, come gli altri appartenenti al medesimo numero d opera, ma ancora legato alle scritture di Haydn e Mozart e ad un convenzionalismo senza pretese di elevati significati. Con il Quartetto op. 130, che apre la seconda parte della serata, ritroviamo un Beethoven - miser et pauper, quasi completamente sordo, malato e bisognoso di tutto - che ha raggiunto la piena maturità artistica e che è finalmente capace di inoltrarsi verso zone che nessuno, né prima né dopo, aveva mai osato esplorare. «Il vostro genio ha superato i secoli - gli scriveva compiaciuto il committente principe Galitzin - e non vi sono forse ascoltatori abbastanza illuminati per gustare tutta la bellezza di questa musica; ma saranno i posteri a renderle omaggio e a benedire la vostra memoria». Ma tornando alla Grande Fuga (in un solo movimento), che viene opportunamente eseguita a parte, questa sera, in chiusura di concerto, è curioso sottolineare che al di là della diffidenza con cui venne accolta per molti decenni, essa fu spesso circondata da un alone di mistero, alimentato anche da alcuni avvenimenti storici. È solo di qualche anno fa (nel 2005) la notizia della scoperta di un manoscritto autografo di Beethoven intitolato Grosse Fuge e rinvenuto presso il Palmer Theological Seminary di Wynnewood (Pennsylvania, Stati Uniti). Si tratta di una riduzione per pianoforte a quattro mani della Grande Fuga, realizzata dallo stesso Beethoven nel 1826 con lo scopo di renderla maggiormente accessibile al grande pubblico. Di questa partitura, conosciuta con il numero d opera 134, si erano perse le tracce per oltre un secolo. Venduto all asta, nel dicembre del 2005, per la cifra record di quasi 2 milioni di dollari, il manoscritto è poi stato donato da un magnate statunitense alla Juilliard School of Music di New York. 5

4 I PROTAGONISTI Tre musicisti tedeschi più uno proveniente dal Buckinghamshire, Inghilterra sud-orientale. Cinque anni di studi e perfezionamento con due fra i più rinomati quartetti del XX secolo: l Amadeus ed il Guarneri. Il fondamentale incontro con Claudio Abbado. Un nome originale, nel panorama dei complessi musicali, che una volta tanto non evoca né un grande compositore del passato, né la città di origine, bensì un magico amuleto descritto in un romanzo fantastico del 1979 (chi ha letto La storia infinita di Michael Ende, sa di cosa stiamo parlando). Ed infine quattro strumenti di inestimabile valore: uno Stradivari del 1722 che fu di Joseph Joachim, un violino Petrus Guarneri, una viola Amati del 1616 ed il violoncello Niccolò Amati che aveva il Quartetto Amar (formazione in cui suonava anche Paul Hindemith). Sono passati trent anni da quando Matthias Lingenfelder, Jens Oppermann, Stewart Eaton e Andreas Arndt decisero di mettere da parte le singole aspirazioni di solisti e di unire i loro talenti per dare vita ad un quartetto d archi, la più classica fra le formazioni nel campo della musica colta. Scelta matura, per dei ragazzi poco più che ventenni, ma che si dimostrò subito vincente. Già nel 1982, infatti, l è premiato in due fra i più importanti concorsi dedicati alle formazioni quartettistiche: l ARD-Wettbewerb di Monaco e l International String Quartet Competition di Portsmouth, in Inghilterra. E da allora ha intrapreso la strada di un successo che oggi lo pone fra i più importanti quartetti d archi in attività, a livello mondiale. Accanto alle regolari tournées negli Stati Uniti (è Quartetin-residence al Festival Schubert della Georgetown University di Washington), la formazione ha suonato in Russia e nell America del Sud, in Australia e in Giappone. In Europa il Quartetto Auryn è regolarmente inviato ad esibirsi nei maggiori festival del continente (Bregenz, Lucerna, Schleswing-Holstein, Beethovenfest, Berliner Festwochen, Fiandre, Salisburgo, Edinburgo) dove propone indifferentemente sia i capolavori del passato, sia il repertorio moderno e contemporaneo, ambito nel quale ha al suo attivo numerose prime esecuzioni assolute. Dal 2002 incide in esclusiva per l etichetta tedesca Tacet con la quale ha già vinto il Diapason D Or per l integrale dei quartetti di Schubert, il Deutschen Schallplattenkritick per le opere di Hugo Wolf ed il CD Classic Award per i quartetti di Beethoven. Il Quartetto Auryn è di casa, nel Veneto: da alcuni anni a questa parte è ospite pressoché fisso delle stagioni degli Amici della Musica di Padova (associazione per la quale ha eseguito il ciclo completo dei quartetti di Beethoven e di Haydn) e in quel di Este, sempre nel padovano, organizza un proprio festival di musica da camera. CCON CERTI STICA Biglietti intero 25,00 euro ridotto (over 60) 20,00 euro under 25-12,00 euro Orari di biglietteria Dal 1 ottobre dal mar al sab mar-gio anche Biglietteria Viale Mazzini, 39 - Vicenza biglietteria@tcvi.it - Biglietteria Società del Quartetto Vicolo Cieco Retrone, 24 - Vicenza info@quartettovicenza.org Prossimo Concerto gio 8 marzo 2012 ore aimez-vous ravel? estrio musiche di Ravel La 102^ stagione concertistica della Società del Quartetto di Vicenza è realizzata grazie a:

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